Welcome to :- Pillola Rossa -:!

     Sostieni Pillola
Materiale per linkare Pillola Rossa e le controinchieste al proprio sito. Bottoni, banner, web-flyer.

     Menu
· Home
· Archivio
· Argomenti
· Cerca
· Enciclopedia
· FAQ
· Forums
· I tuoi dati
· Inserisci articolo
· Journal
· Messaggeria
· Scrivici
· Segnalaci
· Statistiche
· Top 10

2001.07.22 Repubblica Placanica parla





Repubblica 22 luglio 2001

Il giovane militare di Catanzaro racconta l'assalto alla sua Land Rover, il terrore, la reazione

Mario, vent'anni, confessa
"Ho avuto paura di morire"

di CLAUDIA FUSANI

GENOVA - "Ho sparato perché ho avuto paura di morire. Ho messo il colpo in canna, ma ho messo anche la sicura, poi non so come sia successo, mi tremavano le mani e ho sparato". Lo dice e lo ripete, fra le lacrime, quasi ossessionato Mario Placanica, carabiniere di leva. E' chiuso in una stanza in un'ala lontana di Forte San Giorgio, la sede del comando provinciale dei carabinieri, un fortino con i muri di cinta che affacciano sul mare. Può sentire bene i duecentomila del corteo no global che passano lì sotto in corso Italia e gridano a quel fortino: "Assassini, assassini". Lo hanno anche scritto in uno striscione nero lungo quaranta metri. E' sotto choc, non si dà pace. Ha ammesso tutto davanti ai magistrati Anna Canepa, Francesco Pinto e Andrea Canciani durante la notte, ha firmato il verbale e ha chiesto di poter essere dimesso dall'ospedale. Erano le tre. Il suo è stato un racconto drammatico che la procura di Genova sta valutando attentamente.

Comincia all'alba la giornata maledetta del carabiniere ausiliario in servizio al battaglione di Palermo e spedito in missione G8 da un paio di settimane. E' un giovane alto, magro, i capelli cortissimi che fra le lacrime ha ripetuto ai magistrati: "Posso fare ancora fare questo lavoro? Io ci tengo". Una giornata impossibile, la città militarizzata come neppure lui si sarebbe mai immaginato, container, blindo, carrarmati, le squadre in assetto militare e antisommossa, fumogeni, caschi e maschere antigas. "Entro in servizio alle sei del mattino in piazza Kennedy, a piedi con il mio battaglione. Durante la giornata siamo risaliti verso la zona degli scontri. Eravamo in mezzo alla cariche almeno da mezzogiorno, sempre lì, in quelle strade fra la ferrovia, la collina e le case, avanti, indietro, una carica, una controcarica e poi gli assalti". Da impazzire, il caldo, la tuta antisommossa, la maschera antigas e una città che non conosce e dove fra il fumo delle barricate e quello dei lacrimogeni è facile perdere l'orientamento.

La squadra di Mario era già rimasta coinvolta in uno scontro terribile un paio d'ore prima quando in corso Torino un blindato dei carabinieri era stato "conquistato" dai black bloc e incendiato con le molotov. I militari a bordo avevano fatto appena in tempo a fuggire ma ancora pochi secondi e sarebbero finiti ostaggi di quei giovani scatenati vestiti di nero e col cappuccio.

Alle cinque del pomeriggio il quartiere sembrava riconquistato e piazza Alimonda poteva anche essere l'ultima carica della giornata. "Ci spingono sempre a piedi prima verso via Barabino, poi via Caffa. Dietro abbiamo due mezzi a protezione. C'è molto fumo". I lacrimogeni sono caricati con una sostanza urticante che annebbia la vista e toglie il fiato. "Mi sento male - racconta ancora il carabiniere - il filtro della maschera non mi fa più respirare e mi levo tutto, casco e maschera. Chiedo ai colleghi di salire sulla jeep. Vomito. Sale anche un altro militare, sta male anche lui". La carica sembra respinta. C'è un momento di rilassamento. Sono tre i militari sulla jeep. Forse è finita.

Invece no. Dalla strada sul lato sinistro della piazza si materializza all'improvviso un altro gruppo di black bloc. Venti, trenta persone che assaltano la jeep rimasta incastrata fra i cassonetti che poco prima erano stati usati come barricate dai no global. "Uno di loro ha in mano un palo della segnaletica stradale e sfonda il lunotto posteriore, dove sono io, sdraiato. Un altro con un asse di legno in mano fa lo stesso contro il finestrino laterale. Uso lo spray urticante ma il vento lo riporta dentro l'abitacolo. Loro hanno i passamontagna e i caschi. Noi non ci vediamo più, si annebbia la vista e ci manca il respiro".

Il carabiniere di leva arma la pistola, carica il colpo, dice ai magistrati di aver messo anche la sicura. "Urlavo andate via, andate via. Mi tremavano le mani, ma ho sparato, nel vuoto, davanti a me". Nel vuoto c'era Carlo Giuliani, appena tre anni più di lui. Due ragazzi. "E' stata una fatalità accaduta dopo una giornata di choc" dice l'avvocato Umberto Pruzzo. E' andata che "un ragazzo dell'80 ha sparato e ha ucciso uno del '78".









Copyleft © by :- Pillola Rossa -: Some Right Reserved.

Pubblicato su: 2005-07-05 (665 letture)

[ Indietro ]




PHP-Nuke Copyright © 2005 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.76 Secondi