COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI,
DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E
DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
COMITATO PARITETICO
INDAGINE CONOSCITIVA
Seduta di mercoledì 5 settembre 2001
Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Audizione del dottor Valerio Donnini, della Direzione centrale affari generali-dipartimento di pubblica sicurezza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine
conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a
Genova, l'audizione del dottor Valerio Donnini, funzionario della
direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La
pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme
consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera,
che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
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La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte
dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto
audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo
svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio
il dottor Valerio Donnini e lo invito a riferire. Ci scusiamo per il
ritardo ma avrà compreso che i lavori di questo Comitato hanno tempi
abbastanza ristretti.
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Signor
presidente, in relazione alla convocazione pervenutami, ho ritenuto di
redigere una memoria, che consegno al Comitato, in ordine agli
argomenti sui quali ritengo presumibilmente di essere ascoltato da
questo spettabile Comitato da lei presieduto.
Al termine del corso
di alta formazione svolto presso la scuola di perfezionamento per le
forze di polizia, in data 28-12-2000, con l'ordinanza del 28 dicembre
2000 del Capo della Polizia fui assegnato alla direzione centrale per
affari generali della Polizia di Stato in qualità di consigliere
ministeriale aggiunto, con la funzione di effettuare la
riorganizzazione dei reparti mobili e di accordare l'attività con
quella della direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della
gestione patrimoniale.
In funzione del mandato conferitomi, sono
stato interessato ad un progetto di riassetto organizzativo dei reparti
mobili e di riqualificazione operativa del personale degli stessi per
adeguarli alle nuove, mutate esigenze nei servizi di ordine pubblico.
Il progetto, ormai datato, risale infatti, ad un gruppo di lavoro
costituito con decreto del 16 giugno del 1999 e presieduto dal
direttore generale centrale per gli affari generali pro tempore, su input dell'allora vicecapo della Polizia vicario,
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prefetto De Gennaro. Si evidenziava, infatti, come i reparti mobili
avessero subìto, nel corso degli anni, una progressiva diversificazione
di impiego. Snaturati dalla loro originaria funzione, potevano
definirsi i serbatoi di personale cui attingere per lo svolgimento dei
servizi più vari, caratterizzandosi sempre meno come reparti di ordine
pubblico.
Successivamente, nel settembre 2000, ebbi l'incarico di
presiedere un gruppo di lavoro e di effettuare un monitoraggio sulle
tecniche di intervento e sulle dotazioni utilizzate, in occasione di
servizi di ordine pubblico, dalle principali forze di polizia
dell'Unione europea. Ricordo che l'attività di screening,
richiesta dal capo della Polizia ed affidata per l'organizzazione alla
direzione centrale della Polizia di prevenzione, il cui direttore
centrale all'epoca era il prefetto Ansoino Andreassi, riguardò le
realtà di Londra (con riferimento alla polizia metropolitana), Colonia
(con riferimento alla stessa città e al Land di appartenenza),
Parigi (con riferimento al servizio centrale delle compagnie
repubblicane di sicurezza) e Madrid (con riferimento al servizio
centrale di unità di intervento della Polizia, da cui dipendono le
unità destinate, in via esclusiva, ad espletare i servizi di ordine
pubblico nelle aree di propria competenza).
Dalla disamina di
quelle realtà si constatò che i suddetti paesi disponevano generalmente
di reparti per il mantenimento dell'ordine pubblico costituiti da
specialisti rigorosamente selezionati ed addestrati, in considerazione
dell'estrema rilevanza attribuita ai servizi di specie. Anche in
materia di equipaggiamento del personale si registrò una netta
superiorità di quegli organismi. Tutto ciò fu oggetto di un elaborato
che presentai nell'ottobre 2000 al direttore centrale per gli affari
generali della Polizia di Stato dell'epoca e che, se lei mi consente,
signor presidente, vorrei che fosse allegato agli atti.
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Ciò posto, ritenuto di interesse quanto rappresentato, l'allora
vicecapo della Polizia vicario sottopose all'attenzione del capo della
Polizia (nel frattempo è cambiato il Capo della Polizia) alcune
considerazioni finali, con relative proposte, allo scopo di procedere
ad una riorganizzazione dei reparti mobili, tenendo conto anche delle
esperienze maturate in altri paesi dell'Unione europea.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIAN FRANCO ANEDDA
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Al
riguardosi auspicava: la costituzione presso i reparti mobili di unità
specializzate polivalenti per l'impiego nei servizi di ordine pubblico
più impegnativi; la ridefinizione del complesso delle dotazioni
tecnico-logistiche necessarie ai reparti mobili, in relazione alle
nuove. mutate esigenze di impiego; la massima attenzione
all'addestramento, con la previsione di tre livelli formativi: un primo
livello basico, da effettuarsi presso gli istituti di istruzione da
parte di tutti gli allievi agenti; un secondo livello avanzato per gli
operatori di ciascun reparto mobile ed un terzo livello, ancora più
qualificato, per gli appartenenti alle unità specializzate;
elaborazione di metodologie operative adeguate ai vari schemi delle
manifestazioni, provvedendo anche al costante aggiornamento delle
stesse; l'opportunità di individuare uno specifico campus addestrativo
a livello nazionale; l'unitarietà di gestione e di indirizzo,
attraverso una riqualificazione del ruolo della direzione centrale per
gli affari generali cui sarebbe dovuta competere la gestione integrale
dei reparti mobili, attualmente affidata, ai fini dell'impiego
imperativo, ad altra struttura del dipartimento.
