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Audizione del questore Francesco Colucci (parte 5a)





controllare questo flusso proveniente dall'estero, oppure i controlli sono stati effettuati egualmente perché gli arrivi sono stati successivi alla sospensione del trattato di Schengen?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Per quanto riguarda la zona gialla non è avvenuta nessuna manifestazione. L'ordinanza del prefetto stabiliva che non doveva avvenire alcuna manifestazione all'interno della zona gialla che potesse incidere sulla sicurezza del vertice.
Il questore però aveva la possibilità tecnica, d'intesa con il prefetto, con il dipartimento, eccetera, di fare uno strappo alla regola, valutata la manifestazione che non doveva essere in contrasto con il vertice. Infatti, è stata autorizzata una sola manifestazione, quella dei migranti, il giorno 19 luglio, considerato che sono partiti dalla zona gialla per andare poi verso levante, e poi sono state autorizzate le piazze tematiche. Oggi esistono i telefonini, senatore, quindi io dissi al dottor Sgalla: « il capo della Polizia ha detto che...», altre indicazioni non sono in grado di darle. Il mio ufficio era un continuo telefonare con cellulari che andavano e che venivano...

ANTONIO DEL PENNINO. Su domanda dell'onorevole Mascia, lei aveva detto che il dottor Sgalla...

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Lo so, l'ho visto anche nei filmati grazie ai quali ho visto tutti i funzionari che erano presenti sul posto. Lei fa riferimento all'ordinanza di servizio. Questo non può esser frutto della questura di Genova, è frutto di una attività di intelligence svolta dalla direzione centrale di polizia di prevenzione che è in contatto con le altre polizie straniere, in particolare con quelle polizie i cui governi partecipavano al vertice. I flussi sono stati enormi, insomma. Sapevamo che all'interno del Genoa social forum c'erano delle


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associazioni poco affidabili, però ogni volta che abbiamo cercato di stabilire quel giusto contatto il colloquio era sempre molto, molto sfuggente. Lei mi deve spiegare che cosa significa impedire, quando questi dichiarano l'illegittimità del vertice e dichiarano: «noi pacificamente dobbiamo impedire il vertice bloccando l'ingresso dei varchi». Lei mi deve dire se ciò può definirsi una cosa pacifica; a quel punto già va dichiarato in un modo abbastanza aperto una contestazione non più verbale ma anche fisica. Sì, conoscevamo anche i luoghi dai quali provenivano - Torino, Venezia, Milano - però vi era una libera circolazione sul territorio.

ANTONIO DEL PENNINO. La mia domanda non era questa.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Personalmente ho dovuto anche cercare di far capire in più riunioni alle istituzioni locali che il vertice era a grossissimo rischio. Mi è stato anche detto che io volevo blindare Genova. Ho dovuto anche faticare abbastanza con qualche istituzione locale per far capire il rischio a cui andavano incontro. Non sta a me sospendere e chiedere di applicare nuovamente l'accordo di Schengen, ma al potere politico. Se fosse dipeso da me avrei sospeso molto tempo prima, ma anche sospendendo Schengen, non abbiamo fatto tanto; è certo un grosso ausilio, però, attraverso quelle frontiere - e l'abbiamo dimostrato - sono arrivate tante persone confuse nel gruppo di turisti. Teniamo presente che in quel periodo la Liguria era un luogo turistico e quindi non a caso siamo andati a controllare gli agriturismi, camping, eccetera. La gente veniva lì per le ferie: a che titolo potevo bloccare quelle persone? Tenga presente che i carabinieri di la Spezia hanno bloccato un furgoncino con dentro alcune persone che avevano qualcosa. Il magistrato di La Spezia ha


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detto: lasciate perdere, lasciateli andare. Ed è giusto anche da un punto di vista tecnico e giuridico, perché non posso attribuire loro colpe, come ho detto anche nella mia relazione. Credo di aver risposto a tutto.

