|
Sostieni Pillola | |
Menu | |
| |
| Contributi: Assi nelle maniche nere: i periti del G8 |
Assi nelle maniche nere: un profilo dei periti che hanno preparato la tomba alla verità su Genova-G8
A cosa servono i periti? Come si diventa perito? I periti *fanno* le sentenze?
4 assi, un mazziere e una matta. Un profilo dei periti che stanno seppellendo la verità sul G8 a Genova. Una partita giudiziaria truccata e senza regole insulta il bisogno di giustizia e verità sulla morte di Carlo Giuliani, sui fatti della Diaz e sulle responsabilità politiche e militari del massacro del G8.
Il ruolo dei consulenti nei procedimenti giudiziari è un elemento che
negli ultimi anni ha acquisito sempre maggior peso. Sempre piu' spesso la colpevolezza
o la non colpevolezza degli imputati sono demandate all'esito di una perizia,
di un accertamento, all'analisi di un reperto e alla sua interpretazione. Questo
e' diventato sempre piu' vero, in modo particolare nei grossi processi per fatti
di sangue, dal ciclo delle stragi ai delitti mediatici. Per restare solo
agli ultimi tempi: Ilaria Alpi, Marta Russo, Vacca Agusta, Cogne.
Sempre piu' spesso lo scontro tra le parti processuali presieduto da un giudice
terzo si trasforma in realta' in uno scontro tra perizie e periti, e al giudice
non *resta* che modulare la sentenza attorno ad un caso risolto dalla *scienza*.
E sempre piu' spesso assistiamo a superperizie, in una rincorsa a porsi, da
parte del giudice, sotto l'ombrello protettivo della scientificita' della prova
regina, quella che condanna o assolve oltre ogni ragionevole dubbio. In questo
modo, di fatto, un grande potere viene messo nelle mani dei periti.
Ma come si diventa consulente? La domanda non è oziosa.
Se guardiamo i grandi processi seguiti dalla stampa ci si accorge che i nomi
dei consulenti che ruotano attorno alle grosse inchieste sono sempre gli stessi,
e bastano le dita di due mani per contarli.
Alcuni di questi nomi sono diventati nel tempo famosi. Vediamo di andare a fondo
sulle ragioni di questa fama, che si nutre di se stessa: il perito del caso
C viene scelto perche' famoso per aver seguito il caso B; nel caso B il perito
era stato scelto perche' aveva seguito il caso A. Ma come inizia la catena?
Esiste un diploma, una certificazione che attesti la qualita'?
Sì e no, dipende. Innanzitutto dalla natura della perizia, dal giudice,
dalle possibilita' economiche nel caso dei periti di parte. E naturalmente dalla
materia del contendere. Per le piccole perizie anche il concessionario locale
di un marchio puo' essere nominato consulente. Alla fin fine il perito e' un
esperto della materia a cui si chiede un parere in scienza e coscienza. Non
e' necessario un titolo di studio per stabilire se un rolex e' autentico oppure
una patacca: serve uno che conosca i rolex. Ecco quindi che il concessionario
locale della rolex e' il perito adeguato nel caso della truffa del magliaro.
Naturalmente l'opportunita' della nomina dipende dal quesito del giudice: allo
stesso perito non si puo' chiedere, poniamo, una valutazione che attenga alla
bonta' tecnica dei rolex, serve appunto scienza e coscienza per fare
il perito. Non solo sapere, ma essere disinteressato.
Nei casi di delitti di sangue due sono i tipi di esperti particolarmente pregiati:
i periti balistici e i medici legali, che intervengono su due lati dello stesso
problema. Partiamo da questi.
Una rivista specializzata on-line ci introduce all'ambiente:
http://www.earmi.it/varie/periti.htm
In questa pagina sono esposti i problemi inerenti la opportunita' della scelta
e la deontologia professionale del perito, e una lista di specialisti che godono
dell'unica certificazione esistente a livello europeo: il diploma della Forensic
Science Society convalidato dall'Università della Strathclyde.
Ha validità quinquennale ed e' rinnovabile dimostrando l'attivitÃ
svolta nel corso degli ultimi cinque anni.
La Strathclyde University è uno dei soci dell'Enfsi (European
network of forensic science institutes), l'organismo che riunisce gli istituti
forensi di 18 Paesi europei. Dell'Enfsi fanno parte anche soci italiani. Sono
due in tutto, ma importantissimi.
Non si tratta di semplici istituti: uno è l'SPS, Servizio Polizia
Scientifica; l'altro è il Racis. Gli uomini del Racis sono
circa 300 e sono organizzati in quattro Reparti, ma sono meglio conosciuti come
il RIS dei carabinieri.
Ma i *diplomati* FSS italiani, in tutto cinque, chi sono?
Tra di loro troviamo due sorprese: Marco Morin e Domenico Compagnini.
Gente famosa.
Due periti estremi. Domenico Compagnini è consulente di parte per Placanica
nel procedimento di Piazza Alimonda (ne riparleremo poi), Marco Morin e' stato
un consulente di grido (il gioiello della Procura di Venezia che gli costrui'
attorno un sofisticato e costoso centro ricerche criminologiche) prima che la
sua carriera venisse stroncata da un episodio di depistaggio sulla strage di
Peteano. La questione è semplice: Morin (passato da ordinovista e uomo
dei servizi) viene pescato a strofinare esplosivo su dei reperti, *acconcia*
le perizie per depistare le indagini e il giudice Casson lo scopre: sara' condannato
a una pena di oltre tre anni. Un perito infedele, malgrado il pezzo di carta.
Â…
Sempre earmi consiglia altri
periti che, ancorchè privi del diploma internazionale, vengono giudicati validi.
Sicuramente sono *famosi*. Tra di loro troviamo Benedetti, Romanini e Torre.
I tre consulenti del PM Franz. (nella lista troviamo anche il colonnello Garofano
dei RIS dei Carabinieri).
Andiamo un po' piu' a fondo. Seguiamoli nel loro lavoro, presente e passato.
4 assi, un mazziere e una matta
Il primo asso: Marcello Canale
Marcello Canale è direttore dell'Istituto di medicina legale dell'UniversitÃ
di Genova e lavora all'ospedale S. Martino. Sua è l'autopsia sul corpo
di Carlo Giuliani, eseguita nel pomeriggio del giorno 21 luglio 2001, mentre
nelle strade della città continuava il massacro dei manifestanti (anche
qui si impone una domanda: perchè Carlo viene portato al Galliera, quando
l'ospedale S.Martino e' decisamente piu' vicino?).
