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2002.03.14 Carta Intervista perito Romanini





Carta 14/03/2002

L'estintore era vuoto
L'estintore che Carlo Giuliani aveva in mano quando è stato ucciso era vuoto e pesava al massimo tre chili. Haidi Giuliani: "Questa notizia conferma quello che abbiamo sempre detto: Carlo non voleva né ferire né uccidere". Intervista al nuovo perito nominato dal Pm di Genova
di Beatrice Roberti

PAOLO ROMANINI, il perito balistico che si era occupato, insieme ad un team di consulenti, di far luce sul caso di Marta Russo, è stato incaricato da Silvio Franz, il pm dell'omicidio di Carlo Giuliani, di fare - insieme ad una squadra di periti specializzati in altri campi - una consulenza tecnica per stabilire la relazione fra lo sparatore e la vittima, per capire esattamente cosa avvenne in Piazza Alimonda il 20 luglio scorso. In particolar modo, il nodo da sciogliere è la distanza fra Giuliani e lo sparatore al momento in cui il carabiniere Mario Placanica spara, per stabilire se, da parte del carabiniere, si sia effettivamente trattato di legittima difesa o se si possano configurare altri scenari [dall'eccesso colposo di legittima difesa a omicidio volontario, per esempio.] "Il nostro è un compito prettamente tecnico e molto specifico sugli aspetti balistici, e gli altri consulenti che compongono la squadra dovranno aiutare a rispondere agli interrogativi posti con le loro competenze specifiche - precisa Romanini - Tutto il resto esula dalla nostra competenza, e quindi non fa parte del nostro incarico".

La nomina da parte della procura di Genova di una nuova squadra di periti arriva dopo che le due precedenti consulenze erano approdate a conclusioni nettamente contrastanti fra di loro. Il compito del nuovo team consiste, appunto, nel dirimere le due perizie precedenti e sviluppare altri quesiti posti loro dal pm Franz. Chediamo a Romanini di spiegarci quale metodo pensano di seguire.
"Riguardo alle precedenti consulenze, la considerazione dei periti si riferisce esclusivamente agli aspetti relativi all'arma impiegata nel fatto. Per il resto, noi dobbiamo prima di tutto sviluppare le fasi preliminari, studiare attentamente gli atti, e, tramite gli atti, interpretare i fatti. Per 'fatti', in questo caso, si intende il rapporto esatto fra i due 'protagonisti': lo sparatore e Giuliani. Tutto il resto, voglio precisare, non ci compete. Una volta ricostruiti i fatti, grazie agli elementi concreti a nostra disposizione [foto, filmati, etc.], per completezza andremo in Piazza Alimonda e tenteremo di effettuare una ricostruzione tecnicamente corretta della dinamica degli eventi, basata su quegli elementi. Ma prima, ripeto, dobbiamo essere sicuri di aver passato al setaccio tutto il materiale in nostro possesso, e sarà certamente un lavoro lungo. Il dottor Franz ci ha dato due mesi di tempo a far data dall'incarico, avvenuto l'11 febbraio. Valuteremo se dovremo chiedere una proroga. Nella mia esperienza, le ricostruzioni come quella che intendiamo fare rivestono una certa complessità organizzativa, soprattutto perché sarà necessario operare sul luogo del fatto, con tutte le difficoltà del caso, cercando di ricostruire la scena. Cosa che va fatta comunque, dopo lo studio attento degli atti, in quanto trascurare anche uno solo degli elementi può invalidare l'intero lavoro."
Una delle prime cose da definire, per poter arrivare alla verità, è la posizione dello sparatore nel momento in cui sparava, ed è proprio qui il punto chiave: stabilire qual è l'ultima immagine possibile, il fotogramma più vicino al momento in cui lo sparatore apre il fuoco. Si parla, comunque, di decimi di secondo di differenza, quindi lo sparatore non può essersi spostato più di tanto rispetto alle immagini disponibili. Il problema più rilevante è che, dai filmati, si vede Giuliani che corre verso la camionetta con l'estintore, ma c'è anche molta confusione; ci sono persone attorno che si muovono, passano davanti alla telecamera, coprono parzialmente la visuale e questo complica le cose, spiegano gli esperti.

