dal comandante del reparto antieversione del ROS.
Per quanto
concerne i servizi investigativi condotti nei confronti di una serie di
soggetti indagati da varie procure della Repubblica per ipotesi di
reato di natura eversiva, ho anticipato, e lo confermo, che non abbiamo
rilevato un'implicazione, una partecipazione diretta di costoro -
soggetti appartenenti a matrici diversificate, da quella anarchico-
insurrezionalista ad altre - nei disordini e nell'organizzazione delle
manifestazioni.
Relativamente alla cooperazione con altri paesi interessati al fenomeno dei black bloc,
ne ho riferito esclusivamente sotto il profilo investigativo: si tratta
cioè di attività investigative che abbiamo avviato su delega della
procura della Repubblica di Genova e che stiamo ora coltivando.
Ovviamente ci attendiamo una completa collaborazione. Questo anche
perché il fenomeno in esame, relativamente recente, non rientra
astrattamente neanche nel novero dei reati eversivi: la contestazione,
infatti, è quella di associazione per delinquere, non quella di
associazione sovversiva o di associazione sovversiva aggravata. È
chiaro che esiste comunque una rilevante valenza oggettiva per la
sicurezza degli Stati tale da richiedere anche il nostro impegno in
materia.
Relativamente alle persone fermate, il cui fermo è stato
convalidato dal pubblico ministero e trasformato in ordinanza di
custodia cautelare in carcere dal giudice per le indagini preliminari e
che è stato infine seguito dalla scarcerazione decisa dal tribunale del
riesame il 14 agosto, confermo che il nucleo centrale è costituito da
questo gruppo di attori di origine austriaca nei cui confronti - non
voglio però affrontare una dialettica di tipo investigativo o
dibattimentale - noi e la procura della Repubblica di Genova riteniamo
di aver individuato forti elementi indiziari relativamente ad una loro
Pag. 120
attiva partecipazione ai disordini e ad una contiguità con altri
gruppi di origine germanica sicuramente appartenenti alla componente black bloc. Su questo è in corso un'indagine preliminare.
SAURO TURRONI. Intendo rivolgere alcune domande al generale Ganzer
proprio in merito agli ultimi argomenti trattati. Ho letto attentamente
le informative del SISMI: ce ne sono ben quattro - datate 1o giugno, 12
giugno, 15 giugno e 2 luglio - che parlano in maniera molto precisa del
gruppo teatrale cui faceva poc'anzi riferimento l'onorevole Boato, i no border, no nation.
MARCO BOATO. Il gruppo ha due denominazioni, una in inglese ed una in tedesco (che ho prima citato).
SAURO TURRONI. In ciascuna delle informative viene descritta con
molta precisione tutta l'attrezzatura di cui dispongono questi signori,
i mezzi con cui si spostano, gli obiettivi di natura politica e di
natura propagandistica che si prefiggono, tra i quali quello di
protestare e far conoscere nelle piazze d'Europa - stanno infatti
organizzando un tour nelle piazze europee - i problemi che
derivano dalla politica di restrizione degli accessi in Europa nei
confronti di persone di altri paesi. Le informative riportano anche
altre notizie, ed anzi rimandano, per chiunque volesse avere più
informazioni a proposito di questo gruppo e a proposito dei loro
programmi, al loro sito, di cui viene data la descrizione, o ad
un'altra lista di siti.
Di questi signori si conosceva quindi
tutto; anzi, cercavano di rendere pubbliche le loro idee ed i loro
punti di vista. Quando vengono fermati il 13 luglio, cioè 11 giorni
dopo l'ultima informativa, la perquisizione cui sono sottoposti
Pag. 121
permette di individuare esattamente i materiali che sono
puntualmente descritti nelle informative del SISMI. Si trovano proprio
quelli! Evidentemente le informative erano molto precise. Ciò che non
quadra più è quello che accade in seguito, perché gli oggetti che sono
stati trovati nella perquisizione del giorno 13, oltre ad essere gli
stessi, sono anche molto più numerosi - i caschi erano una ventina - di
quelli individuati il giorno 22 (tra l'altro chi individua per primo
tali oggetti il giorno 22 è un carabiniere, che poi ne chiama altri e
così via).