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Sulla base di tali pregresse esperienze, l'attuale direttore
centrale per gli affari generali della Polizia di Stato ha ritenuto di
avviare un'articolata attività di rivisitazione delle problematiche
strutturali dei reparti mobili, incaricando lo scrivente di effettuare
visite conoscitive presso tutti i reparti e finalizzate a rilevare, in
modo sistematico e puntuale, le eventuali disfunzioni degli uffici,
allo scopo di disporre di ogni utile elemento valutativo ad elaborare
un quadro omogeneo di proposte innovative da sottoporre al capo della
Polizia. Sino ad ora le visite hanno riguardato i reparti di Roma,
Napoli, Firenze, Milano, Torino e Bologna.
Per tale necessità, nel
febbraio scorso, fu costituito un gruppo di studio, nell'ambito della
direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato,
composto da funzionari di servizi dipendenti, fra i quali il
sottoscritto, funzionari della direzione centrale della polizia di
prevenzione, della direzione centrale di sanità, dell'ufficio ordine
pubblico, nonché da alcuni dirigenti di reparto mobile, allo scopo di
fissare, in tempi brevi, gli elementi essenziali di tali linee di
intervento.
Mi scuso con l'autorevole Comitato, ma ritengo che
tale premessa sia necessaria per illustrare il contesto nel quale, a
questo punto, si inseriscono le iniziative e le attività relative al
vertice internazionale del G8, avviate o svolte dalla direzione
centrale per gli affari generali della Polizia di Stato e finalizzate a
fronteggiare adeguatamente le esigenze dettate dall'importanza
dell'evento in argomento.
Tengo a sottolineare infatti che si
tratta di iniziative intraprese indipendentemente dal vertice dei paesi
aderenti al G8, anche se, naturalmente, la prospettiva dell'importante
avvenimento internazionale è valsa ad imprimere ulteriore impulso
all'intera attività.
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Il costante e intenso monitoraggio della attività delle parti,
cui in precedenza ho fatto riferimento, aveva evidenziato un incremento
di feriti e contusi tra il personale operante, a seguito di incidenti
verificatisi sia in occasione di eventi calcistici sia in quella di
grandi manifestazioni di piazza.
Si era pertanto percepito un
inasprimento del clima degli scontri e la preordinazione di veri e
propri attacchi alle forze di polizia; tra l'altro, emergeva
chiaramente che tifoserie violente e gruppi estremisti avevano ormai
sviluppato tecniche specifiche per fronteggiare le forze dell'ordine,
impiegando sistemi di protezione, materiali e mezzi di offesa di
notevole efficacia. Al riguardo, mi riferisco non soltanto all'impiego
di scudi in plexiglass, di caschi integrali, di protezioni sotto le tute, ma anche all'uso di bombe carta di notevole potenza, bombe molotov ed altro. Da qui nascono la necessità e le iniziative intraprese, sotto il profilo addestrativo.
L'elemento
su cui ritengo doveroso focalizzare l'attenzione di questo Comitato è
costituito dalla circostanza per la quale, dopo un prolungato periodo
di pace sociale che aveva avuto inizio nella prima metà degli anni
ottanta, fin dalla primavera del 2000 si erano verificati in più
circostanze scontri con i dimostranti, in occasione di manifestazioni
di natura politica, preceduti già dai noti disordini seguiti
all'ingresso in Italia del leader curdo Ocalan (faccio riferimento ai fatti di piazza della Repubblica).
Questo fu il primo campanello di allarme cui seguirono numerosi altri episodi, in una vera e propria escalation di
violenza: mi riferisco, anche se non in ordine cronologico, al vertice
di Napoli, agli scontri di Brescia, ai fatti di Bologna e ai disordini
causati dalla presenza a Roma del governatore della Carinzia. Tutto ciò
aveva reso evidente una certa
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impreparazione dei nostri reparti nel fronteggiare situazioni di
tale natura, proprio dettata da una perdita di abitudine
nell'affrontare contestazioni di tale entità.
