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2002.08.05 Corriere della Sera Carlo era un bb





Corriere della Sera - 5 agosto 2002

Filmato accusa Giuliani: violenze con i Black bloc»
G8, dossier dei carabinieri: un piano per gli scontri pronto da mesi. «Il ragazzo ripreso mentre assaltava un ufficio postale»

ROMA - «Gli incidenti avvenuti il 20 e il 21 luglio 2001 durante il G8 di Genova non furono casuali, ma portati a termine secondo un piano preordinato al compimento di vere e proprie azioni di guerriglia urbana contro le forze di polizia e contro i beni mobili e immobili della città». Un anno dopo le manifestazioni di protesta contro il Vertice dei Grandi, i carabinieri del Ros chiudono le indagini sui gruppi più oltranzisti dei No Global. I famigerati Black bloc. E consegnano alla Procura del capoluogo ligure un rapporto-denuncia per associazione a delinquere, devastazione e saccheggi. Sono un centinaio i nomi elencati nel dossier, tra i quali compare anche quello di Carlo Giuliani, il giovane ucciso in piazza Alimonda proprio dai carabinieri.

L’OBIETTIVO - L’ipotesi investigativa, supportata da intercettazioni telefoniche e ambientali, da fotografie e filmati, da documenti ottenuti esplorando la rete Internet, è che già nei mesi precedenti l’appuntamento internazionale, i contestatori avessero deciso di mettere a ferro e fuoco Genova. Ai magistrati, che dopo la pausa estiva dovranno decidere quali provvedimenti adottare, i carabinieri consegnano la propria verità su quei giorni. E scrivono: «Occorre sottolineare che non solo le organizzazioni più oltranziste e radicali avevano come obiettivo dichiarato quello di impedire o disturbare in qualche modo lo svolgimento del Vertice. Dal momento in cui è stata resa nota la realizzazione della "zona rossa" questo proposito si è trasformato nell’intento di violare la stessa. Le stesse organizzazioni (No global, ndr. ), in occasione dei numerosi incontri preliminari svoltisi in prefettura e questura, hanno sempre mostrato una precisa determinazione a non rivelare a pieno i propri programmi o intendimenti, troppo spesso dissimulati dietro un generico riferimento a un indefinito concetto di "disobbedienza civile"».

IL PIANO - A gestire i «contatti preventivi» tra i gruppi italiani e quelli esteri (in particolare di Austria, Grecia, Germania e Francia) pensarono, secondo il Ros, i ragazzi dei centri sociali di Genova «Pinelli» e «Inmensa», collegati con gli ambienti antagonisti delle altre città. Gli stessi che poi si occuparono, d’accordo con i giovani che dovevano arrivare da Bologna, Milano, Roma, Napoli e Torino, di preparare le strutture per l’accoglienza dei manifestanti e di suddividere la città «in aree e obiettivi da colpire». Il piano, ricostruito nel documento, prevedeva che gli stranieri avessero sempre come punto di riferimento alcuni leader dei gruppi italiani e che, al termine delle manifestazioni, lasciassero la città seguendo «percorsi alternativi in modo da sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine». «Molti di loro - sottolineano i carabinieri - sono arrivati a Genova diversi giorni prima dell’evento, proprio con l’intento di sottrarsi all’attività di identificazione».

GLI INCONTRI - Per individuare i manifestanti, gli investigatori hanno visionato decine di filmati, compresi quelli sui disordini avvenuti a Nizza nel dicembre 2000. Ma al dossier sono state allegate anche le videocassette girate durante altri raduni precedenti il G8, nonché le intercettazioni preventive. Stando ai risultati dell’indagine, il primo incontro preparatorio avvenne a Francoforte il 26 giugno 2001. Il 3 luglio alcuni giovani, poi segnalati a Genova, vennero individuati a Salisburgo, in occasione del Wto. Il giorno dopo altri arrivarono a Petisovci, in Slovenia, per partecipare a un camping No Border. Restarono fino all’8 luglio e durante le riunioni «pianificarono gli atti di violenza». Nel rapporto, consegnato ai pm, sono annotati anche gli incontri svolti a Genova tra vari gruppi e i «relativi sopralluoghi effettuati». «I contatti - si legge nel documento - avvengono via telefono, ma soprattutto via Internet, sia attraverso i siti, sia con posta telematica». E proprio su questi contatti è stato effettuato un monitoraggio incrociando i dati ricavati dall’esame dei tabulati delle utenze tenute sotto controllo.

L’ASSALTO - Per individuare i manifestanti dell’«ala dura» i carabinieri hanno esaminato le videocassette girate la mattina del 20 luglio in piazza Da Novi, dove avvenne l’assalto dei Black bloc. Tra loro, assicurano i militari, c’era anche Carlo Giuliani che sarebbe poi stato filmato «mentre assalta un ufficio postale e alle 14 si unisce al corteo delle Tute Bianche, quello che parte dallo stadio Carlini e si snoda su via Tolemaide». Gli investigatori sostengono che le facce individuate in piazza Da Novi sono le stesse riprese mentre viene incendiato un blindato dell’Arma nei pressi della stazione Brignole e poi in piazza Alimonda, dove Carlo Giuliani è stato colpito a morte dal carabiniere ausiliario Mario Placanica. Durante l’irruzione nella scuola Diaz, trasformata in un vero e proprio pestaggio, sarebbe stato invece sequestrato uno striscione con la scritta «Smash» portato dai teatranti austriaci, i giovani prima arrestati e poi rilasciati per ordine del Tribunale del Riesame. «Quello striscione - si sottolinea nel rapporto - è stato filmato anche durante alcuni assalti portati a termine da gruppi di Black bloc».

Fiorenza Sarzanini









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Pubblicato su: 2005-07-05 (699 letture)

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