IDA DENTAMARO. Mi riallaccio alla prima questione posta dal presidente Violante, perché si tratta di un tema cruciale e temo di non avere ben compreso la risposta del dottor Colucci o comunque credo che rimanga ancora qualcosa da chiarire. Lei ha fatto una differenziazione molto netta e molto precisa tra azione a tutela dell'ordine pubblico e azione antiguerriglia urbana,la quale ultima non riguarderebbe la polizia, sembra di capire;nella sua relazione introduttiva sembrava addirittura di comprendere per una questione di limiti dei compiti istituzionali della polizia, nella risposta che ha dato invece al presidente Violante, per una questione di mezzi a disposizione, di modalità operative. Ora, rispetto a questo,da un lato viene da osservare che situazioni di guerriglia urbana a Genova erano non solo prevedibili, ma assolutamente previste. Questo emerge con chiarezza dalla lettura delle stesse ordinanze, quella del prefetto, la sua, nonché da quello che ha detto ancora poc'anzi a proposito del tasso di rischio che l'evento di Genova presentava. Quindi le chiedo se non le sembra una posizione singolare quella di invocare a posteriori il travalicamento degli eventi da manifestazioni in guerriglia urbana, quasi come giustificazione di quello che poi è accaduto. D'altro lato, non posso non chiederle chi e come, a suo avviso, dovrebbe intervenire in situazioni definibili come guerriglia urbana, e le chiedo anche se lei pensa che la polizia, quando è impegnata nel mantenimento dell'ordine pubblico, debba quasi dismettere altri compiti istituzionali, cioè debba disinteressarsi della prevenzione e della repressione di reati di qualsiasi natura. Nelle


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strade di Genova sono stati perpetrati anche reati comuni, da singoli, da persone isolate, sono stati divelti pali e sanpietrini, sono stati smantellati cantieri per procurarsi oggetti contundenti, armi improprie, e nessuno è intervenuto. Ora, queste omissioni devono essere poste in correlazione con
l'idea che la tutela dell'ordine pubblico esclude tutto il resto, o per caso con una scelta precisa di concentrare l'azione di tutte le forze dell'ordine esclusivamente nella zona rossa? Dalla sua relazione questo sembrerebbe anche trasparire. Ricordo che ha sottolineato proprio la differenza tra Seattle, Nizza, Göteborg, dove i vertici non si sono potuti svolgere tranquillamente, e la diversa situazione verificatasi a Genova, però vorrei che ce lo confermasse o ce lo smentisse a chiare lettere. A questo punto è importante capire a chi e a quando risale questa scelta di dedicarsi, di concentrarsi esclusivamente sulla zona rossa. Credo che chi era all'epoca questore di Genova possa essere nelle condizioni di dare questa risposta. Poi due domande molto specifiche, molto brevi: vorrei sapere se è vero quello che si è letto, si è sentito, cioè che all'interno della scuola Diaz, come sede del Genoa social forum, era presente un informatore della polizia - parlo naturalmente prima della perquisizione contestata - poiché credo che lei sia stato il primo in questa sala, se ben ricordo, a fare riferimento ad una sala operativa internazionale. Ecco, vorrei capire meglio di che cosa si è trattato, chi vi operava, quando, in quali situazioni e con quali modalità.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Forse mi sono espresso male. Noi avevamo previsto lo scenario, ma per quanto riguarda un servizio di ordine pubblico. Il servizio di ordine pubblico - ne ho accennato anche nella mia relazione - si fa anche cercando, sempre per la buona riuscita del servizio e della manifestazione, di contemperare le esigenze dei manifestanti


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con le loro prerogative dettate dalla Costituzione.
Ci siamo trovati, invece, a Genova, davanti ad una forma di guerriglia, perché, purtroppo, è venuto a mancare flusso di notizie, di collaborazione. Quando gli stessi partecipanti al corteo escono da questo, fanno dei danneggiamenti e poi vi rientrano, quando cioè sfuggono da una parte all'altra, questa può essere definita guerriglia. Non si è trattato di una nostra impreparazione; eravamo preparati ad un servizio di ordine pubblico, pianificato molto bene; quando lo scenario, per la connivenza di alcuni gruppi di manifestanti (vi era anche una grandissima parte pacifista, che cercava di contrastare i violenti), è cambiato, noi ci siamo trovati in difficoltà a contrastare, senza coinvolgere i manifestanti pacifici, le azioni di guerriglia, che, purtroppo, si andavano perpetrando a Genova. Ci vuole la collaborazione degli organizzatori, come ho già chiarito nella mia relazione. Ho anche detto che erano state prese in considerazione possibili azioni di guerriglia, per fronteggiare le quali, erano stati previsti nuclei mobili disseminati sul territorio. Ma questa strategia non ha funzionato, per la copertura, tra virgolette, di alcuni.
Non è vero che non ci siamo interessati di altri reati comuni; anzi, la questura di Genova è stata potenziata proprio per il controllo del territorio. Quei reati comuni - rubare presso imprese materiale da portare con sé durante i cortei - non sono più reati fini a sé stessi. Abbiamo fatto diversi interventi, su sollecitazione, presso ditte di lavori stradali ed altro, per contrastare le persone che si stavano armando in questi cantieri. La questura di Genova (l'ha fatto il sindaco, credo) ha sollecitato, anche, la chiusura dei cantieri e l'eliminazione di tutte le impalcature che si trovavano nel territorio. Non è vero che ci siamo concentrati sulla zona rossa: nella relazione, ho chiarito bene che sono stati impiegati