In tale ottica, si
evidenzia come siano stati avviati per tutti i reparti mobili cicli di
addestramento intensivi, presso il campo scuola di ponte Galeria,
finalizzati soprattutto al raggiungimento degli obiettivi di adozione
di protocolli omogenei, nello schema di intervento, e dell'uniforme
adeguamento delle nuove tecniche operative di difesa e di contrasto.
Al
riguardo, è stata altresì richiamata l'attenzione sull'esigenza di
assicurare un ordinato impiego delle forze di polizia nei servizi di
ordine e sicurezza pubblica, con specifico riferimento alla necessità
della precisa conoscenza e dell'uniforme osservanza delle procedure
concernenti l'utilizzo dei mezzi in dotazione.
In generale,
l'obiettivo della formazione è stato quello di realizzare le condizioni
per migliorare sia la sicurezza degli operatori sia l'efficacia, mai
disgiunta dall'equilibrio, di ogni intervento. Nel particolare, si
segnala che, a partire dal mese di aprile e sino al mese di giugno,
sono stati predisposti cicli di addestramento, innanzitutto, per 65
formatori, appartenenti ai Reparti mobili, e 30 formatori provenienti
dalle scuole allievi agenti, al fine di fornire omogenei ed aggiornati
insegnamenti sulle tecniche di base di ordine pubblico ai frequentatori
del corso.
Nella circostanza, fu costituito un gruppo di lavoro
presieduto dal sottoscritto, che procedette all'elaborazione di uno
studio finalizzato ad uniformare i concetti tecnico-tattici di impiego
delle unità organiche nei servizi di ordine pubblico, individuando, tra
l'altro, comuni protocolli relativi ai compiti, all'armamento,
all'equipaggiamento, alla motorizzazione,
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nonché alla attività addestrativa di base. Ho portato con me tale manuale, che può essere interessante acquisire agli atti.
Si
è quindi passati ad avviare a più specifici cicli addestrativi circa 3
mila dipendenti dei Reparti mobili, suddivisi in unità organiche, ai
quali si sono inoltre aggiunte aliquote del personale del Corpo
Forestale dello Stato - impiegate, come si ricorda, a fianco delle
altre forze dell'ordine nell'opera di tutela della zona rossa -,
realizzando così quell'importante fattore di omogeneità di impiego dei
contingenti, non soltanto della stessa forza di polizia, ma anche di
forze di polizia diverse.
In vista dell'impegno per il G8, hanno
inoltre preso parte ai cicli addestrativi, in qualità di osservatori,
circa 200 funzionari che avrebbero dovuto operare sul teatro delle
operazioni a Genova, allo scopo di far loro conoscere esattamente le
potenzialità operative ed i protocolli di intervento omogenei che i
reparti sarebbero stati chiamati ad attuare.
Nel campo scuola di
ponte Galeria, inoltre, l'11 giugno ultimo scorso è stata realizzata
un'apposita simulazione di intervento, articolato su più ipotesi
operative, alla quale hanno assistito tutti i funzionari delle
questure, Genova ed altre, e dei reparti che sarebbero stati impegnati
in occasione del vertice genovese. A tale programma formativo hanno
preso parte anche ufficiali e personale dei battaglioni mobili
dell'Arma dei carabinieri, proprio nell'ottica di conferire omogeneità
agli schemi di intervento dei contingenti delle varie forze di polizia
e di prepararli così ad operare in modo organico e compatto in ogni
situazione.
Analoga iniziativa è stata presa il 29 giugno
dall'Arma dei carabinieri, che ha predisposto anch'essa una simulazione
di intervento presso la Scuola marescialli di Velletri.
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Sempre nel quadro delle attività addestrative e formative, si
sono poi tenuti diversi incontri interforze, nei giorni 6 e 24 aprile,
18 e 19 giugno ultimi scorsi, nel corso dei quali funzionari della
Polizia di Stato ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia
di finanza si sono confrontati ed hanno ampiamente dibattuto in ordine
a varie tematiche connesse ai problemi di ordine pubblico emersi
all'indomani degli incidenti accaduti nel corso delle più recenti
manifestazioni antiglobalizzazione di livello internazionale. Ricordo
che la prima di tali riunioni fu presieduta dall'allora vicecapo della
polizia, prefetto Andreassi.
La particolare attenzione riservata
al momento addestrativo è altresì testimoniata dal fatto che, nella
città di Genova, è stato inoltre curato un sopralluogo congiunto di
tutti i funzionari ed ufficiali impiegati nei servizi di ordine
pubblico, protrattasi dal giorno 11 al giorno 14 dello scorso luglio,
per una preventiva visione diretta e comune di quelli che sarebbero
stati i luoghi in cui operare.
