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2001.07.26 Libero Verbali prima deposizione





Libero - venerdì 26 luglio 2001

Pubblichiamo integralmente i verbali di interrogatorio, già diffusi dal quotidiano genovese "Il Lavoro", dei due carabinieri direttamente coinvolti nell'episodio della morte di Carlo Giuliani. Il primo è quello di Mario Placanica, il giovane militare ausiliario di Catanzaro e in forza al 12° Battaglione Sicilia di Palermo, che ha sparato al ragazzo.
Il secondo è il verbale d'interrogatorio di Filippo Cavataio, il carabiniere palermitano che era alla guida del Land Rover da cui Mario Placanica ha sparato. Entrambi gli interrogatori si sono tenuti la sera stessa della tragica morte del giovane Carlo Giuliani.

L’anno 2001 addì 20 del mese di luglio alle ore 23,00 negli uffici del Nucleo Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Genova, davanti ai Sostituti Procuratori Anna Canepa, Francesco Pinto ed Andrea Canciani, è presente Placanica Mario, nato Catanzaro il 13/08/1980, Carabiniere Ausiliario in forza al 12 BTG Sicilia di Palermo, che viene sentito in qualità di persona sottoposta ad indagini in relazione alla morte di Giuliani Carlo nato a Roma il 14.3. 1978 avvenuta in Genova in data odierna in via Caffa a seguito dei disordini scaturiti dalle manifestazioni relative al G.8. Fonti di prova: informazioni testimoniali, acquisizione da internet di immagini tratte da video riprese. Ai sensi dell’art. 64 C.P.P. la persona sentita viene avvisata che le dichiarazioni che rende potranno essere sempre utilizzate nei suoi confronti; che ha altresì facoltà di non rispondere ad alcuna domanda e che comunque il procedimento seguirà il suo corso; che se renderà dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri assumerà in ordine a tali fatti la qualità di testimone salve le incompatibilità previste dall’art. 197 e le garanzie di cui all’art. 197 bis C.P.P.
Richiesto di nominare un difensore di fiducia dichiara: nomino l'avvocato Umberto Pruzzo del foro di Genova qui presente; richiesto altresì di eleggere domicilio per eventuali comunicazioni dichiara presso lo studio del difensore via XX settembre 3/13. La persona sottoposta all'indagine dichiara: intendo rispondere.

