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2001.08.29 Repubblica Partecipante assalto intervista





Repubblica. 29 agosto 2001

Parla uno dei sospettati dell'attacco ai carabinieri. "Sono quello con il passamontagna vicino al ragazzo che sfonda i vetri"

"Ho dato l'assalto alla jeep Carlo è arrivato per ultimo"
di MASSIMO CALINDRI

GENOVA - "In piazza Alimonda c'ero anch'io, all'assalto della camionetta dei carabinieri. Avevo un passamontagna scuro: sono quello a fianco del 'commercialista' che con il bastone sfonda i vetri della jeep. Carlo Giuliani è arrivato per ultimo, secondo me non si è neppure reso conto di cosa stava davvero accadendo: sono sicuro che non l'ha nemmeno vista, la pistola che gli puntavano contro". Parla uno dei ricercati per l'assalto al "Defender" dei militari, quel maledetto pomeriggio del 20 luglio: trent'anni, genovese, incensurato, commerciante, ieri ha contattato un legale di fiducia. Fa parte del gruppo dei venti sospettati nell'inchiesta per tentato omicidio aperta nei giorni scorsi dal sostituto procuratore Silvio Franz.

Sa che il magistrato sta individuando una dopo l'altra le persone che aggredirono i tre carabinieri, sa che subito dopo l'identificazione scatteranno gli avvisi di garanzia. E' uno del gruppetto di cinque - sei inquadrati dalle telecamere mentre circondano la camionetta, quando l'appuntato Mario Placanica esplode due revolverate. Ed ha paura. "Paura perché io non ho fatto nulla, non ho neppure lanciato una pietra: e adesso finisce che mi mettono in galera, e buttano via la chiave. Ma mi sono trovato lì per caso: quel giorno è successo tutto per caso, giuro".

Tutto è cominciato con il corteo delle Tute Bianche. "Ma io non sono una Tuta Bianca, con questa storia dell'antiglobalizzazione non c'entro nulla. Simpatizzo per la sinistra, i poliziotti non mi sono certo simpatici: tutto qui. Se sono finito in quel casino, è solo colpa di Casarini".

Luca Casarini?
"Nei giorni precedenti è venuto nel mio negozio per fare dei piccoli acquisti: un caso, ripeto. L'ho riconosciuto, abbiamo discusso parecchio: simpaticissimo. Poi sono arrivati due agenti in borghese. Lo seguivano, si sono messi a guardarmi male. La cosa mi ha infastidito: mi sembrava un'ingiustizia, un'oppressione. Insomma, la voglia di contestare è venuta pure a me".

Venerdì si è aggregato al corteo.
"Non avevo protezioni, o caschi, niente del genere. Volevo solo curiosare. E sfogarmi, gridare. C'era un sacco di gente, io non conoscevo nessuno. Il passamontagna me l'ha dato un tizio, me lo sono infilato senza stare a pensarci troppo".

In fondo a corso Gastaldi sono cominciati i primi scontri. "Roba da poco. Io sono una testa calda, lo ammetto: mi piace menare le mani, quando c'è da picchiare non mi tiro indietro. Ma quel giorno per la verità non stava accadendo niente di eccezionale. Poi, in piazza Alimonda...".

La camionetta dei carabinieri resta intrappolata tra la folla dei manifestanti.
"Tutto colpa dell'autista, ha sbagliato manovra come uno scemo. Si sono messi nei guai da soli, li abbiamo attaccati perché ci era parso che volessero sfidarci, venendoci addosso. Il grosso della polizia era a neppure cinquanta metri, ma loro hanno subito perso la testa".

Cioè?
"Hanno avuto paura di morire e si sono messi ad urlare come pazzi. Grida isteriche, insulti, minacce. 'Indietro, vi ammazzo!', diceva quello che ha tirato fuori la pistola. Stava semisdraiato su di un lato della camionetta, il braccio teso, l'arma in pugno: qualcosa gli copriva la faccia, sembrava mascherato".

L'assalto è continuato.
"Vederli atterriti in un certo senso ci ha caricati, ci siamo sentiti tutti più forti, incoscienti. Volava di tutto, io avevo l'adrenalina a mille. Ma ero talmente gasato che alla fine sono rimasto a guardare, come ipnotizzato da tanta violenza. Sembrava un film. Poi, all'improvviso si è fermato tutto: ancora non so spiegarmelo, è come se di colpo ognuno di noi, compresi quei tre militari, avesse capito che stava per accadere qualcosa di tragico. E sono sicuro che per una frazione di secondo tutti sono rimasti immobili, in silenzio. Ad aspettare".

E' arrivato Carlo Giuliani.
"L'ho visto spuntare all'improvviso, quel ragazzo. Sono sicuro che non ha neppure capito cosa stava accadendo. Non ha visto il carabiniere con la pistola in pugno: non ha 'sentito' cosa stava accadendo, lui".

Per terra c'era l'estintore.
"Qualcuno lo aveva gettato contro la jeep, ma non mi sembra che ci sia finito dentro come ho letto in giro: no, ha come buttato giù il vetro senza frantumarlo ed è rimbalzato fuori, direttamente sull'asfalto. Giuliani l'ha raccolto, il resto lo sapete".

Due spari.
"E' crollato a terra, ho pensato: ecco, lo sapevo che succedeva un casino. E sono scappato via, in mezzo agli altri. Non credevo nemmeno che fosse morto, quando me l'hanno detto non ho avuto il coraggio di andare a vedere. Ho vagato come un fantasma almeno due ore. Sono tornato a casa e mi ci sono chiuso dentro per due giorni di fila".

Conosceva Giuliani, il 'commercialista' o qualcun altro di quelli che hanno partecipato all'assalto?
"No, nessuno. Io lì dentro ci sono finito per caso, l'ho già detto. Volevo solo sfogare un po' di rabbia, gridare. E se quel carabiniere metteva subito la retromarcia non sarebbe successo niente di grave, sono sicuro".

(29 agosto 2001)









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Pubblicato su: 2005-07-05 (698 letture)

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