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2001.08.31 Alg fotografi. Denunce





Comincia a meglio delinearsi il "prezzo" che i giornalisti dell'informazione visiva hanno dovuto pagare per poter assicurare a lettori e telespettatori le immagini di quanto accaduto al G8 di Genova.
Notizie e testimonianze confermano una situazione gravissima. Fotogiornalisti e operatori tv sono stati picchiati, feriti, aggrediti, minacciati , ostacolati e molto spesso le loro attrezzature (pellicole e filmati compresi) sono state distrutte, rubate e requisite.
I casi più gravi, censiti sino ad ora, sono quelli di :
1- Eligio Paoni, fotoreporter dell'agenzia Contrasto , brutalmente pestato e ferito gravemente alla testa ( più la frattura di una mano) dai carabinieri mentre riprendeva la scena della morte di Carlo Giuliani. I militari gli hanno anche distrutto una macchina fotografica e lo hanno costretto a consegnare la pellicola di un'altra fotocamera che era riuscito a tenere al riparo dalle manganellate e dai calci delle forze dell'ordine.
2- Sonia Fedi, cameraman di Mediaset, assalita da un gruppo di dimostranti che, con una "sprangata", le hanno spezzato una gamba.
3- Tito Mangiante, cameraman freelance genovese, finito con una gamba fratturata ( prognosi 60 giorni) dopo essere stato aggredito da un gruppo di Black Blocs.
4- Jeerome Delai, fotoreporter francese dell'Associated Press, al quale le "tute nere" hanno spezzato due costole nei pressi del luogo dell'uccisione di Carlo Giuliani.
5- Pigi Cipelli, fotogiornalista freelance, ferito gravemente alla testa (cinque punti di sutura) dalla manganellata di un agente di polizia.
6- Yannis Kontos, fotogiornalista dell'agenzia francese Gamma, pestato dalla polizia che gli ha anche sequestrato venti pellicole.
7- Roberto Bobbio, fotoreporter del Secolo XIX di Genova, picchiato dalle forze dell'ordine: prognosi 10 giorni.
8- Jonas Santiago Neches Nuoevos, della Aragon Press, malmenato , con parallelo sequestro della fotocamera, mentre riprendeva alcuni agenti di polizia che picchiavano un ragazzo.
9- Mimmo Frassinetti dell'agenzia AGF, "sprangato" e derubato dell'attrezzatura da un gruppo di "tute nere".
10- Una delle troupe della televisione giapponese JTV , aggredita, con distruzione della telecamera, da alcuni manifestanti.
11- Luciano del Castillo, fotoreporter dell'Ansa, gettato a terra e "accecato" dall'acido spruzzatogli negli occhi da un poliziotto.
12- Due anonimi fotogiornalisti francesi, anch'essi "accecati" intenzionalmente con lo spray in dotazione alle forze dell'ordine.
13- La troupe di Independent Media Switzerland pestata dalla polizia, con distruzione del "girato", durante il blitz notturno al Centro stampa dei manifestanti.