«Ero schierato con il mio plotone dalla mattina; eravamo in servizio dalle 6,30 circa. Dopo essere partiti dalla Fiera del mare siamo stati schierati in città insieme ad altre 100 persone circa, cioè 2 plotoni. Nel pomeriggio ci trovavamo schierati in una zona della città, dove vi erano stati scontri violenti nel corso dei quali è rimasto bruciato anche un blindato dei carabinieri. Nel corso di questi scontri io personalmente ho sparato lacrimogeni in quanto addetto specificatamente al lancio dei lacrimogeni.
Faccio presente che con tutto il plotone ci muovevamo a piedi seguiti dai due defender e cioè 2 Land Rover, una con a bordo il colonnello che ci coordinava e l'altra con a bordo un altro ufficiale. In quanto addetto a sparare i lacrimogeni, a causa del fumo, dopo ripetuti lanci, avevo inalato molto fumo e la mia maschera non era più in grado di proteggermi adeguatamente e quindi avevo occhi e viso in fiamme. Per questo motivo ad un certo punto mi sono avvicinato al defender ed ho chiesto soccorso e sono salito sul mezzo dove ho iniziato a sentirmi male vomitando. Il mezzo su cui sono salito era quello guidato dall'autista Cavataio.
Dopo che sono salito sul mezzo, il plotone ha subito una carica dai numerosi dimostranti, carica che è stata respinta; a bordo del Land Rover abbiamo seguito il plotone; ad un certo punto la situazione si è tranquillizzata ed allora il personale del plotone, per prendere aria, si è tolto la maschera antigas; a questo punto sul mezzo su cui mi trovavo in compagnia del solo autista è salito un altro collega di cui al momento non ricordo bene il nome che aveva avuto dei problemi coi lacrimogeni come me. A questo punto però i dimostranti si sono avvicinati ed i carabinieri li hanno caricati per respingerli; la carica dei carabinieri è stata però respinta dai manifestanti - la confusione era moltissima - l'autista della vettura ha cercato di fare retromarcia, circondato dai manifestanti che avevano rotto il blocco del plotone, ma è rimasto bloccato da un cassonetto della spazzatura ribaltato a terra dai manifestanti e pieno; se fosse stato vuoto la Land Rover sarebbe stata in grado di superare l'ostacolo; a questo punto io ed il collega dietro ci siamo impauriti, anche perchè i manifestanti hanno continuato a lanciare pietre di grosse, anzi enormi dimensioni.
I vetri della Land Rover, quelli laterali e posteriori (il Land Rover ha vetri protetti da griglia metallica solo sul davanti) erano stati nel frattempo mandati in frantumi dal lancio di pietre. Io mi sono messo a gridare, dicendo all'autista di scappare ed urlandogli che ci stavano ammazzando; eravamo infatti circondati dai manifestanti, io ho inteso che ce ne fossero centinaia; in quel momento ho visto in difficoltà il mio collega e ho pensato che dovevo difenderlo; l'ho abbracciato per le spalle ed ho cercato di farlo accucciare sul fondo della jeep; io scalciavo perchè i manifestanti mi tiravano per una gamba che mi veniva afferrata dall'esterno, per cercare di tirarmi fuori dalla macchina; hanno anche tirato oggetti pesanti che non ho neanche capito di cosa si trattasse; mi è stato dato un colpo con qualcosa di estremamente pesante e metallico.»
L'ufficio dà atto che Placanica zoppica manifestamente con la gamba destra e mostra un ginocchio destro gonfio ed escoriato. «Mentre eravamo accucciati e ci difendevamo dagli assalti che ho descritto continuavano ad arrivare nella vettura pietre, il mio amico è rimasto colpito da una pietra sotto l'occhio ad altezza dello zigomo, a questo punto sempre più terrorizzato urlavo all'autista di muoversi che non ce la facevo più; dopo avere gridato mi hanno colpito con una grossa pietra in testa, di colore bianco, con i lati taglienti; mi hanno colpito con la pietra che non veniva lanciata, per ben due volte, la pietra mi ha colpito in testa ferendomi; alla vista del sangue e del mio amico ferito ho messo il colpo in canna alla pistola che tenevo nella fondina a coscia, rimettendo poi però la sicura.
Nel frattempo intimavo ai manifestanti di finirla perché sennò avrei sparato, loro imperterriti hanno continuato a colpire ed a lanciare pietre. Nell'agitazione e cercando di difendermi, mi sono accorto a posteriori che con la mano avevo nel frattempo inavvertitamente levato la sicura. Il lancio di pietre è continuato ed io ho sentito la mia mano contrarsi e partire dalla mia pistola 2 colpi di arma da fuoco; io ero in posizione accucciata con la mano alzata ed armata, la mia mano con la pistola era quella che spuntava dalla camionetta».
A domanda risponde: «Alla mia vista nel momento in cui puntavo la pistola non aveva persone, percepivo che vi erano aggressori ma non li vedevo percependo solo il continuo lancio di pietre. Ero convinto che vedendo l'arma avrebbero desistito ed invece hanno continuato».
A domanda risponde: «Per quello che posso ricordare mi pare di avere tenuto la pistola in mano con le modalità riferite, per circa un minuto. Anche dopo che sono partiti i due colpi il lancio delle pietre è continuato; nessuno ha urlato, nessuno ha detto nulla in merito alla possibilità che avessi colpito qualcuno. Io ero accucciato e non ho fatto caso se avessi colpito qualcuno. Nel frattempo l'ostacolo rappresentato dal bidone è stato superato ed ho potuto sentire che la camionetta si metteva in moto, eravamo stremati.
Ho sentito l'automezzo spostarsi in avanti; l'ho sentito fermarsi per fare salire un'altra persona; questo collega ci ha offerto copertura con lo scudo, sistemandolo come lunotto posteriore, perché il lancio di pietre continuava. Io perdevo sangue ed ero in preda al panico anche perché sentivo che stavo per perdere i sensi, ho iniziato a tremare ed a urlare; sull'automezzo nel frattempo è salito un altro maresciallo; io ero nel panico preoccupatissimo per me e per il mio amico, lamentando la sfortuna faccio presente che io sono in servizio di leva. Ho tremato fino a quando sono arrivato all'ospedale».
A domanda risponde: «Avevo una certa pratica nell'uso delle armi, e per tale motivo sono stato scelto quale "granatista". Voglio ancora precisare che ero impaurito per tutto quello che, nel corso della giornata ed in particolare in quel frangente, avevo visto lanciare, ed in particolare temevo che venissero lanciate nella camionetta anche bombe molotov».
Verbale chiuso alle ore 00.10

