Welcome to :- Pillola Rossa -:!

     Sostieni Pillola
Materiale per linkare Pillola Rossa e le controinchieste al proprio sito. Bottoni, banner, web-flyer.

     Menu
· Home
· Archivio
· Argomenti
· Cerca
· Enciclopedia
· FAQ
· Forums
· I tuoi dati
· Inserisci articolo
· Journal
· Messaggeria
· Scrivici
· Segnalaci
· Statistiche
· Top 10

Audizione di Lauro e di Fiorillo (parte 1a)





COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 5 settembre 2001

Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 16,55.

Audizione del dottor Adriano Lauro, vicequestore aggiunto presso la questura di Roma, e del dottor Maurizio Fiorillo, vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del dottor Adriano Lauro, vicequestore aggiunto presso la questura di Roma, e del dottor Maurizio Fiorillo, vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria. La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio entrambi i nostri ospiti e li invito a riferire. Il dottor Fiorillo darà lettura di una relazione che poi metterà a disposizione del Comitato.

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Si tratta di una relazione redatta, a Genova, nell'imminenza dei fatti e sulla base di ciò che ho


Pag. 140

potuto vedere. Sorvolerò sulla parte iniziale, limitandomi a leggervi quanto segue: «Nella mattinata odierna, venivo comandato di servizio, unitamente a 50 agenti del reparto mobile di Milano, in piazza Verdi, a disposizione del dottor Gaggiano. Intorno alle ore 17,45 si avvicinava un agente del reparto mobile di Padova e mi riferiva che il suo contingente, posizionato in via Caffa, era in difficoltà, in quanto stremato dalle continue azioni di contenimento messe in atto per fronteggiare i ripetuti attacchi da parte dei manifestanti. Aveva esaurito lacrimogeni e filtri per le maschere. Decidevo, pertanto, su autorizzazione del dirigente del servizio, dottor Gaggiano, di portare ausilio ai colleghi e, pertanto, mi spostavo, unitamente al contingente, in via Caffa, angolo piazza Tommaseo. Qui, dopo aver respinto vari tentativi di sfondamento da parte dei manifestanti, notavo che, alle nostre spalle, un contingente dei carabinieri, precisamente in piazza Alimonda, veniva travolto da un numero impressionante di manifestanti che tentavano di attaccare alle spalle gli uomini a mia disposizione. Dopo alcuni istanti, la colonna dei carabinieri veniva travolta e precisamente due fuoristrada, tipo Land Rover, rimanevano isolati all'interno del gruppo dei manifestanti e venivano accerchiati. Immediatamente dopo, i due fuoristrada dei carabinieri riuscivano a guadagnare la fuga ma sul posto rimaneva, riversa in terra, esanime, una persona di sesso maschile, con il volto coperto da un passamontagna di colore nero. Accanto a lui vi era un estintore, che successivamente veniva recuperato a qualche metro di distanza e consegnato al personal della squadra mobile».
Questo è quanto io ho redatto.

PRESIDENTE. La ringrazio. D'altra parte, quanto da lei letto fa parte dei documenti a noi già pervenuti, inviati con il vincolo della riservatezza dall'ex questore di Genova.


Pag. 141

LUCIANO VIOLANTE. Siccome gli auditi erano vicini ed in considerazione del fatto che a noi interessa il quadro complessivo, vorrei ascoltare sin d'ora la versione del dottor Lauro.

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Io mi trovavo in via Caffa, angolo piazza Tommaseo; la posizione del collega, invece, era alle mie spalle, proprio in piazza Alimonda (ad una distanza, penso, di 400 o 500 metri).

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando erano circa le 16,30 stavamo facendo ritorno ai mezzi lasciati in prossimità della Fiera; avevamo riunito il gruppo dei carabinieri: era giunto sul posto un tenente colonnello che, preposto al loro comando, coordinava le varie squadre. Aveva fatto un appello, perché il personale era abbastanza esausto. Credo che in quel momento...