Il tempo di togliere i guanti, e l'ansa batte l'esito, alle 18.09: Carlo
Giuliani, il ragazzo ucciso ieri a Genova, e' morto per un colpo di pistola.
E' il risultato dei primi esami autoptici compiuti sul cadavere nel pomeriggio,
dal prof. Marcello Canale e dal dott. Marco Salvi presso l' obitorio dell' ospedale
Galliera. Il proiettile e' entrato dallo zigomo sinistro ed e' fuoriuscito dalla
nuca. Si e' trattato di un solo colpo. Secondo quanto avrebbero accertato i
medici, quando la camionetta dei carabinieri e' passata su Giuliani, questi
era gia' morto. Prossimamente saranno compiuti diversi altri esami tra cui quello
tossicologico.
Sulla stampa si troveranno altri dettagli: … quando la camionetta è
passata sul corpo di Giuliani, il ragazzo era già morto. Il diretore
dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Genova, Marcello
Canale, ha dichiarato: "Non ci sono sorprese. Il ragazzo è morto
per lo sparo e non a causa della camionetta che lo ha investito, la quale, del
resto, non ha fatto grossi danni" Â… Entro 60 giorni, verrÃ
inviata alla procura una relazione scritta, ma i primi risultati sono giÃ
stati comunicati ufficialmente.
http://www.rai.it/RAInet/news/RNw/pub/articolo/raiRNewsArticolo/0,7605,4562^archivio^^,00.html
La perizia di Canale verrà consegnata oltre tre mesi dopo , ma le affermazioni
fatte sul momento permettono al Procuratore della Repubblica Meloni di
isolare le responsabilita' al solo Placanica. Cavataio, l'autista, esce cosi'
dall'indagine. Da questo momento il solo imputato diventa Placanica.
Imputato per modo di dire, se è vero che gia' a ridosso dei fatti il
Procuratore Meloni si e' affrettato a specificare che "L'inchiesta sarÃ
breve. Le immagini che abbiamo visionato sono fin troppo chiare. C'è
stato un vero e proprio assalto e i tre carabinieri operavano in una situazione
di estremo pericolo. L'accusa è omicidio volontario ma c'è un'ampia
possibilità di valutare il tema della legittima difesa". (Repubblica
del 22 Luglio 2001) "La legittima difesa e' un punto d' arrivo.
Saranno anche approfonditi tutti gli aspetti nel dettaglio che puo' essere reale,
putativa o eccesso colposo in legittima difesa''. (Ansa 21-LUG-01)
Le affermazioni di Canale in sostanza sono 3 e verranno confermate dalla
perizia scritta:
- Il proiettile trapassa il capo
- Il proiettile è mortale e la morte è istantanea
- La jeep non fa nessun danno rilevante sul corpo
Si tratta di 3 affermazioni palesemente false.
Sul punto del proiettile trapassante la questione è semplice:
In sede di autopsia la misurazione dei fori ottiene questi risultati: entrata
8 mm, uscita 3 mm. L'ogiva non sara' mai trovata. Il lato più corto dell'ogiva,
il suo diametro, è di 9 mm. Il grosso del proiettile non è quindi
uscito (e non sara' mai repertato, come dovrebbe avvenire in sede di autopsia,
malgrado sia visibile un grosso frammento nella TAC).
Il
colpo non è trapassante.
Sul secondo punto, la mortalità , la menzogna è ancora più
palese per tre ragioni.
- Il colpo entra dallo zigomo ed *esce* dalla nuca e quindi non tocca il cervello,
se trapassante. In questo caso non si puo' parlare di morte istantanea.
- Lo zampillo di sangue (la jeep è già passata due volte sul
corpo) testimonia di attività cardiaca. Nei filmati di vedono distintamente
le pulsazioni. I primi soccorritori dichiarano una debole attivitÃ
cardiaca.Carlo muore quindi dissanguato e per traumi interni in un arco
di tempo di minuti.
- Esistono dei protocolli rigidi che definiscono la morte. http://www.aitn.it/Professione/DM_22_ago_94.htm
Se il cuore batte non c'e' evidentemente morte. Ma anche se il cuore non battesse
sarebbero necessari almeno 20 minuti di ECG e il silenzio elettrico cerebrale
per dichiarare morto il soggetto. In sede di autopsia Canale non poteva fare
quell'affermazione. E' una affermazione incongrua. Il solo modo di parlare
della morte misurandola in secondi e' il presente. La morte certa si declina
al presente. Se si usa il passato serve il condizionale e la morte diventa
probabile entro una forchetta di tempi.
Il terzo punto è smentito in primo luogo dal buon senso (un defender
di 2 tonnellate non puo' non provocare danni seri arruotando due volte un corpo
molto esile), ma anche dalla posizione innaturale delle gambe, che testimonia
gravi danni al bacino. Nei filmati i manifestanti prendono per le gambe Carlo
e cercano di trascinarlo per poco, le gambe sono chiaramente disarticolate.
L'inchiesta si blocca subito a Placanica, con la piega light che abbiamo
visto, grazie a queste prime mosse di Marcello Canale, grazie a queste affermazioni
false, ribadite nella relazione peritale depositata mesi dopo.
In quella sede viene anche depositata una perizia sui danni subiti dal Placanica:
20+9 giorni.
Manica larga, visto che il pronto soccorso dell'ospedale Galliera (che aveva
visitato per primo Placanica) aveva emesso una prognosi di 7 giorni nell'immediatezza
dei fatti.
Marcello Canale
Canale studia la sacra sindone a Torino, e' un sindonologo famoso per le
sue ricerche. La sindonologia e' una scienza *estrema*, che sta tra fede e deontologia,
tra intime convinzioni religiose e metodo scientifico. In queste indagini, che
andarono oltre la semplice datazione per spingersi verso la genetica divina,
Canale fece *scoperte* che destarono un certo scalpore: nell'ambiente a meta'
anni '90 si arrivo' a parlare di DNA di Dio, come per l'omonimo, e contemporaneo,
libro di Garcia Valdes.