Ho letto le varie tesi che sono state presentate al
tribunale del riesame sia a sostegno dell'ipotesi accusatoria sia a
sostegno della difesa. Non voglio soffermarmi sui singoli elementi,
però, per esempio, tutti quelli che riguardano l'impiego dei mezzi sono
clamorosamente smentiti dagli accertamenti svolti. Dal momento che si
conoscevano così bene le cose e che c'erano solamente gli indumenti,
una maschera da sub e qualche altro «aggeggio» già ben conosciuto,
vorrei capire qual è stato il meccanismo che ha fatto sì che queste
persone - che pure erano state individuate, alcune anche identificate -
siano state oggetto di un arresto anche se non individuate in flagranza
di reato. Questo è un aspetto che non riusciamo assolutamente a
comprendere, signor generale, perché non ci risulta che questi siano
stati colti sul fatto mentre commettevano qualche atto, così come non
risulta che avessero utilizzato alcunché.
Questo è un aspetto che
vorremmo comprendere, perché credo che i cittadini debbano essere
tranquillizzati sul fatto che partecipare a qualche manifestazione non
è di per sé sufficiente per essere arrestati, magari il giorno dopo.
Possono avere delle idee molto contrastanti con quelle sostenute da
tanti altri, possono avere cartelli per inalberare i loro striscioni e
le loro proteste, ma questo di per sé non è sufficiente.
Pag. 122
Considerati nel loro complesso, tutti questi elementi, non
sembrano sufficienti per poter costruire un'ipotesi accusatoria come
quella che è stata costruita e che ha portato alla carcerazione dei
suddetti soggetti. Le volevo sottoporre tale questione.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Credo di poter rispondere solo parzialmente alla domanda poiché le
valutazioni sugli indizi posti alla base del fermo di polizia
giudiziaria e dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare
evidentemente sono di competenza del pubblico ministero e del giudice
che, per lo meno in quella fase, hanno ritenuto che tali indizi fossero
tali da rendere necessario il provvedimento. Potrei aggiungere, senza
entrare nel merito della valutazione della prova o gli indizi (non è
mio compito), che sono stati acquisiti ulteriori elementi rispetto a
quelli che sono stati elencati, la cui valutazione è comunque contenuta
nell'ordinanza del tribunale del riesame. Pertanto, credo di non poter
aggiungere altro, se non che si tratta di soggetti a pieno titolo
tuttora indagati per l'ipotesi associativa contestata dalla procura
della Repubblica.
GIANCLAUDIO BRESSA. Avrei bisogno di un chiarimento rispetto ad alcune sue affermazioni.
Nella
sua relazione, lei ha fatto riferimento al fatto che il R.O.S. aveva
verificato l'esistenza, prima del vertice, di contatti con alcuni
gruppi tedeschi presenti a Genova, che successivamente sono stati
protagonisti di azioni violente. Lei lo ha segnalato alla procura di
Genova? Se avete accertato la presenza a Genova di questi gruppi, da
voi in qualche modo intercettati nei contatti, quale sono le ragioni
per cui non sono stati sottoposti ad un controllo più stretto o ad
altre azioni?
Pag. 123
Il secondo chiarimento è riferito al fatto che il ROS, come lei
ha affermato, è stato impegnato in attività di pedinamento, al termine
delle manifestazioni, con lo scopo di intercettare i black bloc.
Ha, inoltre, affermato che l'azione del ROS era orientata a seguire
soltanto persone indagate o indagabili da parte della polizia
giudiziaria. Questi pedinamenti, alla fine delle manifestazioni, sono
avvenuti su indicazione della procura o su vostra iniziativa autonoma?
In definitiva, vorrei capire se l'azione di pedinamento, al termine
delle manifestazioni, era orientata dalla procura su alcuni soggetti
predeterminati oppure avveniva sulla base di elementi accertati nel
corso della giornata, durante gli scontri e le manifestazioni.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne l'indicazione relativa alla partecipazione di
soggetti stranieri, in particolare provenienti dalla Germania, ai
disordini di Genova, posso solo precisare, trattandosi di attività
investigative in corso, che tali acquisizioni sono frutto di indagini
tecniche; quelle più tipiche (ad esempio le intercettazioni telefoniche
e ambientali) sono state tempestivamente riferite alla procura della
Repubblica competente (non cito quale essa sia) e alla procura della
Repubblica di Genova, su assenso della stessa procura della Repubblica
competente.
GIANCLAUDIO BRESSA. Lei ha affermato, però, che queste persone
intercettate sono poi arrivate a Genova e sono state protagoniste di
azioni violente; il fatto che ce lo abbia detto significa che ciò è
stato verificato. Perché, sebbene sia stata verificata la presenza di
tali persone, non si è compiuto alcun intervento?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. Perché è proprio questo il frutto delle acquisizioni
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tecniche, che possono essere originali, cioè per voce degli stessi
soggetti che hanno partecipato alle devastazioni, ma non
necessariamente....