LUCIANO VIOLANTE. Cosa stavano facendo?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Praticamente, essendo militari, dopo aver eseguito delle cariche, i carabinieri hanno approfittato di quel momento per ricompattarsi. Invero, più che di appello si è trattato di una ricomposizione del gruppo; ogni caposquadra, infatti, ha riordinato la sua squadra. In quel frangente hanno anche verificato se vi fossero feriti; credo sia stato quello il momento nel quale uno dei due carabinieri, intossicato dai gas lacrimogeni, è salito sulla famosa camionetta. Successivamente, visto che il gruppo era abbastanza esausto (era dalla mattina che attraversavamo tutta la città), abbiamo deciso di tornare ai mezzi - che erano abbastanza distanti - al fine di


Pag. 142

ricomporci e attendere nuove disposizioni. Mentre stavamo così procedendo, ho appreso dalla radio dell'esistenza di problemi nei pressi della stazione; ho saputo dopo che detti problemi erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A quel punto, ho deciso di dare man forte e di dirigermi...

LUCIANO VIOLANTE. Che ore erano?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Circa le 16,30-16,45. Ho pensato, dicevo prima, di dirigere in quella direzione per dare man forte ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà (almeno così sembrava da quanto sentivo via radio). Proprio mentre, in quel momento, stavo attraversando piazza Alimonda, ho visto nella parallela alla mia destra - Fiorillo si trovava sulla sinistra, in un'altra parallela, ma io non avevo ancora notato il suo gruppo - centinaia di persone che correvano. Si trattava, praticamente, dello stesso corteo delle tute bianche che tornava indietro. Ho saputo, in un momento successivo, che erano circa 10 mila persone, forse anche di più. Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa. Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti.

LUCIANO VIOLANTE. Spingevano i cassonetti?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, sì, spingevano i cassonetti in avanti e procedevano nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che


Pag. 143

comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente. Dunque, siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via Caffa sono iniziati gli scontri. È mancato un contatto diretto perché siamo arrivati all'altezza dei cassonetti. Praticamente, i cassonetti restavano in mezzo; noi ed i manifestanti, ai due opposti lati dei medesimi, quasi dietro una barricata. Loro tiravano sassi mentre noi cercavamo di fronteggiarli come potevamo. Avrei voluto passare dall'altra parte ma, purtroppo, era quasi impossibile, anche perché ciò avrebbe comportato la necessità per noi di scavalcare, uno per volta, i cassonetti: potete bene immaginare cosa poteva succedere. A quel punto, è successo quanto non immaginavamo potesse accadere. Infatti, la mole dei manifestanti aumentava sempre di più perché, probabilmente, il corteo, che tornava indietro, procedeva nella nostra direzione. Stavano scappando ma, quando hanno avvistato il gruppo di carabinieri (il nostro), composto da un centinaio di uomini, che comunque erano niente al cospetto di migliaia di manifestanti, hanno cominciato ad avanzare ed a spingere. Dunque, abbiamo iniziato ad indietreggiare, con gli scudi protesi. Per tornare a piazza Alimonda dovevamo percorrere una cinquantina di metri; siamo arretrati, con i carabinieri in formazione e, arrivati in piazza Alimonda, abbiamo visto giungere, dalle due vie laterali, correndo, altri manifestanti. Quindi, praticamente, eravamo circondati; infatti, la via che avevamo di fronte contava molte strade laterali, imboccando le quali i manifestanti, essendo così numerosi, erano giunti sul punto di accerchiarci.

LUCIANO VIOLANTE. C'eravate solo voi?


Pag. 144

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. A quel punto, ci siamo girati, ed il nostro regolare indietreggiare si è di necessità trasformato in un arretramento scomposto: ebbene, a quel punto, ho potuto vedere i mezzi del dottor Fiorillo che stavano in fondo alla strada ed alla piazza, in fondo a via Caffa ma dall'altro lato; allora, ho preso quella direzione perché venivano i manifestanti sia da dietro sia da tutti i lati.
Premetto che dalla mattina giravo con il personale a piedi, perché non avevo mezzi a disposizione. Ho saputo dopo, poiché prima lo ignoravo, che quelle due famose camionette erano una del capitano, mio diretto interlocutore nel comando dei carabinieri, e l'altra del famoso tenente colonnello citato prima, che era il coordinatore. Praticamente, quando abbiamo deciso di ritornare ai mezzi, le stesse camionette si erano allontanate, ci avevano salutato ed erano andate via e, quindi, ho ripreso la via dei mezzi marciando a piedi con i miei 100 carabinieri. Le due camionette le ho poi riviste alla fine, dopo che sono successi i noti fatti; dalle immagini televisive ho dedotto che, probabilmente, nel momento in cui noi siamo entrati nel vicolo e abbiamo avuto lo scontro - siccome i carabinieri sono dotati di laringofono, uno strumento che attaccato alla gola consente di parlare tra di loro rapidamente -, il loro tenente colonnello avrà sentito dello scontro in atto, sarà tornato indietro, forse per dare manforte, ed avrà posizionato le due camionette dietro al gruppo. Nel momento in cui noi siamo arretrati in quella maniera scomposta (probabilmente si è determinata anche una sorpresa da parte del gruppo che non si aspettava queste due camionette) e i manifestanti affluivano dalle vie laterali, non c'è stato neanche il tempo di prendere una difesa delle camionette stesse, anche perché forse si pensava che queste riuscissero a svicolare in


