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2001.08.28 Repubblica Inchiesta per tentato omicidio





Repubblica. 28 agosto 2001

Interrogato per due ore il padre di Carlo, quell'ultima telefonata con il ragazzo poco prima della sua morte
Giuliani, nuova inchiesta per tentato omicidio
Quattro sospettati attaccarono con Giuliani i carabinieri

di MASSIMO CALANDRI

GENOVA - L'ultima inchiesta sulle violenze del G8, 'undicesima, è stata ufficialmente aperta ieri mattina dal sostituto procuratore Silvio Franz: "tentato omicidio ad opera di ignoti", recita l'intestazione del nuovo fascicolo giudiziario, anche questo dedicato alla tragedia di piazza Alimonda. Si tratta di un filone d'indagine "speculare" a quello sull'omicidio di Carlo Giuliani, spiega il magistrato, a caccia dei responsabili dell'assalto alla jeep dell'Arma. Tentato omicidio nei confronti di Mario Placanica, il militare che ha esploso due revolverate contro il ragazzo di piazza Terralba, tentato omicidio nei confronti dell'autista del "Defender" - quello che in retromarcia ha travolto il cadavere di Giuliani - e dell'altro carabiniere a bordo della camionetta, che come Placanica era rimasto intossicato dai lacrimogeni e doveva essere trasportato all'ospedale San Martino.

Nel mirino di Franz, il gruppo di giovani sconosciuti - una ventina in tutto - che quel pomeriggio circondò la jeep lanciando travi di legno, pietre, un estintore. "Per il momento non ci sono indagati", ha precisato in serata il giudice. Per il momento, perché gli agenti della squadra mobile genovese avrebbero già individuato almeno tre persone - oltre a Giuliani naturalmente - coinvolte nell'episodio: tra di loro ci sarebbe un amico di vecchia data della vittima ed un giovane commercialista, lo stesso che con una trave aveva mandato in frantumi i vetri della jeep, ferendo un militare. Altre quindici persone protagoniste quel giorno degli scontri nei pressi di piazza Alimonda, e già identificate grazie ai filmati, rischiano a loro volte di essere indagate pur non essendo direttamente coinvolte nell'aggressione al "Defender".

Nell'ambito di questa nuova inchiesta ieri pomeriggio è stato interrogato per due ore e mezza nelle vesti di "persona informata sui fatti", Giuliano Giuliani, padre di Carlo. A Silvio Franz l'uomo avrebbe raccontato di una telefonata ricevuta dal figlio quel maledetto venerdì pomeriggio: poche parole concitate con cui Carlo cercava di spiegare cosa stava accadendo nelle strade. Ma davanti al magistrato l'ex sindacalista della Cgil ha parlato soprattutto del ragazzo, delle sue amicizie, delle esperienze anche difficili, coraggiose, fatte negli ultimi anni. Giuliano Giuliani, che in queste settimane si è sempre distinto per le parole equilibrate e la serena disponibilità, lasciando il palazzo di giustizia ha preferito tacere. A chi ha chiesto se fosse stato riconosciuto qualche amico di Carlo tra il gruppo di persone che lo circondava al momento della tragedia, tanto lui quanto Franz hanno risposto "no comment". L'interrogatorio, registrato e poi trascritto, è stato secretato.

Da Roma, intanto, il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha chiesto ai giudici del capoluogo ligure con "cortese sollecitudine" una relazione sull'andamento di tutte le inchieste. Ieri in Procura è stata un'altra giornata di polemiche e confronti, anche tra i magistrati: l'invio degli annunciati avvisi di garanzia nei confronti dei protagonisti del blitz alla scuola Diaz è stato così rinviato a stamane. Si comincerà con l'iscrizione nel registro degli indagati di una decina di funzionari, e cioè non tutti quelli in servizio venerdì notte in via Cesare Battisti: dalla lista degli accusati - l'ipotesi principale è di lesioni - dovrebbero essere esclusi Giovanni Calesini, il questore vicario che tentò subito una mediazione con i manifestanti, il capo della squadra mobile genovese Nando Dominici ed un paio di commissari che restarono fuori dall'istituto scolastico.

Mentre continuano gli interrogatori sulle violenze ai danni dei fermati, scoppia il caso dei "falsi verbali": secondo i legali di decine di contestatori arrestati, le forze dell'ordine per giustificarsi avrebbero inventato le circostanze delle catture. Fotografi pestati a sangue mentre scattavano immagini e poi accusati di aver aggredito poliziotti, giovani bloccati all'interno di locali pubblici che ufficialmente risultano invece essere stati fermati in mezzo ad una piazza durante i disordini, e così via. A sostenere che sarebbero molti i casi del genere è Roberto Lamma, il legale che ha assistito cinque ragazzi ed una ragazza interrogati ieri mattina dal pm Francesco Cardona Albini. "E più riprovevole una persona che lancia un pietra ad un agente, o lo stesso agente che scrive il falso su un verbale da consegnare al magistrato? Da settembre partirà una raffica di denunce infinita", ha promesso l'avvocato. Tre suoi clienti hanno raccontato di essere stati presi, trascinati nella cittadella della Fiera del Mare, poi a Bolzaneto, quindi nel carcere di Alessandria: "E sono state sempre botte".

(28 agosto 2001)









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Pubblicato su: 2005-07-05 (648 letture)

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