GIANCLAUDIO BRESSA. Mi faccia capire. Lei vuol dire che anche questo
tipo di informazione è derivata da intercettazioni tecniche? Non li
avete visti compiere quelle azioni, ma avete intercettato una
telefonata?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Telefonate o altro genere di acquisizioni formali, nell'ambito
dell'indagine preliminare, da cui è emersa, in modo genuino e
autentico, la partecipazione ai disordini.
GIANCLAUDIO BRESSA. Non in flagranza?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. Non in flagranza, ma ad opera degli stessi interessati.
Per
quanto riguarda i pedinamenti, che rappresentano una delle attività
tipiche da cui si sviluppa l'investigazione del raggruppamento (i
pedinamenti, le osservazioni sono, ovviamente, corredati da attività di
ripresa audio e video, da intercettazioni telefoniche), essi
riguardavano, anche nel corso delle manifestazioni, esclusivamente le
situazioni e i soggetti già precedentemente indagati. È chiaro che nel
momento in cui si sono verificate le devastazioni, i saccheggi ad opera
di frange violente, soprattutto di origine straniera (i cosiddetti black bloc),
abbiamo concorso, con una parte del dispositivo, dopo il termine delle
manifestazioni, alle attività del comando provinciale di Genova, che ha
pure proceduto ad altre intercettazioni e ad altri fermi di polizia
giudiziaria, per individuare alcune di queste componenti. Pertanto, è
stata una attività successiva ed aggiuntiva a quella tipicamente
investigativa.
Pag. 125
GIANCLAUDIO BRESSA. Quindi, ciò non è avvenuto su indicazione della procura della Repubblica.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri. L'attività rivolta ai black bloc
è stata concordata con la procura della Repubblica, ma originariamente
non rientrava nell'indagine preliminare condotta dalla stessa procura
della Repubblica e sviluppata da noi.
PIETRO FONTANINI. Signor generale, nella sua relazione lei ha fatto
riferimento ai fatti che hanno preceduto il vertice del G8: mi
riferisco, in particolare, agli attentati. Ricordiamo che purtroppo ne
è stato protagonista anche un uomo dell'Arma, che ha aperto
incautamente un pacco bomba. Si sono verificati una serie di
avvenimenti che non possono essere ascrivibili a soggetti esteri, ma
probabilmente sono partiti tutti dal territorio italiano. Come avete
considerato tali fatti? Come sono stati utilizzati per prevenire
ulteriori avvenimenti anche durante le manifestazioni del G8? Inoltre,
signor generale, è possibile stilare una classifica per quanto riguarda
la pericolosità dei centri sociali? Lei ha citato il componente di un
centro sociale di Genova arrestato perché in possesso di un ordigno. È
possibile conoscere questa classifica? In particolare, i centri sociali
del nord-est come vengono da voi considerati ?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne gli attentati compiuti mediante l'invio di plichi
esplosivi od incendiari, abbiamo immediatamente ritenuto attendibile ed
autentico il documento di rivendicazione, che è andato parzialmente
distrutto, relativo all'esplosivo pervenuto alla stazione dei
carabinieri di San Fruttuoso e quello, risultato invece integro,
relativo ai
Pag. 126
plichi incendiari inviati al direttore del TG4 Emilio Fede,
alla sede della Benetton a Ponzano Veneto ed al prefetto di Genova. Si
trattava dello stesso documento di rivendicazione che, oltre a far
riferimento ai plichi esplosivi ed incendiari, con una graduazione
basata sull'identità dei destinatari, alle «pentole scoppiettanti», ci
permette verosimilmente di ascrivere nel novero anche un ordigno
esplosivo rinvenuto e disinnescato a Bologna.
Tuttavia, ritengo
pacifica la matrice anarco-insurrezionalista di tali azioni. Si tratta
di azioni di tipo clandestino che possono essere considerate a tutti
gli effetti opera di un'organizzazione che, secondo la nostra ferma
convinzione e in base al risultato di indagini che proseguono da anni
nei confronti di queste componenti, è basata su un apparente
spontaneismo; in realtà, essa è strutturata su un doppio livello: uno
di massa, che pratica in alcune occasioni la violenza diffusa e
l'illegalità di massa (quella che in altri tempi veniva definita
destabilizzazione) ed un livello di lotta clandestina armata, seppur di
proporzioni sinora limitate, che rappresenta quella che, secondo i
termini adoperati dagli addetti ai lavori, è la componente clandestina
dedita alla «destrutturazione». Per tale ragione lo sforzo teso a
prevenire tali episodi è stato intensificato proprio nei confronti di
situazioni e di soggetti che riteniamo costituire una parte
significativa, se non il gruppo dirigente, di tali componenti.