Pag. 145

maniera diversa ed invece si sono bloccate. Dopodiché mi sono diretto verso di lui, senza la possibilità di voltarmi perché mi arrivavano pietre da tutte le parti, sono arrivato ai mezzi, perché cercavamo rifugio negli stessi per poter poi ripartire, e lì ho notato la camionetta che veniva a marcia indietro e due carabinieri che facevano segno di andare sul posto. Sono arrivato e, in quel momento, ho visto la persona riversa in terra; ho cominciato a chiamare i soccorsi e non capisco perché i manifestanti erano spariti, dal momento che non avevo sentito il colpo di pistola. Solo dopo ho capito tutto.

PRESIDENTE. Lei, dottor Fiorillo, ha altro da aggiungere relativamente a questo fatto ?

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Da via Caffa, che era in fondo alla strada, non mi sono accorto di questi scontri perché in piazza Tommaseo i manifestanti ci attaccavano e tentavano di sfondare. Quindi, abbiamo mantenuto la posizione, però ho capito che dietro stavano avvenendo altri scontri; mi sono girato e sono riuscito a vedere un battaglione di carabinieri che indietreggiava e spariva in qualche strada adiacente, non in via Caffa. Successivamente, ho visto le due camionette dei carabinieri; una riusciva a farsi strada e ad andare dietro al battaglione che a piedi tentava di rifugiarsi non so dove, l'altra, invece, ha tamponato un contenitore di immondizia e si è bloccata contro un muro o qualcosa del genere: questo è ciò che vedevo da lontano.
Non mi sono accorto del colpo di pistola perché non si sentiva niente: infatti, era in corso proprio una battaglia, con lacrimogeni, fumo e una confusione enorme. Tuttavia, ad un certo punto ho visto che la camionetta riusciva a ripartire, a inserire la retromarcia e ad andare via, mentre i manifestanti


Pag. 146

accerchiavano la camionetta ed uno in particolare che tentava di sfondarla con una trave.
Immediatamente, ho radunato una ventina di uomini e, lasciando via Caffa coperta dal resto del contingente - in quanto, nel frattempo, i manifestanti continuavano a spingere - ho cercato di risalire la strada, anche perché tutti i mezzi del reparto erano schierati in fila indiana e avevo paura che li incendiassero. Non sapevo ancora che c'era un morto in terra. Risalendo ho notato la camionetta che andava via e il morto in terra; intuendo che qualcosa non era andato, ho preso il numero di targa della stessa perché, in effetti, non ho sentito né visto sparare, né ho visto investire, ma solo dopo mi sono accorto della camionetta che faceva retromarcia e andava via tutta sfondata. Poi, il resto l'ho visto in televisione.

LUCIANO VIOLANTE. Lei, dottor Lauro, ad un certo punto ha parlato di tute bianche e poi ha dato una cifra: ma 10 mila: ma 10 mila erano tutte le persone o solo le tute bianche ?
Per quanto concerne la funzione delle camionette, se non ho capito male, dottor Fiorillo, erano a disposizione una del tenente colonnello e l'altra del capitano. Quindi, la loro funzione era di accompagnamento dei due ufficiali o di sostegno logistico al gruppo ?
Terza questione: come era vestita la persona stesa a terra quando ciascuno di voi l'ha vista? Quando si è reso conto che era stato colpito con un'arma? Vicino al corpo vi erano delle pietre o una pietra insanguinata ?
Risulterebbe da qualche relazione di servizio o da alcune dichiarazioni che ad un certo punto un ragazzo è scappato verso la scalinata della chiesa ed è stato inseguito non so bene se da poliziotti o da carabinieri, che ritenevano che avesse colpito il ragazzo morto con un sasso o qualcosa del genere. Risulterebbe che un sacerdote di quella chiesa si era avvicinato


Pag. 147

per benedire la salma, ma ciò gli era stato impedito: capisco la situazione e la confusione, però vorrei sapere se questo fatto sia vero o no. Se fosse vero, sarebbe probabilmente, spiegabile; non è una contestazione, ma si tratta di capire cosa è avvenuto per ricostruire l'andamento dei fatti.

