il corteo della CUB, controllato dalle
forze dell'ordine, ma non si sono verificate circostanze che potessero
creare condizioni o necessità di intervento o - come ho detto -
dell'uso della forza, non certamente dell'uso della violenza. Credo
però che queste relazioni che ho letto, e che poi potranno essere tutte
acquisite (ovviamente ci saranno casi e casi), diano una indicazione in
questo senso.
Vorrei anche un po' indirettamente, rispondere alla
distinzione tra i violenti e i non violenti su un'aggressione ai
pacifisti, sempre durante il giorno 20. Avevo prima visto una relazione
in cui un vicequestore di Torino - dal momento che abbiamo mandato
circa 300 funzionari di rinforzo da tutta l'Italia - scrive: «ritornato
all'originario posto di servizio, verso le ore 11,40, notavo un
centinaio di autonomi raggrupparsi sulla cima di via Caffaro» - dice
autonomi - «e, proteggendosi con alcuni cassonetti, scendere lentamente
verso la piazza del Portello con fini chiaramente aggressivi. Lo
scrivente faceva schierare il personale in divisa. I facinorosi si
fermavano a metà salita bersagliando gli agenti con bottiglie e
lanciando lungo la ripida strada alcuni cassonetti incendiati.
A
tal punto, lo scrivente, vista la disparità numerica ed al fine di
evitare che gli aggressori potessero giungere sulla piazzetta e
coinvolgere negli scontri i pacifisti presenti, visibilmente
spaventati, faceva esplodere alcuni lacrimogeni contro il gruppo, che
si fermava e iniziava lentamente a retrocedere sempre investendo il
personale con lancio di oggetti«.
Mi sono permesso di ricordare
anche questo passo perché cerco - come ho detto prima - di distinguere
i singoli episodi dalla complessità di due giornate particolarmente
intense, durante le quali - come emerge pian piano e via via emergerà
sia dalle inchieste giudiziarie sia dalla raccolta di queste che sono
le relazioni che hanno compilato i funzionari preposti ai
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servizi - si sono avuti diversi momenti
e diverse situazioni, sicuramente complesse e complicate, che hanno
reso molto difficile il lavoro delle forze di polizia impegnate a
Genova.
Non vorrei, presidente, continuare a leggere perché è
molto lungo, ma anche riguardo al 21, durante la formazione del corteo
del 21, dalla lettura di alcune relazioni, emergono sicuramente delle
anomalie sul concetto di pacifica manifestazione. È chiaro che, quando
ho parlato di numeri consistenti o di elevato numero, per me elevato
numero sono 5, 6, 7 mila manifestanti determinati a scontrarsi con le
forze dell'ordine, non certamente 100 o 150 mila o qual era il numero
del corteo. Devo dire che, secondo quella che è stata una prima
ricostruzione, fatti salvi poi approfondimenti ulteriori, il corteo del
giorno 21 - rispondo così forse a qualche domanda - si era sviluppato,
fino ad un certo punto, in un modo ordinato. Adesso, non so quanta
forza pubblica fosse stata messa alla testa del corteo, però ho visto
alcune relazioni di funzionari che erano alla testa del corteo. Mi pare
di cogliere adesso un po' da quello che mi è stato riferito che il
problema si è verificato ad un certo punto, quando il corteo è arrivato
in fondo a corso Italia; non conosco Genova, mi pare in fondo a corso
Italia (al punto dove poi c'è la fiera del mare). A quel punto, più
della metà del corteo ha proseguito normalmente secondo l'itinerario
prestabilito, ma a metà del corteo, circa 500 facinorosi, che si
trovavano in quel punto, invece di girare per proseguire secondo lo
stesso itinerario, hanno aggredito frontalmente lo schieramento della
polizia, che lì c'era, per impedire che il corteo invece di fare il suo
percorso andasse verso la zona protetta.