Attraverso tali attività abbiamo verificato invece un apparente
disinteresse o, comunque, una non partecipazione alle attività
pubbliche, ovvero alle manifestazioni di massa del G8.
Per quanto
riguarda una classifica di pericolosità dei centri sociali, non credo
di essere in grado di stilarla; ciò sarebbe improbo per chiunque. Ho
detto che sicuramente vi sono dei centri sociali che, in fase
preparatoria, hanno evidenziato
Pag. 127
un'accentuata attività, predisposizioni indicative di una
propensione alla violenza; ve ne sono altri, che invece, non hanno dato
segnali di questo genere. Abbiamo anche riscontrato, attraverso
attività tecniche, che sicuramente molti centri sociali, anche del
nord-est, non hanno partecipato ad azioni di devastazione; viceversa,
altri centri sociali, anche del nord-est, hanno partecipato a tali
attività.
Pertanto, uno degli obiettivi dell'attività investigativa in corso è quello di individuare le responsabilità soggettive.
FILIPPO MANCUSO. Accanto al senso dell'adempimento di un dovere,
come componente di questo Comitato, vi è anche un senso di rispetto nei
confronti dell'Arma dei carabinieri, della quale una persona della mia
famiglia ha fatto parte, sia pure con rango di «base». Le pongo
pertanto una domanda le cui motivazioni presentano due aspetti; uno
funzionale, l'altro morale, costituito dal ricordo.
Nel corso
dell'audizione svoltasi in questa sede, il comandante generale
dell'Arma dei Carabinieri ha asserito e ribadito successivamente - con
riferimento al ROS - che a Genova il grado più elevato dell'Arma era
impersonato dal comandante provinciale, colonnello Tesser.
L'affermazione del Comandante generale è stata smentita dal colonello
Tesser quando ha affermato che lei, signor generale, era a Genova in
quei giorni, in collegamento con la vicenda che lì si andava svolgendo.
Oggi lei ha aggravato la défaillance di verità, penosamente
fattaci percepire dal Comandante generale, affermando che, oltre a lei
stesso, vi era un altro generale, il generale dei Carabinieri Desideri.
Pertanto, è due volte menzognera l'affermazione che non vi fosse un
altro ufficiale dell'Arma di grado superiore al colonnello Tesser.
Sembra che il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, oltre ad ignorare se nella camionetta dalla quale ebbe
Pag. 128
origine la vicenda conclusasi con la morte del giovane vi fosse o
meno l'apparato radio - fatto grave, sia pur nella sua ridotta
dimensione -, ignorasse anche che a Genova vi fossero, al di sopra e
con grado superiore a quello del colonnello Tesser, ben due generali
dell'Arma dei carabinieri. Tutto ciò è possibile? Da lei non voglio che
un'asserzione o una negazione circa il punto in questione. È possibile
che il comandante generale dei carabinieri ignorasse a tal punto la
compagine dell'Arma a Genova, avendoci dato ripetutamente quella
risposta?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Credo di essermi espresso in modo incompleto. Sicuramente, il
colonnello Tesser era l'unico responsabile per l'Arma dei Carabinieri
in relazione alle esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Per quanto
mi riguarda, ho precisato che il mio compito era esclusivamente quello
di raccordo delle attività informative ed investigative delle
componenti anticrimine che operavano esclusivamente nell'ambito della
polizia giudiziaria. Sempre e soltanto per completezza, in risposta ad
una domanda del presidente Violante, ho precisato che a Genova esiste
un grado ed un livello superiore a quello del comandante provinciale,
che è rappresentato dal comandante regionale dell'Arma dei Carabinieri,
generale Desideri.
FILIPPO MANCUSO. Il mio non è un commento, ma una presa d'atto
uditiva e razionale su questo punto. La mia domanda, evasa mendacemente
dal Comandante generale, era in questi termini: a Genova vi erano
ufficiali dell'Arma dei Carabinieri di grado superiore a quello del
colonnello Tesser? Non avevo fatto questioni di mansioni, di
occasionalità o di permanenza di una o dell'altra struttura dell'Arma.