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Su come fosse vestita la persona morta, posso dire soltanto come l'ho vista in terra perché da lontano ho notato solo dei movimenti. Indossava un passamontagna nero che copriva il volto; questo è stato tolto da noi quando sono venuti i medici rianimatori. Abbiamo notato immediatamente che aveva un buco in fronte o qualcosa del genere; al momento sulla fronte non c'era molto sangue e, quindi, poteva sembrare opera anche di una pietra.
Infatti, ricordo che a terra c'erano delle pietre - a parte l'estintore - ma non ricordo se una di esse fosse insanguinata.

LUCIANO VIOLANTE. Lei ha parlato di un passamontagna. E addosso cos'altro aveva?

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Ricordo che aveva sul braccio un rotolo di scotch o qualcosa del genere; il resto non lo ricordo.

LUCIANO VIOLANTE. Aveva degli indumenti chiari o scuri?

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. Non lo ricordo.
Per quanto riguarda il sacerdote, sono stato sul posto tutto il tempo e non ho visto avvicinarsi alcun sacerdote, assolutamente; anche se abbiamo fatto scudo con la polizia, non si è avvicinato nessuno.


Pag. 148

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Per quanto riguarda la prima domanda, in realtà io prima ho detto che ho saputo in seguito che erano tute bianche e che erano circa 10 mila. L'ho saputo in una fase successiva, perché sono stato ascoltato dagli ispettori di Genova, i quali mi chiesero se ero al corrente che il gruppo con il quale mi ero scontrato era il corteo delle tute bianche che passava per via Tolemaide. In quell'occasione risposi che l'ho saputo solo dopo; se poi erano 10 mila, 20 mila o 30 mila, non lo so. So semplicemente che quelli che sono venuti nella nostra direzione erano sicuramente qualche migliaio.
Con riferimento alla funzione delle camionette, noi avevamo lasciato i mezzi in prossimità della fiera, in quanto vi erano diversi luoghi in cui non si poteva passare; quindi avevamo creato una sorta di nucleo mobile ed io mi spostavo a piedi in varie zone. La prima volta che abbiamo avuto il contatto con le due camionette è stato verso le 16, quando hanno portato dei viveri. Infatti, dopo tutta la mattina che giravamo, chiesi al capitano se era possibile avere un po' d'acqua, perché a Genova era tutto chiuso e noi non avevamo né mangiato né bevuto. Dunque, alle 16 sono arrivate le camionette - quella era la prima volta che le vedevamo - e hanno portato dei viveri. Una - ripeto - era del capitano, l'altra del tenente colonnello che, però, si avvicinava ai vari gruppi di carabinieri che coordinava e poi andavano via insieme. Le due camionette sono ricomparse la seconda volta verso le 16,30-17 (non sono molto preciso con gli orari), comunque circa dopo un'ora dalla prima volta, per fare il famoso appello che abbiamo detto, per vedere se c'era qualche ferito. Successivamente a tale appello e dopo che ogni caposquadra ebbe verificato la consistenza del suo gruppo e dei


Pag. 149

suoi uomini, sono andate nuovamente via. Infatti, ricordo che il tenente colonnello mi disse e chi ci saremmo rivisti più tardi ai mezzi, e così noi abbiamo proseguito a piedi.

LUCIANO VIOLANTE. Il tenente colonnello era sulla macchina?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, era sulla macchina quando se ne è andato. Il capitano stava con me, era il responsabile diretto di quel gruppo, mentre il tenente colonnello coordinava, immagino, più gruppi e quindi andava a verificare.

LUCIANO VIOLANTE. Il colonnello, quindi, era sulla macchina che poi si è allontanata, mentre quella rimasta era senza ufficiale?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. No, tutte e due le macchine se ne sono andate; viaggiavano insieme.

