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Audizione del dottor Valerio Donnini (parte 1a)





COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 5 settembre 2001

Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.

Audizione del dottor Valerio Donnini, della Direzione centrale affari generali-dipartimento di pubblica sicurezza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del dottor Valerio Donnini, funzionario della direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.


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La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio il dottor Valerio Donnini e lo invito a riferire. Ci scusiamo per il ritardo ma avrà compreso che i lavori di questo Comitato hanno tempi abbastanza ristretti.

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Signor presidente, in relazione alla convocazione pervenutami, ho ritenuto di redigere una memoria, che consegno al Comitato, in ordine agli argomenti sui quali ritengo presumibilmente di essere ascoltato da questo spettabile Comitato da lei presieduto.
Al termine del corso di alta formazione svolto presso la scuola di perfezionamento per le forze di polizia, in data 28-12-2000, con l'ordinanza del 28 dicembre 2000 del Capo della Polizia fui assegnato alla direzione centrale per affari generali della Polizia di Stato in qualità di consigliere ministeriale aggiunto, con la funzione di effettuare la riorganizzazione dei reparti mobili e di accordare l'attività con quella della direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale.
In funzione del mandato conferitomi, sono stato interessato ad un progetto di riassetto organizzativo dei reparti mobili e di riqualificazione operativa del personale degli stessi per adeguarli alle nuove, mutate esigenze nei servizi di ordine pubblico. Il progetto, ormai datato, risale infatti, ad un gruppo di lavoro costituito con decreto del 16 giugno del 1999 e presieduto dal direttore generale centrale per gli affari generali pro tempore, su input dell'allora vicecapo della Polizia vicario,


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prefetto De Gennaro. Si evidenziava, infatti, come i reparti mobili avessero subìto, nel corso degli anni, una progressiva diversificazione di impiego. Snaturati dalla loro originaria funzione, potevano definirsi i serbatoi di personale cui attingere per lo svolgimento dei servizi più vari, caratterizzandosi sempre meno come reparti di ordine pubblico.
Successivamente, nel settembre 2000, ebbi l'incarico di presiedere un gruppo di lavoro e di effettuare un monitoraggio sulle tecniche di intervento e sulle dotazioni utilizzate, in occasione di servizi di ordine pubblico, dalle principali forze di polizia dell'Unione europea. Ricordo che l'attività di screening, richiesta dal capo della Polizia ed affidata per l'organizzazione alla direzione centrale della Polizia di prevenzione, il cui direttore centrale all'epoca era il prefetto Ansoino Andreassi, riguardò le realtà di Londra (con riferimento alla polizia metropolitana), Colonia (con riferimento alla stessa città e al Land di appartenenza), Parigi (con riferimento al servizio centrale delle compagnie repubblicane di sicurezza) e Madrid (con riferimento al servizio centrale di unità di intervento della Polizia, da cui dipendono le unità destinate, in via esclusiva, ad espletare i servizi di ordine pubblico nelle aree di propria competenza).
Dalla disamina di quelle realtà si constatò che i suddetti paesi disponevano generalmente di reparti per il mantenimento dell'ordine pubblico costituiti da specialisti rigorosamente selezionati ed addestrati, in considerazione dell'estrema rilevanza attribuita ai servizi di specie. Anche in materia di equipaggiamento del personale si registrò una netta superiorità di quegli organismi. Tutto ciò fu oggetto di un elaborato che presentai nell'ottobre 2000 al direttore centrale per gli affari generali della Polizia di Stato dell'epoca e che, se lei mi consente, signor presidente, vorrei che fosse allegato agli atti.


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Ciò posto, ritenuto di interesse quanto rappresentato, l'allora vicecapo della Polizia vicario sottopose all'attenzione del capo della Polizia (nel frattempo è cambiato il Capo della Polizia) alcune considerazioni finali, con relative proposte, allo scopo di procedere ad una riorganizzazione dei reparti mobili, tenendo conto anche delle esperienze maturate in altri paesi dell'Unione europea.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIAN FRANCO ANEDDA

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Al riguardosi auspicava: la costituzione presso i reparti mobili di unità specializzate polivalenti per l'impiego nei servizi di ordine pubblico più impegnativi; la ridefinizione del complesso delle dotazioni tecnico-logistiche necessarie ai reparti mobili, in relazione alle nuove. mutate esigenze di impiego; la massima attenzione all'addestramento, con la previsione di tre livelli formativi: un primo livello basico, da effettuarsi presso gli istituti di istruzione da parte di tutti gli allievi agenti; un secondo livello avanzato per gli operatori di ciascun reparto mobile ed un terzo livello, ancora più qualificato, per gli appartenenti alle unità specializzate; elaborazione di metodologie operative adeguate ai vari schemi delle manifestazioni, provvedendo anche al costante aggiornamento delle stesse; l'opportunità di individuare uno specifico campus addestrativo a livello nazionale; l'unitarietà di gestione e di indirizzo, attraverso una riqualificazione del ruolo della direzione centrale per gli affari generali cui sarebbe dovuta competere la gestione integrale dei reparti mobili, attualmente affidata, ai fini dell'impiego imperativo, ad altra struttura del dipartimento.


