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Vademecum Oreste Scalzone
by Oreste Scalzone Thursday, May. 04, 2006 at 10:01 PM mail: adminoresteblog@gmail.com

Dallo sciopero della fame alle rivolte di Parigi. Soliloqui, dialoghi e canti in attesa di coro

Vademecum Oreste Sca...
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Il 7 aprile 2005 Oreste Scalzone iniziava lo sciopero della fame incuneandosi con un’iniziativa autonoma nella più larga finestra di opportunità aperta da Marco Pannella per l’amnistia. Solo che la paradossale controparte della sua lotta non violenta era la “compagneria”, a cui poneva qualche domanda e sollecitava risposte. Da anni, infatti, la sua riflessione politica ed esistenziale si è andata vieppiù focalizzando sui nodi strettamente connessi della catastrofe del mentale e della crescente implosione – ancor più e ancor prima delle pratiche – di un discorso e di un pensiero di “sinistra”.


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ORESTE MA QUAND'E' CHE TE SVEGLI ?
by Paolo Dorigo n.235 progressivo Thursday, May. 04, 2006 at 10:14 PM mail: contatti@paolodorigo.it

a proposito della Radio di Pannella e soci:
http://www.paolodorigo.it/CastroPretorio2wejofijjofiwjejfoiwejfjwejoidfwjefjoifojrf.pdf

"lo scontro di classe deve passare per una porta stretta" 1977

quella porta Pannella ce la spranga ogni giorno

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sempre così
by deluso attivo Thursday, May. 04, 2006 at 10:43 PM mail:

Scalzone ma che cazzo scrivi!

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massimo rispetto per Oreste
by compagno toscano Thursday, May. 04, 2006 at 10:52 PM mail:

vi invito a ripsettare un compagno eccezzioanle come Oreste.
che non conosco personalmente ma da quello che ho saputo e letto negli anni, oramia lunghi, sento molto vicino.
un compagno di movimento e in movimento su questa battaglia per l'amnistia
che noi che siamo in italia dobbiamo assumere ad esempio come stiamo facendo qui in toascana con il "forum libertà di movimento".

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sì ma quale amnistia
by compagno 77 Friday, May. 05, 2006 at 12:00 AM mail:

Compagni, io ho sentito Scalzone a Radio Onda d'urto.Lui parla dell'amnistia per i detenuti politici non per i tanti compagni del movimento che stanno sotto attacco della repressione. Rispetto per un compagno che ha lottato e pagato ma sono due storie diverse.

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rispeto reciproco
by vittoria oliva Friday, May. 05, 2006 at 9:27 AM mail:

Il rispetto deve essere reciproco.
Se qualcuno vuole l'aminista o la grazia per se lo
fa in prima persona e personalmente.

Non tutti sono del parere di chiedere l'amnistia per i reati politici.
Io per esempio non sono di questo avviso.

Per essere chiara, e non è la prima volta che
faccio questo discorso:
Chi commette dei reati politici lo fa coscientemente
sapendo quello che fa e pigliandosi le conseguenze di quello che fa o dice.

Mi pare assurdo chiedere allo Stato un riconoscimento
della propria attività politica, quando non è incanalata
in organismi istituzionali, ma magari è in lotta contro questi organismi.
La cosa dovrebbe essere abbastanza chiara.

E' chiaro che alcuni partono dal presupposto che l'attività
politica non è un reato in sè e chiedono questo riconoscimento allo Stato e alle sue leggi.
Parliamoci chiaro, chi fa attività politica nell'ambito dei Partiti ha ragione di pretendere questo e la stessa costituzione riconosce almeno formalmente questo diritto.

Coloro che fanno attività antagonista o rivoluzionaria, sanno già in partenza su che strada si mettono, sanno che per il fatto stesso che lottano contro lo Stato del Capitale commettono o dicono cose che sono considerate reati dal capitale e dalle sue leggi più o meno speciali.

Saranno pure cose giuste, sarà pure la verità, saranno cose sacrosante, ma per lo Stato reati sono.
Da questo non si scappa.
E' la logica della lotta di classe.

Se qualcuno vuole scapolare da questa logica ha diversi strumenti legislativi e lo faccia in nome suo.

Quello di cui non si parla mai è un'amministia per i detenuti comuni, che poi sono la maggioranza.

Costoro,in genere, delinquono non per scelta cosciente, ma per necessità, sopratutto economica, e quindi mi pare giusto che chiedano un "risarcimento" allo Stato, visto che sono costretti a delinquere per carenze delle Stato.
vittoria oliva
L'avamposto degli incompatibili








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E se provassi a leggere prima di scrivere?
by Ignazio Friday, May. 05, 2006 at 1:04 PM mail:

Oreste non ha mai richiesto alcun riconoscimento allo Stato. Il suo sciopero della fame si rivolgeva al movimento perché si impegnasse in una battaglia per l'amnistia.
Da sempre Oreste è contro il carcere e per la sua totale abolizione, l'amnistia riguarda quindi tutti i detenuti.
Leggi cara amica prima di pontificare ;-)

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io non pontifico
by vittoria oliva Friday, May. 05, 2006 at 7:09 PM mail:

Dico solo quello che penso.

