Tra le tante ipotesi emerse intorno all'uccisione di Carlo Giuliani, una delle forse meno approfondite è stata quella che egli sia stato colpito da un proiettile "speciale" e non da un'ordinaria palla cal. 9 parabellum in dotazione alle forze di polizia, inclusi i carabinieri. I proiettili cal. 9 parabellum sono costituiti da un'anima in piombo rivestita interamente da una "camiciatura" in lega metallica (di solito di rame, ottone o simili).
L'ipotesi è stata avanzata non solo perché munizionamento speciale ed alternativo a quello comunemente definito "da guerra", come è il cal. 9 parabellum, è stato ed è largamente impiegato in altri paesi in operazioni di "ordine pubblico", anche mietendo numerose vittime (a decine e decine in Irlanda del Nord ed in Israele, solo per citare due dei casi più eclatanti), ma anche perché potrebbe aiutare a spiegare alcune "stranezze" relative alla dinamica della morte di Carlo ed ai reperti rintracciati o, meglio, non rintracciati durante le indagini.
La possibilità che le forze dell'ordine fossero dotate di munizionamento
diverso dall'ordinario in occasione del G8 di Genova 2002, sollevata da
più parti, è stata esclusa dal sottosegretario al Ministero
degli Interni, Alfredo Mantovano (AN) rispondendo, il 20 settembre 2001,
ad una interpellanza letta quale cofirmatario dall'On. Francesco Carboni
del gruppo DS-Ulivo (cfr.
http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed034/s140.htm
).
Replicando a Mantovano, Carboni s'è detto soddisfatto della risposta
del Sottosegretario e l'ipotesi della pallottola "speciale" è ufficialmente
uscita di scena.
Forse è però il caso di tornare a parlarne ed approfondire l'ipotesi.
Anche perché le ogive delle due cartucce che, secondo la storia ufficiale, sarebbero stati esplose da Mario Placanica in piazza Alimonda, non sono mai state ritrovate, neanche in parte e, pertanto, nulla si può dire sulla loro reale natura. L'unica cosa che si può inferire dal ritrovamento dei bossoli è che fossero ogive di cartucce calibro 9 NATO con palla in piombo incamiciato sparate dalla Beretta 92 SB in dotazione al carabiniere. Ma si tratta di una deduzione indimostrabile, come vedremo.
Una pallottola di questo tipo avrebbe dovuto avere determinati e ben noti
effetti. Ben noti proprio perché si tratta di una pallottola molto
diffusa e molto impiegata. Ad esempio, avrebbe dovuto trapassare agevolmente
il cranio della vittima, lasciandovi un foro di entrata ed uno di uscita
con diametro almeno maggiore di quello del proiettile (e invece il foro di
uscita risulta essere più piccolo del foro di entrata e del diametro
della stessa cartuccia). Nell'ipotesi, poco probabile, vista la breve distanza
dalla quale si ipotizza sia giunto lo sparo, che la pallottola fosse stata
ritenuta anche solo in parte, quest'ultima avrebbe dovuto essere agevolmente
rintracciata e debitamente repertata in sede autoptica ma, in quella sede,
non viene repertato nulla del genere.
Inoltre, nel caso di ritenzione di almeno parte del proiettile, l'energia
scaricata direttamente sul corpo dalla massa ritenuta, avrebbe quantomeno
dovuto far cadere Carlo sul posto, se non all'indietro (e invece rotola
in avanti per quasi tre metri). Ancora, almeno una parte della camiciatura
avrebbe dovuto restare in frammenti nel capo, ma nessun frammento del genere
risulta essere stato rinvenuto e recuperato.
Queste anomalie sono state rilevate anche dai periti nominati dal PM ed
incaricati di ricostruire le circostanze dell'uccisione di Carlo Giuliani.
E' interessante notare che la difesa di Mario Placanica, formalmente indagato
con la gravissima ipotesi accusatoria di omicidio volontario, non ritiene
necessario avvalersi di propri periti, come suo diritto e come sarebbe più
che logico aspettarsi in una situazione simile.
E' un'altra delle tante anomalie del caso, ma evidentemente la difesa
di Placanica ha una fiducia illimitata proprio nei periti di chi sostiene
l'accusa nei suoi confronti. La scelta di non avvalersi di propri periti
--apparentemente autolesionista e paradossale-- si rivela però oculata,
economica (i periti costano, e parecchio) e lungimirante: i periti del PM,
notati gli strani effetti della pallottola suppostamente esplosa dal presunto
assassino, si lanciano a cercare cosa abbia mai potuto causare un comportamento
tanto insolito da parte di una pallottola i cui effetti sono invece ben noti.
Nasce così l'ardita teoria del rimbalzo e danneggiamento della
stessa sull'estintore, con possibile perdita d'energia e di massa (solo un
frammento e non l'intera pallottola avrebbe colpito Carlo dopo il rimbalzo
fatale). La teoria ha giusto il tempo di essere ripresa in gran pompa dalla
propaganda di TV e giornali prima di cadere miseramente sotto l'evidenza
che l'estintore non reca traccia di alcun rimbalzo di proiettili sulla sua
superficie.
Non paghi della figuraccia rimediata, ed evidentemente ormai privi di
ogni residuo senso del ridicolo, i periti del PM, capitanati dal Prof. Torre,
sviluppano allora una teoria ancora più grottesca ed assurda, mirante
ad ottenere addirittura il contrario di quanto il PM ha teoricamente loro
richiesto: sostenere l'ipotesi accusatoria.
I periti partoriscono così la teoria divenuta famosa come "teoria
del calcinaccio": invece dell'estintore, il colpo di pistola esploso da
Placanica avrebbe --prima di raggiungere il suo obbiettivo-- colpito un
"calcinaccio" in volo lanciato da un manifestante causando al proiettile
effetti simili a quelli ipotizzati in precedenza per l'inesistente rimbalzo
sull'estintore.
Inutile ricordare come il PM interpreti la perizia come la prova che sarebbe
il calcinaccio --e non chi ha sparato!-- il colpevole della morte di Giuliani,
malgrado la perizia individui il "calcinaccio" in un oggetto che, inspiegabilmente
(ed al contrario, ad esempio, di qualsiasi piattello colpito da una fucilata
in gara), invece di sbriciolarsi, continua la sua corsa dopo essere stato
colpito e lo fa con tanta forza da causare una vistosa ammaccatura su uno
spigolo particolarmente resistente della carrozzeria del Defender
, proprio sopra la seconda "I" della scritta posteriore "CARABINIERI". I
periti sono costretti a parlare di "calcinaccio", ossia di un agglomerato
leggero, per via delle prove da essi effettuate (e che non riescono
neanche ad individuare la traiettoria esatta dell'oggetto che avrebbe deviato
il colpo!) e perché la loro teoria si basa sull'analisi delle sostanze
ritrovate su un frammentino metallico attribuito senza riscontri alla camicia
del proiettile fatale. Tra l'altro tale frammentino spunta fuori dopo un
anno circa dagli effetti personali di Carlo sotto sequestro, e tutto si è
autorizzati a pensare sulla sua reale origine, visto che il corpo del giovane
ucciso è caduto, è stato schiaccato ed è stato trascinato
e vilipeso su un asfalto letteralmente cosparso di frammenti di ogni genere
e natura.
In altre parole, per spiegare le anomalie di comportamento del proiettile,
i periti del PM introducono nuove anomalie, anzi assurdità, visto
che, ad esempio, la velocità del proiettile rende del tutto impossibile,
leggi della fisica e conteggio dei frame dei filmati alla mano, un
incontro della pallottola con l'oggetto che lo avrebbe deviato.
Le anomalie del proiettile però restano e, vista la palese inattendibilità delle spiegazioni fornite dai periti del PM, attendono di trovarne di più plausibili.
Abbiamo infatti di fronte un caso nel quale una pallottola i cui effetti
sono più che ampiamente studiati e prevedibili si comporta, viceversa,
in modo imprevedibile e, come se non bastasse, non lascia altra traccia
di sé. A parte un bossolo. Un bossolo che, si badi bene, può
aver contenuto di fatto un'ogiva diversa da quella che si è assunto
abbia colpito Carlo Giuliani e che, soprattutto, non è in alcun modo
atto a provare (e questo vale per qualsiasi bossolo) in modo definitivo
abbia contenuto la pallottola fatale. Di un bossolo si può, al
massimo, stabilire con certezza da quale arma sia stato sparato, mentre
quasi nulla è possibile dire, ad eccezione del calibro, sulla palla
che esso conteneva: se si rinvengono due bossoli sparati da una stessa pistola
e le relative ogive, è di solito impossibile stabilire quale delle
ogive stesse appartenesse ad uno dei bossoli in particolare.
Ancora: in effetti un frammento radio-opaco viene individuato nel cranio
dell'ucciso durante gli esami radiologici disposti dal Prof. Canale non appena
il corpo di Carlo giunge al Galliera: inspiegabilmente lo stesso Prof. Canale
non risulta lo abbia successivamente individuato, prelevato e repertato durante
l'autopsia da lui stesso eseguita. Come mai? Eppure aveva persino un
reperto radiologico che indicava con precisione dove cercarlo quel frammento.
Come può un vero e proprio luminare come il Prof. Canale aver trascurato
o non rintracciato quel frammento? E che ragioni avrebbe mai avuto di non
recuperarlo se lo stesso avesse provato e confermato quello che già
la versione ufficiale voleva, ossia che Carlo Giuliani era stato ucciso da
un proiettile ordinario esploso dalla pistola in dotazione ad un carabiniere
ausiliario?
L'ipotesi che l'ogiva che ha colpito Carlo Giuliani non fosse quella di una comune cartuccia cal. 9 parabellum in dotazione alle forze dell'ordine è dunque valida in assenza di decisive prove del contrario. Prove che, come sopra, non risultano esistere. Ed è tanto più valida se si considera che un altro tipo di ogiva, un'ogiva di plastica, potrebbe giustificare meglio la dinamica dell'omicidio e rendere meno strane le stranezze registrate.