La genericità della mia domanda allora ebbe come corrispondenza la genericità...
Pag. 129
PRESIDENTE. Vi è lo stenografico, onorevole Mancuso. Credo che su
questo punto il Comitato sia d'accordo nel ricordare ciò che lei sta
affermando.
FILIPPO MANCUSO. Se lo ha ricordato lei, si figuri il sottoscritto.
PRESIDENTE. Il problema credo sia abbastanza chiaro: a quella
domanda ricordiamo tutti ciò che rispose il comandante Siracusa; allo
stesso modo, è abbastanza chiara la risposta data in questo momento dal
generale Ganzer. Quindi, a domanda il comandante ha risposto non
identificando il generale comandante della regione dell'Arma dei
carabinieri.
ROBERTO MENIA. Signor generale, vorrei sottoporle due questioni da cui discendono alcune domande.
Innanzitutto,
la curiosità di alcuni colleghi è stata sollecitata, o solleticata,
dalla presenza di parlamentari di Alleanza nazionale all'interno della
centrale operativa, presenza che andava palesemente intesa come segno
di solidarietà verso le forze dell'ordine. Io invece sono curioso di
avere informazioni riguardo la presenza di altri parlamentari alle
manifestazioni, in luoghi o contesti in cui si siano sviluppate azioni
violente; le chiedo in merito se può dirci o se può escludere che vi
siano stati comportamenti sostanzialmente di sostegno di ciò che stava
avvenendo. Le risulta che esistono intercettazioni che documentino la
presenza, magari il sostegno, di alcuni di questi parlamentari o anche
di uno solo nei fatti di cui dicevamo? Per me è sufficiente che si dica
che si può escludere tutto ciò.
Lei si è soffermato a lungo sui black bloc,
in gran parte tedeschi. Le chiedo di sapere, perché non vorrei aver
percepito qualcosa di differente da quello che è stato lo sviluppo dei
fatti
Pag. 130
di Genova, in che misura gli episodi violenti di saccheggio e di devastazione di Genova sono attribuibili ai black bloc
stranieri ed in che misura - le chiedo sostanzialmente una percentuale
- erano presenti ed attori principali di quei fatti di violenza giovani
(o meno giovani) italiani. In questo senso, vorrei anche conoscere
quale ruolo abbiano avuto tra i tanti italiani, che mi risulta abbiano
partecipato a quei fatti di violenza, i centri sociali, in particolare
quelli appartenenti alle cosiddette tute bianche.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
La mia risposta non può che essere parziale, molto parziale, perché,
come ho precisato, i nostri compiti e la nostra concreta attività
esulavano dall'impegno dell'ordine pubblico. Quindi, non sono in grado
di rispondere se alla manifestazione abbiano partecipato, ed a quale
titolo, dei parlamentari di diversa appartenenza, né tanto meno sono in
grado - ma non mi risulta - di dire se fossero presenti ad azioni di
violenza. Posso solo rispondere in senso negativo sull'esistenza di
nostre intercettazioni che abbiano avuto parlamentari come soggetto
passivo. Per sgombrare il campo da possibili dubbi, se ci fossero state
intercettazioni non avrei potuto ovviamente rispondere per ragioni di
segreto investigativo; ritengo di poter escludere che ci siano state
intercettazioni di tal genere proprio perché non vi è alcun segreto
investigativo.
Per quanto concerne le azioni di violenza, nella
misura in cui sono state percepite attraverso le nostre attività (che
sono per lo più di tipo tecnico e non quindi di osservazione diretta),
posso confermare quello che più autorevolmente è stato detto da parte
di ufficiali di Polizia giudiziaria e comunque di autorità
istituzionali che hanno seguito espressamente ed attentamente questi
aspetti, e cioè che le devastazioni, i
Pag. 131
saccheggi e le violenze hanno avuto luogo oltre che da parte di
componenti stranieri, sicuramente anche da parte di folte componenti
provenienti da gruppi antagonisti italiani.
GIANNICOLA SINISI. Saluto e ringrazio il generale Ganzer, che anche
qui ha dato una precisa conoscenza del valore del suo contributo
professionale, di un'attività che svolge soprattutto per quanto
riguarda la lotta all'eversione, da moltissimi anni, con meriti
ampiamente riconosciuti nel nostro paese.