L'interrogatorio dell'autista

L'anno 2001 addì 21 del mese di luglio alle ore 00.20 negli uffici del Nucleo Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Genova, davanti ai Sostituti Procuratori Anna Canepa, Francesco Pinto ed Andrea Canciani, è presente Cavataio Filippo nato a Carini (Pa) il 3.7.1977, Carabiniere in ferma biennale in forza al 12° BTG Sicilia di Palermo, che viene sentito in qualità di persona sottoposta ad indagini in relazione alla morte di Giuliani Carlo nato a Roma il 14.3.1978 avvenuta in Genova in data odierna in via Caffa a seguito dei disordini scaturiti dalle manifestazioni relative al G8.
Fonti di prova: informazioni testimoniali, acquisizioni da Internet di immagini tratte da videoriprese.
Ai sensi dell’art. 64 C.P.P. la persona sentita viene avvisata che le dichiarazioni che rende potranno essere sempre utilizzate nei suoi confronti; che ha altresì facoltà di non rispondere ad alcuna domanda e che comunque il procedimento seguirà il suo corso; che se renderà dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri assumerà in ordine a tali fatti la qualità di testimone salve le incompatibilità previste dall’art. 197 e le garanzie di cui all’art. 197 bis C.P.P.
Richiesto di nominare un difensore di fiducia dichiara: nomino l'avvocato Umberto Pruzzo del foro di Genova qui presente; richiesto altresì di eleggere domicilio per eventuali comunicazioni dichiara... [omissis]
La persona sottoposta all'indagine dichiara: intendo rispondere. «Sono stato chiamato verso le 12.30 di stamane, dal tenente. Il mio compito era quello di guidare il mezzo: avevo il compito di chiudere le file del plotone a piedi, formato dai colleghi. Nei pressi del blindato dei Carabinieri incendiato, alla guida della Land Rover dove nel frattempo ero rimasto da solo, ho raccolto due colleghi che stavano male e li ho fatti salire sulla mia vettura dietro. Tra questi uno era Placanica, dell'altro non ricordo il nome.
Arrivati nei pressi di un vicolo vicino a Piazza Alimonda, constatando che il plotone indietreggiava dietro la spinta dei manifestanti, facevo manovra in semicerchio di circa 110 gradi per ritornare sui miei passi; a questo punto i manifestanti hanno messo in atto una violenta sassaiola, nel frattempo mi sono trovato bloccata la strada da un cassonetto che era stato rovesciato lì dai manifestanti; il muso della macchina ha urtato il cassonetto, ho cercato di fare retromarcia ma il Rover dei colleghi mi bloccava da dietro. Ho spinto il cassonetto più di una volta senza riuscire a spostarlo in quanto era pieno; nel frattempo mi si è spento anche il motore della vettura; il collega Placanica ha urlato di essere stato colpito alla testa; mentre l'altro collega urlava invocando aiuto, intorno era tutto un lancio di blocchi di marmo. A questo punto ho pensato solo a fare una manovra che mi allontanasse dal contatto con questi manifestanti. Non ho parlato con i colleghi, perché indossavo la maschera antigas; non ho sentito colpi di arma da fuoco, non ho sentito nulla se non le urla dei colleghi. Sono riuscito a fare manovra e ad allontanarmi.
Non mi sono accorto di ostacoli sul mio cammino. Non ho fatto caso a persone a terra perché avevo la maschera indossata, che mi consentiva una visione parziale, per come ho già detto ed anche perché la visibilità laterale del mezzo non è ottimale. Ho fatto retromarcia e non ho sentito nessuna resistenza: anzi ho sentito un sobbalzo dalla ruota sulla sinistra, ho pensato ad un cumulo di immondizia visto che era stato rovesciato il cassonetto, ed ho pensato solo ad allontanarmi da quello sfracelo».
A domanda risponde: «Ho fatto caso che il collega sanguinava solo successivamente, durante l'azione l'ho solo sentito urlare». A domanda risponde: «Mi sono tolto la maschera solo quando ho chiesto aiuto al maresciallo perché guidasse al mio posto in quanto io non ero in grado di guidare il mezzo per il panico. Faccio presente che era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere ed ero paralizzato dal panico. Come ho detto non mi sono accorto di nulla, ho sentito parlare dell'accaduto solo a cose fatte».
Viene letto un passaggio delle dichiarazioni rese dal M.llo Amatori, in data 20.07.2001 che ha dichiarato che Cavataio gli avrebbe riferito di avere sentito gli spari mentre cercava di fare manovra. Cavataio risponde: «Non ricordo di avere riferito questa circostanza al maresciallo, tenete presente che ero nel panico».
verbale chiuso alle ore 00.45









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Pubblicato su: 2005-07-05 (1932 letture)

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