E' interessante leggere per esteso alcuni brani della risposta di Mantovano
citata poco prima:
"...Allo stato la normativa non prevede l'uso di strumenti alternativi,
quali, ad esempio, proiettili di gomma..."
La normativa cui ci si riferisce è, afferma Mantovano, "il decreto
del Presidente della Repubblica n. 359 del 1991". (cfr.
http://guide.supereva.it/diritto/interventi/2001/12/84266.shtml
).
Ecco gli articoli che escluderebbero (si badi al condizionale) l'impiego
di "proiettili di gomma":
"Art. 10. Pistola semiautomatica.
1. La pistola semiautomatica in dotazione individuale deve avere
le seguenti caratteristiche: calibro: 9 mm NATO; chiusura: stabile; ripetizione:
semiautomatica; alimentazione: serbatoio mobile; capacità caricatore:
non inferiore a 8 cartucce; azione: singola ovvero singola e doppia; sicura
o sicure: ordinaria, prima monta del cane automatica mediante blocco del
percussore; tacca di mira: fissa; lunghezza canna: da 100 a 140 mm; peso
in ordine di impiego: non superiore a 1,3 kg."
"Art. 19. Pistola semiautomatica.
1. La pistola semiautomatica in dotazione speciale di reparto, deve avere
le seguenti caratteristiche: calibro: 9 mm; chiusura: stabile o metastabile
o a massa; ripetizione: semiautomatica; alimentazione: serbatoio mobile."
"Art. 20. Pistola a tamburo.
1. La pistola a tamburo in dotazione speciale di reparto deve avere le
seguenti caratteristiche: calibro: 38 o 357 o 9 NATO; capacità tamburo:
non inferiore a 5 cartucce; azione: singola e doppia; sicura: cane rimbalzante;
mire: fisse o registrabili; lunghezza canna: compresa tra 2'' e 6'' (da
5 a 15 cm); peso in ordine di impiego: non superiore a 1,4 Kg, eventuali
accessori esclusi."
Fissiamo l'attenzione sulla prescrizione: il calibro dell'arma individuale deve essere il 9 mm NATO e non vi sono altre indicazioni che abbiano a che vedere esplicitamente con il munizionamento della stessa. Le cartucce assumono spesso diverse denominazioni anche quando sono identiche tra loro. Identiche, attenzione, non "simili", proprio identiche: nel nostro caso, ad esempio, abbiamo una prescrizione che utilizza la designazione standard dell'Alleanza Atlantica "9 mm NATO". Si tratta della denominazione ufficiale per una cartuccia che assume diverse denominazioni fuori dall'ambito militare e di polizia, pur restando identica a sé stessa, come ad esempio "9 Luger FMJ" o "9 parabellum" o, ancora, "9x19 parabellum". L'arma individuale prescritta può sparare senza alcun problema tutte le cartucce citate e, come vedremo, anche altre, senza dover subire alcuna modifica. Gli articoli 19 e 21 prevedono un ulteriore e vasto allargamento del campo delle possibili armi e cartucce impiegabili.
En passant, è interessante notare come l'articolo 11 dello
stesso DPR stabilisca nel dettaglio le caratteristiche per i manganelli
impiegabili in ordine pubblico. Le prescrizioni contenute in tale articolo
portano a ritenere quanto meno dubbio che l'uso dei nuovi manganelli "tonfa"
possa ritenersi ammesso in base allo stesso Decreto invocato da Mantovano
al fine di escludere l'uso di proiettili diversi da quelli ordinari:
"Art. 11. Sfollagente.
1. Lo sfollagente in dotazione ordinaria di reparto deve essere
in gomma o materiale sintetico, cilindrico, internamente cavo, con impugnatura
scanalata, anello in lamierino con doppia campanella, moschettone e cinturino
di cuoio fissato all'attacco o alla base dell'impugnatura, diametro di cm
3 e lunghezza compresa tra cm 40 e cm 60."
I "tonfa" risultano essere tutt'altro che cavi (cfr.
http://www.sociologia.unical.it/solidarieta/Rassegna_stampa/22_11%5C21_11%20Il%20messagero1.pdf
) e, in base all'articolo 11, sembrerebbe doversi concludere che il loro
impiego sia illegale.
Ad ogni modo il DPR si chiude con un articolo che --in pratica-- consente
quasi tutto:
"Art. 37. Sperimentazione di armi diverse e aggiornamento tecnologico.
1. L'Amministrazione della pubblica sicurezza può essere autorizzata,
con decreto del Ministro dell'interno, a sperimentare, per le esigenze dei
propri compiti istituzionali, armi dalle caratteristiche diverse da quelle
previste nel presente regolamento.
2. Nel decreto di cui al comma 1 sono indicate le armi da sperimentare,
le modalità ed i termini della sperimentazione.
3. In caso di grave necessità e urgenza, con decreto del Ministro
dell'interno, il personale della Polizia di Stato all'uopo addestrato può
essere autorizzato ad impiegare per i propri compiti istituzionali armi
diverse da quelle in dotazione, che siano state adeguatamente sperimentate,
purchè rispondenti alle caratteristiche d'impiego in servizio di
polizia stabilite nel presente regolamento e comunque non eccedenti le potenzialità
offensive delle armi in dotazione alle Forze di polizia."
Senza parlare del fatto che, oltre alle normali Forze di Polizia, a Genova sono certamente presenti in forze i "Reparti Speciali" delle Forze Armate che utilizzano comunemente armamenti speciali che non sono certo previsti dal DPR in questione. Tra questi, che si immaginava fossero destinati esclusivamente alla protezione diretta dei Capi di Stato all'interno della "Zona Rossa", vi sono i carabinieri del Reggimento "Tuscania" che, invece, intervengono in più occasioni in ordine pubblico e che, per circostanze di tempo e luogo, sono quasi certamente presenti anche in Piazza Alimonda.
A rigor di logica, è quindi impossibile escludere a priori l'impiego a Genova di pallottole diverse dalle ordinarie e semplicemente sulla base dell'unica normativa citata esplicitamente da Mantovano nella sua risposta. Anzi, alla lettera, il contenuto del DPR rende di fatto plausibile l'impiego di qualsiasi cartuccia calibro 9 e non solo.
Torniamo all'intervento di Mantovano:
"...In materia di armi non da fuoco sono in corso apposite ricerche,
anche a livello interforze e internazionale, finalizzate a verificare l'efficacia
di una pluralità di dispositivi, non solo proiettili di gomma ma
anche gas irritanti, bastoni elettrici inabilizzanti, reti bloccanti, nelle
varie ipotesi di utilizzo da parte delle forze di polizia."
Dunque "proiettili di gomma" sono o sono stati certamente disponibili presso le strutture nelle quali le "apposite ricerche" vengono condotte. Interessante anche il riferimento al livello "internazionale" delle ricerche: proiettili di plastica risultano essere stati concretamente impiegati in ordine pubblico dalle forze di polizia operanti in Kossovo, dove sono presenti in forze anche i nostri carabinieri della MSU. Si tratta forse di una "ricerca sul campo" ? Riprenderemo il discorso più avanti.
Mantovano prosegue:
"...Il Ministero dell'interno ha avviato ricerche e sperimentazioni
per dotare i reparti di attrezzature idonee a conferire maggiore efficacia
agli interventi disposti a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica,
a ottimizzare la difesa del singolo operatore e sta procedendo ad un ampio
aggiornamento dell'organizzazione, dell'addestramento, dell'equipaggiamento,
dell'armamento dei reparti, introducendo nuovi strumenti caratterizzati da
maggiore versatilità ed in grado di ridurre al minimo i rischi.
"
Non è facile stabilire se ci si riferisca ai rischi per gli operatori
dell'ordine pubblico o per i cittadini da essi affrontati. Sull'addestramento
e l'organizzazione si potrebbe aprire un intero capitolo, visto il bestiale
comportamento di centinaia di appartenenti alle forze dell'ordine a Genova.
Ad ogni modo apprendiamo che erano in corso, presumibilmente da prima del
G8, sperimentazioni atte a "ottimizzare la difesa del singolo operatore":
ossia di colui che, tra l'altro, è dotato, per difesa, di "pistola
semiautomatica individuale". Ed al munizionamento impiegabile con questa
si riferisce successivamente Mantovano:
"L'amministrazione dell'interno sta, inoltre, svolgendo una ricerca
sul munizionamento non letale, richiamato espressamente dall'interpellanza,
fra cui anche le cosiddette pallottole di gomma; tale ricerca è condotta
anche attraverso missioni di studio presso organi di polizia all'estero
ed analoghe ricerche sono state avviate anche dall'Arma dei carabinieri.
"
Sottolineiamo alcune di queste affermazioni: Mantovano usa appropriatamente
l'attributo "cosiddette" per indicare le "pallottole di gomma": come vedremo,
infatti, le pallottole sperimentate non sono affatto di gomma o, almeno,
non è verosimile siano tutte in gomma. E' interessante anche che vi
siano missioni di studio all'estero e che i carabinieri conducano ricerche
in proprio. Mantovano specifica di seguito:
"La generica non letalità di questi strumenti non è ancora
confermata in tutte le condizioni di impiego, come dimostrano alcuni eventi
mortali verificatisi in Stati esteri, a seguito sia dell'uso di proiettili
di gomma sia di altri manufatti appartenenti alla stessa categoria; sicché,
si può nutrire qualche dubbio che, alla distanza dalla quale è
stato esploso il colpo dalla camionetta dei carabinieri presa d'assalto
a Genova, potesse non avere un effetto letale sul giovane Giuliani."
Si riconosce cioè che anche una pallottola diversa da quelle di
dotazione ordinaria (in piombo incamiciato) ed appartenente alla categoria
dei proiettili di gomma, può avere esiti letali, tanto più
nelle condizioni nelle quali si è verificata la tragedia di piazza
Alimonda.