Le pongo cinque
questioni. La prima: vorrei sapere se tra il 19 e il 20 luglio la sua
base operativa, chiamiamola così, si sia trovata presso il comando
provinciale di Forte San Giuliano, a Genova.
La seconda questione
è se il Reparto anticrimine interprovinciale del ROS di Genova (e anche
il supporto ulteriore del ROS centrale che lei ha fornito) era
collegato con la sala operativa del comando provinciale e con la sala
operativa comune che era stata realizzata presso la questura di Genova.
La terza questione, signor generale, è un po' più complessa. Lei ci
ha dato contezza di questo lavoro di investigazione preventiva e di
investigazione giudiziaria che è stato compiuto in relazione al G8, ma
soprattutto al grande pianeta, che è il movimento antagonista, delle
frange eversive che si muovono nel nostro paese: ci ha parlato di
intercettazioni telefoniche e ambientali. Allora, la mia domanda è
questa: quale fu il contributo del ROS alla elaborazione dei servizi di
ordine pubblico che si andavano predisponendo nei giorni del vertice,
proprio sulla base della conoscenza delle modalità operative di questi
organismi eversivi o comunque antagonisti? Segnatamente, informaste il
questore di Genova quando scrisse la sua ordinanza di servizio del 12
luglio?
Inoltre, siccome il collega Bressa le ha fatto una domanda molto precisa, alla quale lei ha dato una risposta altrettanto
Pag. 132
precisa, dal momento che esiste una norma molto trascurata del
codice di procedura penale, secondo la quale bisogna dare al ministro
dell'interno ogni informazione acquisita anche durante le attività di
polizia giudiziaria, anche sotto la guida dell'autorità giudiziaria,
che sia rilevante per l'ordine e la sicurezza pubblica (l'articolo 118
del codice di procedura penale l'abbiamo applicato in alcune occasioni,
ma sempre troppo limitatamente), l'altra domanda è la seguente: queste
informazioni, da voi direttamente o dall'autorità giudiziaria - e le
chiedo di sapere quali siano le autorità giudiziarie con cui avete
collaborato -, vennero fornite al ministro dell'interno? Ebbe il
ministro dell'interno l'opportunità di fermare alle frontiere le
persone che erano state identificate, di svolgere tutta quell'attività
di sua competenza? Chiedo di sapere quali siano le autorità interessate
perché c'è ovviamente un profilo di diretto interesse: abbiamo saputo
di Napoli e di Roma, abbiamo sentito anche di Bologna, se non vado
errato, che si sono occupate dell'attività di cui lei ha fatto cenno.
La
quarta questione è la seguente: dal momento che lei si trovava a
Genova, fu informato della perquisizione compiuta alla scuola Diaz?
Sappiamo che ne venne informato il colonnello Tesser, ma lui venne
informato?
Le chiedo anche se durante quei giorni partecipò
all'attività di perquisizione che - come è evidente - portò all'arresto
di un certo componente del centro sociale: nell'ordinanza di servizio
cui si riferiva il collega Fontanini si afferma che il centro sociale
Immensa fa parte del blocco blu. È nell'ordinanza di servizio del
questore: quel centro sociale, cui apparteneva la persona che lei ha
così abilmente arrestato con una pipe bomb, faceva parte del blocco blu. Vorrei, quindi,
Pag. 133
sapere - lo ribadisco - se durante i giorni del G8 partecipò ad
altre perquisizioni e se fu informato della perquisizione operata alla
scuola Diaz.
La quinta ed ultima domanda è la seguente. Non
intendo alimentare alcuna polemica sulla questione degli infiltrati dei
carabinieri e, certamente, non faccio assolutamente riferimento alla
fotografia pubblicata, in quanto reputo del tutto chiaro ed evidente -
tanto per sgombrare il campo da equivoci - che si trattasse di
personale che stava smontando dal servizio e che abitualmente non opera
in divisa. Le chiedo se lei, per le sue investigazioni, utilizza
personale sotto copertura e se ne abbia fatto uso durante le attività
di investigazione preventiva e giudiziaria che ha svolto per il G8.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Nel periodo tra il 19 e il 22 luglio ho fatto capo essenzialmente alla
sede del comando provinciale di Forte San Giuliano, poiché è la sede
della sezione anticrimine del ROS presso il comando provinciale.
Quindi, il nostro personale ovviamente utilizzava gli uffici della
sezione, che era costantemente collegata con la sala operativa del
comando provinciale; ma, oltre al collegamento tramite mezzi tecnici
con la sala operativa, esisteva il doveroso collegamento diretto del
comandante della sezione con il comandante provinciale stesso.
