Corriere della Sera - 6 agosto 2002
Le reazioni al dossier sui Black bloc durante il G8. Depositate le perizie dell’accusa: il proiettile venne deviato
«Filmato sospetto, Carlo non era violento»
La famiglia Giuliani: i carabinieri mostrino le immagini. Il legale di Placanica: è comodo attaccarlo ora
«Non ci credo, mio figlio non era un violento. Non ce lo vedo proprio Carlo mentre assalta un ufficio postale. Ma se davvero hanno un filmato, lo mostrino pubblicamente. Aspettiamo». Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso durante gli scontri di Genova, si dice «nauseato» dal dossier dei Ros, il rapporto dei carabinieri nel quale si accusa il giovane di avere partecipato alle violenze e si sostiene che gli scontri del G8 furono programmati mesi prima. Un rapporto apparentemente estraneo all’inchiesta sulla morte di Giuliani, ma che arriva nel momento in cui vengono depositate le consulenze di parte, con due verità diametralmente opposte su quanto è avvenuto in piazza Alimonda il 20 luglio del 2001. Carlo Giuliani con un tubo Innocenti in mano; Carlo Giuliani mentre tira pietre contro la polizia; Carlo Giuliani mentre assalta un ufficio postale. Sono le immagini che sarebbero contenute nei video citati dal rapporto del Ros dei carabinieri. Video non ancora resi pubblici. «E’ impossibile - spiega la madre Haidi -. Abbiamo ricostruito tutte le ore prima della morte di Carlo. Mio figlio è sempre stato con gli amici, alle 15 ha assistito alla carica in piazza Manin, poi è sceso in via Tolemaide. Carlo non assaltava proprio niente, assisteva soltanto indignato agli scempi della città ». Per il padre Giuliano, «sono rivelazioni sospette, soprattutto per la tempistica». «Carlo era con i pacifisti che tiravano monetine ai black bloc» ha spiegato in un’intervista alla rivista «Mucchio Selvaggio» la sorella Elena. Solidarietà alla famiglia arriva da una fonte inattesa, il legale di Mario Placanica, il carabiniere accusato di omicidio: «E’ comodo dirlo ora che non può più difendersi, né dire la sua - dice Vittorio Colosimo -. Il povero Giuliani era solo un ragazzino che si era messo in cose più grandi di lui».
Reazioni critiche contro il rapporto anche dal Verde Paolo Cento («Un nuovo tentativo di infangare la memoria di Giuliani») e da Beppe Caccia, assessore del Comune di Venezia, da sempre vicino ai centri sociali: «E’ una ricucitura di vecchi rapporti già smentiti più volte. E le parole degli intercettati violenti sono solo modi gergali, slang militante da centro sociale».
Nell’inchiesta sulla morte di Giuliani, intanto, i consulenti di parte sembrano avere raggiunto conclusioni definitive, del tutto contrastanti. Ieri, i consulenti del pm Silvio Franz hanno depositato il supplemento di perizie che conferma quanto già anticipato: il proiettile calibro 9 parabellum che ha ucciso Giuliani, dicono, è stato deviato in aria da un calcinaccio di due chili. Giuliani - secondo Paolo Romanini, Pietro Benedetti, Carlo Torre e Nello Balossino - distava circa un metro e mezzo dal Defender dei carabinieri. Del tutto diverse le conclusioni dei consulenti della difesa, come spiega l’avvocato Giuliano Pisapia: «Abbiamo raggiunto tre conclusioni: il proiettile che ha ucciso Carlo Giuliani non è stato deviato, perché il sasso che si vede nel filmato si infrange contro il tetto del Defender; la distanza tra Giuliani e la camionetta era di 3 metri e cinque centimetri e di 3,35 dalla pistola; tutti e due i colpi sono stati sparati ad altezza d’uomo». Sulle presunte violenze di Giuliani prima degli eventi di piazza Alimonda, Pisapia spiega: «Sono notizie da verificare e giuridicamente del tutto ininfluenti. Comunque è sicuro che in piazza Alimonda, prima di raccogliere l’estintore, Giuliani non ha commesso alcun atto di violenza, né lanciato ingiurie contro i carabinieri».
Al. T.
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