Ecco, lì si sono
realizzati i primi incidenti: questa è una ricostruzione, ovviamente,
fatto salvo qualsiasi errore, ma secondo questa ricostruzione è lì che
è sorto il problema,
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essendosi poi trovati alla testa del
corteo manifestanti più violenti, così come - se non ricordo male - mi
è stato segnalato che anche alla coda del corteo c'era un gruppo molto
consistente che aveva praticamente chiuso il corteo. Ecco, lì si sono
verificati sicuramente dei problemi. So che i problemi c'erano, che
erano consistenti, che era una situazione molto complessa e complicata
da gestire, perché continuava sicuramente la violenza di questo gruppo,
che si era posizionato alla testa del corteo e che aveva fatto
addirittura indietreggiare i manifestanti pacifici, ma che era lì e non
faceva avanzare il corteo, tanto che leggo da una relazione che parte
del corteo ha cercato di deviare da un'altra strada.
Ho ricevuto
anche qualche telefonata da parte di qualche parlamentare; mi sono
preoccupato di una situazione che, sicuramente, andava a creare
problemi per decine di migliaia di persone, o non so quante,
sicuramente migliaia; ho chiamato il questore e l'ho mandato
direttamente sul posto. Ecco, quello è stato l'intervento del capo
della polizia. Ho avuto la segnalazione di un parlamentare, una
segnalazione quindi autorevole, preoccupata; mi sono reso conto che un
intervento doveva essere, forse, più approfondito ed ho mandato il
questore sul posto; mi sono preoccupato, poi, di attivare tutti gli
altri funzionari perché si riorganizzasse anche il momento del
deflusso, in quanto questa parte del corteo invece di riuscire ad
arrivare fino alla zona definitiva del deflusso, a Marassi, era
defluita indietro verso Quarto (Commenti del deputato Mascia).
Non credo che sia successo per colpa della polizia, onorevole Mascia,
non credo che sia successo per colpa della polizia! Era defluito
all'indietro, sbandato, dunque ci siamo attivati; so che c'è stato
subito un contatto con le Ferrovie affinché si individuassero i treni
che da Brignole andassero fino a Quarto. Quindi, non mi pare che tutto
questo
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comportamento denoti un atteggiamento
aggressivo, o meramente aggressivo, da parte delle forze dell'ordine,
ma probabilmente una situazione complessa che ha creato delle
difficoltà.
Io non voglio assolutamente lasciare l'impressione
che, da parte del direttore generale della pubblica sicurezza, non ci
sia una preoccupazione anche - e raccolgo, con grande attenzione,
l'invito che alcuni parlamentari mi hanno fatto - a riflettere, a
studiare, perché in circostanze ulteriori vi sia il massimo della
capacità per tentare di dividere i gruppi violenti o per cercare di
controllare al meglio e tutelare al massimo la libertà di
manifestazione, che non mi pare sia stata assolutamente limitata.
Occorre
fare qualche riflessione anche sulla guerriglia - come mi è stato
chiesto - o sulle modalità di intervento. Io ho detto forse in modo
troppo sfumato, ma parlandone più diffusamente forse è più semplice
spiegarlo...
MARCO BOATO. Scusi, prefetto, queste
cose che lei ci ha detto probabilmente sono tutte vere. È in grado di
valutare qual è stato il tipo di risposta che poi le varie forze di
polizia hanno dato sul corteo? Perché ci sono centinaia di foto, di
immagini televisive, eccetera, che rappresentano poliziotti,
carabinieri e finanzieri che pestano sistematicamente partecipanti al
corteo. Lei queste cose le sa (Interruzione del deputato Ascierto - Commenti).
GIAN FRANCO ANEDDA. Ma dai!
PRESIDENTE. Il prefetto sta dicendo...
MARCO BOATO. Non c'è dubbio che tutte queste cose siano vere, ma c'è qualcosa in più.
Pag. 110
PRESIDENTE. Ci mancherebbe. D'altra
parte, il parere di veridicità non lo dà l'onorevole Boato. Il prefetto
sta rispondendo sulla base delle domande che gli sono state rivolte.