La questione dell'autenticita' della sindone e' annosa: e' stata datata al XIV
secolo da un pool di 40 superesperti a fine anni '80. L'esito fu allora serenamente
accolto a Torino dal cardinale Ballestrero, ma i sindonologi *autenticisti*
non si sono arresi: Canale perseverando nelle ricerche sul Dna, il collega Balossino,
di cui si dira' fra poco, trovando immagini.
Tracce di questa attività di Canale si trovano in questa pagina (si tratta
per altri versi di cose tra iniziati, ma e' interessante l'approccio logico
del consulente):
http://www.tombofjesus.com/thednaofgod.htm
“‘We have extracted the DNA present on these tiny threads and
have amplified this with a chain reaction that allows us, via a particular enzyme,
to keep on replicating the DNA an infinite number of times. It is a method that
can be used even in the case of a single cellÂ…The DNA chain is very long,
and we are able to identify very small sectors representing individual characteristics
which can ultimately enable us to identify the individual from whom they derive.’”
Sono affermazioni abbastanza impegnative di Canale, alle quali sensatamente
e con garbo british viene ribattuto:
We have no idea how Professor Marcello Canale would “identify the
individual from whom they derive,” unless he were able to find a sample
of DNA to compare with the Shroud DNA sample.
Infatti l'affermazione di poter identificare un individuo tramite il suo DNA
è priva di senso.
Suona bene, sembra un'ovvietà , ma è priva di senso. E'
affascinante per chi vuole crederci, ma e' inconsistente.
Per identificare un individuo tramite il suo dna devi avere un secondo dna da
confrontare e di cui sei certo.
E' una affermazione incongrua e non vale quello sbrigativo ultimately
a mitigarla, semmai è un'aggravante.
Se hai una copia del dna del signor Gesu' Cristo o di un suo discendente (ma
non ne risultano) e corrisponde a quella della sindone ecco che potrai dire
che la sindone ha toccato probabilmente il corpo di Gesu' Cristo o di un altro
suo discendente.
La suggestione e le convinzioni personali giocano brutti scherzi. Portano a
conclusioni affrettate, che suonano credibili, ma che sono inconsistenti e quindi
sul piano scientifico false.
L'affermazione che Carlo Giuliani era morto prima di essere investito dal defender
e' falsa non solo perche' ci sono foto e testimoni del battito del cuore. E'
falsa in radice, nella sua formulazione. Nei suoi presupposti scientifici, in
analogia con l'affermazione sul DNA della sindone. Non e' possibile fare un'affermazione
del genere perche' non esiste esperibilità scientifica.
Il soggetto e' morto quando oltre al cuore e' elettricamente silente il cervello,
come previsto dalla legge. La morte certa si declina al presente. Un'autopsia
non puo' dimostrare la morte con l'esattezza al decimo di secondo, e attribuirla
ad un momento istantaneo antecedente di 24 ore.
Dovrebbe invece stabilire le cause di morte e repertare gli oggetti che la provocano,
è questo il compito principale.
Invece il proiettile non esce se non in minima parte, e non viene repertato.
Si smarrisce.
Una impossibile precisione sugli orari di morte e una incredibile mancanza (la
non repertazione della parte di proiettile certamente ritenuta).
Il primo asso giocato porta quindi alla nascita di una indagine monca. Sparisce
la pallottola e tutto viene isolato al solo Placanica.
Il secondo asso: Nello Balossino
Nello Balossino e' un esperto in ricostruzioni tridimensionali al computer.
Anche lui e' un sindonologo *autenticista*, discepolo del celebre Giovanni Tamburelli.
Con Pierluigi Baima Bollone (direttore del Centro di Sindonologia di Torino,
e direttore dell'Istituto di Medicina legale di Torino, lo stesso dove lavora
il dottor Carlo Torre) scoprono nel '96 un'iscrizione di pochi millimetri, che
sarebbe traccia di una moneta appoggiata sull'occhio sinistro del volto sacro:
una data che proverebbe l'autenticita' del telo.
Altre pregnanti questioni di cui il nostro si e' occupato sono la veridicita' del celeberrimo video con *l'autopsia dell'alieno* che circolo' qualche
anno fa e la presunta scoperta dell'arca di Noe'
ARCA DI NOE' SOTTO GHIACCI DELL'ARARAT PER STUDIOSO ITALIANO
(ANSA) - PARIGI, 24 SET 2001- Per la prima volta in Francia sono state mostrate
le foto di quella che dovrebbe essere l'Arca di Noe', imprigionata nei ghiacci
dell'Ararat: lo studioso italiano Angelo Palego ha presentato al Centro Ceshe
di Montmartre i risultati di 17 anni di ricerche e la documentazione fotografica
della sua ultima spedizione in Turchia, portata a termine il 5 settembre ...
Un professore di informatica dell'Universita' di Torino, Nello Balossino,
ha recentemente dichiarato che la scoperta di Palego e' plausibile: analizzando
una foto scattata dal satellite francese ''Spot'', nella zona indicata da Palego
c'e' effettivamente un oggetto di forma rettangolare non compatibile con i rilievi
della roccia che corrisponde alle dimensioni dell'Arca come sono riportate dalla
Bibbia.
Dicevamo che Nello Balossino partecipa alle indagini sulla sindone. Sentite
l'analisi del volto sindonico:
http://www.geocities.com/Athens/Delphi/9077/s_5.htm
Tumefazioni, ematomi, sul lato destro, all'altezza dello zigomo, altre tumefazioni
sullo zigomo sinistro, una ferita lunga circa 6 centimetri sul sopracciglio
destro e una seconda, un po' più piccola, su quello destro, forse dovute
ai pugni inferti, questi tagli infatti emergono in un insieme di ematomi, lesioni
e contusioni varie. Gli occhi sono chiusi e infossati. Il naso, con tutta probabilità ,
è rotto e ha una vistosa ferita sull'arcata. Si distinguono oltre una
trentina di rigoli di sangue sulla fronte e sulla nuca, che hanno determinato
un abbondante sanguinamento.
Notevole, se tenete presente che questa analisi è derivata dalla ricostruzione
al computer del volto di un uomo scomparso centinaia (o migliaia) di anni or
sono e di cui resta una immagine confusa. Dovrebbe essere uno scherzo per Balossino
analizzare la
grave ferita non sanguinante che si è misteriosamente prodotta sulla fronte
di Carlo dopo la sua morte.
Il fatto è che spesso lo studioso subisce il fascino dell'oggetto
di studio, del suo 'peso' semantico, del suo mistero.