Per ricostruire la dinamica dell'incidente, chiediamo al nuovo perito, sarà anche importante tentare di ricostruire i movimenti dei carabinieri all'interno della camionetta?
"L'oggetto della nostra attenzione resta sempre lo sparo, quindi il rapporto fra le due persone. La consulenza che stiamo svolgendo non è solo balistica, ma anche medico legale, e si avvale di competenze per l'analisi dell'immagine. Certo, è importante che, dalle immagini a disposizione, si riesca, in effetti, a intuire la posizione dello sparatore nel momento in cui spara".

Le immagini
Un punto decisivo riguarda il materiale fotografico: quello su cui state lavorando e che vi è stato dato dalla procura di Genova, è quello già noto al pubblico, o ci sono immagini nuove o inedite? "Non ho ancora visionato gran parte del materiale - risponde Romanini - ma credo che non ci sia niente di nuovo. Le immagini sono state estrapolate da internet e dalle televisioni, che io sappia non c'è niente di inedito".

L'esigenza di questa consulenza tecnica nasce dal fatto che le numerose immagini di quegli attimi non dicono il momento esatto in cui Giuliani è stato colpito, ma semplicemente che c'era Giuliani che si muoveva con l'estintore a una distanza che non è ancora stata stabilita, e che si può accertare solo con metodi scientifici. Quindi, spiegano i periti tecnici, è inutile dire che era a dieci metri, o a un metro, senza essere riusciti a identificare con chiarezza in che istante spara il carabiniere.
È possibile, grazie a misurazioni e analisi scientifiche precise, riuscire a dare un contributo significativo nello stabilire proprio questo, facendo un'analisi delle immagini prese da varie angolazioni, unitamente al sonoro dello sparo, e interpolando sonoro e immagini. Da qui, facendo un confronto fra fotografie e filmati, e controllando la posizione degli altri personaggi casuali che sono attorno, si può arrivare a una conclusione abbastanza attendibile. Ovviamente, il momento in cui si sente il primo colpo è il più importante, perché verosimilmente quello è il colpo che ha ucciso Giuliani. Un contributo essenziale, comunque, verrà dall'esperto di immagini, il professor Nello Balossino, docente di analisi dell'immagine alla facoltà di Informatica dell'Università di Torino. Il suo compito specifico sarà ri-analizzare tutto il materiale fotografico con appositi software e rendere più chiare le immagini dell'interno della jeep, che sono molto buie, con tecniche di schiarimento.

Qual è il suo giudizio, dottor Romanini?
"Il collega che si occuperà delle immagini è un maestro nel suo campo e io credo che farà un ottimo lavoro. Una cosa importante è che si vede l'arma. Quando avremo fatto un rilievo preciso della jeep, con le varie altezze, speriamo di riuscire a stabilire con buona precisione l'esatta ubicazione spaziale dell'arma, ovviamente, nel momento in cui è stata fotografata. Resteranno comunque alcune possibili variabili temporali, cioè eventuali successivi spostamenti dell'arma".
Questo si ricollega alla disputa fra l'avvocato di parte civile, dottor Pisapia, e la controparte, l'avvocato Umberto Pruzzo, sulla distanza di Giuliani dalla Rover al momento dello sparo, questione che è al centro del suo lavoro.

La traiettoria
"Non so se fra loro ci sia una disputa - chiarisce il perito - comunque noi pensiamo di riuscire a dare un contributo significativo nello stabilire proprio questo, come ho detto, facendo un'analisi delle immagini prese da varie angolazioni, unitamente al sonoro dello sparo, e interpolando sonoro e immagini. Da qui, facendo un confronto fra fotografie e filmati e controllando la posizione degli altri personaggi casuali che ci sono attorno, si può arrivare ad una conclusione abbastanza precisa".
Quali sono, chiediamo, le difficoltà maggiori che vi aspettate di incontrare nel vostro lavoro?
"Purtroppo Giuliani è stato colpito al capo, una parte del corpo estremamente mobile, e questo rende più difficile stabilire l'altezza da cui si è sparato, per via dell'angolazione verticale precisa il perito - Questi elementi di difficoltà sono, per molti versi, simili a quelli del caso di Marta Russo, che presentava, all'incirca, problematiche tecniche caratterizzate dalla stessa natura. Come è noto, il capo, essendo estremamente mobile in tutte le direzioni, durante un'azione può assumere, in tempi brevi, le posizioni più disparate rendendo scarsamente attendibili le valutazioni basate sulle sole angolazioni del tramite intra-cranico del proiettile".

