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 Contributi: Quando un lacrimogeno e un sasso si assomigliano

Inchieste Esistentigin Scrivere "Considerazioni su quando e in che modo si è prodotta la ferita sulla fronte di Carlo Giuliani e su come si può improvvisare un depistaggio

La maggiore difficoltà avuta nel ricostruire gli accadimenti del 20 luglio non è stata la "mancanza" di immagini e filmati, quanto la loro bassa qualità. E' assolutamente frustrante ingrandire un'immagine, anche di poco, e vederla pixellarsi diventando indecifrabile. Devo dire che la maggior parte delle fantasiose teorie che girano su Indymedia derivano proprio da questa scarsa definizione delle immagini. Eppure, ogni tanto, ci pare di intravedere qualcosa di significativo in quelle immagini e ci rimuginiamo su per giorni e giorni cercando di capire cosa ha colpito la nostra attenzione e perché.
Noi tutti siamo convinti che immediatamente dopo la morte di Carlo Giuliani, alle 17,27 del 20 luglio 2001, si sia messo in moto un meccanismo per depistare, confondere e far ricadere la colpa della sua uccisione sui manifestanti. La mia convinzione personale è che questo meccanismo si sia fermato dopo l'annuncio delle 18,30 di Vittorio Agnoletto, che confermava l'esistenza di un video dei fatti. Ma gli indizi che ci fanno sospettare questo depistaggio ci sono tutti: i sassi che si sporcano di sangue; i black out delle comunicazioni con la centrale; Adriano Lauro (vicequestore responsabile del drappello dei carabinieri in piazza Alimonda), che accusa un manifestante di essere lui l'assassino "...sei stato tu, col tuo sasso!"; poliziotti e carabinieri che, a detta di molti, quasi si picchiano fra loro nei momenti immediatamente successivi alla "riconquista" della piazza.
Ma un'altro particolare ha colpito la mia attenzione. In molti lanci ANSA di quei momenti si parla di un manifestante colpito o da un proiettile (in un caso addirittura si dice: colpito da un estintore lanciato dai manifestanti), oppure da un lacrimogeno.
Piccola digressione, l'estintore del primo comunicato ritorna fra le mani di Carlo, come sua "arma", ma diventa "una bombola di gas". Capite bene da soli la differenza che c'è a livello mediatico fra uno che lancia un estintore e uno che lancia una bombola di gas.
Ma torniamo al lacrimogeno. In buona fede, qualche manifestante più arretrato può aver pensato che a colpire Carlo fosse stato un
lacrimogeno in volto. Si vede il lampo provenire dalla jeep, Carlo accasciarsi, e se non si è vista la canna della pistola il dubbio è legittimo.
Un depistaggio può prendere diverse direzione, e modificarsi a seconda delle circostanze. Può essere totale "...è stato un manifestante con un sasso", oppure parziale, ad attutire le responsabilità "...è stato un lacrimogeno", oppure ancora deve fornire solo elementi di confusione per rendere impossibile ricostruire quanto è accaduto con certezza.
E' necessario, però, che qualche prova "reale" venga costruita. E allora, cercando queste supposte prove, immaginiamo l'ennesima ricostruzione.
Carlo viene colpito, cade, la jeep passa sul suo corpo due volte e va via passando accanto al tenente colonnello Truglio (il piu' alto in grado fra i carabinieri che risulti essere presente in Piazza Alimonda ed il coordinatore delle compagnie CCIR appositamente concepite per operare interventi contro i manifestanti in occasione del G8) che ovviamente, dalla sua posizione, ha assistito a tutta la scena, ma che non risulta sia mai stato sentito da Silvio Franz, il PM che ha avanzato la richiesta di archiviazione per Placanica.
Il tempo passa, la piazza resta per qualche minuto ancora in mano ai manifestanti. Qualcuno prova a sentire il polso di Carlo, gli tira su la giacca che aveva alla vita, la annoda (forse per tenere il corpo al caldo, forse addirittura per trasportarlo di peso via di là). Ma la polizia incalza, un primo drappello sparando lacrimogeni entra in piazza e circonda il corpo di Carlo.

A un certo punto succede qualcosa. Si vede un carabiniere, quello con le ginocchia piegate, che scappa via mentre tutti guardano verso di lui.

Si accende un battibecco fra poliziotti e carabinieri, un poliziotto scaglia qualcosa contro una telecamera che riprende la scena. Poco dopo, viene concesso a due sanitari del GSF di avvicinarsi. Valeria, uno dei due volontari, riferisce ai giornalisti di due ferite: una sotto l'occhio sinistro, circolare e senza bruciature, una a stella, o a raggiera, sulla fronte "come di un colpo di pietra".
E qui fermiamoci un attimo. Quando si è prodotta la ferita sulla fronte? Forse nella caduta. Eppure Carlo cade sul fianco e non sembra sbattere la testa, o quantomeno non violentemente. Forse allora nel momento in cui la jeep passa su di lui. Ma guardando le immagini non sembra, e poi la ferita non sarebbe a stella, ma strisciata. Allora quando? Proviamo a guardare per l'ennesima volta le solite foto.

Qui Carlo è stato appena colpito, perde sangue da sotto l'occhio e il passamontagna è integro.

La jeep va via. Truglio è quello al centro della foto, ben piazzato per vedere tutto.

In questo dettaglio si vede bene che il passamontagna è zuppo di sangue, ma integro, e la jeep è già andata via.

Arriva la polizia, appena dietro i carabinieri, sparano i lacrimogeni, i carabinieri fanno circolo attorno a Carlo.

Uno di loro, quello col ginocchio flesso, scappa via.

Si accende un alterco fra polizia e carabinieri, un poliziotto scaglia qualcosa contro la telecamera.

E qui, in una foto, probabilmente di Devin Asch, già presente su Sherwood ma in scarsa risoluzione, si vede chiaramente come il
passamontagna appaia lacerato in corrispondenza della ferita sulla fronte.
Allora, mi domando, se volessi far confusione e far passare la tesi del sasso cosa dovrei fare? Sicuramente trovare qualche sasso bello grosso (e non ne mancavano), magari sporcarlo un po' di sangue (facile, basta spostarlo casualmente con un piede), poi c'è da fare la ferita. Ma non posso mettermi in ginocchio con una pietra a infierire, mi vedrebbero. Però, se colgo il momento giusto, in mezzo al fumo dei lacrimogeni che nasconde tutto e i miei colleghi che coprono con gli scudi, posso sparargli un colpo di lacrimogeno in fronte e poi defilarmi in fretta. Tutto fatto in meno di un secondo, e se mi beccano, se qualche poliziotto ha qualcosa da eccepire, posso sempre dire che il colpo nella confusione è partito per errore, tanto era morto.
Ho finito di ragionare come una carogna, adesso attendo riscontri. Non so se questa ricostruzione è reale. Le foto a mia disposizione non sono di qualità tale da farmi un'idea precisa. Ma certamente il tutto è verosimile. E se fosse verosimile allora si potrebbe decidere un altro esame. Il corpo di Carlo, lo sappiamo tutti, è stato cremato, ma non così i suoi effetti personali, compreso il passamontagna su cui potrebbero trovarsi i residui di quell'ipotetico lacrimogeno. E allora anche quella fibra di vetro trovata dall'autopsia, e che non è compatibile col proiettile, prenderebbe un significato. Chissà se anche di quella materia si compongono i lacrimogeni o i lanciagranate.
Un lacrimogeno, nei suoi effetti, assomiglia tanto a un sasso scagliato, quando te lo sparano in fronte.

"



 
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