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Permessi all'ex Br Persichetti? Prima l'abiura
by il manifesto Wednesday, Aug. 09, 2006 at 4:37 PM mail:

Benefici carcerari negati a Persichetti (ex Ucc): non basta «il pluriennale rispetto delle regole», occorre «la condivisione dei valori del sistema». Sotto accusa il suo libro "Esilio e castigo"



Non basta che Paolo Persichetti abbia chiuso con la lotta armata nell'87, a 25 anni, quando fu arrestato per la prima volta come appartenente all'Ucc, l'Unione dei comunisti combattenti nata da una scissione delle Br-Pcc. Non basta che da allora abbia fatto una vita tranquilla, passando dalla Sapienza occupata nel '90 dalla Pantera al lungo «esilio» nella capitale francese, dove al momento della cattura e della consegna all'Italia, nel 2002, era professore a contratto di scienze politiche all'università Paris VIII. Non basta che oggi, dal carcere di Viterbo, egli collabori stabilmente con Liberazione, giornale di un partito di governo come Rifondazione. A Persichetti non basta neanche aver scontato quasi otto dei ventidue anni inflittigli in contumacia per banda armata e per concorso nell'omicidio del generale Licio Giorgieri (20 marzo '87), che pure equivalgono a oltre un quarto della pena ovvero al primo requisito previsto per i permessi cosiddetti «premio».
Come da manuale dello stato etico ci vuole l'autocritica, diciamo pure l'abiura: «All'esclusivo fine della fruizione di benefici penitenziari, occorre che sia avviata una riflessione in termini di effettiva revisione critica dei commessi reati», scrive la giudice che ha negato l'ultimo permesso, spiegando che non è sufficiente «un percorso di risocializzazione» a suo dire meramente «formale» ed «esplicitato - si legge ancora nel provvedimento di diniego - dalla pluriennale adesione alle regole di civile convivenza». Il punto sarebbe «l'adesione ai valori di legalità» e «l'inquadramento in termini etici del commesso delitto».
Con il metro della dottoressa Albertina Carpitella, magistrato di sorveglianza a Viterbo, ai benefici carcerari accederebbero solo pentiti e dissociati, ammesso che sappiano convincerla della sincerità del pentimento e della dissociazone. La giudice ha ritenuto di dover indagare sulle manifestazioni del pensiero di Persichetti, sulla sua «visione istituzionale». Così è andata a leggere il libro scritto da in carcere dal detenuto, Esilio e castigo - Retroscena di un'estradizione (ed. La città del sole), nel quale l'ex militante Ucc denuncia la grottesca persecuzione ai suoi danni da parte della procura di Bologna che lo accusava dell'omicidio di Marco Biagi (ipotesi poi archiviata su richiesta dello stesso pm, ma a suo tempo utilizzata per ottenere l'estradizione, l'unica concessa da Parigi) e scrive peste e corna dei «giustizialisti» e dei «girotondini», di quelli che negli anni 70 e 80 facevano la guerra a tutto ciò che si muoveva alla loro sinistra (non solo a chi sparava) e più tardi pretendevano di cambiare l'Italia a colpi di indagini giudiziarie. Sono le stesse cose che Persichetti, fino all'ultimo arresto, diceva e scriveva a Parigi insieme all'amico Oreste Scalzone, le stesse che peraltro si dicono e si scrivono in certi ambienti del parlamento o sul manifesto. E alla giudice il libro non è piaciuto: «Risulta evidente - osserva la dottoressa Carpitella nel motivare il rifiuto del permesso - che Persichetti si considera appartenente a una parte politica che definisce gli 'sconfitti' e che concepisce come controparte rispetto a tutte le istituzioni pubbliche, accusate di riscrivere la storia da vincitori, assumendo atteggiamenti vendicativi attraverso le relazioni delle commissioni parlamentari, le sentenze della magistratura ecc...». Di qui il verdetto: nonostante «una maturità che gli consente di esporre le proprie idee in modo da rispettare le regole sociali», come indicato nella relazione degli operatori del carcere, Persichetti «non condivide i valori fondanti del sistema giuridico-democratico italiano». Insomma l'ex brigatista finge di essere cambiato. Simula e dissimula. Ma è sempre un terrorista, almeno potenzialmente.
La giudice è senz'altro convinta di applicare la legge che le richiede una valutazione prognostica della «pericolosità sociale» del condannato, ma nel provvedimento si ritrova proprio l'atteggiamento «vendicativo» che Persichetti rimprovera a larga parte della magistratura e della sinistra. In realtà tra l'ex Ucc e la sua giudice c'è lo stesso dibattito che attraversa, o dovrebbe attraversare, larga parte della società italiana. Tra coloro che anche oggi imbracciano le leggi speciali antiterrorismo contro gruppetti innocui o contro la libera espressione dei movimenti - a Bologna la procura contesta l'aggravante di eversione anche per l'autoriduzione al cinema o alla mensa universitaria - e coloro che da anni reclamano una «soluzione politica» per una storia, quella in cui rimase impigliato Persichetti, che è finita da un pezzo. E non è ricominciata neanche quando un gruppuscolo fuori dal tempo, subito identificato come «nuove Br» e poi liquidato dalla polizia, ha ricominciato a uccidere utilizzando la stella a cinque punte, senza trovare alcuna indulgenza in Persichetti. Per numerosi e autorevoli ex brigatisti quella era anzi un'«appropriazione indebita» di nome e simbolo.