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circa 5 mila uomini in turni in quinta (cioè h 24), con i quali abbiamo difeso una cittadella, composta da circa 35 mila genovesi, più altre 17 o 20 mila appartenenti alle delegazioni. Il nostro sguardo, oltre la «linea rossa», invalicabile, si è rivolto alla zona gialla, con funzioni di cuscinetto. La difesa è effettivamente riuscita per gli scopi prefissi. Nella zona gialla, per fronteggiare l'ordine pubblico avevamo circa 3 mila uomini, cui vanno aggiunti altri 3 mila circa per vigilanze fisse ed altri tipi di servizi, da svolgere sia nella zona gialla sia in altre parti della città.
Per quanto riguarda la scuola Diaz, non mi risulta nel modo più assoluto - lo dico con la massima sincerità - che vi fosse un infiltrato.
Relativamente alla sala operativa internazionale, dagli atti risulta che alla questura di Genova vi erano diverse centrali operative: centrali operative interforze dell'ordine pubblico; centrali dei servizi degli enti che lavorano sul territorio (Croce rossa, ENEL, AMNU ed altri); una centrale relativa alle scorte ed a tutti gli altri servizi interessati al G8 ed una centrale internazionale, cui facevano riferimento le polizie straniere interessate al vertice (infatti, le notizie confluivano dai loro paesi ed erano riportate a noi attraverso la direzione centrale di polizia e prevenzione, dov'era presente anche il dottor Luperi).

FILIPPO MANCUSO. Signor questore, le pongo una domanda su un argomento che non mi è stato chiaro sin dall'inizio. Lei ha indicato una serie di consultazioni presso il suo gabinetto, per valutare se, come e perché intervenire. Afferma di essersi avvalso, oltre che delle sue responsabilità e competenze, anche del consiglio, del sostegno e della consultazione degli organi superiori rappresentati presso il suo ufficio da Roma. A tali consultazioni, è mai intervenuto in


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forma diretta o indiretta e, comunque, è stato tenuto informato e consultato a distanza sulla possibilità e, in seguito, sull'effettuazione dell'intervento, il generale Siracusa e se, in qualche modo, è stato coinvolto, quando è avvenuto ciò, in quali termini e con quale esito?
La conclusione della sua relazione ha due punti di emergenza: il primo è la nobile accettazione del provvedimento gerarchico che la colpisce. Ciò le fa onore e giustifica l'essersi, ella, signor questore, definito uomo delle istituzioni. Però, ha fatto seguire, in due passaggi del suo intervento, una riserva circa la conduzione dell'inchiesta che l'ha riguardata e che ha portato a tale esito e, addirittura, un addebito di falsità o, perlomeno, di falsità omissiva da parte di uno degli ispettori. Le chiedo di confermare, chiarire e lumeggiare, possibilmente in forma sintetica, che cosa è accaduto e come si è svolta l'inchiesta che la riguardava, se in maniera formale o, semplicemente, come mi pare lei abbia detto, orale.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Ho detto nella relazione di essere stato affiancato dal dipartimento; come questore di Genova, ogni decisione da prendere, anche formalmente (essendo l'autorità provinciale di pubblica sicurezza) è stata comunque studiata, meditata e condivisa con i superiori, sia a Genova, sia a Roma. Comunque, se ho responsabilità, le assumo pienamente. Per quanto riguarda ciò che mi ha chiesto, presidente Mancuso, sull'informazione al generale Siracusa, a quale intervento si riferiva?

FILIPPO MANCUSO. Mi riferisco all'intervento nella scuola Diaz.