MARCO BOATO. Siccome la prima domanda
che io ho fatto riguarda questa questione, vorrei, se possibile,
ricevere una risposta su questo punto, in quanto su tutto il resto
nessuno mette in dubbio ciò che si sta dicendo.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, le rivolgo
due inviti: primo, a non interrompere il prefetto che sta relazionando
e, secondo, a non interrompere il presidente quando sta parlando con
lei. Le sto dicendo che le persone cui fa riferimento il prefetto
saranno sicuramente oggetto di audizione, dunque si segni pure le
circostanze. Le domande le abbiamo già rivolte e non si può fare una
seconda tornata, il prefetto sta rispondendo, poi lei alla fine dirà se
si ritiene soddisfatto o meno.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza.
La situazione è molto complessa, l'ho detto già nella mia relazione di
questa mattina e lo confermo ancora adesso. Abbiamo assistito ad
episodi che sicuramente - così come il senatore Kofler, giustamente, ci
ha fatto vedere anche con immagini - a nessun cittadino fa piacere
vedere e tanto meno al capo della polizia. Questi comportamenti - l'ho
già detto oggi - saranno individuati e saranno perseguiti sotto il
profilo disciplinare. Se, in questa sede di accertamento, si dovessero
individuare anche responsabilità penali, riferiremo all'autorità
giudiziaria, ma si tratta di singoli. Vorrei, alla fine, vedere tutte
queste immagini e contarli; infatti, molte volte ho visto sempre la
stessa immagine, per cui vorrei contarli. Ho escluso, naturalmente,
l'episodio
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della perquisizione, in quanto credo di
averlo già definito prima. Io vorrei contarli. Quell'immagine, che ho
visto poco fa, di un agente con la pistola in mano, è uno degli episodi
che è oggetto di indagine e, verosimilmente, se è già arrivata - perché
non c'è l'ho da una settimana - la relazione, sarà sicuramente
individuato anche quello. Così come, se non sbaglio - da una prima
richiesta che ho fatto almeno per curiosità - dovrebbe essere uno degli
agenti della polizia scientifica, che era fuori a documentare con
immagini ciò che accadeva, quello che è stato aggredito. Ma
verifichiamo, vediamo se era legittimato ad avere la pistola in mano.
Di tutto questo io voglio dare, signor presidente, piena assicurazione,
per quella che è la mia responsabilità, che non sarà lasciato nulla di
intentato per singoli comportamenti.
Stavo, invece, cercando di
illustrare un po' le dinamiche di una giornata complessa, proprio per
quella che mi sembra sia stata la domanda più importante che mi è stata
rivolta: qual è la valutazione che devo fare, quali devono essere le
strategie successive per assicurare un clima naturalmente di fiducia
che, anche attraverso queste iniziative, cercheremo di ripristinare nei
tempi più rapidi, ma facendo giustizia. Infatti, alcune volte le
immagini fanno vedere la parte dopo e non la parte prima. Credo si
debba avere un quadro completo, perché la prima immagine che abbiamo
visto, quando c'è stato il disgraziato incidente che ha portato alla
morte del giovane Giuliani, era un'immagine sicuramente di condanna,
mentre le immagini successive, quanto meno, possono lasciarci il dubbio
e l'autorità giudiziaria compirà accertamenti in merito.
Per
quanto riguarda la comunicazione, io ho visto alcune comunicazioni e ho
detto che l'autorità giudiziaria ha acquisito le comunicazioni radio
della notte del 21, sulla base di una comunicazione giornalistica o di
una affermazione giornalistica.
Pag. 112
Giusto, ben venga la denuncia; nella
mia relazione ho ringraziato i giornalisti per la loro attività che è
molto utile per tutti, tuttavia, prima di dire che è vero, aspettiamo
il riscontro. Su questo, però, io vorrei confermare - non so come dirlo
- con assoluta determinazione, la precisa volontà di proseguire in
un'opera di addestramento, di correzione. Metterò a disposizione, come
è stato chiesto, la circolare che ho emanato fin dal febbraio di
quest'anno.