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Sulla base di tali pregresse esperienze, l'attuale direttore centrale per gli affari generali della Polizia di Stato ha ritenuto di avviare un'articolata attività di rivisitazione delle problematiche strutturali dei reparti mobili, incaricando lo scrivente di effettuare visite conoscitive presso tutti i reparti e finalizzate a rilevare, in modo sistematico e puntuale, le eventuali disfunzioni degli uffici, allo scopo di disporre di ogni utile elemento valutativo ad elaborare un quadro omogeneo di proposte innovative da sottoporre al capo della Polizia. Sino ad ora le visite hanno riguardato i reparti di Roma, Napoli, Firenze, Milano, Torino e Bologna.
Per tale necessità, nel febbraio scorso, fu costituito un gruppo di studio, nell'ambito della direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato, composto da funzionari di servizi dipendenti, fra i quali il sottoscritto, funzionari della direzione centrale della polizia di prevenzione, della direzione centrale di sanità, dell'ufficio ordine pubblico, nonché da alcuni dirigenti di reparto mobile, allo scopo di fissare, in tempi brevi, gli elementi essenziali di tali linee di intervento.
Mi scuso con l'autorevole Comitato, ma ritengo che tale premessa sia necessaria per illustrare il contesto nel quale, a questo punto, si inseriscono le iniziative e le attività relative al vertice internazionale del G8, avviate o svolte dalla direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato e finalizzate a fronteggiare adeguatamente le esigenze dettate dall'importanza dell'evento in argomento.
Tengo a sottolineare infatti che si tratta di iniziative intraprese indipendentemente dal vertice dei paesi aderenti al G8, anche se, naturalmente, la prospettiva dell'importante avvenimento internazionale è valsa ad imprimere ulteriore impulso all'intera attività.


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Il costante e intenso monitoraggio della attività delle parti, cui in precedenza ho fatto riferimento, aveva evidenziato un incremento di feriti e contusi tra il personale operante, a seguito di incidenti verificatisi sia in occasione di eventi calcistici sia in quella di grandi manifestazioni di piazza.
Si era pertanto percepito un inasprimento del clima degli scontri e la preordinazione di veri e propri attacchi alle forze di polizia; tra l'altro, emergeva chiaramente che tifoserie violente e gruppi estremisti avevano ormai sviluppato tecniche specifiche per fronteggiare le forze dell'ordine, impiegando sistemi di protezione, materiali e mezzi di offesa di notevole efficacia. Al riguardo, mi riferisco non soltanto all'impiego di scudi in plexiglass, di caschi integrali, di protezioni sotto le tute, ma anche all'uso di bombe carta di notevole potenza, bombe molotov ed altro. Da qui nascono la necessità e le iniziative intraprese, sotto il profilo addestrativo.
L'elemento su cui ritengo doveroso focalizzare l'attenzione di questo Comitato è costituito dalla circostanza per la quale, dopo un prolungato periodo di pace sociale che aveva avuto inizio nella prima metà degli anni ottanta, fin dalla primavera del 2000 si erano verificati in più circostanze scontri con i dimostranti, in occasione di manifestazioni di natura politica, preceduti già dai noti disordini seguiti all'ingresso in Italia del leader curdo Ocalan (faccio riferimento ai fatti di piazza della Repubblica).
Questo fu il primo campanello di allarme cui seguirono numerosi altri episodi, in una vera e propria escalation di violenza: mi riferisco, anche se non in ordine cronologico, al vertice di Napoli, agli scontri di Brescia, ai fatti di Bologna e ai disordini causati dalla presenza a Roma del governatore della Carinzia. Tutto ciò aveva reso evidente una certa