PRESIDENTE. Il tenente colonnello è andato via su una delle due?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, su una delle due, nel momento in cui noi abbiamo detto che ci saremmo diretti verso i mezzi. Successivamente, quando abbiamo avvistato il gruppo di manifestanti e c'è stato lo scontro, loro probabilmente sono arretrati. La sera ho visto delle immagini, delle due camionette che arretravano velocemente e si posizionavano dietro di noi. A quel punto, il tenente colonnello Truglio mi ha detto di essere sceso a piedi, lasciando le due camionette, e di essersi avvicinato al gruppo con i carabinieri. Quando c'è stato l'arretramento credo che lui


Pag. 150

non vi fosse più (almeno così il tenente colonnello mi ha riferito). Quindi, la funzione delle camionette è stata quella di supporto logistico e di accompagnamento del tenente colonnello per quanto riguarda gli spostamenti.
Sull'abbigliamento della persona morta, quando l'ho vista per terra ricordo di aver capito subito la situazione, perché usciva moltissimo sangue da una delle tempie, dall'occhio in particolare; aveva un cappuccio in testa, la canottiera bianca e, mi sembra, i pantaloni scuri. Sicuramente alcune immagini sono sovrapposte a quelle televisive, tuttavia ciò che ricordo perfettamente era il cappuccio nero che indossava.

LUCIANO VIOLANTE. Usciva molto sangue?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Tantissimo. Io stavo a dieci metri di distanza e credevo che fosse stata una pietra; infatti, mentre andavo in quella direzione anch'io sono stato colpito da alcune pietre dietro la schiena. Quando ho visto il ragazzo per terra e ho visto un «fuggi fuggi» generale; mi sono avvicinato a quel lago di sangue che usciva e ho visto una pietra, come quella che ha visto il dottor Fiorillo, intrisa di sangue e molto vicina alla tempia; dunque ho pensato che il giovane fosse stato colpito dalla pietra. In parte ero convinto che fosse stata la pietra, in parte credevo che se loro non avessero attaccato, non sarebbe accaduto questo fatto; ecco il senso di quella frase famosa.

LUCIANO VIOLANTE. E il sacerdote?

MARCO BOATO. Il senso della frase famosa quale sarebbe?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Per quanto riguarda il sacerdote, nell'immediatezza,


Pag. 151

resici conto di quanto accaduto, abbiamo fatto un cordone di carabinieri o poliziotti (non ricordo bene: mi sembra che fossero carabinieri). Sul posto c'era molta gente, quindi non posso escludere che magari un sacerdote si sia avvicinato ad uno dei carabinieri del cordone e che questi non l'abbia fatto passare. Comunque, nessuno mi ha detto che c'era una sacerdote che voleva benedire la salma. Tra l'altro, io ero certo che fosse morto - ho una certa esperienza -, mentre due esponenti del Global social forum con la Croce rossa, che sono intervenuti e sono stati i primi a toglierli il cappuccio, pensavano ancora che si potesse salvare, hanno cercato di rianimarlo e mi hanno chiesto di fare intervenire un'unità di rianimazione, che ho chiesto via radio. Quindi, se fosse venuto un sacerdote per dargli la benedizione (Interruzione del deputato Violante)...
Dopo un po' è arrivata l'ambulanza che avevo chiamato; infatti, lì non c'era alcun medico. A questo punto è arrivato il medico con un'altra persona che indossava un casco con disegnata la croce rossa e io li ho fatti passare, in quanto pensavo che fosse personale infermieristico; hanno cominciato ad armeggiare intorno alla persona, a soccorrerla, a cercare di rianimarla, a prestargli le cure del caso. Dopo un po', circa cinque minuti, questa persona che aveva il caschetto con la croce... anzi è venuto un poliziotto a dirmi che c'era una persona che sosteneva di aver trovato un bossolo. Ho detto di indicarmelo, ed era proprio l'uomo con il casco. Questa persona mi ha detto di essere un giornalista de La Repubblica, di scrivere per il giornale di Genova - adesso non ricordo il nome - e di aver trovato un bossolo a circa tre metri di distanza. A quel punto gli ho detto che con il suo comportamento mi aveva preso in giro, in quanto io lo avevo fatto passare perché pensavo fosse un medico. Egli mi ha risposto


Pag. 152

che conosceva il dottore che gli avrebbe chiesto di dargli una mano. Sul momento ho detto «va bene», comunque mi sentivo preso in giro da questa situazione. Questa è stata la giustificazione che mi ha fornito.
Per quanto riguarda il bossolo, non si fidava neanche di darmelo in mano, pensava che io l'avrei fatto sparire. Così gli ho detto che di certo non sarei arrivato a tanto. Dopo di che è intervenuto il magistrato, il capo della mobile e, alla fine, si è convinto e mi ha dato il bossolo. Io gliel'ho ridato in attesa che arrivasse la mobile e il magistrato per consegnarlo a loro e così è stato.