In quella circolare - ne ho qui alcuni stralci -
raccomandavo la massima prudenza e attenzione nell'impiego dello
sfollagente, da impugnarsi e usarsi correttamente, e dei lacrimogeni,
che «devono essere considerati rimedio estremo per fronteggiare
situazioni di particolare gravità non altrimenti gestibili anche in
considerazione del forte impatto che provocano sulla folla». Abbiamo
sentito, dalle relazioni che ho citato, che i funzionari dicono: «Poi
ho fatto anche ricorso ai lacrimogeni».
Ritengo che, in linea di
massima, questi siano spunti di riflessione - anche della mia
riflessione - per migliorare, per correggere se necessario. Credo
tuttavia di poter riferire di avere affermato, in una logica di
assoluto rispetto della libertà di manifestare e del cittadino, ma
anche di assoluta determinazione - l'ho già detto nelle occasioni in
cui mi e stato chiesto, in tutti gli incontri, in tutte le circostanze
e l'ho ripetuto anche in qualche punto della mia relazione -, che non
sarebbero state tollerate illegalità, tanto meno ove queste fossero
scadute nell'illecito penale. Credo, tuttavia, che una forza di polizia
democratica, un sistema di sicurezza democratico, debba fare ricorso
all'uso della forza per vincere una resistenza o per impedire atti
illegittimi, ma debba rifuggire - e questo lo assicuro - da qualsiasi
utilizzo della violenza, che è cosa diversa.
Pag. 113
Vorrei chiarire il concetto della
zona gialla, di cui mi è stato chiesto più volte. L'ordinanza del
prefetto, che individuava questa zona di ulteriore rispetto e di
salvaguardia, non era indirizzata soltanto all'aspetto della
manifestazione o dell'ordine pubblico, ma anche ad alcuni aspetti di
sicurezza; essa potrà sicuramente essere acquisita dal Comitato, ma
ricordo, per esempio, che limitava la possibilità di parcheggio in
quell'area, proprio per evitare che ci potessero essere insidie
nascoste nelle autovetture e prevedeva altri accorgimenti. Non c'è
stata una modifica del piano di sicurezza generale, che era stato
fissato anche in sede di comitato nazionale e che era stato condiviso
da tutti i vertici delle forze di polizia, sotto la presidenza del
ministro dell'interno. C'è stata una valutazione - insisto su questo
punto -, fatta dalle autorità di pubblica sicurezza, di condizioni tali
da consentire manifestazioni in quell'area, senza abolirle; e, in
effetti, qualche manifestazione in quella zona c'è stata: ho parlato
della manifestazione del 19 che è partita da piazza Sarzana, ho parlato
di modifiche, ho detto che queste si decidono anche via via (l'ordine
pubblico si decide anche all'ultimo momento: può deciderlo anche il
funzionario nel momento in cui si trova nelle condizioni di assumere
una decisione perché cambiano le situazioni sul posto), ho detto anche
di una decisione modificata: quella di consentire il corteo a ponente.
Perché l'esclusione di ponente? Non si trattava di una esclusione tout court, perché
nella zona di potente insiste l'aeroporto e nel pomeriggio del giorno
20 sarebbero arrivate tutte del delegazioni, compreso il Capo dello
Stato, quindi ci si sarebbe potuti trovare all'improvviso nella
condizione difficile di un blocco di una strada che non avrebbe
permesso il passaggio del corteo con il Capo dello Stato o con un Capo
di Governo: c'era una logica, così come una logica c'è stata nella
decisione di chiudere le stazioni, cui ho accennato
Pag. 114
stamattina. Si pensi a cosa sarebbe
potuto accadere se, mentre in via Tolemaide, il giorno 20 alle ore 17,
si verificavano gli scontri, fosse stata aperta la stazione di
Brignole, che dista 200 metri da quel luogo - l'onorevole Labate, che è
di Genova, conosce meglio di me le distanze -, con i cittadini che
uscivano dalla stazione, magari ignari di quello che stava succedendo
intorno, costituendo così un pericolo aggiuntivo. Ho letto una
relazione di servizio, tra l'altro, sulla quale non mi dilungo perché
la rimetterò agli atti del Comitato, che proprio dalla parte di quel
corteo che veniva dal Carlini, alcuni dei manifestanti - un numero
consistente - sono saliti sul terrapieno e, dall'alto, hanno cominciato
a lanciare i sampietrini raccolti sulla massicciata delle ferrovie alle
forze dell'ordine che si trovavano sotto. In tale circostanza è
intervenuto quel funzionario - ricordo che ne parla la relazione - con
7 agenti della Polfer: si immagini se ci fossero stati anche i treni
manovra in quel punto.