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impreparazione dei nostri reparti nel fronteggiare situazioni di tale natura, proprio dettata da una perdita di abitudine nell'affrontare contestazioni di tale entità.
In tale ottica, si evidenzia come siano stati avviati per tutti i reparti mobili cicli di addestramento intensivi, presso il campo scuola di ponte Galeria, finalizzati soprattutto al raggiungimento degli obiettivi di adozione di protocolli omogenei, nello schema di intervento, e dell'uniforme adeguamento delle nuove tecniche operative di difesa e di contrasto.
Al riguardo, è stata altresì richiamata l'attenzione sull'esigenza di assicurare un ordinato impiego delle forze di polizia nei servizi di ordine e sicurezza pubblica, con specifico riferimento alla necessità della precisa conoscenza e dell'uniforme osservanza delle procedure concernenti l'utilizzo dei mezzi in dotazione.
In generale, l'obiettivo della formazione è stato quello di realizzare le condizioni per migliorare sia la sicurezza degli operatori sia l'efficacia, mai disgiunta dall'equilibrio, di ogni intervento. Nel particolare, si segnala che, a partire dal mese di aprile e sino al mese di giugno, sono stati predisposti cicli di addestramento, innanzitutto, per 65 formatori, appartenenti ai Reparti mobili, e 30 formatori provenienti dalle scuole allievi agenti, al fine di fornire omogenei ed aggiornati insegnamenti sulle tecniche di base di ordine pubblico ai frequentatori del corso.
Nella circostanza, fu costituito un gruppo di lavoro presieduto dal sottoscritto, che procedette all'elaborazione di uno studio finalizzato ad uniformare i concetti tecnico-tattici di impiego delle unità organiche nei servizi di ordine pubblico, individuando, tra l'altro, comuni protocolli relativi ai compiti, all'armamento, all'equipaggiamento, alla motorizzazione,


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nonché alla attività addestrativa di base. Ho portato con me tale manuale, che può essere interessante acquisire agli atti.
Si è quindi passati ad avviare a più specifici cicli addestrativi circa 3 mila dipendenti dei Reparti mobili, suddivisi in unità organiche, ai quali si sono inoltre aggiunte aliquote del personale del Corpo Forestale dello Stato - impiegate, come si ricorda, a fianco delle altre forze dell'ordine nell'opera di tutela della zona rossa -, realizzando così quell'importante fattore di omogeneità di impiego dei contingenti, non soltanto della stessa forza di polizia, ma anche di forze di polizia diverse.
In vista dell'impegno per il G8, hanno inoltre preso parte ai cicli addestrativi, in qualità di osservatori, circa 200 funzionari che avrebbero dovuto operare sul teatro delle operazioni a Genova, allo scopo di far loro conoscere esattamente le potenzialità operative ed i protocolli di intervento omogenei che i reparti sarebbero stati chiamati ad attuare.
Nel campo scuola di ponte Galeria, inoltre, l'11 giugno ultimo scorso è stata realizzata un'apposita simulazione di intervento, articolato su più ipotesi operative, alla quale hanno assistito tutti i funzionari delle questure, Genova ed altre, e dei reparti che sarebbero stati impegnati in occasione del vertice genovese. A tale programma formativo hanno preso parte anche ufficiali e personale dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri, proprio nell'ottica di conferire omogeneità agli schemi di intervento dei contingenti delle varie forze di polizia e di prepararli così ad operare in modo organico e compatto in ogni situazione.
Analoga iniziativa è stata presa il 29 giugno dall'Arma dei carabinieri, che ha predisposto anch'essa una simulazione di intervento presso la Scuola marescialli di Velletri.


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Sempre nel quadro delle attività addestrative e formative, si sono poi tenuti diversi incontri interforze, nei giorni 6 e 24 aprile, 18 e 19 giugno ultimi scorsi, nel corso dei quali funzionari della Polizia di Stato ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza si sono confrontati ed hanno ampiamente dibattuto in ordine a varie tematiche connesse ai problemi di ordine pubblico emersi all'indomani degli incidenti accaduti nel corso delle più recenti manifestazioni antiglobalizzazione di livello internazionale. Ricordo che la prima di tali riunioni fu presieduta dall'allora vicecapo della polizia, prefetto Andreassi.
La particolare attenzione riservata al momento addestrativo è altresì testimoniata dal fatto che, nella città di Genova, è stato inoltre curato un sopralluogo congiunto di tutti i funzionari ed ufficiali impiegati nei servizi di ordine pubblico, protrattasi dal giorno 11 al giorno 14 dello scorso luglio, per una preventiva visione diretta e comune di quelli che sarebbero stati i luoghi in cui operare.
Parlerò adesso della sperimentazione, nell'ambito del I reparto mobile di Roma, del nucleo specializzato per l'ordine pubblico. Se il Comitato mi consente, vorrei compiere un passo indietro nella mia esposizione e fare riferimento all'attività ricognitiva svolta a suo tempo presso le polizie estere.
Nell'occasione, si evidenziò come uno dei punti qualificanti del dispositivo di intervento per l'ordine pubblico in altri paesi, nello specifico in Francia ed in Germania, fosse rappresentato dalla presenza di unità specializzate antisommossa.
Si tratta di squadre particolarmente equipaggiate ed armate che hanno il compito di fronteggiare azioni assai rischiose. Prima, ed indipendentemente dal vertice G8 di Genova - ricordo quanto già detto sul contenuto delle proposte fatte dal vicecapo della Polizia vicario al capo della Polizia, laddove si