Continua il nostro:
Misteri che a volte viviamo anche noi qua dentro, nel nostro piccolo. Per
esempio immagini a computer che avevo cancellato e che sono ricomparse. Non
solo: immagini che naturalmente possono essere visualizzate solo entrando nel
programma e che invece appaiono sul monitor semplicemente accendendo il computer.
E' accaduto, il tutto è durato 10 secondi e poi naturalmente l'immagine
è scomparsa. Non ero solo, con me c'era la mia assistente, e pur credendo
di avere le traveggole l'abbiamo visto tutte due. Altre volte invece sono scomparse.
Con questo non voglio dire che ci sia del misterioso, ma certamente mi lascia
quanto meno perplesso come si comporta l'immagine sindonica scientificamente.
E' una immagine che ha delle caratteristiche che non hanno le altre immagini.
Di immagini Balossino si occupa anche per i fatti di piazza Alimonda, analizza
il video di Luna Rossa, decide che e' possibile intuire il momento in cui il
proiettile impatta col calcinaccio, e ne relaziona al pm. Intuire, non
vedere, infatti non si vede nulla:
"Â…si verifica lo sparo; in modo quasi istantaneo il calcinaccio,
fuori dall'inquadratura della telecamera, viene colpitoÂ… il calcinaccio
colpito, e' ancora esterno all'area di visualizzazione della telecameraÂ…
il calcinaccio entra nell'area di ripresa della telecamera ed e' interessato
dal fenomeno di disaggregazione che pero' e' confinato nella parte non visibile
dalla telecameraÂ…."
Balossino si esibira' inoltre in una serie di dichiarazioni in progress sulla
distanza tra Carlo e il defender: dagli iniziali 50 cm ai quasi tre metri finali,
attraverso tappe intermedie. Un adeguamento progressivo che coincide e si adegua
alle trovate degli altri colleghi.
Il terzo asso: Carlo Torre
Carlo Torre è un consulente centrale nell'inchiesta sui fatti di
Pzza Alimonda. E' medico legale, specializzato in residui di sparo. Partecipa
a molti casi importanti: Mattei, Ilaria Alpi (con Benedetti), Castellari, Vacca
Agusta (con Canale), Marta Russo (con Romanini ), Cogne. Ha fama di persona
schiva.
E' Carlo Torre ad avere *l'intuizione* del calcinaccio che devia il proiettile
di Placanica, secondo quanto Paolo Romanini dichiara al Manifesto: "Â…il
discorso del sasso nasce nella parte analitica di Torre, è stato lui
a tirarlo fuori, non io, e il Balossino ha poi lavorato sulle immagini".
Questa cosa in effetti è un po' strana: Torre non è un balistico
terminale, ha un'altro skill, la sua specialità sono i residui di sparo.
Il fatto strano è che il balistico è proprio Romanini che è
anche il coordinatore del gruppo.
La *parte analitica* a cui Romanini fa riferimento e' il famoso episodio
del ritrovamento da parte di Torre di un frammento della camicia del proiettile
impigliato nel passamontagna di Carlo, ben un anno dopo i fatti. Su questo frammento
Torre rileva la presenza di particelle di antimonio e bario "incompatibili"
con residui di sparo. Probabilmente - osserva - potrebbe trattarsi di sostanze
proprie di pigmenti utilizzati nelle verniciature industriali. Per Torre e'
la prova che prima di colpire Carlo il proiettile (mai ritrovato) si e' frantumato
impattando contro qualcosa. Si, ma cosa? L'estintore, ipotizza inizialmente,
ma dopo averlo sperimentalmente bersagliato di colpi esclude l'ipotesi per passare
alla famigerata *teoria del calcinaccio*. Nonostante tutte le immagini dicano
il contrario, Torre arriva a sostenere che Placanica ha sparato in aria, ha
colpito un sasso, e, per un caso sfortunato, un pezzo del proiettile che in
quel momento si e' rotto ha trapassato la testa di Carlo Giuliani. A questa
stravagante ipotesi l'esperto in immagini *Nello Balossino* cerchera' poi di
fornire un riscontro.
Torre non è nuovo a colpi di scena in processi delicati. Due di questi
casi meritano di essere citati: lo strano suicidio di Castellari e il caso Alpi.
http://www.ansa.it/speciali/specialbuilder/20020626142232264587.html
25 GIUGNO 1996 - per la seconda perizia balistica il colpo contro Alpi fu
sparato a bruciapelo da una certa distanza. Alla stessa conclusione arriva la
terza perizia il 18 novembre 1997. Per i periti si tratto' di un'esecuzione.
http://www.tempi.it/archivio/articolo.php3?art=1058
14 Luglio 1999 Nuove rivelazioni sul caso Alpi Secondo le nuove perizie condotte
da Pietro Benedetti e Carlo Torre e presentate al processo contro il somalo
Omar Hashi Hassan, la giornalista italiana Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio
il 20 marzo 1994, non sarebbe stata uccisa da un colpo di pistola sparato a
bruciapelo, bensì sarebbe stata colpita da distanza "non breve".
Le nuove perizie, perciò, smentirebbero l'ipotesi dell'*esecuzione* compiuta
con un colpo alla testa.
Il lavoro di Torre e Benedetti non modificherà le cose, ne' la percezione
dei fatti da parte di tutti quelli che hanno seguito la vicenda. Quella di Ilaria
Alpi rimane un'esecuzione. E' pero' singolare notare che anche in quel caso
viene reperito un frammento di proiettile strano. Si tratta di un frammento
che dovrebbe trovarsi in un posto ed invece si trova in un altro.
http://www.ilariaalpi.it/article.php?sid=71
Solo il 23 aprile scorso (1999 nota mia) emerge un nuovo, sconcertante elemento.
Famiglia Cristiana rintraccia un operatore (autore delle prime immagini girate
dopo il delitto), mai sentito prima dagli inquirenti: Francesco Chiesa, che
rivela che il frammento del proiettile rinvenuto nell'auto dei giornalisti non
fu trovato sul sedile posteriore (accanto alla Alpi), ma su quello anteriore,
dove si trovava Hrovatin. Sono da rifare anche le perizie?
E' vero. Quando le perizie sono troppo strane, quando ci sono troppi colpi
di scena, si dovrebbero rifare. Magari affidandole ad altri periti.
Il caso Castellari è ancora più strano.
