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2001.07.21 CNN Italia La giornata





CNN Italia 21 luglio 2001

GENOVA (CNN) -- In quelli che probabilmente verranno ricordati come gli incidenti più gravi mai accaduti durante un vertice del G8, è scoccata purtroppo anche l'ora della tragedia: venerdì pomeriggio un dimostrante italiano di 23 anni - Carlo Giuliani, originario di Roma ma residente a Genova - è rimasto ucciso in via Caffa, nei pressi di piazza Tommaseo. E' la prima vittima delle manifestazioni anti-globalizzazione che da un anno e mezzo accompagnano tutti i vertici internazionali.

Come raccontato da diversi testimoni e come alcune foto scattate dall'agenzia Reuters sembrano indicare, il ragazzo è stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco sparato da un carabiniere, prima di essere investito dal mezzo su cui si trovavano gli stessi agenti. I fatti sono avvenuti poco dopo le 17. In serata il ministero degli Interni ha diffuso un comunicato nel quale si parla esplicitamente di colpi di arma da fuoco, ma nello stesso tempo si invita alla cautela.

"L'episodio mortale - spiega il Viminale - è accaduto nel corso di un violento assalto contro un autoveicolo dell'arma dei carabinieri che ha procurato il ferimento di alcuni militari a bordo. Nella drammatica circostanza, la cui dinamica di sta ricostruendo, il giovane dimostrante è stato raggunto da un colpo di arma da fuoco, presumibilmente esploso a scopo difensivo da uno dei carabinieri feriti. Qualsiasi ulteriore ricostruzione dei fatti è al momento prematura". Fini: legittima difesa

In un primo momento la polizia aveva parlato di un sasso che avrebbe colpito alla testa il dimostrante. Più tardi però il vice premier, Gianfranco Fini, aveva dichiarato: "E' giusto attendere l'autopsia e qualche indicazione in più dagli inquirenti. Ci sono numerose testimonianze che lasciano intendere che probabilmente si è trattato di una reazione da parte di un milite dei carabinieri, oggetto insieme ad un collega di un tentativo di linciaggio. Dico subito che la legittima difesa è prevista nel nostro codice".

Ferito gravemente anche un carabiniere
Anche un carabiniere - un appuntato del VI battaglione Toscana - è rimasto gravemente ferito durante gli scontri riportando lo sfondamento di un'orbita oculare e un grave trauma cranico. Il militare è stato colpito da una pietra lanciata dai manifestanti. Almeno altri 180 feriti sono stati segnalati in altre zone della città. La polizia ha fermato 38 manifestanti.

Chi era Carlo Giuliani
Carlo Giuliani aveva alcuni piccoli precedenti per porto di coltello, resistenza e oltraggio, e pare fosse segnalato alla prefettura come tossicodipendente.
Era figlio di un noto sindacalista della Cgil, Giuliano Giuliani, che si era trasferito da Roma a Genova per ricoprire l'incarico di segretario generale della funzione pubblica. Il giovane viveva di elemosina che chiedeva in città in compagnia dei suoi animali. A scuola aveva frequentato il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Genova, nel quartiere residenziale di Castelletto, e un suo ex compagno ricorda come già allora fosse impegnato politicamente: "Con noi aveva organizzato le occupazioni alla metà degli anni Novanta, poi l'abbiamo perso di vista. Non sapevamo che adesso facesse il punk''.
''Sicuramente però - racconta ancora il suo ex compagno di scuola - Carlo aveva simpatie di sinistra. Era un ragazzo molto determinato ma anche molto introverso''.

Due colpi in volto
Giuliani ha perso la vita in seguito a due colpi in pieno volto: sulla fronte una profonda ferita lacero contusa e all'altezza di uno zigomo un foro circolare, simile a quelli provocati da colpi d'arma da fuoco.
L'ha riferito l'infermiera del Genova Social Forum che per prima è accorsa sul luogo dell'incidente.
La ragazza ha riferito che Giuliani portava un passamontagna nero. "Sono stata io a levarglielo e ho visto quelle ferite". Erano da arma da fuoco? "Non lo so, so solo che quel ragazzo quando siamo arrivati era appena morto. Aveva gli occhi azzurri e perdeva molto sangue dalla bocca. Qualcuno gli ha fatto un massaggio cardiaco, ma inutilmente".

Il racconto del fotografo testimone
Dylan Martinez, fotografo capo dell'agenzia Reuters in Italia, ha fornito la sua testimonianza della morte di Giuliani. Ecco alcuni dei passaggi chiave che il testimone ha riferito alla sua agenzia. ''Decine di giovani stavano tirando pietre ai poliziotti antisommossa. Loro rispondevano con i lacrimogeni. Era una scena che si è ripetuta più e più volte oggi.
''All'improvviso un piccolo gruppo di manifestanti, che in gran parte indossavano caschi o maschere, si è avvicinato a una jeep blu dei carabinieri con i finestrini protetti e con i militari all'interno.
''Hanno bombardato il veicolo con pietre, poi sono saltati sul tetto e hanno iniziato a spaccare i finestrini con sbarre di metallo e assi di legno. I carabinieri dentro la jeep gridavano".
''Uno dei manifestanti ha afferrato un estintore rosso che si trovava a terra. Portava i blue jeans, una maglietta bianca senza maniche e un passamontagna nero".
''L'uomo ha brandito l'estintore con le due mani sopra la testa. Era proprio dietro la parte posteriore della jeep, il cui finestrino era stato infranto".
''Due colpi sono risuonati dall'interno della jeep, e il manifestante si è accasciato al suolo. La jeep ha fatto marcia indietro passando sopra al torace del giovane, poi ha innestato un'altra marcia ed è partita in velocità".
''Il sangue colava dall'occhio destro dell'uomo mentre i suoi compagni cercavano invano di rianimarlo. Un uomo con un casco bianco e rosso gli ha preso la mano per sentirgli il polso, ma il cuore non batteva più".