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fa riferimento alla costituzione di unità specializzate e polivalenti -, detta iniziativa naturalmente ha trovato ulteriore impulso nella prospettiva dell'importante vertice internazionale in questione. Così, all'interno del I reparto mobile di Roma, il settimo nucleo fu rimodulato in nucleo sperimentale per gli interventi di ordine pubblico, unità specializzata ad intervenire in situazioni particolarmente delicate per l'ordine e la sicurezza pubblica. L'ottica è quella di poter disporre di un'unità polivalente altamente specializzata nei servizi di ordine pubblico, nella quale far confluire personale qualificato, adeguatamente attrezzato ed opportunamente addestrato. Al riguardo, sono stati quindi individuati i requisiti e le modalità di accesso degli appartenenti alle unità, i metodi di selezione, i percorsi di formazione, la tipologia di addestramento, il tutto partendo da una premessa fondamentale.
Gli psicologi ed i tecnici che hanno preso parte ai lavori hanno infatti evidenziato quanto fosse essenziale evitare che si addivenisse alla costituzione di un nucleo di persone, per definizione di elite, completamente avulso dal reparto istituzionalmente deputato ai servizi di ordine pubblico e dalle sue attività, proprio per evitare che le persone prescelte potessero coltivare stati di esaltazione e senso di superiorità pericolosi per gli obiettivi da realizzare. Partendo da questo assunto, il gruppo di studio ha avanzato la proposta di costituire il nucleo in argomento quale aliquota di personale all'interno del reparto, selezionandola fra coloro che ne fanno già parte e di prevederne la partecipazione in tutti i compiti istituzionali dello stesso, oltreché il ricorso in quei casi di specifiche esigenze per i quali è stato appositamente costituito. L'aspetto che si è così inteso sottolineare riguarda la possibilità, per tutti i dipendenti effettivi di ogni reparto, in possesso dei requisiti psicofisici attitudinali, di entrare a far parte dell'aliquota


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specializzata, se non in prima assegnazione, in un secondo momento, in fase cioè di sostituzione o di integrazione. Con questa significativa premessa è stata dunque istituita all'interno del I reparto mobile di Roma, la prima unità sperimentale specializzata per l'ordine pubblico, composta, su base volontaria, interamente da personale effettivo del citato reparto, rigorosamente selezionato, tanto che su 179 domande presentate, tolti alcuni elementi che, pur selezionati, hanno rinunciato all'incarico, le persone ritenute idonee sono risultate 78. I candidati sono stati selezionati in base al possesso di particolari requisiti di natura esclusivamente psicofisica e attitudinale, ritenuti fondamentali per fronteggiare situazioni di estrema delicatezza e ciò sia sotto il profilo della preparazione professionale ed atletica, sia soprattutto sotto quello dell'equilibrio emotivo e della capacità di autocontrollo e di gestione della propria impulsività ed aggressività.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO

VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali - dipartimento pubblica sicurezza. A tale scopo, sono stati definiti alcuni parametri di età, di altezza minima, di buon comportamento in servizio, di capacità atletiche, di requisiti psichici e di adeguate capacità cognitive. L'accertamento delle suddette qualità e capacità è stato rimesso ad un'apposita commissione composta da psicologi, medici e preparatori atletici. Non è stato neanche trascurato il fatto che, qualora i dipendenti ritenuti idonei dovessero, in prospettiva futura, risultare eccedenti rispetto alla consistenza organica dell'unità, questi ultimi andrebbero a comporre un altro serbatoio, che si può definire di riserva, dal quale attingere qualora dovesse provvedersi a sostituzioni o ad integrazione del personale. Del resto, a garanzia della permanenza