Ma si esclude autorevolmente ed ufficialmente il suo impiego, in base
alla normativa. E' importante notarlo, perché qualora fosse stata
impiegata nonostante il divieto formale, chi se ne fosse reso responsabile
dovrebbe risponderne e fornire comunque molte spiegazioni, a prescindere
dall'aver o meno ucciso o ferito chicchessia in conseguenza del suo impiego.
Sull'argomento "armamenti speciali" in generale, cui anche Mantovano fa
riferimento, vi sono molti interventi e lavori disponibili anche in Internet.
Qui ci concentriamo sulle pallottole di gomma, anzi, su proiettili appartenenti
alla loro stessa categoria, le pallottole di plastica, visto che gli unici
proiettili in gomma che risultano esistere per operazioni di ordine pubblico
sono destinati ad essere usati con armi diverse dalle pistole (fucili calibro
12 ed altri sistemi di lancio). Mantovano evita di citare pallottole
di plastica, cita quelle "di gomma".
E' un’omissione singolare, perché le pallottole di gomma per pistola
cal. 9 non sembrano esistere (se esistono, avendo una potenza scarsissima,
non è verosimile qualcuno possa mai venir in mente di usarle fuori
dai poligoni), ma quelle di plastica esistono certamente, sono giudicate
adeguate all’impiego in ordine pubblico e possono essere sparate da una pistola
senza che sia richiesta alcuna modifica della stessa.
Esistono, sono prodotte anche dalla Fiocchi, il maggiore produttore di munizioni per le nostre forze armate, e si chiamano proprio così: "Pallottole di Plastica Calibro 9 mm. Parabellum". A tutta prima, potrebbe sembrare una definizione scorretta, ma non lo è, tanto è vero che è il loro nome e che sta scritto sulla scatola che le contiene.
Da: "Armi e Tiro", anno 3 febbraio 1990 Ed. EDISPORT pag. 72:
Cartucce Frangibili corta gittata di diversi calibri: si noti che il layout
della scatola delle cartucce in cal. 9 mm. parabellum è diverso da
quello dell'altra scatola (cal. 38 Special) e simile alla grafica impiegata
per le cartucce in uso alle Forze Armate.
Come detto, cartucce identiche possono assumere nomi diversi e, evidentemente, cartucce con lo stesso nome possono avere ogive diverse. Rintracciare le prove della stessa esistenza di queste pallottole non è stato banale: Internet, di solito prodiga di informazioni di ogni genere anche su armi e affini, sembra particolarmente avara quando si cercano dettagli relativi alle pallottole in plastica.
Tuttavia, e grazie anche all'impagabile impegno di una mediattivista di Indymedia, "Cybil", che mi ha offerto un grande aiuto in questa ricerca, le informazioni sui proiettili in plastica hanno iniziato a venire alla luce. Ed emergono da un paio di vecchie copie cartacee di una rivista per appassionati, "Armi e Tiro" (Edizioni EDISPORT).
Esaminiamo per primo l'articolo (cfr. Documentazione ) apparso più di recente su tali riviste: sotto il laconico titolo "Fiocchi" (sottotitolo: Sportivo è l'aggettivo che più identifica l'utente ideale del marchio Fiocchi, sinonimo di munizioni versatili e di qualità da oltre cent'anni. Ora anche in versione "ecologica" in cartone biodegradabile), alle pagine 94-97 del fascicolo di aprile 1991 di "Armi e Tiro" vengono presentate alcune nuove munizioni rese disponibili dalla Casa di Lecco. Accompagnano l'articolo diverse fotografie che illustrano le novità di casa Fiocchi e in particolare una a pagina 95
Da: "Armi e Tiro", anno 4 aprile 1991 Ed. EDISPORT pag. 72: Cartucce
corta gittata cal. 9 Luger
ove sono visibili due scatole e 5 proiettili in plastica "9 Luger" (che
altro non è se non un nome alternativo per il calibro 9 NATO). Sulla
scatola si legge:
9 Luger PRN 63 grs.
FIOCCHI
CORTA GITTATA - PALLA DI PLASTICA COMPOSTA
SHORT RANGE - COMPOUND PLASTIC BULLET
SENZA PIOMBO - NO LEAD
50 cartucce.
L'articolo contiene, tra l'altro, foto simili per gli altri calibri nei
quali sono disponibili le pallottole in plastica ed un brano che le illustra,
a pagina 96:
"[...] Chiude la serie delle novità Fiocchi la gamma di munizioni
con palla in plastica (caricata con polveri metalliche) già presentata
in anteprima su Armi e Tiro di febbraio dello scorso anno, ed ora finalmente
disponibile in tutte le armerie. Queste munizioni, prodotte in calibro 9
corto (con palla da 47 grani), in 38 Special (con palla da 68 grani), in
9 parabellum e 9x21 (con palla da 63 grani), sono destinate all'uso in poligoni
chiusi in quanto non sviluppano vapori di piombo, sono costituite da materiale
frangibile che sottopone le strutture dei poligoni a danni minori ed hanno
la caratteristica di perdere rapidamente velocità, evitando, nell'uso
all'aperto, la possibilità che proiettili vaganti possano colpire
a grandi distanze. [...]"
Si noti l'involontaria ironia con la quale la rivista impiega il termine "ecologico" e sottolinea l'assenza di piombo (tanto nell'ogiva, quanto nell'innesco e nella carica di lancio) nelle pallottole in questione. Gli altri dati salienti sono la relativa leggerezza delle ogive, se compariamo la loro massa a quella delle tradizionali, la loro frangibilità, la perdita rapida di velocità e il conseguente minor rischio di colpire qualcuno per errore. Non è dato sapere molto altro. Bisogna allora prendere in esame il numero precedente della rivista cui fa riferimento l'articolo appena esaminato: il fascicolo di febbraio 1990 che, nelle pagine da 74 a 77 dedica un'intera Prova ai proiettili in plastica Fiocchi.
Sotto un singolare titolo, "Il lungo viaggio attraverso il piombo
" (sottotitolo: In questi ultimi anni i proiettili delle armi da fuoco
sono stati sempre più caratterizzati da diminuzione di peso e conseguente
aumento di velocità: siamo così arrivati alle cartucce Fiocchi
con palla in plastica), abbiamo un articolo abbastanza esteso, corredato
da tabelle e fotografie (cfr. Documentazione
). Il testo principale descrive sin dagli albori l'evoluzione del munizionamento
per pistola arrivando al concorso indetto all'inizio del '900, per l'adozione
di un'arma individuale da parte delle forze armate USA; leggiamone alcuni
estratti, pagina per pagina:
"[pag.72] ... I risultati di questo concorso portarono, nel 1911, all'adozione
della pistola Colt calibro 45 A.C.P. rimasta in servizio fino al 1985, quando
fu sostituita dalla Beretta...
[pag.74] Era nata così la cartuccia quasi ideale per uso
di difesa e di polizia dotata contemporaneamente di alto potere perforante
(carrozzerie e giubbetti protettivi) e di elevato potere d'arresto sull'uomo.
Quasi però, poiché tutti questi tipi di proiettili presentano
due grossi inconvenienti: attraversano molto facilmente un bersaglio umano
e possono quindi colpire in sovrappiù, in un conflitto a fuoco, persone
innocenti; se poi mancano il bersaglio e colpiscono un corpo duro possono
rimbalzare con esiti anche mortali, come del resto tutti i proiettili ordinari
in piombo camiciato (è relativamente recente la morte dello studente
milanese ucciso da un proiettile 9 parabellum sparato dalla pistola di un
poliziotto e rimbalzato contro il palo metallico di un lampione)."
La Beretta di cui si parla è sostanzialmente la stessa utilizzata dai Carabinieri, la Beretta 92 SB. Una pistola che, oltre ad essere in dotazione ad ogni carabiniere, è anche definita, in un sito dedicato ai GIS (Gruppi di Intervento Speciale dei Carabinieri), compagna inseparabile degli uomini di tale reparto (cfr. http://members.xoom.virgilio.it/EXILESBEACH/Ant/G.I.S.html ). Da notare come gli effetti trapassanti dei proiettili tradizionali utilizzati ufficialmente dalle nostre forze di polizia siano dati per scontati ed è da notare anche il sinistro riferimento alle persone innocenti che tali pallottole potrebbero colpire dopo aver passato da parte a parte un colpevole .
Certamente incolpevole era lo studente milanese ucciso e citato in chiusura,
senza nominarlo, dall'autore dell'articolo, Renato Castelli: si tratta quasi
certamente di Luca Rossi, ucciso il 23 febbraio 1986 a Milano in piazzale
Lugano da un colpo esplose dall'agente di PS Policino e rimbalzato su un
palo.
La vicenda, che merita di essere ricordata brevemente, presenta inquietanti
coincidenze con quella legata alla morte di Carlo Giuliani: anche allora
la Questura tentò di imbastire una versione dei fatti del tutto fantasiosa
e discordante dalle dichiarazioni dei numerosi testimoni. Anche allora i
colpi esplosi furono due, entrambi ad altezza d'uomo e con tiro mirato, anche
se la Questura sostenne che almeno uno dei due fu sparato in aria.
Anche allora l'agente si sarebbe difeso da una supposta aggressione letale
(ma l'auto che l'agente asseriva tentasse d'investirlo si stava in realtà
allontanando da lui). Il legale della famiglia del ragazzo ucciso, avv.
Gaetano Pecorella, non ancora arruolato in Forza Italia, fece notare come
il Codice Penale considerasse volontario un omicidio anche quando il
vero obbiettivo degli spari non fosse la vittima ma, per una serie di circostanze
(come il rimbalzo su un palo), essa fosse stata ugualmente colpita.