LUCIANO VIOLANTE. E arrivato il magistrato?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, il procuratore capo, credo si chiami Meloni (Commenti).

MAURIZIO FIORILLO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Napoli. L'ha detto il mio collega, parlavo dell'ambulanza che abbiamo chiamato e dei primi soccorsi quando hanno tentato di rianimarlo. L'ha detto il collega, quindi non ho altro da aggiungere.

SAURO TURRONI. I due nostri ospiti hanno già risposto ai quesiti posti dal presidente Violante, ad alcune domande che io avrei posto, quindi non ripeterò le stesse domande.
Vi sono alcune questioni però, su cui vorrei ci soffermassimo. In particolare, desidero chiedere al dottor Lauro dove fossero stati impiegati i carabinieri che agivano sotto la sua direzione, prima di intervenire in piazza Alimonda. La seconda domanda si riferisce all'«appello»: il tenente colonnello Truglio venne lì intorno alle 16,30 - come diceva poc'anzi - per fare questo appello, cioè per verificare quanti fossero i carabinieri?


Pag. 153


Abbiamo visto foto e filmati - immagino che a questo tendessero le domande del presidente Violante alle quali, per la verità, avete risposto, ma rimane una questione che vorremmo capire - in cui compare questo ragazzo steso a terra, prima con il passamontagna, poi senza, ma comunque nelle prime immagini sempre con la canottiera bianca. Successivamente, abbiamo visto sul suo corpo steso un giubbotto o una maglietta nera. Vorremmo sapere se ne eravate a conoscenza e come si sia potuto verificare questo fatto.
In questi giorni, guardando vari filmati che riprendono la vicenda da diversi punti di vista, ne ho visto uno in particolare che riprende alle spalle l'episodio che lei ha descritto. Posso dunque affermare che i fatti si sono svolti esattamente come lei li ha prospettati. In particolare, le due camionette erano posizionate esattamente alle spalle del gruppo di carabinieri - non so dire se fosse un plotone o un'altra cosa - che lei stava dirigendo. Tuttavia, la questione è diversa a proposito di un particolare e, mentre stavate svolgendo la vostra relazione, ho cercato di esaminare anche le carte. Infatti, la via a cui vi siete riferiti - via Caffa - sia in direzione della ferrovia da dove arrivano i manifestanti, sia dalla parte che da piazza Alimonda va verso l'altra piazza, è composta da due tratti di neppure cento metri l'uno. Inizialmente, il dottor Fiorillo - o comunque uno di voi due - ha parlato di 500 metri circa: mi rendo conto del particolare momento di difficoltà durante l'aggressione, però le distanze erano decisamente inferiori. Avete quindi valutato, anche successivamente, se sarebbe stato possibile avere un soccorso più veloce e, quindi, una maggiore difesa di queste camionette? Infatti, mentre i carabinieri precipitosamente si allontanano dal luogo dello scontro, contemporaneamente le due camionette iniziano la manovra di retromarcia per potersi poi allontanare anch'esse e una delle


Pag. 154

due va a sbattere, restando bloccata sul cassonetto dell'immondizia. La domanda riguarda, quindi, anche il modo in cui i fatti si sono svolti e se in proposito abbiate fatto una valutazione «a futura memoria», per i futuri interventi. Poiché ad un certo punto vediamo un gruppo di carabinieri abbastanza consistente che è a pochi metri dalla camionetta, mentre quelle persone la stavano ancora colpendo, vorremmo capire per quale ragione non si siano immediatamente precipitati a difenderla. Infatti, dal filmato vediamo un gruppo non numerosissimo di persone che si scaglia contro la camionetta, un gruppo di carabinieri tutti schierati ed allineati a pochissima distanza e due carabinieri che si trovano tra la camionetta e questo gruppo.
Un'ultima domanda riguarda la questione del giornalista Eligio Paoni. Non so se il filmato che ho potuto vedere individui l'aggressione che subisce il giornalista Paoni. Vediamo una persona che indossa una divisa e un casco e che si butta addosso a questo giornalista, gli dà una randellata e gli afferra la macchina fotografica. Ne segue una colluttazione ed il poliziotto (o il carabiniere) che ha aggredito il fotografo - il quale ha la pettorina gialla - viene trattenuto da un altro; il giornalista si allontana, ma un altro lo insegue e lo cattura nuovamente; vi è una seconda colluttazione ed infine egli riesce a divincolarsi. Non so se questa persona fosse Eligio Paoni, ma sappiamo che la macchina di Eligio Paoni è stata distrutta, gli è stata sottratta la pellicola fotografica, ha una mano rotta ed è stato picchiato alla testa. Tali episodi si sono verificati al termine della vicenda, quando essa si era conclusa ormai tragicamente: il corpo era a terra e costoro si erano avvicinati per riprendere la scena. Vorremmo sapere qualcosa di più e se abbiate potuto identificare chi si è reso responsabile di questi atti che, credo, debbano essere perseguiti.