Sono state garantite, però, le libertà di
accesso a Genova: i treni sono arrivati tutti, più di 20 treni
straordinari. Non ho mai detto che Genova sarebbe stata aperta né
l'hanno detto le autorità di pubblica sicurezza. Il portavoce del Genoa social forum ha
detto pubblicamente che il capo della polizia è un bugiardo, perché
prima aveva affermato che avrebbe lasciato aperta Brignole e poi,
invece, l'ha chiusa. Io non avevo mai detto questo né la cosa rientrava
nella mia potestà decisionale; tutt'al più, il mio poteva essere un
supporto alla decisione del prefetto, perché c'è bisogno di
un'ordinanza prefettizia. Credo che tutto questo possa essere letto, in
un quadro complessivo, come un'azione sicuramente attenta e come la
valutazione di tutte le circostanze. Signor presidente, non so se, a
questo punto, io debba esaminare una per una tutte le domande, però
c'erano ancora dei punti specifici...
Pag. 115
PRESIDENTE. Ho visto che ha preso appunti, prefetto...
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento per la pubblica sicurezza.
No, ho preso nota di tutte le domande, però non so se debba esaminarle
una per una o se mi possa riservare di trasmettere un documento o un
appunto ad esse relativo.
PRESIDENTE. Potremmo anche scegliere
questa strada. Giacché lei ha dato puntualmente la sua disponibilità,
potremmo anche fare un'altra cosa, se lo ritiene preferibile, a meno
che non voglia lavorare oggi pomeriggio o questa notte: domani le
forniremo il resoconto integrale dell'audizione, in modo che abbia a
disposizione le domande esattamente formulate da parte dei componenti
il Comitato ed anche le risposte già fornite. Farà menzione degli
argomenti cui ritiene non sia stato possibile dare risposta in questa
sede nell'ulteriore risposta scritta che si riserva di produrci, se
possibile, nella prima giornata che ritiene utile, tenendo conto che
noi, poi, dovremo studiare queste carte, unitamente - le rivolgo questa
preghiera e glielo ricordo - alla terza relazione dell'ispettore, che
tuttora non è pervenuta. Per le prime due, c'era il problema degli
allegati; non so se tale problema riguardi anche la terza relazione, ma
a me sembra importante che il Comitato acquisisca anche questa
documentazione, che lei in parte ci ha letto e in parte ci ha mostrato,
sostanzialmente, però, senza consegnarcela. Le saremmo grati se potesse
farci avere tutta questa documentazione, insieme ad ogni altra che lei
dovesse ritenere importante ai fini dell'indagine conoscitiva. Ripeto
che non è lavoro di oggi - e questo sta a lei deciderlo - perché domani
le forniremo il resoconto, che potrà
Pag. 116
utilizzare come una sorta di vademecum;
però, le chiediamo di farci avere il materiale che le abbiamo chiesto
in brevissimo tempo.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento per la pubblica sicurezza. Sì, signor Presidente, sicuramente sì.
PRESIDENTE. Quindi, se siamo tutti
d'accordo, e mi pare che, in linea di massima, ci sia consenso da parte
di tutti, a meno che qualcuno non intenda dissentire da questa
posizione - anche perché è già arrivato il generale Zignani che è
arrivato puntualmente alle ore 16 e mi sembra opportuno procedere alla
sua audizione -, possiamo ringraziarla, prefetto, per l'attenzione e
per le modalità con cui ha coadiuvato i nostri lavori e ci auguriamo
che il suo apporto ci consenta di poter meglio comprendere quanto
accaduto.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento per la pubblica sicurezza. La ringrazio anch'io, signor presidente.
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