L'on. Gorla, di Democrazia Proletaria, il partito nel quale militava il
giovane ucciso, ricordò l'atteggiamento da "giustizieri" di taluni
tutori dell'ordine e le tragiche conseguenze di tali atteggiamenti,
che avevano causato, da giugno 1975 ad ottobre 1984, 124 morti e 131
feriti . Una conseguenza della Legge Reale, ma anche di una "cultura"
diffusa tra le forze di polizia, che portava, sostenne il parlamentare,
all'applicazione sommaria di una pena di morte formalmente vietata
(cfr. Documentazione
: Ansa1
| Ansa2
).
Una "cultura" che, bisogna aggiungere oggi, appare purtroppo non essere minimamente mutata a distanza quasi vent'anni.
Proseguiamo nella lettura di brani estratti dall'articolo di "Armi e Tiro":
"[pag. 74] I proiettili di plastica
La comparsa dei proiettili di plastica risale ad una trentina di
anni fa circa. Nacquero per il tiro ridotto in locali chiusi e venivano
lanciati da cariche ridotte e talvolta dalla sola capsula di innesco. Fra
i più diffusi per pistola ricordiamo le cartucce della Geco RWS tedesca
con bossolo e proiettile in plastica azzurra calibro 9 e 7,65 mm che consentivano
anche il funzionamento semiautomatico nelle pistole con [pag. 75] chiusura
labile. Il problema si complicò quando si volle fare sparare questo
tipo di proiettili anche alle armi con chiusura geometrica (vale a dire
con canna rinculante) o alle pistole mitragliatrici con massa otturatrice
di peso elevato garantendone il funzionamento meccanico, il che richiedeva
cariche ingenti e proiettili dotati di un peso minimo, seppur leggeri, peso
non raggiungibile con l'impiego della sola plastica. Scartata la soluzione
del proiettile in plastica con nucleo metallico (che avrebbe in gran parte
annullato i vantaggi nei poligoni chiusi perché il nucleo avrebbe
in ogni caso recato danni alle strutture) si scelse la via della plastica
strutturalmente appesantita con polveri metalliche presenti nella miscela:
era indubbiamente la strada giusta ma la sua realizzazione si rivelò
difficile e laboriosa, anche se vincente, per le difficoltà chimico
fisiche che poneva. Il problema venne comunque risolto sia in Italia che
fuori in modo soddisfacente, e fu a questo punto che i tecnici della Fiocchi
Munizioni di Lecco si accorsero che questi proiettili, da essa realizzati
inizialmente per essere utilizzati a scopo di addestramento nei poligoni
chiusi militari e di polizia, potevano venire utilizzati vantaggiosamente
anche per altri scopi (polizia e difesa) soprattutto in ambiente urbano.
La prima cartuccia con palla in plastica realizzata dalla Fiocchi munizioni
è stata, naturalmente, la 9 mm Parabellum, o 9x19, realizzata per
le forze armate e già in ser- [pag. 76] vizio, quindi collaudatissima,
(si sa che in materia di collaudi d'armi e munizioni gli enti statali non
scherzano affatto) cui è seguita la 9x21 e la 9 corto.
Sono queste le due prime cartucce al mondo con palla di plastica ad uso
difensivo immesse sul mercato civile e dopo averle provate a fondo, ci sentiamo
di consigliarle vivamente ai nostri lettori per i loro singolari pregi che
elenchiamo brevemente;
-- rinculo e rilevamento molto contenuti che consentono quindi grande
velocità di ripetizione, assenza totale di rimbalzi pericolosi (il
proiettile, qualora mancasse il bersaglio e battesse su un corpo duro si
disintegrerebbe proiettando schegge sempre visibili ai raggi X) a non oltre
un metro di distanza;
-- nel caso colpisse un aggressore avrebbe importanti effetti cavitazionali
ma non lo trapasserebbe e non potrebbe quindi causare danni a terze persone;
-- alla distanza di 700 m. il proiettile cade a velocità zero;
I "difetti" (del resto relativi e parziali) sono soltanto due:
-- una vivace vampa di bocca, dovuta al fatto che data la leggerezza del
proiettile, la carica di polvere è piuttosto elevata per garantire
il buon funzionamento meccanico. Il fenomeno, quasi trascurabile di giorno,
è più evidente ed un po' fastidioso al buio ma non più
rilevante di quello generato da altre cartucce come certe 38 + P;"
Gli articoli vanno a volte letti anche tra le righe: osserviamo che alla
categoria delle armi con chiusura geometrica e delle pistole mitragliatrici
con massa otturatrice di peso elevato appartengono, rispettivamente,
le armi tipicamente in dotazione alle Forze dell’Ordine, la pistola 92 SB
e pistola mitragliatrice Beretta M 12 (che sparano entrambe le stesse identiche
munizioni in calibro 9 Parabellum) e che l'articolo afferma che naturalmente
la Fiocchi realizza proprio nel calibro 9 mm Parabellum, o 9x19
la sua prima cartuccia con palla in plastica.
A leggere l'articolo alla lettera un ideale impiego di queste cartucce
non solo in poligono (dove recano meno danni alle strutture dello stesso e
riducono l'inquinamento da piombo) per scopi di polizia "soprattutto in ambiente
urbano" sarebbe stato scoperto quasi per puro caso dai tecnici della Fiocchi.
Stando alla rivista, le pallottole in plastica si dovrebbero "disintegrare"
su corpi "duri": ma quanto duri? Si riferisce infatti di importanti
effetti cavitazionali (ossia alla produzione di vaste ferite interne
causate dal passaggio del proiettile che scava, lungo la sua traiettoria,
una cavità nel soggetto colpito) anche se il proiettile non sarebbe
in grado di fuoriuscire dal corpo e ferire terzi.
Tra i difetti della munizione in questione viene annoverata una vivace
vampa di bocca, dovuta alla carica di lancio maggiorata per compensare
la leggerezza dell'ogiva. Si tratta di un altro dato suggestivo per il
nostro caso, visto che l'arma che spara dal Defender produce vampe
visibili in pieno giorno e che non si producono, né sono visibili
con frequenza, utilizzando munizionamento ordinario.
L'articolo include a pagina 75 anche una scheda tecnica interamente dedicata alla cartuccia cal. 9 mm Parabellum dalla quale apprendiamo diversi dati interessanti: l'energia della palla a 30 m. è pari a quella della munizione di servizio e così la rosata a 50 m. (cerchio nel quale finiscono una serie di proiettili sparati con tiro fissato); l'ogiva si frantuma all'impatto contro piastre di acciaio, cemento, muro (non viene mai ritrovata traccia dell'ogiva suppostamente esplosa da Placanica che, stando ai periti del PM, ha causato una lesione sulla facciata della chiesa di piazza Alimonda), ma è in grado di perforare la lamiera di un'auto a 50 m. Sono interessanti anche i dati riferiti alla cavitazione in un blocco di plastilina che, a 50 m, è di circa 350 cc con fermo palla a 25 cm (la munizione di servizio, invece, attraversa completamente il blocco di plastilina di 50 cm. senza deformarsi) e quelli di penetrazione a 10 m. in tavole sovrapposte di legno di abete stagionato, che è di circa 110 mm contro i 160 attraversati dalla palla in piombo incamiciato.
L'articolo include ulteriori tabelle e immagini che sono qui disponibili in chiusura a titolo di documentazione. Ricordiamo comunque che stiamo parlando di riviste apparse all'inizio degli anni 90 e che sembra difficile reperire in Internet documentazione --aggiornata o meno-- relativa alle pallottole in questione.
Persino le Agenzie di Stampa sembrano essere avare di notizie in merito
e non è stato possibile rintracciare altro che un lancio di inizio
2002 che riferisce dell'uso contro manifestanti di proiettili di gomma
da parte di poliziotti argentini a Prizren (Kossovo), proiettili che causano
il ferimento di una persona (cfr. Documentazione
: Ansa
).
E' vero che si parla di proiettili "di gomma" (sulla natura reale di tali
proiettili abbiamo già riferito in relazione alla risposta in aula
di Mantovano), ed è vero che l'episodio è successivo all'omicidio
di Carlo Giuliani, come è vero che esso si svolge a Prizren (uno
dei settori in cui è stata divisa la provincia jugoslava dopo l'invasione
NATO del 1999 e che non è sotto il controllo diretto delle forze
armate italiane), ma è anche vero che quest'ultime operano in stretto
collegamento con gli altri contingenti ed in particolare con quello tedesco,
basato proprio a Prizren che, nel frattempo è divenuta anche sede
del comando unificato italo-tedesco (cfr.
Documentazione
: Ansa
). . Evidentemente, l'impiego di proiettili speciali in ordine pubblico
è autorizzato e non si può escludere ne siano dotati anche
i militari italiani impegnati in Kossovo (e in Bosnia), compresi i carabinieri
della MSU (Multinational Specialized Unit, cfr.
http://www.carabinieri.it/arma/oggi/missioni_estero/19362001/1999Msu_01di03.html
), carabinieri che appartengono a reparti che risultano impegnati anche
a Genova in occasione del G8, in particolare il Reggimento "Tuscania" ed il
G.I.S. (Gruppo Intervento Speciale, le "Teste di Cuoio" dell'Arma).
Ancora dalle Agenzie apprendiamo che alcuni carabinieri, anche elevati
in grado, sembrano avere l’hobby di metter su veri e propri arsenali privati:
è il caso ad esempio del colonnello Guido Monno, arrestato per questa
ragione dal Procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser (cfr.
Documentazione
: Ansa1
| Ansa2
) ed appartenente alla stessa II Brigata Mobile di cui fanno capo diversi
protagonisti della vicenda di Genova e di piazza Alimonda, a partire dal
comandante della stessa, Generale Leso (che nel 2001 comandava le CCIR, tra
cui la CCIR "Echo" di cui faceva parte, ufficialmente, il responsabile dell'uccisione
di Carlo Giuliani).
In base a notizie come questa è lecito dubitare, al contrario di
quanto sembra fare Mantovano, che il munizionamento in dotazione alle forze
dell'ordine in azione a Genova fosse davvero solo quello previsto. Sull'equipaggiamento
non abbiamo invece dubbi, basti ricordare l'abbigliamento assolutamente
fuori ordinanza esibito da un finanziere che fu poi soprannominato Robocop
.