Pag. 155

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Vorrei iniziare dalla questione dell'impiego dei carabinieri. Come ho già detto prima, eravamo in servizio dalla mattina, quindi eravamo stati impiegati in tutta la città, in diversi scontri. In particolare, ve ne era stato uno all'altezza di corso Italia, in una via perpendicolare di cui non ricordo il nome, che tra l'altro è piuttosto strano...

MARCO BOATO. Via Casaregis.

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, via Casaregis.

MARCO BOATO. Non sono mai stato a Genova ma ho imparato quasi tutto!

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Verso le 13 o le 14 mi hanno chiamato dalla sala operativa dicendo di dirigermi verso corso Italia. Poiché non conoscevo benissimo le strade di Genova, essendo di Roma, ho preso questa via perché andava verso il mare e pensavo così di sbucare in corso Italia. Infatti, sono sbucato all'altezza di questo gruppo di manifestanti: erano circa 500 persone - vestite di nero - e quando ci hanno visto sono indietreggiate, hanno attraversato corso Italia (che dà sul mare) e si sono rinchiuse all'interno di uno spazio protetto da cancellate, chiudendole dall'interno e disponendovi a protezione cassonetti di ferro. Da lì hanno cominciato a tirare molotov e pietre. Siamo rimasti davanti al cancello circa mezz'ora, forse tre quarti d'ora, quindi è arrivato in ausilio il battaglione Tuscania - credo fosse tale reparto o comunque erano paracadutisti -, ma nel frattempo questi signori erano scappati quasi tutti dalla parte del mare ed allora, quando sono arrivati i carabinieri,


Pag. 156

che poi hanno sfondato il cancello, ho proseguito lungo corso Italia per raggiungerli. Per circa un chilometro abbiamo liberato alcune strade dai manifestanti che andavano in quella direzione. Ho però l'immagine chiara di queste persone vestite di nero che lanciavano molotov e pietre. Io stesso sono stato raggiunto al collo da una pietra abbastanza grande, ma avevo il giubbotto antiproiettile e mi è andata bene. Quando siamo andati via, per terra ci saranno state almeno duemila pietre.

SAURO TURRONI. A che ora?

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Alle 13,30 o 14. Questo è uno dei vari impieghi che abbiamo avuto nella mattinata.
Per quanto riguarda la questione del tenente colonnello Truglio (se sia venuto a «fare l'appello»), io l'ho chiamato «appello», ma in realtà egli è venuto a verificare la condizione dei carabinieri: se vi erano feriti, se tutto era in ordine, se qualcuno aveva bisogno di qualcosa ed era - io credo - un compito importante.
Per quanto riguarda il giubbotto nero, sinceramente - lo ripeto - ho chiara l'immagine di questo ragazzo con il cappuccio nero ed il sangue che gli usciva dalla testa. Riguardo a quello che indossava dopo, ho sovrapposto l'immagine televisiva e fotografica, per cui non posso dire nulla della canottiera e dei pantaloni, perché sarebbe quello che ho visto nelle immagini televisive.

MARCO BOATO. Ad un certo punto, nelle foto, non ha più solo una canottiera, ma ha anche un giubbotto e dei pantaloni. Qualcuno deve averglieli messi.

ADRIANO LAURO, Vicequestore aggiunto presso la questura di Roma. Sì, è probabile, però io non lo ricordo. Potrebbe


Pag. 157

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> segue









Copyleft © by :- Pillola Rossa -: Some Right Reserved.

Pubblicato su: 2005-07-05 (2378 letture)

[ Indietro ]




PHP-Nuke Copyright © 2005 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.48 Secondi