L'unico
referente per il ROS è sempre stato - come peraltro previsto dalle
disposizioni - il comandante provinciale competente e, in questo caso,
il comandante provinciale di Genova che - lo ripeto - era il referente
ed il responsabile di tutte le attività, anche se in questo caso non ha
trovato applicazione la direttiva Napolitano, perché siamo nel campo
dell'eversione che non è ricompresa nel novero delle attività in
materia di criminalità organizzata comune. Comunque, riteniamo -
Pag. 134
e in questi termini abbiamo applicato la disposizione sulla
circolarità interna - che il raccordo tra componente anticrimine e
componente territoriale debba essere assolutamente stretto.
Per
quanto riguarda il contributo del ROS ai servizi di ordine pubblico,
potrei rispondere che non vi è stato; come ho precisato, il nostro è
stato un contributo che ha riguardato esclusivamente attività di
polizia giudiziaria, con qualche ricaduta informativa che poteva
contribuire a valutazioni che lo stesso comandante provinciale,
unitamente ad altri elementi di valutazione, poteva utilizzare.
Quindi,
era sempre il comandante provinciale a sfruttare tutti i suoi canali
informativi e tutte le attivazioni che comunque gli giungevano per le
proprie valutazioni e per raccordarsi con il questore di Genova.
Personalmente,
pur essendo sul posto e pur avendo un rapporto anche personale ed
amichevole con funzionari della Polizia di Stato, a cominciare dallo
stesso direttore del servizio centrale operativo, dottor Gratteri, in
quei giorni non ho mai tenuto contatti con responsabili omologhi,
proprio per mantenere quella linea e quel canale istituzionale ed
esclusivo che doveva essere rappresentato dal rapporto fra questore e
comandante provinciale.
Pertanto, non fui neppure informato della
perquisizione alla Diaz: lo seppi la mattina successiva; ovviamente non
partecipai a quella perquisizione e neppure a perquisizioni condotte
dalle stesse articolazioni del ROS, in quanto un comandante di sezione,
ufficiale di polizia giudiziaria anziano nel grado di tenente
colonnello, mi sembrava più che sufficiente per dirigere le attività.
Pag. 135
Per quanto riguarda l'ultima domanda, escludo che vi siano stati
infiltrati del raggruppamento operativo speciale in qualsivoglia
attività anche, per connessione riconducibile al G8.
GIANNICOLA SINISI. Vi è una domanda che le ho rivolto e a cui lei
non ha dato risposta. Vorrei sapere se ci può indicare le autorità
giudiziarie che sono state interessate dall'attività preventiva,
investigativa e anche giudiziaria di raccordo che lei ha svolto come
ROS e se il ROS o queste autorità giudiziarie informarono
tempestivamente il ministro dell'interno in merito alle evenienze di
interesse per l'ordine e la sicurezza pubblica che via via risultavano
dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, sulla base di quanto
previsto dalle norme. Mi sono permesso anche di citare un articolo del
codice di procedura penale anche se è sempre una cosa sconveniente.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne le autorità giudiziarie presso cui erano già in
corso alcune attività investigative, posso ricordare a memoria Brescia,
Bologna, Trento, Trieste, Padova, Firenze, ovviamente Genova, Torino e
qualche altra (ricordo quelle su cui erano incentrate le attività, dal
nostro punto di vista, più significative).
Ovviamente non abbiamo
esteso di nostra iniziativa alcuna informazione e comunicazione formale
sugli esiti delle attività investigative se non alle procure della
Repubblica. Quindi, mentre alcuni spunti informativi che potevano
consentire o contribuire ad una valutazione della minaccia sono state,
previo assenso informale delle autorità giudiziarie, partecipate ai
responsabili e, in particolare, al comandante provinciale di Genova,
altre attività formali sono state comunicate alla procura della
Repubblica di Genova dalle stesse procure della
Pag. 136
Repubblica; non sono in grado di dirle se comunicazioni formali
siano state inoltrate al ministro dell'interno anche dall'autorità
giudiziaria.
FRANCO BASSANINI. Rispondendo al presidente Violante, lei è stato
molto chiaro. Ha detto: la grande maggioranza del movimento di dissenso
e di contestazione è formata da organizzazioni pacifiche, poi vi è una
minoranza di organizzazioni violente e pericolose. Più avanti, fornendo
un'altra risposta, ci ha detto che la sua impressione è che tali
organizzazioni manifestino un apparente disinteresse per le
problematiche del G8, il che mi fa capire - non so se me lo conferma -
anche per le problematiche dell'antiglobalizzazione.