Parlerò adesso della
sperimentazione, nell'ambito del I reparto mobile di Roma, del nucleo
specializzato per l'ordine pubblico. Se il Comitato mi consente, vorrei
compiere un passo indietro nella mia esposizione e fare riferimento
all'attività ricognitiva svolta a suo tempo presso le polizie estere.
Nell'occasione,
si evidenziò come uno dei punti qualificanti del dispositivo di
intervento per l'ordine pubblico in altri paesi, nello specifico in
Francia ed in Germania, fosse rappresentato dalla presenza di unità
specializzate antisommossa.
Si tratta di squadre particolarmente
equipaggiate ed armate che hanno il compito di fronteggiare azioni
assai rischiose. Prima, ed indipendentemente dal vertice G8 di Genova -
ricordo quanto già detto sul contenuto delle proposte fatte dal
vicecapo della Polizia vicario al capo della Polizia, laddove si
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fa riferimento alla costituzione di unità specializzate e
polivalenti -, detta iniziativa naturalmente ha trovato ulteriore
impulso nella prospettiva dell'importante vertice internazionale in
questione. Così, all'interno del I reparto mobile di Roma, il settimo
nucleo fu rimodulato in nucleo sperimentale per gli interventi di
ordine pubblico, unità specializzata ad intervenire in situazioni
particolarmente delicate per l'ordine e la sicurezza pubblica. L'ottica
è quella di poter disporre di un'unità polivalente altamente
specializzata nei servizi di ordine pubblico, nella quale far confluire
personale qualificato, adeguatamente attrezzato ed opportunamente
addestrato. Al riguardo, sono stati quindi individuati i requisiti e le
modalità di accesso degli appartenenti alle unità, i metodi di
selezione, i percorsi di formazione, la tipologia di addestramento, il
tutto partendo da una premessa fondamentale.
Gli psicologi ed i
tecnici che hanno preso parte ai lavori hanno infatti evidenziato
quanto fosse essenziale evitare che si addivenisse alla costituzione di
un nucleo di persone, per definizione di elite, completamente
avulso dal reparto istituzionalmente deputato ai servizi di ordine
pubblico e dalle sue attività, proprio per evitare che le persone
prescelte potessero coltivare stati di esaltazione e senso di
superiorità pericolosi per gli obiettivi da realizzare. Partendo da
questo assunto, il gruppo di studio ha avanzato la proposta di
costituire il nucleo in argomento quale aliquota di personale
all'interno del reparto, selezionandola fra coloro che ne fanno già
parte e di prevederne la partecipazione in tutti i compiti
istituzionali dello stesso, oltreché il ricorso in quei casi di
specifiche esigenze per i quali è stato appositamente costituito.
L'aspetto che si è così inteso sottolineare riguarda la possibilità,
per tutti i dipendenti effettivi di ogni reparto, in possesso dei
requisiti psicofisici attitudinali, di entrare a far parte
dell'aliquota
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specializzata, se non in prima assegnazione, in un secondo momento,
in fase cioè di sostituzione o di integrazione. Con questa
significativa premessa è stata dunque istituita all'interno del I
reparto mobile di Roma, la prima unità sperimentale specializzata per
l'ordine pubblico, composta, su base volontaria, interamente da
personale effettivo del citato reparto, rigorosamente selezionato,
tanto che su 179 domande presentate, tolti alcuni elementi che, pur
selezionati, hanno rinunciato all'incarico, le persone ritenute idonee
sono risultate 78. I candidati sono stati selezionati in base al
possesso di particolari requisiti di natura esclusivamente psicofisica
e attitudinale, ritenuti fondamentali per fronteggiare situazioni di
estrema delicatezza e ciò sia sotto il profilo della preparazione
professionale ed atletica, sia soprattutto sotto quello dell'equilibrio
emotivo e della capacità di autocontrollo e di gestione della propria
impulsività ed aggressività.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO
VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali - dipartimento pubblica sicurezza.
A tale scopo, sono stati definiti alcuni parametri di età, di altezza
minima, di buon comportamento in servizio, di capacità atletiche, di
requisiti psichici e di adeguate capacità cognitive. L'accertamento
delle suddette qualità e capacità è stato rimesso ad un'apposita
commissione composta da psicologi, medici e preparatori atletici. Non è
stato neanche trascurato il fatto che, qualora i dipendenti ritenuti
idonei dovessero, in prospettiva futura, risultare eccedenti rispetto
alla consistenza organica dell'unità, questi ultimi andrebbero a
comporre un altro serbatoio, che si può definire di riserva, dal quale
attingere qualora dovesse provvedersi a sostituzioni o ad integrazione
del personale. Del resto, a garanzia della permanenza
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della capacità della struttura di rispondere alle esigenze
istituzionali è la previsione dell'accertamento, con scadenza
semestrale, del mantenimento di tutti i requisiti psicofisici ed
attitudinali posseduti all'atto del reclutamento, mantenimento che
costituirà condizione indispensabile per rimanere nell'unità
specializzata. Per gli stessi motivi, inoltre, è importante rimarcare
come l'incarico sia previsto a termine - prevedendo un turn over - ossia per tre 3, prorogabili, a richiesta dell'interessato, per non più di altri due.