 

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Ho informato - se non vado errato - il colonnello dei carabinieri, mio diretto


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interlocutore per quanto riguardava tutta l'operazione di ordine pubblico a Genova. Credo di avere informato il colonnello Tesser dei carabinieri, con il quale è sempre avvenuta una trasfusione di notizie ed informazioni.
Ho formulato qualche perplessità sull'inchiesta, anzi, nella mia relazione iniziale aggiungevo qualcos'altro: ho qualche riserva, perché si tratta di un evento talmente grande che per poterlo giudicare, nei difetti e nei pregi, bisogna viverlo, capire il lavoro complesso che è stato compiuto, ed anche - perché no? - giustificare qualche manchevolezza o accentuare il giudizio positivo su qualche azione di pregio che è stata portata a termine: non si conduce un'inchiesta in pochi giorni, che risulta così, oserei dire, precostituita.
Ho apprezzato molto il presidente Violante che ha elogiato l'attività preventiva che è stata messa in atto da quella ordinanza, ma che però non è stata presa affatto in considerazione. Sono stati invece presi in considerazione tre fatti ed, in base ad essi, si è frettolosamente, a mio giudizio, giunti a delle conclusioni. È vero, non è emerso in quest'aula il problema dei cassonetti, ma bisogna prima di tutto saper dirigere una questura per capirne le problematiche, bisogna aver condotto attività di ordine pubblico per capire quali ostacoli si possono incontrare durante il cammino. Pongo una domanda: come mai nell'ordinanza del 12 luglio non era compresa la gestione dell'ordine pubblico del 20 luglio? La risposta è semplice e l'ho pronunciata in quest'aula: non sapevamo nulla fino a due o tre giorni prima. Non è una contestazione.
Come mai Forza Nuova vuole venire a Genova? È semplice: il giorno 30 giugno si è tenuta a Genova una manifestazione di Forza Nuova, da me vietata; allora hanno detto ai quattro venti che volevano venire a Genova, lo hanno detto anche ai


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servizi; è ovvio che il questore ha il dovere, nell'ordinanza, di rappresentare ai colleghi lo scenario che si presenta. Vorrei dire di più: questi scenari li avevo dipinti anche prima del servizio di ordine pubblico, in occasione di una riunione con tutti i colleghi che venivano da fuori Genova, nella quale raccomandavo calma, tranquillità e spiegavo loro il servizio che avrebbero dovuto svolgere. Il dottor Micalizio mi ha chiesto esplicitamente se ero a conoscenza del fatto che personale dello SCO si trovava fuori dalla zona rossa: ho risposto di no. Egli ha sottolineato la gravità di tale risposta, precisando che il questore deve essere a conoscenza di questi fatti. Ho fatto presente che a Genova sono state prese iniziative da parte di altri: lo SCO agiva di sua iniziativa, ed altri di propria. Si è trattato di una mia mancanza, è giusto: il dottor Micalizio mi ha detto che avrei dovuto mandare tutti a quel paese perché, essendo io il responsabile, dovevo mandare via tutti, capo e vicecapo; questa è stata una sua argomentazione.
È seguito poi un colloquio. Appena il dottor Micalizio è arrivato a Genova, ha chiesto di parlare con me: sono andato da lui ed ho notato una faccia funerea a causa mia (dunque, avevo già compreso la situazione); ho parlato con lui per dieci minuti circa. In seguito ho rivisto il dottor Micalizio al termine dell'ispezione: mi ha parlato per altri dieci minuti, durante i quali mi ha fatto capire che la situazione era grave; poi mi ha congedato. Tutto si è svolto oralmente. Ho avuto modo di leggere copia degli atti dell'ispezione del ministero: mi risulta che un ispettore ministeriale giunge alle proprie conclusioni, senza però arrivare a chiedere anche i provvedimenti da adottare. Se svolgessi io un'ispezione, rimetterei tutto al superiore gerarchico che mi ha conferito il mandato: sarà poi tale superiore gerarchico a dover stabilire le decisioni da prendere. Il dottor Micalizio ha chiesto la mia immediata


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sostituzione e procedimenti disciplinari a mio carico, in base ad un'ispezione durata tre giorni, un colloquio durato dieci minuti prima ed un quarto d'ora dopo: penso che ciò non sia corretto e che riveli una mancanza di professionalità nello svolgere le ispezioni. L'ho detto chiaramente nella mia deposizione.