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della capacità della struttura di rispondere alle esigenze istituzionali è la previsione dell'accertamento, con scadenza semestrale, del mantenimento di tutti i requisiti psicofisici ed attitudinali posseduti all'atto del reclutamento, mantenimento che costituirà condizione indispensabile per rimanere nell'unità specializzata. Per gli stessi motivi, inoltre, è importante rimarcare come l'incarico sia previsto a termine - prevedendo un turn over - ossia per tre 3, prorogabili, a richiesta dell'interessato, per non più di altri due.
È stata poi posta particolare cura anche per l'aspetto addestrativo, che ha avuto ad oggetto le più moderne tecniche operative a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Al riguardo, infatti, gli obiettivi, peraltro comuni, in linea di massima, a quelli perseguiti per l'addestramento di tutti i reparti mobili, sono stati l'adozione di protocolli omogenei degli schemi di intervento di difesa e di contrasto, il raggiungimento di una maggiore compattezza nell'azione, il miglioramento della disciplina dei dipendenti, nonché la precisa conoscenza e l'uniforme osservanza delle procedure concernenti l'utilizzo dei mezzi di dotazione. Va aggiunto che nello specifico settore dell'addestramento ci si è avvalsi dell'esperienza e della specifica competenza di formatori stranieri, in particolare dei qualificati istruttori appartenenti alla polizia di Los Angeles, limitatamente però alle sole tecniche d'uso del nuovo sfollagente, comunemente denominato tonfa, utilizzato in servizio per la prima volta a Genova proprio dal nucleo sperimentale in argomento, ma già impiegato correntemente negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, nonché già in uso nel nostro paese presso le omologhe strutture dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri. Infatti, atteso il particolare impiego di tale strumento, in funzione, non solo di contrasto, ma anche difensiva, gli istruttori statunitensi sono stati quindi


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chiamati a concorrere nell'insegnamento delle modalità di utilizzo del citato sfollagente, proprio perché si è ritenuto necessario fruire di una più consolidata esperienza per istruire al meglio il personale che ne doveva fare uso. In altri e più sintetici termini, l'addestramento e la formazione, anche del nucleo sperimentale, come già visto più in generale per tutti i reparti mobili, sono stati diretti a realizzare le condizioni per migliorare sia la sicurezza degli operatori, sia l'efficacia, mai disgiunta dall'equilibrio, di ogni intervento.
Riguardo alla sperimentazione del nuovo armamento, è stata rilevata anche l'opportunità di ricorrere a materiali d'armamento diversi e di più moderna concezione rispetto a quelli sinora utilizzati dai reparti mobili, in ciò avvalendosi del disposto dell'articolo 37 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, che prevede la possibilità di dotare il personale della Polizia di Stato, in via sperimentale e per le esigenze dei propri compiti istituzionali, di armi dalle caratteristiche diverse da quelle previste dal regolamento stesso. Accelerate dall'approssimarsi del vertice del G8, sono state quindi assunte dal dipartimento, e seguite nella competente direzione centrale, importanti iniziative nel quadro di una generale esigenza di miglioramento dell'efficacia degli interventi di ordine pubblico, coniugata alla tutela dell'incolumità degli operatori, che hanno proprio riguardato la necessità di adeguare l'armamento dei reparti mobili della Polizia di Stato al mutato contesto della salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica. Sono stati così studiati, sperimentati ed adottati strumenti caratterizzati da maggiore versatilità, peraltro già utilizzati da altre forze di polizia, per consentire una più efficace protezione del personale - quando possibile -, minimizzando contestualmente i rischi di coinvolgimento nell'azione di soggetti estranei all'obiettivo. L'iniziativa


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ha ovviamente preso le mosse dalla normativa di riferimento, che per l'amministrazione della pubblica sicurezza e per il personale della Polizia di Stato che esplica funzioni di polizia, è rappresentato dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, il quale prevede, in caso di necessità e di urgenza, l'autorizzazione all'impiego di armi diverse da quelle in dotazione per i compiti istituzionali, purché adeguatamente sperimentate e ad opera del personale che sia stato naturalmente preventivamente addestrato. Quindi, detto testo normativo, da un lato, illustra quali debbano essere in materia le dotazioni individuali e di reparto, dall'altro prevede i presupposti necessari ad avviare la sperimentazione di nuovi dispositivi ed il loro successivo impiego in servizio, così come le relative procedure autorizzatorie.
A tale proposito, ai sensi dell'articolo 37, comma 2, per la sperimentazione, e comma 3, per l'impiego in servizio, in base ad appositi decreti ministeriali è stata avviata la sperimentazione e disposto l'impiego in servizio, quest'ultimo esclusivamente per le esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica connessa al vertice dei paesi aderenti al G8, di uno sfollagente di nuova concezione e di bombolette spray, in dotazione sia individuale che di reparto, al gas irritante CS, entrambi, come sopra ricordato, già sperimentati da reparti di forze di polizia anche di altri Stati. Nel primo caso, l'iniziativa ha riguardato la sola unità specializzata del I reparto mobile di Roma - mi riferisco ai tonfa - che, a seguito di specifica autorizzazione concessa con decreto del ministro dell'interno, ha concluso positivamente la sperimentazione del citato sfollagente in policarbonato, tecnicamente del tipo basic side handle button, ma correttamente denominato tonfa, che rispetto a quello in dotazione di reparto, consente, per la sua peculiare forma ad elle, un utilizzo multifunzionale caratterizzato