Gli spari
Come aveva la testa Giuliani quando gli hanno sparato? Era bassa? Era leggermente alzata? Sfumature importantissime, spiegano gli esperti, perché, se si sapesse per certo che la testa della vittima era esattamente dritta nel momento in cui è stata colpita, sarebbe sufficiente prolungare la sua lesione fino all'altezza in cui si trovava l'arma per stabilire la distanza di sparo. Purtroppo non è così. È la foto Reuters quella definitiva, quella in cui si vede Giuliani con l'estintore sopra la testa e la pistola puntata che sbuca dalla camionetta? Non è certo, per ora. Perché, in quella foto, Giuliani è ancora vivo. Verosimilmente, lui alza ancora un po' la testa prima di essere colpito, tanto che, guardando le immagini in sequenza, si vede l'estintore che cambia altezza e la testa, di conseguenza, si sposta. Prima l'estintore è davanti a lui, poi più in alto…

Secondo lei, dottor Romanini, è da escludere che i colpi siano partiti da qualche altra parte, cioè non dalla camionetta, ma da un altro punto della piazza, come sosteneva un fotografo francese, Bruno Abile, che si trovava sul posto? "Obiettivamente, di primo acchito, mi sembra una ipotesi remota e tecnicamente improbabile".
In effetti, Giuliani avrebbe dovuto girarsi, a metà percorso, e in quello stesso momento ricevere un proiettile in pieno volto da un'altra parte. Ma i tempi sono talmente contratti da far ritenere poco plausibile che, mentre correva verso la camionetta, Giuliani abbia avuto tempo e modo di voltarsi e guardarsi attorno. "Ovviamente - puntualizza il perito - questo non significa che anche questa ipotesi non verrà vagliata attentamente e valutata congiuntamente dai consulenti della parte offesa e dell'indagato, che parteciperanno a tutte le operazioni tecniche che si riterrà opportuno svolgere e che stanno contribuendo in modo molto costruttivo al lavoro. Penso che, insieme, faremo tutto quello che è umanamente [e tecnicamente] possibile per arrivare ad una verità attendibile. E abbiamo fiducia nei risultati ".

Haidi Giuliani
Ma c'è una notizia, delle ultime ore, inedita e sorprendente: l'estintore che Carlo Giuliani aveva in mano quando è stato colpito dal proiettile, e che è depositato agli atti presso la procura di Genova, era vuoto, e quindi pesava fra i tre e i quattro chili, e non i 15, 17 che avrebbe pesato se fosse stato pieno. Una rivelazione che ha lasciato di sasso la madre di Carlo, Haidi Gaggio, quando le abbiamo riferito l'informazione di cui siamo venuti in possesso: "Il fatto che l'estintore fosse leggero, e quindi difficilmente offensivo, conferma solo quello che abbiamo sostenuto fin dall'inizio: che sicuramente non c'era, da parte di Carlo, nessuna volontà di ferire e tanto meno di uccidere.
È vero che chi ha sparato forse non poteva sapere che l'estintore era vuoto, ma noi siamo sicuri che Carlo avesse visto la pistola puntata, e che volesse principalmente disarmare il carabiniere, forse anche lanciando l'estintore contro l'arma, ma non certo per uccidere gli occupanti della jeep, mentre è chiaro che chi impugnava la pistola aveva una chiara volontà di uccidere. Io non credo per un solo minuto che lo sparatore abbia sparato alla cieca. Infatti, è ormai certo che sposta la pistola per mirare, prima al ragazzo con la felpa grigia col cappuccio, che se ne accorge in tempo e si sposta, poi a mio figlio. Perché non ci si chiede quante possibilità ci sono di colpire una persona in faccia sparando a caso?Chi ha sparato sapeva bene quello che stava facendo".

L'avvocato Pisapia annuncia, intanto, di aver nominato un consulente per le immagini di parte - sarà forse il professor Accardo, lo stesso che sta seguendo, come perito di parte, la consulenza di Romanini - per tentare di stabilire in modo scientifico se la mano che impugna la pistola, nelle immagini a disposizione, appartiene effettivamente a Mario Placanica.









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Pubblicato su: 2005-07-05 (687 letture)

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