È
stata poi posta particolare cura anche per l'aspetto addestrativo, che
ha avuto ad oggetto le più moderne tecniche operative a tutela
dell'ordine e della sicurezza pubblica. Al riguardo, infatti, gli
obiettivi, peraltro comuni, in linea di massima, a quelli perseguiti
per l'addestramento di tutti i reparti mobili, sono stati l'adozione di
protocolli omogenei degli schemi di intervento di difesa e di
contrasto, il raggiungimento di una maggiore compattezza nell'azione,
il miglioramento della disciplina dei dipendenti, nonché la precisa
conoscenza e l'uniforme osservanza delle procedure concernenti
l'utilizzo dei mezzi di dotazione. Va aggiunto che nello specifico
settore dell'addestramento ci si è avvalsi dell'esperienza e della
specifica competenza di formatori stranieri, in particolare dei
qualificati istruttori appartenenti alla polizia di Los Angeles,
limitatamente però alle sole tecniche d'uso del nuovo sfollagente,
comunemente denominato tonfa, utilizzato in servizio per la prima volta
a Genova proprio dal nucleo sperimentale in argomento, ma già impiegato
correntemente negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, nonché già
in uso nel nostro paese presso le omologhe strutture dei battaglioni
mobili dell'Arma dei carabinieri. Infatti, atteso il particolare
impiego di tale strumento, in funzione, non solo di contrasto, ma anche
difensiva, gli istruttori statunitensi sono stati quindi
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chiamati a concorrere nell'insegnamento delle modalità di utilizzo
del citato sfollagente, proprio perché si è ritenuto necessario fruire
di una più consolidata esperienza per istruire al meglio il personale
che ne doveva fare uso. In altri e più sintetici termini,
l'addestramento e la formazione, anche del nucleo sperimentale, come
già visto più in generale per tutti i reparti mobili, sono stati
diretti a realizzare le condizioni per migliorare sia la sicurezza
degli operatori, sia l'efficacia, mai disgiunta dall'equilibrio, di
ogni intervento.
Riguardo alla sperimentazione del nuovo
armamento, è stata rilevata anche l'opportunità di ricorrere a
materiali d'armamento diversi e di più moderna concezione rispetto a
quelli sinora utilizzati dai reparti mobili, in ciò avvalendosi del
disposto dell'articolo 37 del decreto del Presidente della Repubblica 5
ottobre 1991, n. 359, che prevede la possibilità di dotare il personale
della Polizia di Stato, in via sperimentale e per le esigenze dei
propri compiti istituzionali, di armi dalle caratteristiche diverse da
quelle previste dal regolamento stesso. Accelerate dall'approssimarsi
del vertice del G8, sono state quindi assunte dal dipartimento, e
seguite nella competente direzione centrale, importanti iniziative nel
quadro di una generale esigenza di miglioramento dell'efficacia degli
interventi di ordine pubblico, coniugata alla tutela dell'incolumità
degli operatori, che hanno proprio riguardato la necessità di adeguare
l'armamento dei reparti mobili della Polizia di Stato al mutato
contesto della salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Sono stati così studiati, sperimentati ed adottati strumenti
caratterizzati da maggiore versatilità, peraltro già utilizzati da
altre forze di polizia, per consentire una più efficace protezione del
personale - quando possibile -, minimizzando contestualmente i rischi
di coinvolgimento nell'azione di soggetti estranei all'obiettivo.
L'iniziativa
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ha ovviamente preso le mosse dalla normativa di riferimento, che per
l'amministrazione della pubblica sicurezza e per il personale della
Polizia di Stato che esplica funzioni di polizia, è rappresentato dal
decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n. 359, il
quale prevede, in caso di necessità e di urgenza, l'autorizzazione
all'impiego di armi diverse da quelle in dotazione per i compiti
istituzionali, purché adeguatamente sperimentate e ad opera del
personale che sia stato naturalmente preventivamente addestrato.
Quindi, detto testo normativo, da un lato, illustra quali debbano
essere in materia le dotazioni individuali e di reparto, dall'altro
prevede i presupposti necessari ad avviare la sperimentazione di nuovi
dispositivi ed il loro successivo impiego in servizio, così come le
relative procedure autorizzatorie.
