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2001.08.31 Repubblica Monai accusa i cc





La Repubblica. 31 agosto 2001

Violenza al G8: parla Massimiliano Monai il ragazzo con la trave in piazza Alimonda
L'assalitore della camionetta accusa i carabinieri

GENOVA - Massimiliano Monai era in piazza Alimonda il 20 luglio, era l'uomo, che, armato di una trave, dà l'assalto alla camionetta dei carabinieri da cui è partito il colpo mortale contro Carlo Giuliani. Trent'anni, genovese, di famiglia antifascista, una passione per il Genoa e per "le canne", come dice lui stesso, esce allo scoperto e parla, per la prima volta di quel giorno, con una frase ribadita a più riprese: "Non sono un delinquente, non sono un delinquente".

Monai, che s'è costituito ieri presentandosi al pm Silvio Franz, è indagato per tentato omicidio per quell'assalto. Monai parla con i giornalisti e viene avvisato via cellulare che i carabinieri si sono presentati per perquisire la sua casa e il suo bar nel centro storico di Genova.

Il 20 luglio, giorno in cui morì Carlo Giuliani, Monai era in casa con il fratello a Cavi di Lavagna: la mattina al mare poi nel pomeriggio la decisione di partecipare alla manifestazione. Allo stadio Carlini sono arrivati intorno alle 13,30. "Ero disarmato come gli altri ragazzi. Un giovane mi si è avvicinato e mi ha consegnato un passamontagna e un caschetto. Abbiamo seguito il corteo e quando siamo giunti in corso Gastaldi, dopo il ponte ferroviario, è iniziato l'inferno. Un'auto brucia in mezzo alla strada. Dagli elicotteri della polizia sparavano lacrimogeni. Malgrado fossimo tutti disarmati, i carabinieri caricavano con inaudita violenza e i cingolati spazzavano tutto quello che incontravano cercando di investire i manifestanti".

"A quel punto - precisa Monai - la fuga, la paura, la gente che scappava e calpestava chi giaceva a terra contuso o ferito".

Alla violenza delle forze dell'ordine ha risposto la violenza dei giovani perché, ha detto ancora Monai, "ci volevano ammazzare". Ed ha aggiunto, "Tutta quella violenza non l'ho vista nemmeno in televisione".

Poi, perso di vista il fratello durante gli scontri, ha cercato una via di fuga in piazza Alimonda, dove morirà di lì a poco Carlo Giuliani. Quel che è avvenuto in piazza è stato secretato dal magistrato e Massimiliano non può parlare. Poche battute le ha riservate ancora ai carabinieri: "Dovevano fare il doping, non potevano altrimenti agire così, erano insieme ai fascisti infiltrati nei black bloc che saccheggiavano la città".

E a chi gli ha chiesto se avesse una parola da dire al giovane carabiniere che ha colpito, ha risposto: "Io faccio il barista, lui il carabiniere. Se ha davvero vent'anni hanno fatto male a mandarlo così giovane allo sbaraglio".

(31 agosto 2001)









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Pubblicato su: 2005-07-05 (723 letture)

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