E' davvero impensabile che qualche carabiniere non abbia potuto decidere, anche autonomamente, che dotarsi di proiettili "non letali" in occasione del G8 potesse essere una buona idea?
Tornando ai proiettili in plastica, il sito italiano della Fiocchi (cfr.
http://www.fiocchigfl.it/prodotti/LawEnf.htm
), alla voce "Munizioni Speciali" non reca traccia degli stessi, e include
solo cartucce in gomma e in plastica per fucili calibro 12.
E' curioso notare che la fotografia annessa alle tabelle su tali cartucce
mostra invece proiettili che sembrano essere tutto fuorché cartucce
calibro 12. Una fotografia che, identica, ritroveremo altrove e che è
come vedremo, istruttiva.
Malgrado gli articoli di "Armi e Tiro" sembrino indicare chiaramente che
i proiettili in plastica siano destinati anche al pubblico (certamente per
un loro utilizzo in poligoni chiusi), una rapida indagine rivela però
che, almeno in Italia, i proiettili in questione non sembrano più
essere in vendita da tempo presso le armerie. Qualche armiere però,
pare avere una memoria abbastanza fresca da ricordare distintamente come
i proiettili in plastica avessero bossoli in tutto e per tutto identici (si
badi bene, non simili, ma identici) a quelli delle munizioni ordinarie, ivi
comprese marcature e capsula.
Il che porta a non poter escludere in alcun modo che almeno uno dei due
bossoli rintracciati a piazza Alimonda possa aver sparato effettivamente
un'ogiva in plastica.
Chiuso il capitolo armerie (i proiettili ufficialmente non si possono
vendere e non ci sono, anche se magari ne è rimasto qualcuno in fondo
al magazzino), si tenta di approfondire la ricerca in Internet e qualcosa
effettivamente si trova.
Presso il sito internazionale della Fiocchi (cfr. http://www.fiocchigfl.com/english/Prodotti/Lawenforce.htm#01 ) troviamo in pratica la stessa pagina, tradotta in inglese --precedentemente rintracciata sul sito italiano-- dedicata esplicitamente a cartucce destinate alle forze di polizia ed incluse tra le "munizioni speciali": stessa grafica, stessi titoli, stessi dati per le cartucce calibro 12. E stessa fotografia illustrativa, la cui collocazione finalmente diventa comprensibile: di seguito alle tabelle incluse anche nella pagina italiana, infatti, appare una nuova tabella, nella quale vengono proposte cartucce less than lethal (non letali, proprio come quelle citate da Mantovano) e denominate "proiettili frangibili", cartucce che tutto lascia pensare siano proprio quelle ritratte nella foto posta in apertura della pagina.
Da: http://www.kerambit.com.my/f5.phtml Cartucce in
plastica Fiocchi, vari calibri.
Il sito non offre ulteriori dettagli relativi ai proiettili in questione
e specifica che possono essere forniti solo a richiesta di forze di polizia.
I dati inclusi sono sostanzialmente compatibili con quelli contenuti negli
articoli di "Armi e Tiro", ma c'è una novità di rilievo: esiste
anche un calibro 9 mm. parabellum semicamiciato. E' definito "9 Luger/9x19
SJPRN" dove SJPRN sta per Semi Jacket Plastic Round Nose (con ogiva
in plastica semicamiciata)
Guardando ancora la fotografia inclusa nella pagina, ci si può fare un'idea di come si presentino le ogive semicamiciate. Notiamo innanzitutto che, tra le otto cartucce in tabella, quelle in calibro ".223 Remington" sono prodotte esclusivamente nella versione semicamiciata. Nella foto la .223 è la cartuccia sulla destra più lunga delle altre ed un'altra uguale è accanto ad essa, coricata. Tali cartucce hanno solo l'estremità dell'ogiva di colore scuro e verosimilmente in plastica. In primo piano, sempre coricate, sono visibili due ogive .223 estratte dal bossolo ed è facile verificare che la semicamiciatura avvolge tutto il proiettile fuorché la punta. Nella foto non sembrano visibili altre cartucce che rechino ogive semicamiciate ed in effetti tutte le altre presenti in tabella sono disponibili anche in versione senza camiciatura.
Perché la semicamiciatura? Non è dato sapere: la Fiocchi,
come abbiamo visto, pare aver bisogno di mittenti molto speciali per fornire
ulteriori dettagli.
Si può ipotizzare, anche visto che il proiettile .223, che è
per fucile, è disponibile esclusivamente semicamiciato, che il composito
plastico del quale sono costituite le ogive abbia dimostrato qualche piccola
carenza in caso di tiro ad alta frequenza o in caso di uso in canne lunghe,
carenze che potrebbero aver consigliato l'aggiunta della camiciatura parziale
per garantire un migliore passaggio del proiettile nella canna ed una maggiore
pulizia della stessa.
La camiciatura parziale, infatti, interessa esclusivamente quella parte
dell'ogiva che, essendo leggermente più larga della canna (per garantire
la tenuta stagna del sistema di sparo e la conservazione della massima pressione
sino al momento dell'uscita del proiettile dal vivo di volata), si "forza"
contro le sue rigature, che gli conferiscono così la rotazione giroscopica
richiesta per mantenere una traiettoria corretta e l'assenza di rotolamenti
attorno al proprio centro di gravità che ne diminuirebbero la gittata
e la precisione.
L'esistenza di questi proiettili in versione semicamiciata è particolarmente
interessante a sostegno della validità dell'ipotesi del proiettile
in plastica come responsabile della morte di Carlo Giuliani, in quanto non
la rende incompatibile (al contrario) con il minuscolo frammento metallico
che i periti del PM attribuiscono alla camiciatura del proiettile fatale
e che sarebbe stato rinvenuto, dopo quasi un anno, nel passamontagna della
vittima.
Ancora una ricerca e viene rintracciata una tabella simile a quella precedente,
presso il sito di un importatore malese (!) della Fiocchi (cfr.
http://www.kerambit.com.my/f5.phtml
), anche questa recante la solita fotografia dei proiettili illustrati.
Al momento in cui scrivo, ossia pochi giorni dopo che tale sito è
stato rintracciato, lo stesso appare non più visibile, con accesso
negato da parte dell'hosting provider del sito, "admin.deltasoft.com.my".
Una copia della pagina originale è stata comunque opportunamente
salvata ed è disponibile quale
allegato
.
Tale pagina include qualche informazione leggermente diversa da quelle
fornite dal sito Fiocchi e specifica che la camiciatura, ove presente, è
in ottone.
Unificando i dati della tabella del sito malese e di quella del sito Fiocchi è stata preparata la tabella allegata .
Cercando ancora in Internet si possono rintracciare altre cartucce ad ogiva frangibile: ad esempio quelle prodotte da "Delta Frangibile Ammunition", un fornitore ufficiale dell'esercito USA (cfr. http://www.army-technology.com/contractors/ammunition/delta/index.html ).
Tali cartucce, prodotte dal 1992, sono abbastanza diverse da quelle prodotte
dalla Fiocchi, poiché sono interamente camiciate (in rame, pare)
e perché le loro ogive hanno praticamente lo stesso peso di quelle
ordinarie Parabellum.
Con le Fiocchi hanno in comune una delle destinazioni d'uso (i poligoni
al chiuso, per l'assenza di piombo e per la frangibilità su superfici
dure) e, probabilmente, un'affinità nella composizione dell'anima,
che per le cartucce di produzione USA è un composito radio-opaco
a base di polimero di nylon caricato con polveri di tungsteno e rame. Anche
i proiettili Fiocchi, come abbiamo visto, sono in materiale plastico e sono
resi più pesanti e radio-opachi con l'aggiunta di "polveri metalliche".
Considerando che esiste una TAC del cranio di Carlo Giuliani e che,
con opportune elaborazioni, da una TAC è possibile rilevare con elevata
precisione la quantità e la composizione degli oggetti rappresentati
(sino alla natura, talvolta, dei loro singoli atomi), anche se si tratta
di piccoli frammenti magari poco visibili ad occhio nudo, non è impensabile
concludere che sarebbe occorso almeno tentare di effettuare un simile esame
per stabilire se in quel reperto radiologico, eseguito poco dopo la morte
di Carlo Giuliani, vi siano o meno le tracce di un proiettile tradizionale.
Un tale esame, che avrebbe dovuto essere eseguito --per l’assenza di ogive
repertate o di frammenti di esse-- in via preliminare a qualsiasi perizia.
Perizie che significano poco o nulla in assenza di reperti appartenenti all’ogiva
che ha colpito la vittima.
Non risulta che un tale esame sia mai stato eseguito e, per quanto noto sinora, non è affatto scontato non rivelerebbe tracce che possano riscrivere la storia ufficiale dell’omicidio di Carlo Giuliani, un omicidio che, nonostante gli sforzi in direzione contraria, non sarà mai archiviato nella nostra memoria.