A tale proposito, ai sensi
dell'articolo 37, comma 2, per la sperimentazione, e comma 3, per
l'impiego in servizio, in base ad appositi decreti ministeriali è stata
avviata la sperimentazione e disposto l'impiego in servizio,
quest'ultimo esclusivamente per le esigenze di tutela dell'ordine e
della sicurezza pubblica connessa al vertice dei paesi aderenti al G8,
di uno sfollagente di nuova concezione e di bombolette spray, in
dotazione sia individuale che di reparto, al gas irritante CS,
entrambi, come sopra ricordato, già sperimentati da reparti di forze di
polizia anche di altri Stati. Nel primo caso, l'iniziativa ha
riguardato la sola unità specializzata del I reparto mobile di Roma -
mi riferisco ai tonfa - che, a seguito di specifica autorizzazione
concessa con decreto del ministro dell'interno, ha concluso
positivamente la sperimentazione del citato sfollagente in
policarbonato, tecnicamente del tipo basic side handle button,
ma correttamente denominato tonfa, che rispetto a quello in dotazione
di reparto, consente, per la sua peculiare forma ad elle, un utilizzo
multifunzionale caratterizzato
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da maggiore efficacia e versatilità, in grado di soddisfare meglio
le esigenze difensive, di contrasto, di immobilizzazione e di
sicurezza. Nel secondo caso, invece, il ricorso alla bomboletta spray è stato
autorizzato per il personale di tutti i reparti mobili impegnati a
Genova, e consente l'immobilizzazione, a distanza ravvicinata, di
eventuali antagonisti con una concentrazione di sostanza irritante
inferiore a quella presente nella miscela utilizzata con altri
strumenti in dotazione per il lancio con arma lunga e a mano, riducendo
contestualmente il rischio di coinvolgere nell'azione persone estranee
in ragione della ridotta portata del getto, che è di 4-8 metri.
Per
quanto riguarda le dotazioni di equipaggiamento, si tiene, altresì, ad
evidenziare, pur senza volere entrare nel dettaglio, come numerosi
altri siano stati gli interventi realizzati nel settore
dell'equipaggiamento per raggiungere un miglioramento dell'efficienza
dei reparti ed un maggior livello di sicurezza per gli operatori e, di
riflesso, dell'efficacia del relativo intervento.
In quest'ottica
è stato, infatti, messo a punto - ed è in via di definitiva attuazione
- uno speciale piano di distribuzione di nuove dotazioni di protezione
sia, in generale, per tutto il personale operante (tute ignifughe con
sistema di protezione antiurto, maschere antigas, guanti protettivi,
piccoli ma potenti estintori per ogni caposquadra, speciali bardature
per i componenti del reparto a cavallo) sia, in particolare, per
l'unità specializzata (caschi in kevlar radiocollegati, assegnati anche
ai dirigenti del servizio ordine pubblico del reparto a cavallo,
stivaletti antiurto e scudi di forma rotonda adeguati alle nuove
tecniche operative).
Per quanto riguarda la logistica, in considerazione dell'aggregazione a Genova di un consistente numero delle forze
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dell'ordine e dei conseguenti problemi di gestione di una così
considerevole forza, si è ritenuto necessario istituire una struttura
deputata a seguire nel dettaglio i particolari organizzativi. Per
coordinare tutti gli aspetti suindicati e, sulla scorta del positivo
esito di precedenti esperienze registrate nel corso di similari
situazioni verificatesi a Napoli e a Trieste, è stata, quindi, prevista
la costituzione di una apposita task force, con compiti sia in fase di pianificazione sia in fase di successivo coordinamento logistico.
Detta task force è stata denominata «comando unificato della Polizia di Stato» ed è stata diretta dal sottoscritto. L'impegno della task force è
iniziato già diversi mesi prima del vertice con un'articolata e mirata
attività ricognitiva e propositiva, realizzata anche attraverso tutta
una serie di contatti con le autorità istituzionali, le organizzazioni
e gli enti locali pubblici e privati (prefetto, viceprefetto,
comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza,
Vigili del fuoco, comandante del porto, autorità portuali, ente fiera,
organizzazioni sindacali del personale e quant'altro).
In prossimità dell'evento e segnatamente ai primi di luglio, la task force si
è materialmente trasferita nella cosiddetta cittadella della Polizia,
ubicata presso l'ente fiera del capoluogo ligure, per le esigenze di
coordinamento operativo e logistico di tutti i contingenti della
Polizia di Stato, costituendo così l'interfaccia con la questura, in
modo da sollevare quest'ultima da tutte le incombenze diverse dalla
preminente gestione della situazione dell'ordine pubblico.
Mi sono
avvalso, nella circostanza, della collaborazione di funzionari
settorialmente responsabili delle unità speciali e significativamente:
funzionaro responsabile della sala situazioni, logistica e servizi,
funzionario responsabile dei reparti
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mobili, degli istituti di istruzione, delle unità speciali del
settore nautico, aereo, del settore sanitario e di quello logistico.