Nel febbraio del '94 viene trovato morto sulla collina di Sacrofano Sergio Castellari,
ex direttore generale delle partecipazioni statali. Immediatamente si parla
di suicidio, ma la perizia tecnico-balistica, disposta dal pm ed effettuata
dall'ingegner Averna, sottolinea alcune stranezze che fanno pensare più
all'omicidio (come riportato in un ANSA dell'epoca):
...A quanto si e' appreso, secondo Averna, alcuni elementi, come il ritrovamento
del cane della pistola alzato, la collocazione dell'arma (una Smith and Wesson
38) nella cintura dei pantaloni e anche la possibilita' che dalla pistola possano
essere stati esplosi due colpi, rendono piu' verosimile la tesi dell' omicidio...
Nonostante questi elementi, la contemporanea perizia medico-legale, eseguita
dai professori Carlo Torre e Roberto Testi e consegnata nell'agosto del '94,
arriva alla conclusione che:
...la natura delle lesioni riportate da Castellari sono compatibili con l'ipotesi
del suicidio, ma il fatto che il proiettile (mai ritrovato) abbia toccato una
zona del cervello (mesencefalo) che se lesa paralizza ogni attivita' motoria
(quindi anche il ricarico dell' arma e la sua collocazione nella cintura) porta
a non escludere la tesi dell' omicidio...
Insomma, con le dovute riserve, Torre e Testi dicono che per loro si tratta
di suicidio.
Del caso Castellari si è occupata a lungo la stampa e una ricostruzione
dei fatti in una trasmissione televisiva mise in dubbio le conclusioni dei periti.
Forse anche per il clamore sucitato da quella trasmissione viene disposto un
supplemento di indagine, affidato agli stessi periti, i quali consegnano nel
dicembre '94 le loro conclusioni; l'ANSA ne riporta alcuni stralci:
...il colpo di pistola mortale fu esploso dalla Smith & wesson calibro
38 trovata infilata nella cinta dei pantaloni di Castellari con il cane alzato...
...Sergio Castellari mori' a causa di un colpo di pistola sparato ''a contatto''
della tempia destra e le modalita' della sua morte sono piu' compatibili con
il suicidio.
Cio' non toglie, tuttavia, che un omicidio possa presentare tutte le caratteristiche
del suicidio....
Amicus Plato, sed magis amica veritas scrive Enrico Deaglio su Diario
(http://www.diario.it/cnt/articoli/inchieste/articolo281.htm)
a proposito di Carlo Torre, che sembra conoscere bene. Quando si convince di
una verità Torre la porta fino in fondo senza guardare in faccia a nessuno,
per quanto possa essere paradossale. Per quanto illogica.
Per tornare a P.zza Alimonda bisogna dire che il PM Franz non è proprio
soddisfatto del lavoro dei suoi consulenti. Non lo usa a fondo. Lo butta li'...
dice che non è rilevante e che sono altre le ragioni per cui chiede l'archiviazione.
Torre non rimane *disoccupato* a lungo e si sposta di poco: da consulente del
PM a perito del GIP in un procedimento gemello che riguarda Genova.
G8: DIAZ; CASO NUCERA, PERITO GIP, TAGLI COMPATIBILI
SI PROFILA COLPO DI SCENA PER UDIENZA DEL 16 APRILE
(ANSA) - GENOVA, 9 APR - Si prospetta un colpo di scena nell' udienza preliminare
che si terra' il 16 aprile prossimo sul caso dell' agente di polizia Massimo
Nucera che racconto' di essere stato aggredito e colpito con un coltello durante
l' irruzione nella scuola Diaz, nel luglio 2001 alla fine delle manifestazioni
del G8. Nella perizia ordinata dal Gip, infatti, il perito Carlo Torre,
dell' Istituto di Medicina Legale di Torino, ammetterebbe che le lacerazioni
sul giubbotto sono compatibili con la terza ricostruzione dell' aggressione
resa dall' agente il 7 ottobre 2002, fatta ai pm Enrico Zucca e Albini CardonaÂ…
Riassumiamo: Nucera ha un taglio sulla giacca, e uno sul giubbetto che porta
sotto, racconta di essere stato accoltellato, da chi non si sa, non e' stato
identificato. I Ris di Parma dicono che i due tagli non sono compatibili col
suo racconto (prima e seconda testimonianza), infatti sono a X. Alla terza testimonianza,
Nucera dice di essere stato accoltellato due volte. E a questo punto Torre dichiara
compatibili i tagli col racconto. Potenza delle perizie.
E' curioso questo spostamento di consulenze dal processo per P.zza Alimonda
al processo per i fatti della Diaz. Anche se teniamo conto dello skill specifico
di Torre che è quello dei residui di sparo, che e' terreno raffinatissimo
di analisi su particelle e residui di combustione. Quella che a prima vista
puo' sembrare una stranezza, di fatto porta però ad un esito scontato:
lo scontro tra Torre e il colonnello Garofano del RIS di Parma.
Quella di Torre che smentisce i RIS è una costante, che nel caso Cogne
ha avuto il suo punto culminante.
E' un duello che si protrae da tempo. Era davvero il medico legale Torre, esperto
in residui di sparo, il consulente adatto ad una perizia tanto delicata?
Nemicus Garofano, sed magis amica veritas?
Il quarto asso: Pietro Benedetti
Pietro Benedetti è capo del balipedio del Banco nazionale di prova
(L'ente nazionale di certificazione delle armi) di Gardone Val Trompia.
Un buon risultato per un perito industriale. Per una coincidenza a Gardone Val
Trompia il comandante della compagnia dei Carabinieri è quel Francesco
Marra che col grado di tenente si è distinto
in Somalia al fianco di Truglio, Leso e Cappello, nel gruppetto che ha trovato
citazione nei diari del Maresciallo Aloi per fatti poco edificanti (violenze alla
popolazione).
Benedetti tra i periti è quello che vanta forse maggiore anzianitÃ
di servizio.
1981 Istruttoria sulla colonna romana delle Brigate Rosse, 1984
Indagini omicidio Pecorelli / banda Magliana, 1988 Omicidi Tarantelli,
Ruffilli e Conti, 1989 Perizia in merito ai fatti di via Zabarella, a Padova:
due missini uccisi dalle BR, 1992 Pacciani, 1992 Uno bianca (tre
carabinieri massacrati al Pilastro), 1993 Sismi, colonnello Federico Mannucci
Benincasa, 1996 Ancora Pecorelli/Magliana, 2000 Omicidio di Samuele
Donatoni, ucciso in un conflitto a fuoco durante un'operazione organizzata per
liberare Giuseppe Soffiantini.