+++
ANSA, 5 MAR 1986: Morte Luca Rossi: Ricostruzione DP e Legale Famiglia
ANSA, 25 FEB 1987 - Anniversario Morte Luca Rossi: Assemblea a Milano
ANSA, 8 OTT 2002 - Kosovo: Brigate Italiane e Tedesche Unificheranno Comando
ANSA, 16 MAG 2002 - Colonnello dei Carabinieri con Arsenale, Chiesto Rinvio a Giudizio
= = =
Rivista Armi e Tiro, Ed. EDISPORT, anno 4 aprile 1991
Titolo Articolo: Fiocchi
Sottotitolo: Sportivo è l'aggettivo che più identifica
l'utente ideale del marchio Fiocchi, sinonimo di munizioni versatili e di
qualità da oltre cent'anni. Ora anche in versione "ecologica" in
cartone biodegradabile
Pagine: 94-97
Pagina 94 |
Pagina 95 |
Pagina 96 |
Pagina 97 |
Testo estratto da pagina 96:
"[...] Chiude la serie delle novità Fiocchi la gamma di munizioni
con palla in plastica (caricata con polveri metalliche) già presentata
in anteprima su Armi e Tiro di febbraio dello scorso anno, ed ora finalmente
disponibile in tutte le armerie. Queste munizioni, prodotte in calibro 9
corto (con palla da 47 grani), in 38 Special (con palla da 68 grani), in
9 parabellum e 9x21 (con palla da 63 grani), sono destinate all'uso in poligoni
chiusi in quanto non sviluppano vapori di piombo, sono costituite da materiale
frangibile che sottopone le strutture dei poligoni a danni minori ed hanno
la caratteristica di perdere rapidamente velocità, evitando, nell'uso
all'aperto, la possibilità che proiettili vaganti possano colpire
a grandi distanze. [...]"
= = =
Rivista Armi e Tiro, Ed. EDISPORT, anno 3 febbraio 1990
Categoria: Prove
Titolo Articolo: Il lungo viaggio attraverso il piombo
Sottotitolo: In questi ultimi anni i proiettili delle armi da fuoco
sono stati sempre più caratterizzati da diminuzione di peso e conseguente
aumento di velocità: siamo così arrivati alle cartucce Fiocchi
con palla in plastica
Autore: Renato Castelli
Fotografie: G.A. Cipriani
Pagine: 72-77
Pagina 72 |
Pagina 73 |
Pagina 74 |
Pagina 74 |
Pagina 76 |
Pagina 77 |
Testo estratto da pagina 72:
"[...]Nel settore delle armi corte destinate alla difesa ravvicinata le
esperienze fatte dagli inglesi in Crimea e nella rivolta indiana e quelle
fatte dagli americani nella guerra di ribellione (o di secessione) avevano
dimostrato che i proiettili sferici o cilindro ogivali di calibro 9 mm circa
avevano scarso potere d'arresto (la loro velocità non superava in genere
i 200 m/s) e la maggior parte dei revolvers militari avevano finito per attestarsi
su calibri tra gli 11 e i 12 mm...
Nel 1904 il dipartimento degli Stati Uniti istituì quind una commissione...
per stabilire quale fosse il calibro più adatto per una pistola militare.
Dopo complessi studi eseguiti su materiali inerti, cadaveri umani ed animali
vivi (buoi e cavalli) la Commissione concluse che il calibro minimo adatto
ad un'arma per uso militare non dovesse essere inferiore ai 45 centesimi
di pollice ed il dipartimento della guerra bandì un concorso per la
presentazione di una pistola semiautomatica di questo calibro avente un proiettile
del peso di circa 15 grammi ed una energia di circa 50 kilogrammetri. I risultati
di questo concorso portarono, nel 1911, all'adozione della pistola Colt
calibro 45 A.C.P. rimasta in servizio fino al 1985, quando fu sostituita
dalla beretta.[...]"
Testo estratto da pagina 74:
"[...]Era nata così la cartuccia quasi ideale per uso di difesa
e di polizia dotata contemporaneamente di alto potere perforante (carrozzerie
e giubbetti protettivi) e di elevato potere d'arresto sull'uomo. Quasi però,
poiché tutti questi tipi di proiettili presentano due grossi inconvenienti:
attraversano molto facilmente un bersaglio umano e possono quindi colpire
in sovrappiù, in un conflitto a fuoco, persone innocenti; se poi
mancano il bersaglio e colpiscono un corpo duro possono rimbalzare con esiti
anche mortali, come del resto tutti i proiettili ordinari in piombo camiciato
(è relativamente recente la morte dello studente milanese ucciso
da un proiettile 9 parabellum sparato dalla pistola di un poliziotto e rimbalzato
contro il palo metallico di un lampione)."[...]
Testo estratto da pagina 74:
"[...]I proiettili di plastica
La comparsa dei proiettili di plastica risale ad una trentina di anni
fa circa. Nacquero per il tiro ridotto in locali chiusi e venivano lanciati
da cariche ridotte e talvolta dalla sola capsula di innesco. Fra i più
diffusi per pistola ricordiamo le cartucce della Geco RWS tedesca con bossolo
e proiettile in plastica azzurra calibro 9 e 7,65 mm che consentivano anche
il funzionamento semiautomatico nelle pistole con [...]"
Testo estratto da pagina 75:
"[...]chiusura labile. Il problema si complicò quando si volle
fare sparare questo tipo di proiettili anche alle armi con chiusura geometrica
(vale a dire con canna rinculante) o alle pistole mitragliatrici con massa
otturatrice di peso elevato garantendone il funzionamento meccanico, il
che richiedeva cariche ingenti e proiettili dotati di un peso minimo, seppur
leggeri, peso non raggiungibile con l'impiego della sola plastica. Scartata
la soluzione del proiettile in plastica con nucleo metallico (che avrebbe
in gran parte annullato i vantaggi nei poligoni chiusi perché il nucleo
avrebbe in ogni caso recato danni alle strutture) si scelse la via della
plastica strutturalmente appesantita con polveri metalliche presenti nella
miscela: era indubbiamente la strada giusta ma la sua realizzazione si rivelò
difficile e laboriosa, anche se vincente, per le difficoltà chimico
fisiche che poneva. Il problema venne comunque risolto sia in Italia che
fuori in modo soddisfacente, e fu a questo punto che i tecnici della Fiocchi
Munizioni di Lecco si accorsero che questi proiettili, da essa realizzati
inizialmente per essere utilizzati a scopo di addestramento nei poligoni
chiusi militari e di polizia, potevano venire utilizzati vantaggiosamente
anche per altri scopi (polizia e difesa) soprattutto in ambiente urbano.
La prima cartuccia con palla in plastica realizzata dalla Fiocchi munizioni
è stata, naturalmente, la 9 mm Parabellum, o 9x19, realizzata per
le forze armate e già in ser- [...]"
Testo estratto da pagina 76:
"[...] vizio, quindi collaudatissima, (si sa che in materia di collaudi
d'armi e munizioni gli enti statali non scherzano affatto) cui è seguita
la 9x21 e la 9 corto.
Sono queste le due prime cartucce al mondo con palla di plastica ad uso
difensivo immesse sul mercato civile e dopo averle provate a fondo, ci sentiamo
di consigliarle vivamente ai nostri lettori per i loro singolari pregi che
elenchiamo brevemente;
-- rinculo e rilevamento molto contenuti che consentono quindi grande
velocità di ripetizione, assenza totale di rimbalzi pericolosi (il
proiettile, qualora mancasse il bersaglio e battesse su un corpo duro si
disintegrerebbe proiettando schegge sempre visibili ai raggi X) a non oltre
un metro di distanza;
-- nel caso colpisse un aggressore avrebbe importanti effetti cavitazionali
ma non lo trapasserebbe e non potrebbe quindi causare danni a terze persone;
-- alla distanza di 700 m. il proiettile cade a velocità zero;
I "difetti" (del resto relativi e parziali) sono soltanto due:
-- una vivace vampa di bocca, dovuta al fatto che data la leggerezza del
proiettile, la carica di polvere è piuttosto elevata per garantire
il buon funzionamento meccanico. Il fenomeno, quasi trascurabile di giorno,
è più evidente ed un po' fastidioso al buio ma non più
rilevante di quello generato da altre cartucce come certe 38 + P;"
Testo estratto da pagina 75:
"Scheda Tecnica
CARTUCCIA CAL.9 MM PARABELLUM e 9x21 TIPO C.G. (senza piombo)
Per ciò che riguarda le cartucce calibro nove para e 9x21 si è
deciso di accorpare in un unico paragrafo la presentazione delle caratteristiche
di queste munizioni che come è noto sono assai simili. I dati, quando
non specificato, si riferiscono alla munizione calibro 9 parabellum. Le
prestazioni della 9x21 sono inferiori di circa il 10%.
Presentazione -
La cartuccia viene presentata per l'impiego a scopo addestrativo ed operativo
in armi semiautomatiche ed automatiche senza la richiesta di alcuna modifica
dell'arma.
Prerogative di questa munizione sono:
-- energia della palla a 30 m. pari a quella della munizione di servizio;
-- precisione di rosata a 50 m. paragonabile a quella della munizione
di servizio;
-- gittata massima ridotta circa al 50% della munizione di servizio;
-- frantumazione della palla all'impatto contro piastre di acciaio, cemento,
muro;
-- limitato rimbalzo delle schegge di frantumazione all'impatto con materiali
duri;
-- capacità di perforazione di lamiera di automobili alla distanza
di 50 m;
-- penetrazione in blocco di gelatina balistica a m. 5 minore di 10 cm.
con frantumazione, (frantumi opachi ai raggi x);
-- cavitazione media in blocco di palstilina [sic!] a (20° C) a 50
m di ca. 350 cc con fermo palla a 25 cm [simbolo diametro]max 50 mm;
(a scopo comparativo la palla della munizione di servizio attraversa completamente
il blocco di plastilina di 50 cm. senza deformarsi);
-- penetrazione media di 10 m, in tavole sovraposte di legno di abete
stagionato (spess. 11 mm) ca. 110 mm;
[(]a scopo comparativo la penetrazione media della palla della munizione
di servizio è di ca. 160 mm.);
-- non sviluppo di valori di piombo né al vivo di volata né
sul bersaglio terminale (palla e innesco senza piombo);
-- si prevede l'utilizzo ottimale di questa cartuccia in condizioni ambientali
di temperatura da -10° C a +40° C.