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da maggiore efficacia e versatilità, in grado di soddisfare meglio le esigenze difensive, di contrasto, di immobilizzazione e di sicurezza. Nel secondo caso, invece, il ricorso alla bomboletta spray è stato autorizzato per il personale di tutti i reparti mobili impegnati a Genova, e consente l'immobilizzazione, a distanza ravvicinata, di eventuali antagonisti con una concentrazione di sostanza irritante inferiore a quella presente nella miscela utilizzata con altri strumenti in dotazione per il lancio con arma lunga e a mano, riducendo contestualmente il rischio di coinvolgere nell'azione persone estranee in ragione della ridotta portata del getto, che è di 4-8 metri.
Per quanto riguarda le dotazioni di equipaggiamento, si tiene, altresì, ad evidenziare, pur senza volere entrare nel dettaglio, come numerosi altri siano stati gli interventi realizzati nel settore dell'equipaggiamento per raggiungere un miglioramento dell'efficienza dei reparti ed un maggior livello di sicurezza per gli operatori e, di riflesso, dell'efficacia del relativo intervento.
In quest'ottica è stato, infatti, messo a punto - ed è in via di definitiva attuazione - uno speciale piano di distribuzione di nuove dotazioni di protezione sia, in generale, per tutto il personale operante (tute ignifughe con sistema di protezione antiurto, maschere antigas, guanti protettivi, piccoli ma potenti estintori per ogni caposquadra, speciali bardature per i componenti del reparto a cavallo) sia, in particolare, per l'unità specializzata (caschi in kevlar radiocollegati, assegnati anche ai dirigenti del servizio ordine pubblico del reparto a cavallo, stivaletti antiurto e scudi di forma rotonda adeguati alle nuove tecniche operative).
Per quanto riguarda la logistica, in considerazione dell'aggregazione a Genova di un consistente numero delle forze


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dell'ordine e dei conseguenti problemi di gestione di una così considerevole forza, si è ritenuto necessario istituire una struttura deputata a seguire nel dettaglio i particolari organizzativi. Per coordinare tutti gli aspetti suindicati e, sulla scorta del positivo esito di precedenti esperienze registrate nel corso di similari situazioni verificatesi a Napoli e a Trieste, è stata, quindi, prevista la costituzione di una apposita task force, con compiti sia in fase di pianificazione sia in fase di successivo coordinamento logistico.
Detta task force è stata denominata «comando unificato della Polizia di Stato» ed è stata diretta dal sottoscritto. L'impegno della task force è iniziato già diversi mesi prima del vertice con un'articolata e mirata attività ricognitiva e propositiva, realizzata anche attraverso tutta una serie di contatti con le autorità istituzionali, le organizzazioni e gli enti locali pubblici e privati (prefetto, viceprefetto, comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, Vigili del fuoco, comandante del porto, autorità portuali, ente fiera, organizzazioni sindacali del personale e quant'altro).
In prossimità dell'evento e segnatamente ai primi di luglio, la task force si è materialmente trasferita nella cosiddetta cittadella della Polizia, ubicata presso l'ente fiera del capoluogo ligure, per le esigenze di coordinamento operativo e logistico di tutti i contingenti della Polizia di Stato, costituendo così l'interfaccia con la questura, in modo da sollevare quest'ultima da tutte le incombenze diverse dalla preminente gestione della situazione dell'ordine pubblico.
Mi sono avvalso, nella circostanza, della collaborazione di funzionari settorialmente responsabili delle unità speciali e significativamente: funzionaro responsabile della sala situazioni, logistica e servizi, funzionario responsabile dei reparti