Nel 1997 e' consulente nel processo per l'uccisione
della crocerossina italiana Maria Cristina Luinetti, Somalia, 9 dicembre 1993,
operazione Ibis.
Nel 1999 accetta nel corso della 23ma udienza del caso Alpi l'incarico
per l' accertamento del calibro del proiettile che uccise la giornalista e
che era conficcato alla base del collo. A lui si affianchera' Torre, che dall'
esame dei residui di sparo dovra' risalire alla distanza dalla quale fu sparato
il colpo. Il collegio peritale deve anche comparare il proiettile che uccise Hrovatin
con quello che ammazzo' la Alpi (Ansa).
Orbene, uno dei quesiti principali dal punto di vista balistico nei fatti di P.zza
Alimonda e' la questione della pallottola che entra regolarmente nello zigomo
di Carlo e poi diventa un mistero. Non esce del tutto, non provoca grandi danni,
non sembra avere massa rilevante. Una pallottola atipica che, a ben vedere, sta
alla base di tutte le capriole logiche dei periti del PM. Sappiamo da fonti bene
informate che effettivamente i 4 periti si sono a lungo interrogati sulla ragione
di questo comportamento strano e con loro anche i periti della parte lesa, per
non dire dei periti di Placanica. E' evidente (e tutti lo riconoscono) che la
pallottola si frantuma, e un 9 mm FMJ non si dovrebbe frantumare. Tutto
quello che viene inventato, in modo a volte persino paradossale, gettando il cervello
oltre l'ostacolo, serve a giustificare la frantumazione del proiettile.
Perchè delle due l'una: o il FMJ d'ordinanza incontra un ostacolo molto
duro che lo lesiona seriamente (poi rimangono comunque altri punti interrogativi)
oppure il proiettile è difettoso.
Esiste una terza ipotesi di cui si è parlato: che NON si trattasse di un 9mm FMJ d'ordinanza.
Questa ipotesi è sinora l'unica che permette di far quadrare tutti gli
aspetti balistici dell'evento. Si tratta evidentemente di una ipotesi che getta
una luce sinistra sulla gestione dell'ordine pubblico a Genova ed è
naturale che i periti dei carabinieri (ma non quelli del PM) non la sollevino.
Ricordiamo a margine che ci sono state altre perizie riguardanti i due bossoli
ritrovati a piazza Alimonda: la prima, affidata a Cantarella, perito d'ufficio
di Franz, stabili' che il bossolo trovato sul defender era compatibile con la
pistola di Placanica all'80%, quello sul selciato al 10%. Una nuova perizia, affidata
da Franz alla Scientifica di Palermo, stabili' poi che entrambi i bossoli provenivano
dall'arma di Placanica. Cantarella corresse tempestivamente la sua analisi: il
secondo bossolo divento' compatibile con l'arma al 60%.
Ma restando all'ipotesi del proiettile FMJ (Full Metal Jacket, ovvero con rivestimento
di metallo) o il proiettile si incrina per una qualche ragione contro un ostacolo,
oppure è difettoso.
E' davvero Benedetti il perito adatto ad *incrinare* la credibilità di
uno dei principali fornitori dell'esercito italiano? Puo' in tutta coscienza il
direttore di uno dei nodi della filiera delle munizioni (praticamente quello del
controllo di qualità ) esaminare serenamente e in coscienza questo aspetto?
Amicus Fiocchi, sed magis amica veritas? Forse non puo'... forse e' cosi'
che tra le tre ipotesi di frantumazione del proiettile (fuori ordinanza, difettoso,
che rimbalza) viene scelta la meno probabile, l'ultima. Quella che fa uscire dalla
bocca dello stesso Benedetti un'affermazione sconsolata e forse involontariamente
ironica: *Passeremo alla storia per questa perizia*.
Il mazziere: Paolo Romanini
Quello di Romanini è forse l'aspetto piu' scandaloso dell'intera vicenda.
E' a lui che il PM Franz si rivolge direttamente per la consulenza. Poi lui
compone la sua squadra di *assi*, ma è lui il perno della squadra, il
consulente capo, il mazziere.
Romanini è nato a Parma nel 1954, è fondatore e direttore della
rivista specializzata Tacarmi, ed è considerato tra i principali esperti
di balistica in Italia, viene descritto come un professionista di massima
fiducia della Benemerita, "con i cui ranghi - raccontano alcuni esperti
- ha mantenuto da sempre un rapporto di ampia collaborazione" (Voce
della Campania )
Non sappiamo in che termini si sviluppi la collaborazione fra Romanini e l'Arma
dei carabinieri, sappiamo bene invece quello che pensa dei fatti di piazza Alimonda:
"...Carlo Giuliani è stato ucciso da un suo coetaneo terrorizzato
e ferito, mentre infieriva con inaudita violenza contro un mezzo dei Carabinieri,
cercando con tutto se stesso di arrecare danno e nocumento ai militari...".
Cosi' Romanini in un editoriale
sulla rivista Tacarmi del settembre del 2001, cioè due mesi dopo
il G8 e cinque mesi prima di ricevere l'incarico dal PM Silvio Franz.
Romanini non si risparmia: "Qui la cosa si prestava allo scopo, tutto
era perfetto, il frangente, gli attori, la scenografia. Cosi' il banchetto degli
avvoltoi griffati e' iniziato, a cadavere caldo, con il sangue che ancora colava;
finalmente un martire, un buono ucciso da squadracce repressive e violente guidate
dai grandi burattinai. Finalmente uno sbirro assassino!".
La logica e la correttezza avrebbero voluto che Romanini, viste le sue convinzioni,
espresse in un editoriale nella rivista che dirige, rinunciasse alla perizia,
o che il pm si ponesse dei dubbi sull'opportunita' della nomina. E invece non
succede nulla di tutto questo. Anzi, un consulente notoriamente vicino all'Arma
viene nominato a capo di una squadra che deve affiancare il PM su indagini attorno
ad un reato commesso da appartenenti all'Arma.
La matta: Domenico Compagnini
Compagnini e' uno dei pochissimi italiani a possedere il diploma della *Forensic
Science Society*. La sua carriera viene cosi' definita dall' Ansa: "il
professor Domenico Compagnini, insegnante di applicazione tecnica in pensione
divenuto per hobby esperto balistico". E' il consulente di parte per
Placanica.