FILIPPO ASCIERTO. Svolgerò il mio intervento rapidamente: se non avessi già preparato le domande sarei senza parole di fronte alle espressioni del questore Colucci su quanto è avvenuto.
Vorrei sottoporre all'attenzione del questore alcune questioni: egli ha detto che ci sono state 124 intercettazioni ambientali preventive ed in questi giorni abbiamo saputo che Casarini era sottoposto ad intercettazione ambientale. Sapevate in anticipo, dunque, ciò che Casarini tesseva attraverso le altre organizzazioni ed i suoi rapporti con altre frange, non solo con le tute bianche. Avete però continuato a concedergli un certo credito, sperando che poi tutto si risolvesse in una manifestazione non violenta e pacifica. Avevate concordato con Casarini che in una certa zona della città si potesse svolgere una manifestazione simbolica di attacco alla zona rossa? Sapevate di una sorta di catapulta o di un arnese con ruote (tipo un ariete) che doveva essere portato in una ipotetica manifestazione medievale, proprio in quella zona? Se non ci sono situazioni su cui sta indagando l'autorità giudiziaria, lei, dottor Colucci, è a conoscenza, tramite le intercettazione ambientali, di dialoghi tra parlamentari ed esponenti di movimenti antagonisti o, se vuole, con lo stesso Casarini? Il dottor Colucci ha reso affermazioni importanti riguardo al Genoa social forum, che non è stato in grado di gestire le scuole che gli sono state affidate perché all'interno di esse - ci sono prove evidenti - c'erano dei violenti. Le affermazioni


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del questore Colucci rese oggi in quest'aula, sono state oggetto di relazione all'autorità giudiziaria? Chi gestiva i siti Internet che sono stati intercettati e che riportavano, con immediatezza, le azioni delle frange più eversive? Avrei altre due o tre domande, soprattutto su Sgalla, ma sono state già rivolte in precedenza.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Onorevole Ascierto, è vero che abbiamo effettuato 124 intercettazioni ambientali (due riguardo la posta elettronica, se non erro), anche nei confronti del signor Casarini. Seguivamo queste intercettazioni in relazione al fatto che le tute bianche dovevano portare l'ariete e cercavamo di prendere contromisure per tentare di ostacolarle: ci informavamo per capire quali erano le indicazioni. Dirò di più: un funzionario del dipartimento aveva contatti diretti con Casarini. Ciò ha consentito, la sera tra il 20 e il 21 luglio, la collocazione di quei container, perché da lui abbiamo saputo che, pur facendo parte del Genoa social forum, le tute bianche non andavano d'accordo con il network e con i COBAS: egli aveva dunque paura che altri, con frange estremiste, potessero disturbare il suo corteo, che doveva passare per via Tolemaide.
A questo punto abbiamo creato quel muro di container che la Repubblica ha descritto bene nel suo articolo. Lo scontro doveva avvenire in piazza Verdi con la famosa «sceneggiata» che dava spazio di visibilità al movimento delle tute bianche. Questo però non si è verificato. Perché abbiamo caricato i manifestanti? Lo abbiamo fatto perché quando il corteo è arrivato - e tra l'altro non era propriamente tale in quanto non autorizzato - ha immediatamente attaccato le forze di polizia. Questa è la situazione.
Non mi risultano nel modo più assoluto intercettazioni tra parlamentari ed esponenti dei vari movimenti. Se sussiste una


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situazione di questo genere sarà l'autorità giudiziaria a doversene occupare.
Con riferimento al Genoa social forum, è vero che, erano presenti dei violenti. Il Genoa social forum non ha mai fatto distinzioni; anche nei siti loro assegnati, c'erano persone appartenenti alle frange più violente. Per quanto riguarda il sito Internet non so nulla e sarà la DIGOS a riferire al magistrato.