Fiori sul luogo della morte
Protetto da un cordone di manifestanti, il corpo di Giuliani è rimasto circa un'ora sul selciato di piazza Gaetano Alimonda. Alle 19 è giunto sul posto un mezzo dell'azienda trasporti funebri e il corpo è stato portato via, mentre molti dei giovani presenti urlavano ''assassini, assassini''.

Subito dopo la rimozione del corpo della giovane vittima i manifestanti presenti all'angolo tra via Caffa e piazza Alimonda hanno gettato di tutto contro le forze dell'ordine che arretravano. Da una parte volavano bottiglie molotov, pietre, bottiglie vuote; dall'altra i lacrimogeni.
Più tardi, sul luogo dove Giuliani è morto sono stati deposti fiori, scritte, magliette, in una sorta di piccolo altare improvvisato.

Gli scontri
Le violenze sono cominciate venerdì in mattinata: gli attivisti del black block, l'ala "dura" del movimento antiglobalizzazione, hanno cominciato a infrangere vetrine e bruciare cassonetti e hanno preso d'assalto un bancomat in piazza Tommaseo. Fatti sgomberare dalla polizia i dimostranti, circa tremila, tutti vestiti di nero, con il volto coperto da un fazzoletto e armati di caschi, spranghe, sassi e bottiglie molotov, si sono avviati verso il carcere di Marassi, assaltando lungo la strada un paio di distributori e un autonoleggio, che è stato devastato. Alcune automobili sono state incendiate.
La polizia ha risposto ai lanci di bottiglie molotov e pietre con gli idranti e sparando lacrimogeni.
Davanti al carcere, hanno cominciato a gettare sassi e bottiglie molotov alle finestre. Qui per un po' hanno anche avuto la meglio sulle forze dell'ordine, sopraffatte per inferiorità numerica.
Terminato l'assalto al carcere si sono recati in piazza Manin, dove si sono uniti al sit-in delle altre associazioni aderenti al Genoa Social Forum. Qui però un attacco della polizia contro di loro ha coinvolto anche i manifestanti della rete Lilliput, che erano seduti per terra accanto a loro con le mani alzate e dipinte di bianco. Cinque persone, tra le quali la deputata di Rifondazione comunista Elettra Deiana, sono rimaste ferite.

Le Tute bianche invece, non hanno inscenato una guerriglia urbana, ma sono riuscite a un certo punto ad aprire un varco simbolico nella zona rossa: una ragazza, seguita da altri tre manifestanti, è penetrata in uno dei posti di blocco: subito sono stati respinti dalle forze dell'ordine.
Poco dopo le 17, quando le cariche della polizia contro l'ala dura avevano coinvolto anche manifestanti pacifici, il grosso degli attivisti del movimento antiglobalizzazione ha deciso di ritirarsi verso lo stadio Carlini.

"La polizia ha esagerato"
Il presidio della Rete Lilliput in piazza Manin è stato tolto alle 16.30 "come atto di rinuncia in una situazione insostenibile". "Alle 15.30 - ha detto il portavoce del movimento Stefano Lenzi - il black block 'scortato' dalla polizia è arrivato in armi all'interno della piazza tematica di Rete Lilliput, dove è stata scatenata dalle forze dell'ordine una carica".
Il portavoce del Genoa Social Forum Vittorio Agnoletto ha invitato i manifestanti ad andarsene dicendo che anche il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, ha ammesso che la polizia ha esagerato. Agnoletto ha criticato le forze dell'ordine che non hanno isolato i gruppi di estremisti e anzi li hanno scortati in piazza Manin.

Il varco nella zona rossa
La violazione, seppur simbolica, della zona rossa, da parte dei dimostranti è avvenuta all'altezza di un cancello al centro della lunga inferriata che taglia in due piazza Dante.
Per oltre un'ora, oltre a battere sistematicamente contro le grate di ferro gridando slogan e lanciando bottiglie d'acqua, torsoli di mela e palloncini oltre l'ostacolo all'indirizzo delle forze dell'ordine, alcuni manifestanti hanno iniziato a premere ripetutamente sulle ante del cancello, fino ad aprirlo. Un urlo di gioia si è levato nel gruppo quando una delle due ante si è spalancata.
Una ragazza e altri tre dimostranti sono riusciti a entrare nella zona rossa passando in uno stretto corridoio tra il cancello divelto e una grata applicata alla parte anteriore di un mezzo blindato sistemato ad ulteriore protezione del varco. Dopo pochi metri i quattro dimostranti sono stati bloccati dalle forze dell'ordine e respinti oltre il varco.

Con il contributo di ANSA









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Pubblicato su: 2005-07-05 (763 letture)

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