Compagnini riceve numerosi incarichi, in processi molto delicati e il suo lavoro
è oggetto di critiche anche pesanti: Claudio Fava, giornalista ed ex
deputato della ''Rete'', figlio di Giuseppe Fava, il giornalista ucciso a Catania
nel 1984, il 2 marzo del 1994 ha presentato un esposto alla procura di Catania
per sollecitare che la perizia balistica su un' arma sequestrata ad Aldo Ercolano
non venisse affidata a Compagnini, affermando che ''l'operato del tecnico non
e' trasparente''.
La faccenda si e' conclusa cosi':
(ANSA) - CATANIA, 2 NOV 99 - La procura di Catania, a meta' degli anni Novanta,
chiese e ottenne l'archiviazione del fascicolo del perito balistico Domenico
Compagnini, indagato nell' ambito dell' inchiesta sulla cosca Santapaola. A
conclusione delle indagini Compagnini ha continuato ad essere nominato come
perito d' ufficio in delicati processi come quello per l' uccisione dell' avvocato
Serafino Fama', per il delitto del giudice Livatino e per l' omicidio del sindaco
di Firenze Lando Conti, ucciso dalle Br nel 1986. Il primo a parlare delle
frequentazioni tra Compagnini e la famiglia Santapaola fu il collaboratore di
giustizia Antonino Calderone: il perito e il capomafia - sostenne il pentito
- erano tanto amici da essere anche soliti andare a caccia insieme. Un altro
collaboratore che parlo' di Compagnini fu Antonio Chiavetta, che lo accuso'
di avere sostituito, durante una perizia, un proiettile esploso da un' arma
utilizzata per compiere un omicidio da Enzo Santapaola, nipote del capomafia
Nitto. Tutte le accuse non trovarono alcun riscontro e la procura dispose l'
archiviazione del caso, che fu accolta dal Gip di Catania. Domenico Compagnini
e' ritenuto uno dei periti balistici di maggiore esperienza che operano in Italia.
Della sua abilita' si servi' anche il boss Benedetto Santapaola che lo nomino'
perito di parte nel processo per la strage in cui mori' Carlo Alberto Dalla
Chiesa.
Certo, il fascicolo e' stato chiuso e le affermazioni dei collaboratori
di giustizia vanno adeguatamente considerate, ma il nome di Compagnini continua
a sollevare perplessita'.
Il perito compare anche negli ultimi sviluppi del processo Calabresi
e anche in questo caso, al suo nome si fanno gli stessi pesanti accostamenti.
Ancora l'Ansa:
Â… Pur ribadendo ''l'eventuale e motivata impossibilita' tecnica di pervenire
ad un risultato certo'', i tre periti balistici della corte d'appello di Venezia
i periti hanno sostenuto in aula che ''non ha trovato riscontro'' l'ipotesi
che i due proiettili repertati nell'inchiesta sull'omicidio Calabresi siano
stati sparati da due diverse armi. Tesi quest'ultima sostenuta dai consulenti
della difesa, che nella domanda di revisione aveva anche sostenuto una provenienza
non documentata del secondo proiettile (refertato in ospedale) o, comunque,
una successione diversa dei colpi e l'uso di una pistola a canna corta (e non
lunga come riferito da Marino). L'avv. Alessandro Gamberini, che guida il collegio
di difesa, ha ricordato che il perito viene citato ''per una attivita' di
favoreggiamento verso alcuni membri di un clan'' nel libro di Arlacchi 'Gli
uomini del disonore. La mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino
Calderone'.
L'audizione del pentito Calderone resta per chi fosse interessato una lettura
interessante (link)
Anche quello di Domenico Compagnini e' un altro nome che compare con una certa
frequenza in molti di quei processi tanto scrupolosamente seguiti dai media.
Nel processo Marta Russo inserisce un "colpo di scena". Scena che
naturalmente e' da condividere con l'onnipresente Torre:
http://incal.net/ftp/testi/misteriditalia/8/numero8.doc
In sede di processo d'Appello, i procuratori generali Luciano Infelisi ed
Antonio Marini, entrambi con un lungo passato in quella stessa procura di Roma
dove ancora lavorano Ormanni e Lasperanza, hanno voluto calcare la mano, mostrando
certezze incrollabili al termine di un dibattimento unicamente indiziario in
cui protagoniste assolute sono state le perizie, o meglio la continua confusione
creata dai periti del tribunale.
L'ultimo colpo di scena si era avuto l'11 gennaio scorso quando, rettificando
il suo stesso lavoro, il perito balistico nominato dalla corte, Domenico Compagnini,
aveva cambiato idea. In un primo momento (perizia consegnata il 4 gennaio 2000),
Compagnini aveva rintracciato 27 possibili traiettorie compiute dal proiettile
che uccise Marta Russo: 10 partivano dalla finestra dell'aula 6 (quella, per
intenderci, dove secondo le testimonianze Lipari e Alletto, si sarebbero trovati
Scattone e Ferraro), 6 dalla finestra del bagno dei disabili e altre 11 da entrambe.
Una settimana dopo, lo stesso Compagnini aveva rettificato: delle 27 traiettorie
possibili, 6 erano riconducibili alla finestra dell'aula 6, altrettante al bagno
dei disabili, mentre 15 indicavano in entrambi questi luoghi il punto da dove
sarebbe stato sparato il colpo mortale. Va ricordato che in primo grado, il
perito della corte, il prof. Carlo Torre, aveva assegnato "una più
accentuata compatibilità " alla finestra del bagno dei disabili,
al piano terra della facoltà di Giurisprudenza.
Il dato fondamentale e conclusivo della perizia Compagnini rimarcava, comunque,
l'impossibilità tecnica di pervenire ad un dato certo.
In conclusione: possibile che l'arma dei carabinieri non fosse in grado
di fornire un perito meno chiaccherato? Meno esposto?
Scienza e coscienza? O partita truccata?
All'interno di questa comunità ristretta di super specialisti si giocano
i destini dell'indagine su P.zza Alimonda. La storia delle perizie, della loro
costruzione in progress, dei continui colpi di scena che arrivano a sfiorare il
ridicolo, è la storia stessa del tentativo di chiudere con un nulla di
fatto le indagini. Di non arrivare alla verità .