Caratteristiche balistiche -
Le caratteristiche balistiche con metodo ed attrezzature conformi al manuale
NATO AC/225 (Panel III-SP1) D/170, sezione 22 (sistema EPVAT; temperatura
+21° C):
Velocità media a 16 m.: V16 = 600 +/-20 m/s;
Pressione media alla bocca: P <= 230 MPa;
Tempo di canna: TC <= 3 ms;"
Testo estratto da pagina 75:
(Tabella)
"Velocità medie rilevate e corrispondenti energie
alle varie distanze (con peso palla = 3,60 g):
V0 | = | 660 | m/s |
V16 | = | 600 | m/s |
V30 | = | 520 | m/s |
V50 | = | 470 | m/s |
V75 | = | 390 | m/s |
V100 | = | 320 | m/s |
V200 | = | 230 | m/s |
V300 | = | 180 | m/s |
V400 | = | 130 | m/s |
V500 | = | 80 | m/s |
V600 | = | 40 | m/s |
V700 | = | 0 | m/s |
E0 | = | 80 | kgm |
E16 | = | 66 | kgm |
E30 | = | 50 | kgm |
E50 | = | 40 | kgm |
E75 | = | 28 | kgm |
E100 | = | 19 | kgm |
E200 | = | 10 | kgm |
E300 | = | 6 | kgm |
E400 | = | 3 | kgm |
E500 | = | 1 | kgm |
E600 | = | 0.03 | kgm |
E700 | = | 0 | kgm |
[NdR: 1 kgm = 9,81 J (Joule)]
Fotografia a pag. 72
Didascalia: Palle e bossoli nei calibri 9 corto, 9x21 e 38 Special.
Nel corso di quest'anno la Fiocchi dovrebbe lanciare sul mercato civile queste
tre munizioni.
Fotografie a pag. 74
Fotografie a pag. 75
Tabella a pag. 76
Fotografie a pag. 77 (Rosate di tiro a confronto)
Fotografia a pag. 77 (Una pistola Beretta 92 SB con relativo munizionamento
"frangibile". A sinistra il calcio di una Colt 45: anche per questa pistola
sono disponibili i proiettili in plastica prodotti dalla Fiocchi).
Didascalia: Una 92 SB ed una scatola di munizioni 9 parabellum e palla
frangibile.
= = =
Cartuccia |
Ogiva |
Velocità (m/s) |
Energia (j) |
Gittata (m) * |
Lunghezza Canna Test |
|||||||||||
tipo |
grammi |
grs |
M |
V10 |
V25 |
V50 |
V100 |
M |
E10 |
E25 |
E50 |
E100 |
Effettiva |
Massima |
||
9 Luger |
FMJ |
7,97 |
123 |
385 |
- |
360 |
335 |
- |
590 |
- |
516 |
447 |
- |
- |
- |
200 |
9 Luger Subsonica |
FMJ |
10,24 |
158 |
300 |
- |
290 |
275 |
- |
460 |
- |
430 |
387 |
- |
- |
- |
200 |
9 Luger/ |
PRN |
4,1 |
63 |
574 |
538 |
- |
- |
269 |
672 |
590(K) |
590 |
- |
147 |
224 |
874 |
102 |
9 Luger/ |
SJPRN |
5,8 |
89 / 82(K) |
467 |
447 |
- |
- |
314 |
577 |
529(K) |
529 |
- |
261 |
224 |
1093 |
127 |
[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
= = =
ANSA, 5 MAR 1986 - MORTE LUCA ROSSI: RICOSTRUZIONE DP E LEGALE FAMIGLIA
MORTE LUCA ROSSI: RICOSTRUZIONE DP E LEGALE FAMIGLIA[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
(ANSA) - MILANO, 5 MAR - SULLA MORTE DI LUCA ROSSI, LO
STUDENTE UCCISO IL 23 FEBBRAIO SCORSO DA UN COLPO DI PISTOLA
SPARATO DA UN POLIZIOTTO, DP HA RACCOLTO TESTIMONIANZE CHE
INDURREBBERO A UNA RICOSTRUZIONE DELL'ACCADUTO DISCORDANTE DAGLI
ELEMENTI FORNITI DALLA QUESTURA. DURANTE UNA CONFERENZA STAMPA,
ALLA QUALE ERANO PRESENTI L'ON.MASSIMO GORLA (DP) E L'AVV.
GAETANO PECORELLA, LEGALE DELLA FAMIGLIA ROSSI, SONO STATE
SOTTOLINEATE IN PARTICOLARE QUESTE CIRCOSTANZE. L'AGENTE DI
POLIZIA SAREBBE APPARSO AI TESTIMONI SENTITI DA DP COME
APPARTENENTE A UNA DELLE DUE FAZIONI CHE SI AFFRONTAVANO IN
PIAZZALE LUGANO E NON, COME DETTO DALLA QUESTURA, INTERVENUTO
PER SEDARE UNA RISSA TRA AUTOMOBILISTI. INOLTRE L'AGENTE
SAREBBE STATO VISTO SPARARE DUE COLPI IN POSIZIONE DA TIRO,
CIOE' CON IL GINOCCHIO DESTRO PIEGATO E UNA MANO CHE SOSTENEVA
QUELLA IMPUGNANTE L'ARMA, ED ENTRAMBI I COLPI INDIRIZZATI AD
ALTEZZA UOMO E NON, COME DETTO, UNO IN ARIA E UNO A TERRA.
SEMPRE IN BASE ALLE TESTIMONIANZE RACCOLTE DA DP, L'AGENTE
AVREBBE FATTO FUOCO CONTRO LA 500, CON A BORDO DUE DELLE TRE
PERSONE CHE PARTECIPAVANO ALLA RISSA, MENTRE L'AUTO STAVA
ALLONTANANDOSI E NON MENTRE QUESTA CERCAVA DI INVESTIRLO, COME
LO STESSO AGENTE AVREBBE DICHIARATO. I TESTIMONI SAREBBERO
ALMENO SEI, DUE DEI QUALI GIA' INDICATI DALL'AVV. PECORELLA AL
MAGISTRATO INQUIRENTE MARILENA CHESSA, ED AVREBBERO ASSISTITO AI
FATTI ''DA UNA DISTANZA RAVVICINATA''. (SEGUE).
MORTE LUCA ROSSI: RICOSTRUZIONE DP E LEGALE FAMIGLIA (2)
(ANSA) - MILANO, 5 MAR - E' STATO RILEVATO POI IL SEGNO
LASCIATO SU UN PALO DELLA LUCE CHE SI TROVA SULLA PROBABILE
TRAIETTORIA DI TIRO: E' A UN METRO E 78 CENTIMETRI D'ALTEZZA E
LASCIA SUPPORRE - HA DETTO L'AVV.PECORELLA - CHE IL PROIETTILE
SIA RIMBALZATO DAL PALO AL RAGAZZO CHE STAVA CERCANDO DI
RAGGIUNGERE DI CORSA LA FERMATA DELLA FILOVIA. L'AVVOCATO HA
POSTO L' ATTENZIONE SULL'ARTICOLO 82 DEL CODICE PENALE CHE
CONSIDERA DOLOSO UN OMICIDIO ANCHE QUANDO IL VERO OBIETTIVO ERA
UN ALTRO MA, PER UNA SERIE DI CIRCOSTANZE, CHI AGISCE COLPISCE
UNA PERSONA DIVERSA. QUESTO CASO, HA NOTATO PECORELLA, SI
VERIFICHEREBBE QUALORA L'INCHIESTA ACCERTASSE CHE L'AGENTE
ABBIA SPARATO CONTRO GLI OCCUPANTI DELLA 500 CON L'INTENZIONE
DI COLPIRLI. L'ON.GORLA HA ANCHE CRITICATO ''I COMPORTAMENTI DA
GIUSTIZIERE'' ADOTTATI, NON SOLO NEL CASO DI LUCA ROSSI, DA
APPARTENENTI ALLE FORZE DELL'ORDINE. IL DEPUTATO HA RICORDATO
CHE SONO 124 I MORTI E 131 I FERITI GRAVI DAL GIUGO 1975 ALL'
OTTOBRE 1984. ''UNA CONSEGUENZA DELLA COSIDDETTA LEGGE REALE -
HA DETTO - MA ANCHE DELLA CULTURA DIFFUSA NEI SINGOLI
POLIZIOTTI'' . DP, CHE AVRA' DOMANI UN INCONTRO CON IL
SINDACATO DI POLIZIA SIULP PROPRIO SU QUESTI PROBLEMI, HA
PRESENTATO ANCHE INTERROGAZIONE AL MINISTRO DEGLI INTERNI
PERCHE' ACCERTI EVENTUALI RESPONSABILITA' DI CHI REGGE LA
QUESTURA DI MILANO. (ANSA).
CMP/MG
5-MAR-86 19:46 NNNN
= = =
ANSA, 25 FEB 1987 - ANNIVERSARIO MORTE LUCA ROSSI:ASSEMBLEA A MILANOANNIVERSARIO MORTE LUCA ROSSI:ASSEMBLEA A MILANO[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
(ANSA) - MILANO,25 FEB - ABOLIZIONE DELLA LEGGE REALE, FRENO
ALL'USO INDISCRIMINATO DELLE ARMI DA PARTE DELLE FORZE
DELL'ORDINE E ALLA LORO DIFFUSIONE NELLA SOCIETA', GESTIONE
DELL'ORDINE PUBBLICO NON CRIMINALIZZANTE NEI CONFRONTI DELLE
GIOVANI GENERAZIONI. QUESTE LE RICHIESTE CHE, A PIU' VOCI, SONO
EMERSE DALL'ASSEMBLEA CON LA QUALE E'STATO RICORDATO IERI SERA A
MILANO IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI LUCA ROSSI, IL
GIOVANE UCCISO LA SERA DEL 24 FEBBRAIO 1986 DAL PROIETTILE
SPARATO DA UN AGENTE CONTRO UN'AUTO IN FUGA. ALL'ASSEMBLEA,
INDETTA DA DEMOCRAZIA PROLETARIA (NELLA QUALE LUCA MILITAVA) E
DAL ''CENTRO D'INIZIATIVA'' NEL QUALE SI SONO RACCOLTI I
COMPAGNI DI SCUOLA E GLI AMICI DEL RAGAZZO, HANNO PARTECIPATO
DIVERSE CENTINAIA DI GIOVANI ED HANNO PRESO LA PAROLA
RAPPRESENTANTI DELLA STAMPA, DELLA MAGISTRATURA, DEL SINDACATO
DI POLIZIA ''SIULP'', OLTRE A SANDRO BARZAGHI, SEGRETARIO DELLA
FEDERAZIONE MILANESE DI DP, E A GAETANO PECORELLA, AVVOCATO DI
PARTE CIVILE AL PROCESSO PER L'UCCISIONE DEL GIOVANE. BARZAGHI,
CHE HA CONDANNATO ''CON FERMEZZA E SEVERITA' ANCHE L'AZIONE
TERRORISTICA NELLA QUALE HANNO PERSO LA VITA DUE POLIZIOTTI DI
20 ANNI'', HA PROPOSTO LA COSTITUZIONE DI UN ORGANISMO DI
CONTROLLO SULLE FORZE DELL'ORDINE COMPOSTO ANCHE DAI PARENTI
DELLE VITTIME, DA MAGISTRATI, DA RAPPRESENTANTI DEL SINDACATO DI
POLIZIA.(SEGUE).