Mi chiedevo
se quello che lei pensa sia simile a quanto ci ha detto il dottor
Andreassi, cioè che la tecnica di queste organizzazioni è quella
dell'infiltrazione parassitaria nel movimento. Se tali organizzazioni
possono venire allo scoperto utilizzando diversi tipi di
manifestazione, anche non necessariamente quelle antiglobalizzazione,
mi chiedo se l'obiettivo non debba essere, a suo avviso, quello di
cercare il più possibile di realizzare una mappatura precisa delle
organizzazioni pericolose e violente e di organizzare il loro
isolamento. Alcuni decenni fa si fece lo stesso nei confronti del
terrorismo e delle BR: anche allora il problema fondamentale era quello
di impedire che reclutassero in un ambiente più ampio.
Vorrei
sapere se, sotto questo profilo, vi siate dati un programma di
mappatura e di definizione ed isolamento e se, quindi, si possa sperare
che in futuro i risultati siano migliori di quelli di Genova. In quella
sede, purtroppo, l'operazione di
Pag. 137
isolamento e di prevenzione delle organizzazioni violente non è
riuscita e queste hanno potuto confondersi ed infiltrarsi in un
movimento in grande maggioranza pacifico.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne una valutazione, seppure empirica, di una
percentuale di partecipazione alle violenze, ho risposto in termini di
una minoranza di frange violente, ovviamente rispetto a quella che era
la massa dei manifestanti del giorno 21 luglio. Credo infatti - anche
se non sono probabilmente l'interlocutore più adatto per una
valutazione esatta in tema di ordine pubblico - che i gruppi ed i
soggetti che hanno prodotto le devastazioni ed i saccheggi possano
essere quantificati nell'ordine di alcune migliaia di persone, che,
comunque, in termini di problemi di gestione dell'ordine pubblico, non
sono poche, anzi.
FRANCO BASSANINI. È evidente che, poiché si stimano in 200-300 mila
i manifestanti, alcune migliaia di persone sono tante ma, per fortuna,
sono comunque una piccola minoranza.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne una mappatura delle organizzazioni e dei vari
centri sociali secondo una loro dichiarata partecipazione a certe
componenti, mi risulta che questa fosse stata effettuata. Mi riferisco
alla nota suddivisione nei blocchi rosa, giallo, blu e nero.
Indubbiamente si tratta di valutazioni, di organigrammi e di
aggiornamenti perfettibili, che richiedono un lavoro continuo sia di
tipo informativo sia di tipo investigativo. Mi riferivo, però, in modo
particolare alle attività investigative nei confronti di soggetti e di
esponenti che riteniamo siano riconducibili non a queste strutture di
massa, ma al livello di attività clandestina di alcune componenti.
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Riteniamo, infatti, che queste siano costituite su un doppio
livello, di cui quello pubblico, quello appariscente, quello della
violenza diffusa in occasione delle manifestazioni è solo uno degli
aspetti.
FRANCO BASSANINI. Perché parla di componenti? Sono organizzazioni!
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Per parlare di organizzazioni dovrei già avere elementi tali da
configurare un'associazione sovversiva o una banda armata. Parlo ancora
di ipotesi investigative (Commenti del deputato Boato). Sto
parlando di componenti che, per essere ancora più specifico, possono
essere soprattutto questi gruppi di affinità, o pseudogruppi di
affinità.
FRANCO BASSANINI. Dunque, componenti per lei significa soggetti?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell'Arma dei carabinieri.
Componenti significa aggregazioni aventi caratteristiche tali per cui
nella fattispecie viene ipotizzata una valenza eversiva e, quindi,
un'ipotesi associativa. Quello che abbiamo registrato nella fase delle
manifestazioni, quindi nel periodo 19-22 luglio, è che i soggetti su
cui erano in corso le indagini per questa specifica ipotesi di
organizzazione di cellule clandestine non hanno partecipato alle
manifestazioni.
PRESIDENTE. Generale Ganzer, la ringrazio ancora una volta e le auguro buon lavoro anche a nome di tutto il Comitato.
Prima
di procedere ad una breve sospensione dei lavori informo i colleghi
che, in assenza di obiezioni, le audizioni del dottor Adriano Lauro e
del dottor Maurizio Fiorillo saranno svolte congiuntamente.
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Sospendo la seduta.
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