Torniamo per un momento all'articolo iniziale di earmi http://www.earmi.it/varie/periti.htm
.
Edoardo Mori, il direttore, indica alcuni pericoli insiti nelle consulenze dai
quali i giudici devono guardarsi:
......
E non succederebbero tanti guai se ogni perito sapesse esattamente quale è
il suo livello di competenza e non andasse oltre. Invece è del tutto normale
vedere colonnelli di artiglieria che non hanno mai visto esplosivi in vita loro,
accettare perizie su bombe, esplosivi, materiale pirotecnico, con assoluta ignoranza
di causa; è normale trovare ingegneri e geometri che discettano di diritto
delle armi, che ottengono perizie importanti e profumatamente pagate, ma i quali
dichiarano che un proiettile di piombo è un proiettile di acciaio perforante
perché non hanno mai sezionato un proiettile in vita loro. E altrettanto
normale è vedere che i giudici affidano perizie che coinvolgono interessi
rilevantissimi a certi periti, solo perché un collega gli dice che quello
è un perito, senza preoccuparsi di chiedergli quali esperienze specifiche
egli abbia, ed a quale livello, e senza informarsi se per caso quel dato perito
non abbia già fatto delle figure barbine in tribunale.
Se, come è avvenuto a me nel corso di alcuni decenni, si fossero
seguite le vicende di molte perizie su armi ed esplosivi, si resterebbe esterrefatti
per il numero di errori giudiziari, talvolta rimediati in appello, talvolta mai
rimediati, che sono stati causati da periti incompetenti, spesso al limite della
ciarlataneria. Ed alcuni di questi, in certe zone d'Italia, "vanno per la
maggiore", come suol dirsi.
In genere i difetti che si riscontrano nei cattivi periti, oltre naturalmente
alla scarsa conoscenza della materia ed alla improvvisazione, sono:
- il non voler comprendere ed ammettere di essere incompetenti
- l'eccessivo servilismo alle tesi di chi li ha nominati
- la predisposizione a voler dare per certo ciò che invece è
incerto.
........
Siccome ai giudici piace avere certezze, perché in giudizio solo la certezza
serve, e piace loro (è purtroppo umano) sentirsi dire che hanno ragione,
si capisce perché i cattivi periti siano molto ricercati e apprezzati.
........
Il giudice dovrà poi tener presente che i periti che lavorano nei laboratori
delle forze di polizia o presso procure della repubblica, possono essere inclini
a propendere per le tesi dell'accusa, non in mala fede, ma per una inconscia e
umana deformazione professionale o perchè influenzati da superiori meno
indipendenti di loro.
Parole illuminanti.
Abbiamo due parti in questa indagine: l'arma dei carabinieri e Carlo Guliani.
E un PM che dovrebbe indagare sui carabinieri, o almeno tentare. L'inchiesta prende
la piega minimalista che abbiamo visto con la perizia di Marcello Canale che isola
le responsabilità al solo Placanica: viene dato per certo (la morte
di Carlo prima dell'arrotamento) quello che è invece incerto.
Il PM Franz nomina quindi consulente dell'accusa (imputati i carabinieri) Romanini,
i cui rapporti con l'arma sono notori. Romanini, che ha gia' espresso da mesi
la sua visione dei fatti nella sua rivista, coordina una squadra di consulenti
eccellenti che si produrranno in performance che passeranno alla storia forense
(la sparizione del grosso del proiettile, la deviazione dell'estintore, poi del
sasso, le distanze a fisarmonica tra Carlo e il defender, il foro sulla chiesa,
la *scheggia* rinvenuta ad un anno di distanza dai fatti). Una grande arrampicata
sugli specchi che non sara' neppure usata dal PM nella sua richiesta di archiviazione,
tanto è fragile.
Vi sono inoltre altre circostanze singolari, come ci ricorda l'opposizione dell'avvocato
Pisapia all'archiviazione:
Parte delle indagini, anche su circostanze particolarmente delicate, sono state
condotte da appartenenti all'Arma dei Carabinieri. I rilievi tecnici sul defender
dal quale è partito il colpo mortale, sono stati effettuati dai Carabinieri,
all'interno della Caserma di San Giuliano.
Gli accertamenti tecnici effettuati sulla pistola del Placanica sono stati operati
dal Nucleo Operativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Genova.
Varie deposizioni testimoniali sono state assunte da Carabinieri. In almeno una
occasione, all'assunzione di sommarie informazioni testimoniali rese agli inquirenti
erano presenti, in qualità di assistenti per la redazione dell'atto, militari
dell'arma dei Carabinieri (v., ad esempio, le s.i.t. del Comandante Truglio del
20.7.2001).
Il metodo di indagine viola il principio reiteratamente stabilito dalla Corte
Europea per i diritti dell'uomo secondo cui, in caso di delitti - in particolare
omicidio - commessi da appartenenti alle forze dell'ordine, le indagini devono
essere affidate a corpi che siano indipendenti da quelli che sono stati coinvolti
nei fatti delittuosi.
Si tratta di una partita giudiziaria regolare? Hanno lavorato in scienza e
coscienza i consulenti del PM? E' stato davvero fatto tutto per arrivare alla
verità ?
O piuttosto non si è trattato di altro? Dell'opposto? Del tentativo di
seppellire sotto una coltre di menzogne le responsabilità reali di quello
che è accaduto?
Nella sua richiesta di archiviazione il PM Franz si produce in una affermazione
sul comportamento di Placanica: *Il coraggio non è esigibile*.
Lo dice per giustificare il colpo di pistola contro Carlo: «Placanica
ha avuto paura e ha sparato, il coraggio non è esigibile».
Sembra che nell'udienza a porte chiuse di fronte al GIP del 17 Aprile Franz abbia
anche detto: «Questa indagine non poteva e non potrà chiudersi
così se non c’è una premessa fondamentale, che le indagini
sono state fatte con completezza»
No, signor Pubblico Ministero, le indagini non sono state fatte con completezza.
Forse Lei ha ragione a dire che il coraggio non è esigibile. Il suo non
lo è stato. A maggior ragione però non è esigibile il rispetto
per chi si è comportato in questa inchiesta in modo cosi' spudoratamente
al di sotto della decenza.
Il nostro non lo avrà mai.
Pillola Rossa Crew
***************************************************
|
|
|
|
| |
Links Correlati | |
Opzioni | |
|
|