Per
lo svolgimento degli specifici compiti di raccordo tra i reparti e gli
uffici aggregati a Genova e quella questura, è stato costituito,
nell'ambito del comando unificato, un vero e proprio ufficio servizi
che ha affiancato il locale ufficio di gabinetto nei relativi oneri per
la predisposizione dei servizi giornalieri del personale aggregato.
La task force ha
provveduto, altresì, ad organizzare diverse armerie costantemente
vigilate ed un magazzino con riserve di materiale per l'equipaggiamento
di riserva per eventuali necessità emergenti.
Per quanto concerne
la complessità della sistemazione logistica dei circa 12.000 operatori
appartenenti alle diverse forze di polizia, aggregati per l'occasione a
Genova, sono state ricercate soluzioni alternative rispetto a quelle
abitualmente individuate presso esercizi ricettivi, poiché il capoluogo
ligure, presso le strutture alberghiere, disponeva soltanto di 1.800
posti letto, tutti prenotati dalle diverse delegazioni per
l'appuntamento del G8.
È apparso anche evidente che la
dislocazione del personale presso le strutture alberghiere del
capoluogo o della provincia avrebbe comportato enormi difficoltà
organizzative, connesse alle esigenze di spostamento di migliaia di
uomini, talvolta anche in tempi molto ristretti, tra i singoli alberghi
e i luoghi di servizio in una città che presenta obiettivi problemi di
circolazione determinati dalla particolare toponomastica,
obiettivamente aggravati in occasione del vertice, per la necessaria
chiusura al traffico di numerose strade.
La pianificazione dei
contingenti da inviare a Genova aveva evidenziato, inoltre, l'esigenza
di reperire strutture idonee anche per la sistemazione dei cavalli e
dei cani al seguito degli
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specifici reparti; pertanto, si è ritenuto opportuno individuare
soluzioni che contemplassero le diverse esigenze alloggiative con
quelle di spostamento di uomini e mezzi.
Al riguardo, con il
parere favorevole dell'ufficio sanitario della Polizia di Stato, dei
Vigili del fuoco e di una commissione organizzata nell'ambito della
questura di Genova e costituita da funzionari e rappresentanti
sindacali, sono state individuate due tipologie di soluzione per la
sistemazione di tutte le forze di polizia razionalmente distribuite in
ragione del diverso apporto di ciascuna all'impegno complessivo.
La
prima ha riguardato i moduli abitativi allestiti presso la fiera di
Genova, ove hanno trovato sistemazione, per la Polizia di Stato, i
dipendenti degli istituti di istruzione, i reparti speciali (squadre
nautiche, sommozzatori, cinofili, tiratori scelti, artificieri e
squadre NBC) esclusi i reparti mobili, il personale sanitario e
parasanitario della Polizia di Stato, gli appartenenti al Corpo
forestale dello Stato ed alla Polizia penitenziaria.
La seconda
soluzione è consistita nell'utilizzo di navi traghetto ormeggiate nel
porto di Genova ove sono stati alloggiati i reparti mobili della
Polizia di Stato ed il personale aggregato ad altri uffici di Polizia.
Come ho già detto in premessa, entrambe le soluzioni sono state utilizzate anche dal personale delle altre forze di polizia.
PRESIDENTE. Dottor Donnini, la ringraziamo per la sua relazione, della quale sono in distribuzione le relative copie.
GRAZIELLA MASCIA. Dottor Donnini, nella sua relazione lei ci ha già
fornito diversi elementi che consentono di comprendere l'importanza del
ruolo che lei ha svolto sicuramente nel vertice, ma anche nella
preparazione dello stesso. Eviterò, dunque, di rivolgerle domande
specifiche a cui lei, di
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fatto, ha già risposto, anche a conferma di altri elementi già
acquisiti, riguardanti, in particolare, le novità introdotte dal punto
di vista della dotazione e dell'addestramento, ossia le sostanze e gli spray
antiaggressione. Vorrei chiederle su questo punto specifico quali
novità siano state introdotte rispetto ai lacrimogeni, sostanze che -
come ho potuto constatare - sono state ampiamente utilizzate; comunque,
tutti riferiscono di una condizione particolare.
In ogni caso,
vorrei comprendere questa riorganizzazione così impegnativa che è stata
prodotta prima del G8, anche attraverso i corsi e le consulenze di
polizie straniere, come quella americana, costruite anche grazie allo
studio che ci è stato illustrato, affinché a Genova, in base alle
analisi compiute, si potessero prevenire i nuovi fenomeni o comunque
intervenire diversamente rispetto alle condizioni precedenti. In
particolare, ci è stato detto che l'obiettivo era di accerchiare i
violenti, di isolarli, di essere più mobili; poi, sono stati operati
cambiamenti nel corso degli interventi; tuttavia, mi sembra che il
senso delle consulenze che avete appreso dall'estero fosse il fatto che
le nostre unità erano troppo grandi e poco mobili. Le chiedo, quindi,
conferma che il senso della riorganizzazione, oltre a quelli
precedenti, avesse anche tale obiettivo. In questo caso, le chiedo cosa
non ha funzionato a Genova e perché. È, infatti, evidente che qualcosa
non ha funzionato.