Le forze dell'ordine, secondo numerose testimonianze, hanno poi sequestrato, in differenti situazioni, macchine fotografiche, attrezzature di ripresa e pellicole ed hanno spesso impedito a fotogiornalisti e cameramen , anche con la forza e pesanti minacce,di svolgere il proprio lavoro.
Da più fonti è poi stata confermata la notizia della presenza di falsi fotogiornalisti muniti di pettorine gialle "press" simili a quelle che Ordine e Sindacato della Liguria avevano distribuito ai colleghi accreditati per renderli immediatamente riconoscibili da parte delle forze di polizia.
E' stato confermato anche il fatto che, in alcune circostanze, questi falsi giornalisti sono stati visti girare armati e che, valutata la situazione, molti colleghi hanno dovuto rinunciare all'uso delle pettorine "press" per evitare di essere scambiati per degli infiltrati, esponendosi così a pesantissimi rischi durante le cariche e i pestaggi delle forze dell'ordine.
Tutti questi fatti sono emersi, o hanno trovato conferma, anche nelle numerosissime testimonianze che stanno pervenendo ai vari organismi nazionali ed internazionali di categoria impegnati a raccogliere materiale sulle gravissime violenze subite dai giornalisti nei giorni del G8 di Genova. Dopo la Federazione nazionale della stampa italiana, anche i principali organismi sindacali internazionali hanno infatti accolto l'appello di Ordine e Sindacato dei giornalisti della Liguria, per venire in possesso di foto, filmati e testimonianze a supporto anche di iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili di violenze ed abusi. All'iniziativa hanno aderito la Federazione internazionale e la Federazione Europea dei giornalisti e parallelamente un appello analogo è stata lanciato anche dall'associazione internazionale Reporters Sans Frontières.
Per quanto riguarda specificatamente l'informazione visiva, l'iniziativa di Ordine e Sindacato della Liguria è stata subito rilanciata dal Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva dell'Associazione lombarda dei giornalisti, coadiuvato dall'associazione Fotografia&Informazione. Le testimonianze raccolte non lasciano spazio ad equivoci sulle gravissime responsabilità anche delle forze dell'ordine.
Esemplare il racconto fatto a "Reporters Sans Frontières" dal collega fotogiornalista Eligio Paoni brutalmente pestato dai carabinieri mentre riprendeva la scena dell'uccisione di Carlo Giuliani.
"Stavo fotografando - ha raccontato Paoni - in primo piano il corpo del ragazzo ucciso e sullo sfondo le forze dell'ordine , quando ho visto che i carabinieri si stavano riorganizzando. Immediatamente ho alzato il pass ufficiale e ho urlato "sono un giornalista". Mi sono saltati addosso egualmente ed hanno iniziato a colpirmi in testa e su tutto il corpo. Istintivamente mi sono aggrappato ad uno dei carabinieri che mi stavano picchiando. Se fossi caduto a terra probabilmente mi avrebbero massacrato.
Manganellate e calci ovunque.Si sono accaniti contro la mia mano che teneva stretta una delle due macchine fotografiche che avevo: una Nikon. Sono riusciti a strapparmela, ma non era quella delle mie ultime foto. Infatti avevo una Leica infilata sotto un braccio ed era lì che c'erano gli ultimi scatti al ragazzo morto. Non l'avevano vista. E' servito a poco. L'ho scoperto dopo che il carabiniere al quale mi ero aggrappato, ad un certo punto mi ha tirato fuori dalla mattanza e mi ha portato sugli scalini della chiesa di piazza Alimonda. Pensavo che fosse finita. E invece no. Qualcuno si era accorto della Leica e dopo un chiarissimo ed urlato "Tira fuori quel rullino o te la facciamo vedere" mi è stata sfilata la pellicola dalla macchina. Quando mi hanno lasciato, mi sono diretto , barcollando, verso il centro della piazza dove avevo visto un'ambulanza. Devo ringraziare il collega Yannis Kontos, fotografo dell'agenzia Gamma, che mi ha soccorso".
Eligio Paoni ha poi raccontato che una volta sull'ambulanza, mentre il mezzo dei soccorritori era in sosta in attesa di un varco per poter partire verso l'ospedale, si è rifatto vivo il carabiniere al quale si era aggrappato. "Qualcuno ha aperto le porte - ha raccontato il collega - e ho riconosciuto il carabiniere. E' entrato a volto scoperto, mi ha chiesto scusa e cosa potesse fare per me. Gli ho detto che avrei voluto riavere la macchina che mi era stata strappata nel pestaggio.
Il carabiniere è uscito ed è tornato poco dopo con ciò che restava della mia Nikon: pochi rottami". "Da dodici anni - ha poi aggiunto il collega - lavoro per Contrasto, sono stato in Bosnia durante la guerra, mi hanno puntato un fucile alla testa in Somalia, sono stato rapito da Hamas e non ho mai provato un senso di terrore e intimidazione così forte.Oggi non ho paura di andare a fotografare qualche conflitto in un Paese sperduto: il rischio è calcolato. Oggi ho paura di tornare a fotografare quelle che succede nelle piazze e nelle strade del mio Paese".
"Fate qualche cosa - ha concluso Paoni - non lasciate che quanto è accaduto cada nel dimenticatoio".
Grazie per l'attenzione

Amedeo Vergani
Presidente Gsgiv dell'Alg









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Pubblicato su: 2005-07-05 (787 letture)

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