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mobili, degli istituti di istruzione, delle unità speciali del settore nautico, aereo, del settore sanitario e di quello logistico.
Per lo svolgimento degli specifici compiti di raccordo tra i reparti e gli uffici aggregati a Genova e quella questura, è stato costituito, nell'ambito del comando unificato, un vero e proprio ufficio servizi che ha affiancato il locale ufficio di gabinetto nei relativi oneri per la predisposizione dei servizi giornalieri del personale aggregato.
La task force ha provveduto, altresì, ad organizzare diverse armerie costantemente vigilate ed un magazzino con riserve di materiale per l'equipaggiamento di riserva per eventuali necessità emergenti.
Per quanto concerne la complessità della sistemazione logistica dei circa 12.000 operatori appartenenti alle diverse forze di polizia, aggregati per l'occasione a Genova, sono state ricercate soluzioni alternative rispetto a quelle abitualmente individuate presso esercizi ricettivi, poiché il capoluogo ligure, presso le strutture alberghiere, disponeva soltanto di 1.800 posti letto, tutti prenotati dalle diverse delegazioni per l'appuntamento del G8.
È apparso anche evidente che la dislocazione del personale presso le strutture alberghiere del capoluogo o della provincia avrebbe comportato enormi difficoltà organizzative, connesse alle esigenze di spostamento di migliaia di uomini, talvolta anche in tempi molto ristretti, tra i singoli alberghi e i luoghi di servizio in una città che presenta obiettivi problemi di circolazione determinati dalla particolare toponomastica, obiettivamente aggravati in occasione del vertice, per la necessaria chiusura al traffico di numerose strade.
La pianificazione dei contingenti da inviare a Genova aveva evidenziato, inoltre, l'esigenza di reperire strutture idonee anche per la sistemazione dei cavalli e dei cani al seguito degli


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specifici reparti; pertanto, si è ritenuto opportuno individuare soluzioni che contemplassero le diverse esigenze alloggiative con quelle di spostamento di uomini e mezzi.
Al riguardo, con il parere favorevole dell'ufficio sanitario della Polizia di Stato, dei Vigili del fuoco e di una commissione organizzata nell'ambito della questura di Genova e costituita da funzionari e rappresentanti sindacali, sono state individuate due tipologie di soluzione per la sistemazione di tutte le forze di polizia razionalmente distribuite in ragione del diverso apporto di ciascuna all'impegno complessivo.
La prima ha riguardato i moduli abitativi allestiti presso la fiera di Genova, ove hanno trovato sistemazione, per la Polizia di Stato, i dipendenti degli istituti di istruzione, i reparti speciali (squadre nautiche, sommozzatori, cinofili, tiratori scelti, artificieri e squadre NBC) esclusi i reparti mobili, il personale sanitario e parasanitario della Polizia di Stato, gli appartenenti al Corpo forestale dello Stato ed alla Polizia penitenziaria.
La seconda soluzione è consistita nell'utilizzo di navi traghetto ormeggiate nel porto di Genova ove sono stati alloggiati i reparti mobili della Polizia di Stato ed il personale aggregato ad altri uffici di Polizia.
Come ho già detto in premessa, entrambe le soluzioni sono state utilizzate anche dal personale delle altre forze di polizia.

PRESIDENTE. Dottor Donnini, la ringraziamo per la sua relazione, della quale sono in distribuzione le relative copie.

GRAZIELLA MASCIA. Dottor Donnini, nella sua relazione lei ci ha già fornito diversi elementi che consentono di comprendere l'importanza del ruolo che lei ha svolto sicuramente nel vertice, ma anche nella preparazione dello stesso. Eviterò, dunque, di rivolgerle domande specifiche a cui lei, di


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fatto, ha già risposto, anche a conferma di altri elementi già acquisiti, riguardanti, in particolare, le novità introdotte dal punto di vista della dotazione e dell'addestramento, ossia le sostanze e gli spray antiaggressione. Vorrei chiederle su questo punto specifico quali novità siano state introdotte rispetto ai lacrimogeni, sostanze che - come ho potuto constatare - sono state ampiamente utilizzate; comunque, tutti riferiscono di una condizione particolare.
In ogni caso, vorrei comprendere questa riorganizzazione così impegnativa che è stata prodotta prima del G8, anche attraverso i corsi e le consulenze di polizie straniere, come quella americana, costruite anche grazie allo studio che ci è stato illustrato, affinché a Genova, in base alle analisi compiute, si potessero prevenire i nuovi fenomeni o comunque intervenire diversamente rispetto alle condizioni precedenti. In particolare, ci è stato detto che l'obiettivo era di accerchiare i violenti, di isolarli, di essere più mobili; poi, sono stati operati cambiamenti nel corso degli interventi; tuttavia, mi sembra che il senso delle consulenze che avete appreso dall'estero fosse il fatto che le nostre unità erano troppo grandi e poco mobili. Le chiedo, quindi, conferma che il senso della riorganizzazione, oltre a quelli precedenti, avesse anche tale obiettivo. In questo caso, le chiedo cosa non ha funzionato a Genova e perché. È, infatti, evidente che qualcosa non ha funzionato.
In particolare, ieri ci è stato riferito dal dottor Canterini che questo reparto sperimentale, considerato la punta di diamante, è stato utilizzato sicuramente nei giorni 20 e 21 in una sola occasione. È stato detto: abbiamo trovato grande difficoltà nell'attraversare le strade ed abbiamo agito solo nell'intervento su un furgone. Com'è possibile che questo sia avvenuto? Vorrei capirlo meglio da lei.