Mi sta bene che chieda l'amnistia
per i detenuti comuni,
non mi sta bene che la chieda per i politici.
Mi sta bene che è per l'abolizione delle galere.
vittoria

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vecchia minchiata
by pkrainer Friday, May. 05, 2006 at 7:39 PM mail:

questa dell'amnistia é una vecchia, vecchissima minchiata, ma il fatto che sia così vecchia, se ce la rende familiare, non la rende meno minchiata.
L'amnistia é una delle molte forme di grazia previste dalle leggi penali: si trattava, nei vecchi regimi monarchici, di un capitolo importante del delirio dello stato, attraverso cui lo stato assumeva per sé il giudizio, la vendetta e il eprdono. Tanto importante che, fino a qualche anno fa, il Ministero si chiamava di Grazia e Giustizia. Grazioso, cioé compassionevole, benigno, era uno degli attributi del merdoso monarca. Gli inglesi ce l'hanno nell'inno, Our Gracious Queen.
Come é ovvio, tanto la condanna é sgradevole per chi la subisce, l'assoluzione, la grazia, l'amnistia costituiscono viceversa un sollievo. Avevi un masso sui coglioni, te lo tolgono, scusa se é poco. Un garzie a chi te lo toglie non si nega. Il puno é che nel caso dell'amnistia, il masso te lo toglie quello stesso che prima ce lo ha schiaffato.
A questo punto,salta agli occhi che invocare l'amnistia è umano, come é umano chiedere pietà a chi ti sta torturando, pregarlo di smettere. Nel caso della vittima e dell'aguzzino a volte funziona, perché anche l'aguzzino é un essere umano, e finisce che si stanca, si schifa, si scoraggia, si pente, si annoia. Smette. E' raro, eppure accade. Ma non accade mai quando chi ti tormenta é un soggetto impersonale, come lo stato é. Accade invece, questo sì, che lo stato, per proprie ragioni - le carceri troppo colme, la nec4essità di mandare un messaggio a qualche forza politico-sociale, la speranza di acquietare la ribellione dei reclusi - stabilisca di concedere provvedimenti di clemenza, come la grazia nel caso dei singoli, l'amnistia nel caso dei molti, l'indulto nel caso voglia rivolgersi all'intera platea dei tormentati e dei vessati, anche potenziali.
Ne consegue, che invocare l'amnistia da parte dei tormentati stessi, non é logico che possa servire, e difatti non é mai servito (e realisticamente mai servirà): può funzionare talvolta, se la richiesta proiviene da un potere interno ( i sindacati, alcuni partiti, alcune corporazioni importanti) o esterno (il papa, qualche potenza straniera). Poiché, tuttavia, le persone degne, le persone reali, non hanno potere in questa società, questa strada non é percorribile: al massimo potrà accadere di beneficiare della buona sorte quiando l'evento si produrrà.
Rimane un solo modo attraverso il quale, molte circostanze favorevoli concorrendo, sperare in un provvedimento di alleviazione dei tormenti sociali: la ribellione dei reclusi attuali (quelli che stanno dentro) e dei reclusi potenziali (tutti quelli che stanno fuori) contro l'esistenza della glaera, e contro le sue articolazioni. Se questa ribellione sarà sufficientemente forte ed estesa, é verosimile (e difatti é accaduto in passato mille volte in mille paesi differenti e in mille situazioni differenti) che anche i rpovevdimenti di clemenza venmgano utilizzati per cercare di smorzare la fiamma della riovlta, e per dividere i ribelli in più e meno cattivi. In questi casi gioverà beneficiare di tutti i varchi offerti e poi proseguire con rinnovellato ardore, con tutti i mezzi possibili.
In poche parole, l'esperienza insegna che l'amnistia si accetta, ma assolutamente non si chiede, in particolare non si chiede per la categoria cui si appartiene. Non perché sia eticamente poco elegante, ma pèerché é un sintomo di debolezza. E la condizione del proletario moderno, recluso o minacciato di essere recluso, é già debole a sufficienza da non permettere nenache il minimo accenno in tal senso.
Vero che il povero Oreste aveva proposto l'amnistia, or sono vent'anni, proprio a partire dall'evidenza della debolezza assoluta, disarmante più che disarmata, dei superstiti del corto circuito illusorio della stagione armata. Ma, guarda caso, l'amnistia non é venuta, come era logico che non venisse.
Perchè lo stato dovrebbe scarcerare, se il suo fine istituzionale e anche storicamente determinato é quello di carcerare? Non c'é ragione, quindi non lo fa. Più lo scongiuri, meno ragioni vede di farlo.
Più i latitanti, i carcerati, i loro amici, i loro parenti, i loro simili, chiedono clemenza, meno ne avranno: é matematico. Se hai fame e chiedi di mangiare, sono tutti cazzi tuoi; ma se fai lo sciopero della fame e rifiuti di mangiare, ti sottoporranno all'alimentazione forzata.
Lo stato é fatto così.

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