MICHELE SAPONARA. Anch'io ringrazio il dottor Colucci per la relazione onesta, sofferta ed esauriente.
Il provvedimento del tribunale del riesame di Genova, richiamato dal questore, ha descritto la natura, la pericolosità e l'imprevedibilità delle azioni dei black bloc. Voi cosa ne sapevate prima e dopo Nizza, Seattle e Göteborg? Cosa vi avevano riferito i servizi segreti? La scelta di Genova si è rivelata infelice. Orbene, lei che ne conosce la conformazione geografica e che ha partecipato ai vari comitati dell'ordine pubblico, pur ovviamente non potendo esprimere censure o dissensi su questa scelta, ha manifestato la difficoltà di difendere Genova da eventuali prevedibili azioni di guerriglia, oppure no? E quali azioni di contrasto avete ipotizzato o suggerito per combattere questi attacchi?
Nella scuola Diaz, al momento della perquisizione, sono state rinvenute bende, barelle, cerotti, flebo ed altro materiale medico utilizzato. Si trattava di materiale che già si trovava nella scuola o è stato portato, almeno in parte, da coloro che hanno effettuato la perquisizione?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Mi scusi onorevole Saponara, ma vorrei rivolgere a lei una domanda: chi sono i black bloc? Come ho già detto nella mia relazione, i black bloc sono persone prive di un'organizzazione, le quali si incontrano


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per determinati motivi politici e praticamente fanno violenza per la violenza. A Genova sono arrivati circa 500 black bloc italiani più 2 mila stranieri. Di fatto, gli incidenti sulla piazza non sono stati provocati solamente dai black bloc, ma da altre migliaia di persone che fanno parte di frange violente nazionali. Quindi, non dovevamo difenderci solamente dai black bloc, come dimostra il contesto in cui è morto quel giovane. In questo caso, oltre ai black bloc, c'erano anche gli anarchici insurrezionalisti, i quali rappresentano una frangia molto violenta.
Per quanto riguarda la conformazione geografica di Genova, è vero che questa si conosce bene. Ecco perché già un anno prima che venisse formalizzata come città del vertice, noi abbiamo iniziato a fare un lavoro straordinario finalizzato a fronteggiare situazioni particolari nella città di Genova. Abbiamo sempre sperato di dover gestire, anche in modo parzialissimo, le manifestazioni pacifiche del dissenso che dovevano verificarsi sul territorio. Il nostro obiettivo era quello di cercare di isolare i violenti ed ho già spiegato nella mia lunga relazione perché non ci siamo riusciti.
Con riferimento al materiale medico rinvenuto alla Diaz, personalmente non ne so niente, ma se è vero che sono stati trovati cerotti e flebo, questi non sono stati certo portati dalla Polizia di Stato e dalle altre forze di polizia; evidentemente si trattava di materiale giacente in quella scuola e apprendo ora dalla stampa che la magistratura sta indagando in tale direzione.

LUCIANO FALCIER. Mi associo al ringraziamento al dottor Colucci per la sua schiettezza, come diceva qualche mio collega, ma anche per la completezza, la puntualità e, aggiungerei, per la passione che manifesta, neppur tanto velata, per il suo lavoro e per quanto ha voluto inserire nella relazione.


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Le domande che vorrei fare sono le seguenti. Al di là delle sue competenze - le norme su questo punto sono chiare: lo stesso capo della Polizia, il dottor De Gennaro, audito in quest'aula venendo qua ha letto quanto previsto dalla legge circa le competenze del capo della Polizia, anche se credo che di questo non si tratti perché lei si è assunto tutte le responsabilità, e forse non solo le sue -, vorrei che lei potesse chiarirci quale fosse il suo interlocutore, non solo come responsabile dell'ordine pubblico in quel momento a Genova. Esiste un suo interlocutore gerarchico, essendo lei comunque un funzionario dello Stato? È il prefetto? È il capo della Polizia? È qualcun altro? A mio avviso, gerarchicamente, pur avendo delle competenze specifiche che la legge le attribuisce, probabilmente un interlocutore, dovrebbe esserci. In pratica: se lei avesse individuato carenze, mancanze o ritardi nelle esigenze, a chi si sarebbe dovuto rivolgere?
In secondo luogo, vorrei sapere chi firmava - forse in parte lei ha già risposto - le comunicazioni e le richieste da parte del Genoa social forum alla questura. Abbiamo visto, infatti, una serie di documenti spesso non firmati da nessuno, ai quali è stata apposta solo una sigla a stampa. Nei casi, da lei citati, delle richieste di autorizzazioni a manifestazioni o cortei, c'era qualcuno che firmava? In caso affermativo, e può fornirci il nome?
Concludo, chiedendo cosa comporti il mancato rispetto delle sue ordinanze: vi sono delle sanzioni? Si determineranno dei reati? Vi sono responsabilità da far valere da parte di chi non ha dato ascolto alle sue ordinanze?