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Sempre per quanto riguarda Genova, vorrei comprendere quali interventi diretti lei abbia svolto. Mi pare di aver letto, su un verbale, del suo intervento in via Tolemaide, alle ore 14, dove lei ha ordinato le cariche più pesanti. Ha svolto altri interventi? Ci era stato detto precedentemente che la sua doveva essere una funzione a carattere prevalentemente logistica, di riorganizzazione. Poi, invece, lei è direttamente intervenuto già dal giorno 20. Vorrei, quindi, comprendere meglio il suo ruolo.
Rispetto all'ipotesi operativa che avete svolto l'11 giugno (o non so se in altra data) lei ci ha detto: abbiamo provato quello che, poi, sarebbe successo a Genova, abbiamo fatto fare le prove ai reparti. È in questa occasione che le forze di Polizia hanno avuto, come bersagli con cui misurarsi, persone con le bandiere rosse? Mi risulta ci sia un filmato in questo senso, spero possa essere acquisito.
Infine, vorrei rivolgerle una domanda con riguardo alla scuola Diaz. Lei, risulta dai verbali, è stato colui che ha ordinato il preallarme al reparto del dottor Canterini perché potesse organizzare i suoi uomini per questo intervento. Ci risulta che lei fece questa telefonata intorno alle 21-21,30 quando il dottor Canterini era in mensa alla Fiera Mare. Vorrei, innanzitutto, chiederle conferma dell'orario. Inoltre, vorrei sapere da chi aveva ricevuto la telefonata di preallarme e per quale ragione si è scelto - immagino che fosse una sua scelta - che dovesse intervenire proprio il reparto sperimentale del dottor Canterini. Risulta, sempre da quei verbali, che lei avrebbe detto a persone importanti, come il dottor Fournier, che l'elemento fondamentale per decidere le modalità ed i tempi di intervento della perquisizione alla scuola fosse un infiltrato della Polizia che avrebbe dovuto dare i segnali: ciò risulta da due verbali. Vorrei chiederle conferma di tutto ciò.


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VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Cercherò di rispondere a questa serie di domande nell'ordine.
Innanzitutto, lei mi chiede le motivazioni per le quali non è stato possibile accerchiare i violenti. Francamente, non ho il titolo per rispondere di una scelta di impiego piuttosto che di un'altra. La direzione dei servizi - come tutti sanno - non dipendeva da me, ma dall'unità provinciale di pubblica sicurezza locale. Però, per quello che mi consta, per quello che ho potuto vedere e che mi è stato raccontato, accerchiare i violenti non era poi così semplice. Questi, infatti, si spostavano molto velocemente in piccoli gruppi che si confondevano in mezzo ai cortei più vari, sia quello delle tute bianche del giorno 20, sia quello per così dire ufficiale, il più grande, del 21.
Vede, ci siamo trovati in una situazione un po' particolare a Genova. Non si è trattato, infatti, di un servizio di ordine pubblico come quelli che eravamo abituati a fronteggiare, ma di una vera e propria guerriglia urbana, del tipo di quella che fronteggiavamo negli anni settanta: vi è stata una sorta di disabitudine a questo, ne ho fatto cenno anche nella relazione. Ho potuto notare a Genova un fatto nuovo che, francamente, ci ha colti alla sprovvista: mi riferisco alla tecnica che in Francia viene chiamata dei casseur, soggetti che non intendevano arrivare alla zona rossa - ho avuto questa sensazione - a cui non importava affatto del G8, ma volevano semplicemente spaccare tutto quello che trovavano a portata di mano.
Sto parlando, ovviamente, a titolo personale, perché non dipendeva da me - ripeto - pianificare i servizi di ordine pubblico. Ritengo, però, che una pianificazione debba tenere conto dei tragitti del corteo e della possibilità di staccarsi dal


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Pubblicato su: 2005-07-05 (1213 letture)

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