ANNIVERSARIO MORTE LUCA ROSSI: ASSEMBLEA A MILANO (2)
(ANSA) - MILANO,25 FEB - L'AVV. PECORELLA HA FATTO IL PUNTO
SULLO STATO DEL PROCESSO: ''A TUTT'OGGI - HA DETTO - NON C'E'
FORMALMENTE UN IMPUTATO PER LA MORTE DI LUCA; L'AGENTE
POLICINO,CHE HA AMMESSO DI AVER SPARATO E CHE E' STATO VISTO
SPARARE, E' SOLO INDIZIATO DI OMICIDIO COLPOSO''. DOPO AVER
CHIAMATO IN CAUSA LE RESPONSABILITA' AVUTE NELLA VICENDA DALLA
MAGISTRATURA, DALLA STAMPA E DAL PARLAMENTO, PECORELLA HA
RICOSTRUITO L'EPISODIO NEL QUALE LUCA ROSSI E' MORTO,
AFFERMANDO CHE L'AGENTE IN BORGHESE SPARO' ALL'ALTEZZA
DELL'ABITACOLO DELL'AUTO IN FUGA, QUINDI CON L'INTENZIONE DI
COLPIRNE GLI OCCUPANTI, ANCHE SE IL PROIETTILE, DI RIMBALZO,
RAGGIUNSE IL GIOVANE PASSANTE. ALTRI INTERVENTI, QUELLI DI
SUSANNA, UNA GIOVANE DEL ''CENTRO DI INIZIATIVA LUCA ROSSI'',
CHE HA PARLATO DI ''PENA DI MORTE DI FATTO'' APPLICATA SPESSO
DALLA POLIZIA, E DI GIUSEPPE DI PIETRO, SEGRETARIO REGIONALE
LOMBARDO DEL ''SIULP'', CHE HA CHIESTO, A NOME DEL SINDACATO,
''IL SOLENNE IMPEGNO DELLA MAGISTRATURA PERCHE' VADA FINO
IN FONDO NELLA RICERCA DELLE RESPONSABILITA''. (ANSA).
AT/DR
25-FEB-87 10:22 NNNN
= = =
ANSA, 19 GEN 2002 - KOSOVO: DISORDINI A PRIZREN DOPO ARRESTO ALBANESE ACCUSATO DI AZIONI CONTRO LA FORZA NATOKOSOVO: DISORDINI A PRIZREN DOPO ARRESTO ALBANESE[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
ACCUSATO DI AZIONI CONTRO LA FORZA NATO
(ANSA) - PRISTINA, 19 GEN - Scontri tra manifestanti albanesi
e forze di polizia delle Nazioni Unite sono avvenuti ieri sera
a Prizren, citta' del Kosovo meridionale. ''Uno dei manifestanti
e' rimasto ferito da un proiettile in gomma'' ha detto Andrea
Angeli, portavoce dell'amministrazione dell'Onu (Unmik): il
proiettile e' partito (pare accidentalmente) dall'arma di uno
dei poliziotti argentini.
Gli incidenti sono cominciati dopo che militari del
contingente tedesco della Kfor (forza di pace a guida Nato)
hanno arrestato un membro del Corpo di protezione del Kosovo
(Tmk), l'organismo di protezione civile nel quale si e'
trasformato il disciolto Uck.
L'uomo, Alush Shala, e' accusato di ''attivita' contro la
Kfor'': gli investigatrori hanno sequestrato negli uffici che
Shala occupava nel comando locale del Tmk e presso la sua
abitazione numerosi documenti che comproverebbero le accuse. Non
e' tuttavia chiaro finora in che modo Shala avrebbe agito contro
la forza multinazionale che opera in Kosovo dal giugno del 1999,
quando si conclusero i bombardamenti lanciati dalla Nato contro
la Jugoslavia.
I responsabili del Tmk, che hanno protestato per l'arresto di
Shala, hanno annunciato il ''congelamento'' dei rapporti con
l'Unmik da cui dipende la polizia internazionale. (ANSA)
BLL
19-GEN-02 17:01 NNNN
= = =
ANSA, 8 OTT 2002 - KOSOVO: BRIGATE ITALIANE E TEDESCHE UNIFICHERANNO COMANDOKOSOVO: BRIGATE ITALIANE E TEDESCHE UNIFICHERANNO COMANDO[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
(ANSA) - TIRANA, 8 OTT - Le brigate italiane e tedesche della
Kfor, forza di pace a guida Nato in Kosovo, entro le prossime
settimane unificheranno il comando, creando un unico contingente
che contera' oltre 10mila uomini. Lo ha annunciato il comandante
della brigata multinazionale Sud, il generale tedesco Wolf
Dieter Skodowski, che assumera' la guida per un anno.
''La decisione di unificare le due brigate multinazionali e'
stata presa della Nato'' ha spiegato Skodowski, che ha anche
annunciato la chiusura entro la prossima primavera delle basi
militari di Orahovac e di Suva Reka.
Il generale tedesco ha sottolineato che in futuro ''altri
settori della Kfor verranno unificati'', avviando cosi' un
graduale se pur lento disimpegno della forza Nato in Kosovo che
conta attualmente 32.400 uomini, di cui 4.500 italiani. Nelle
scorse settimane era stata ipotizzata una fusione anche delle
brigate francese e britannica, progetto pero' che per il momento
e' sfumato.
Sin dall'inizio della missione (nel giugno del 1999) gli
italiani comandavano la brigata multinazionale Ovest della Kfor
con sede a Pec, mentre i tedeschi comandavano la brigata
multinazionale Sud che ha sede a Prizren. Gli italiani hanno in
fase di costruzione una grande base alle porte di Pec ma ora,
con la creazione del comando unico, il vertice della brigata
italiana sara' costretto a trasferirsi a Prizren. Dalla scorsa
settimana il comando della Kfor e' stato assunto dal generale
italiano Fabio Mini. (ANSA)
BLL
08-OTT-02 17:40 NNNN
= = =
ANSA, 04 OTT 2001 - COLONNELLO CARABINIERI ARRESTATO PER POSSESSO ARMI SI E' DIFESO AFFERMANDO DI ESSERE COLLEZIONISTACOLONNELLO CARABINIERI ARRESTATO PER POSSESSO ARMI[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
SI E' DIFESO AFFERMANDO DI ESSERE COLLEZIONISTA
(ANSA) - BOLZANO, 4 OTT - Un colonnello dei carabinieri,
Guido Monno, dell' 8/o reggimento del Friuli Venezia Giulia di
stanza a Gorizia, e' stato arrestato con l'accusa di possesso
illegale di armi. L'ufficiale, attualmente in aspettativa,
secondo quanto si e' appreso si e' difeso affermando di essere
un collezionista.
La vicenda e' il risultato di un'inchiesta aperta dal
procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser in seguito ad una
segnalazione, secondo la quale in una caserma di Laives
(Bolzano) della quale l'ufficiale era stato il comandante, erano
stati trovati alcuni scatoloni che gli appartenevano e che
contenevano, appunto, armi e materiale bellico di varia natura.
Cosi' e' stato ordinata una perquisizione nell'abitazione
dell'ufficiale a Gorizia, dove sono state trovate altre armi,
che secondo l'accusa non sarebbero registrate. Secondo quanto si
e' potuto apprendere, il colonnello si sarebbe difeso affermando
che le armi trovate appartengono ad una sua collezione.
(ANSA).
TT
04-OTT-01 17:16 NNNN
= = =
ANSA, 16 MAG 2002 - COLONNELLO CARABINIERI CON ARSENALE, CHIESTO RINVIO GIUDIZIOCOLONNELLO CARABINIERI CON ARSENALE, CHIESTO RINVIO GIUDIZIO[Ritorna all'Articolo ] [Indice Documentazione ]
(ANSA) - BOLZANO, 16 MAG - Aveva in casa un vero e proprio
arsenale di armi di ogni tipo e bombe oltre ad esplosivo ed una
grande quantita' priettili: con l'accusa di detenzione e porto
in pubblico illegale di armi comuni e da guerra, il procuratore
della repubblica di Bolzano Cuno Tarfusser ha chiesto il rinvio
a giudizio del colonnello dei carabinieri Antonio Guido Monno,
ex comandante del 7. Battaglione mobile di Laives, alla
periferia del capoluogo altoatesino.
L'ufficiale era stato trasferito a Gorizia ma aveva lasciato
alcuni cartoni in deposito nella caserma di Bolzano e proprio al
loro interno altri carabinieri trovarono armi di ogni tipo. Il
fatto fu segnalato alla magistratura che predispose altri
controlli nella abitazione di Gorizia dell'ufficiale dove
saltarono fuori altre armi ed esplosivi. (ANSA).
VT
16-MAG-02 17:34 NNNN