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Con riferimento al mio interlocutore gerarchico, secondo una mia interpretazione, l'autorità di pubblica sicurezza ha per interlocutore il capo della Polizia; anzi, dovrebbe avere come suo interlocutore


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direttamente il ministro, perché il ministro è autorità nazionale, laddove invece il questore è autorità locale. Il ministro dà le direttive al questore attraverso il direttore generale della pubblica sicurezza e il questore attraverso tale direttore riversa le notizie al ministro. Il direttore generale della pubblica sicurezza è anche capo della Polizia e, quindi, credo che un rapporto gerarchico comunque esista, anche se non nell'attività di piazza. È questa una materia che sarebbe interessante approfondire.
Doverosamente, per ogni azione che devo intraprendere per quanto riguarda la mia attività tecnica, devo fare riferimento al prefetto di Genova, che è colui che mi fornisce le direttive politiche del ministro. Se faccio presente al prefetto che domani potrebbe svolgersi una certa manifestazione a Genova, tecnicamente potrei autorizzarla, però il prefetto può ritenere che non sia il caso per una situazione di emergenza verificatisi altrove. Mi dà quindi l'input politico dicendomi di autorizzarla o vietarla a seconda delle circostanze.
Chiaramente il tutto viene, almeno per quanto mi riguarda, rapportato anche al Ministero ed al capo della Polizia, perché il confronto deve essere diretto per tutto ciò che riguarda sia la polizia giudiziaria sia le problematiche di ordine pubblico. Per quanto riguarda gli avvenimenti della stazione Principe, dove la polizia caricò quei manifestanti dei centri sociali che volevano prendere il treno senza pagare il biglietto - è stato un caso eclatante -, ricevetti disposizioni dal dipartimento tendenti a far rispettare la legge. D'altra parte il questore deve fare rispettare la legge! Gli input, le direttive, il questore li può quindi ricevere sia dal dipartimento, sia dal prefetto.
Per quanto attiene le richieste del Genoa social forum, alcune sono effettivamente senza firma: quelle con cui sono stati richiesti i percorsi per le manifestazioni sono però sempre


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firmate, ora da Morettini, ora da Kovac o da altri. Mi sembra ci sia anche un certo Demontis che, se non erro, ha firmato quella dei migranti. Anche questo, ed i migranti, fanno comunque parte del Genoa social forum.
Per quanto riguarda le ordinanze, se una persona non si attiene alle ordinanze del signor questore, questa - funzionario o altro - è soggetta a procedimento disciplinare. Se l'omissione riveste carattere penale, è soggetta anche ad un'eventuale denuncia penale.

PRESIDENTE. Signor questore, la ringrazio. Lei si era riservato di consegnare al Comitato una serie di documenti. Vorrei sapere se può consegnarli ora e se sono riservati.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. I documenti hanno carattere di riservatezza. Li consegno comunque ora.

PRESIDENTE. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione il possibile prosieguo dei lavori odierni. Ricordo che abbiamo convocato per le 17 il dottor Andreassi e che il dottor La Barbera è già qui in attesa da circa mezz'ora. Se procediamo come fatto fino ad ora, credo che per le 20 si sia in condizione di ascoltare il dottor La Barbera. Si tratta di decidere se oggi si intenda, come credo, ascoltare entrambi i funzionari - e quindi cercare dì contenere i tempi di intervento - ovvero ascoltare solo il dottor La Barbera. In tal caso, per correttezza dovremmo chiedere al dottor Andreassi di essere ascoltato in un'altra giornata. Vorrei conoscere il vostro pensiero su tale questione.

LUCIANO VIOLANTE. Signor presidente, la mia opinione è che sarebbe bene sentire in ogni caso oggi i due funzionari, sapendo naturalmente che i lavori potrebbero finire molto tardi. Questo forse gioverà all'autocontenimento, per così dire, di tutti noi.


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PRESIDENTE. Per non abusare della sua disponibilità, dobbiamo in ogni caso chiedere al dottor Andreassi di presentarsi alle ore 18 e non alle 17. Non vorrei comunque posticipare ulteriormente il suo intervento. Sospendo brevemente la seduta per dieci minuti.

La seduta sospesa alle 15,30, è ripresa alle 15,55.









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Pubblicato su: 2005-07-05 (1090 letture)

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