In particolare, ieri ci è stato riferito dal
dottor Canterini che questo reparto sperimentale, considerato la punta
di diamante, è stato utilizzato sicuramente nei giorni 20 e 21 in una
sola occasione. È stato detto: abbiamo trovato grande difficoltà
nell'attraversare le strade ed abbiamo agito solo nell'intervento su un
furgone. Com'è possibile che questo sia avvenuto? Vorrei capirlo meglio
da lei.
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Sempre per quanto riguarda Genova, vorrei comprendere quali
interventi diretti lei abbia svolto. Mi pare di aver letto, su un
verbale, del suo intervento in via Tolemaide, alle ore 14, dove lei ha
ordinato le cariche più pesanti. Ha svolto altri interventi? Ci era
stato detto precedentemente che la sua doveva essere una funzione a
carattere prevalentemente logistica, di riorganizzazione. Poi, invece,
lei è direttamente intervenuto già dal giorno 20. Vorrei, quindi,
comprendere meglio il suo ruolo.
Rispetto all'ipotesi operativa
che avete svolto l'11 giugno (o non so se in altra data) lei ci ha
detto: abbiamo provato quello che, poi, sarebbe successo a Genova,
abbiamo fatto fare le prove ai reparti. È in questa occasione che le
forze di Polizia hanno avuto, come bersagli con cui misurarsi, persone
con le bandiere rosse? Mi risulta ci sia un filmato in questo senso,
spero possa essere acquisito.
Infine, vorrei rivolgerle una
domanda con riguardo alla scuola Diaz. Lei, risulta dai verbali, è
stato colui che ha ordinato il preallarme al reparto del dottor
Canterini perché potesse organizzare i suoi uomini per questo
intervento. Ci risulta che lei fece questa telefonata intorno alle
21-21,30 quando il dottor Canterini era in mensa alla Fiera Mare.
Vorrei, innanzitutto, chiederle conferma dell'orario. Inoltre, vorrei
sapere da chi aveva ricevuto la telefonata di preallarme e per quale
ragione si è scelto - immagino che fosse una sua scelta - che dovesse
intervenire proprio il reparto sperimentale del dottor Canterini.
Risulta, sempre da quei verbali, che lei avrebbe detto a persone
importanti, come il dottor Fournier, che l'elemento fondamentale per
decidere le modalità ed i tempi di intervento della perquisizione alla
scuola fosse un infiltrato della Polizia che avrebbe dovuto dare i
segnali: ciò risulta da due verbali. Vorrei chiederle conferma di tutto
ciò.
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VALERIO DONNINI, Funzionario direzione centrale affari generali-dipartimento pubblica sicurezza. Cercherò di rispondere a questa serie di domande nell'ordine.
Innanzitutto,
lei mi chiede le motivazioni per le quali non è stato possibile
accerchiare i violenti. Francamente, non ho il titolo per rispondere di
una scelta di impiego piuttosto che di un'altra. La direzione dei
servizi - come tutti sanno - non dipendeva da me, ma dall'unità
provinciale di pubblica sicurezza locale. Però, per quello che mi
consta, per quello che ho potuto vedere e che mi è stato raccontato,
accerchiare i violenti non era poi così semplice. Questi, infatti, si
spostavano molto velocemente in piccoli gruppi che si confondevano in
mezzo ai cortei più vari, sia quello delle tute bianche del giorno 20,
sia quello per così dire ufficiale, il più grande, del 21.
Vede,
ci siamo trovati in una situazione un po' particolare a Genova. Non si
è trattato, infatti, di un servizio di ordine pubblico come quelli che
eravamo abituati a fronteggiare, ma di una vera e propria guerriglia
urbana, del tipo di quella che fronteggiavamo negli anni settanta: vi è
stata una sorta di disabitudine a questo, ne ho fatto cenno anche nella
relazione. Ho potuto notare a Genova un fatto nuovo che, francamente,
ci ha colti alla sprovvista: mi riferisco alla tecnica che in Francia
viene chiamata dei casseur, soggetti che non intendevano
arrivare alla zona rossa - ho avuto questa sensazione - a cui non
importava affatto del G8, ma volevano semplicemente spaccare tutto
quello che trovavano a portata di mano.
Sto parlando, ovviamente,
a titolo personale, perché non dipendeva da me - ripeto - pianificare i
servizi di ordine pubblico. Ritengo, però, che una pianificazione debba
tenere conto dei tragitti del corteo e della possibilità di staccarsi
dal
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