A.Man. (il manifesto, 9 agosto 2006)

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La "storia" non è finita!
by Riccardo Dura (Roberto) Wednesday, Aug. 09, 2006 at 5:52 PM mail:

LA "STORIA" NON E' AFFATTO FINITA E NESSUN SOLUZIONISTA PUO' DECIDERE LA SUA FINE!
ONORE AI COMPAGNI CADUTI PER IL COMUNISMO!
cOSTRUIRE IL PCC!

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in galera, e restaci
by compagno che non ha sbagliato Wednesday, Aug. 09, 2006 at 6:17 PM mail:

la genìa dei persichetti, battisti & co deve marcire in galera fino all'ultimo giorno. sono i peggiori nemici della sinistra e dei lavoratori. nessuna pietà per loro, dovessero pure diventare santi.

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non hai sbagliato?
by pkrainer Wednesday, Aug. 09, 2006 at 6:19 PM mail:

ci racconti che cos'hai fatto, tu che non hai sbagliato, mentre gli altri sbagliavano? quali erano le scelte giuste, secondo te? e quali risultati hai ottenuto e hai fatto ottenere con le tue scelte ineccepibili? sono proprio curioso

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per compagnochenonhasbagliato
by 10-100-1000 anni di piombo Wednesday, Aug. 09, 2006 at 6:43 PM mail:

caro "compagnochenonhaisbagliato" forse che non hai mai fatto niente? e poi vatti a leggere i documenti delle varie federazioni del PCI...le Br e non solo, venivano considerati INTERNI al partito, poi la puzza di governo glieli ha fatti smollare (TRADITORI!). ma la storia si sta ripetendo ancora oggi: prima si pesca nel movimento e poi si smolla (vedi 25 di Milano)...gli italiani sono felici se hanno Maria De Filippi, Sky, il telefonino ultimo grido, la pubblicità e il pallone...e i diritti? quand'è che vedremo il popolo ribellarsi perchè gli è stato levato pure il pane? (chi se lo può ancora permettere..!!!) FUORI I COMPAGNI (CHE NON HANNO SBAGLIATO!) DALLE GALERE, DENTRO I COMUNISTI DA TASTIERA....TANTO NON SERVITE ALLA CAUSA...FATE SOLO CHIACCHERE

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lOTTA DI POPOLO ARMATA
by Riccardo Dura (Roberto) Wednesday, Aug. 09, 2006 at 9:46 PM mail:

L'unica via d'uscita possibile è abbattere il sistema, che usa quotidianamente la forza, con la forza.
Ciò saràpossibile solo con la ripresa su larga scala della lotta armata.
Un saluto ai compagni combattenti prigionieri!
Morte agli infami, ai pentiti e ai dissociati!
ONORE AI COMPAGNI COMBATTENTI CADUTI PER IL COMUNISMO!
COSTRUIRE IL PCC. LOTTA,LOTTA DI LUNGA DURATA, LOTTA DI POPOLO ARMATA...

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PERCHE' IL PROBLEMA NON E' PCC-NO PCC MA E' LA RIVOLUZIONE
by Paolo Dorigo n.289 progressivo Wednesday, Aug. 09, 2006 at 11:42 PM mail: contatti@paolodorigo.it

In
http://www.paolodorigo.it/doc%202%20htm/2004_05_14-2005_04_25-Documento%202%20-%20Livorno%20-%20aggiornatoi.html
c'è un documento (presentato in processi a Livorno e Biella nel 2004) che analizza dal punto di vista proletario anche perchè a Marghera andò male la campagna Taliercio, nonché lo sviluppo del movimento della l.a. dentro il movimento di classe, e l'ingresso nella nuova fase dell'unipolarismo imperialista americano (compresa sin da subito dal PCP), per cui i passaggi teorici e il percorso di un compagno spiegano il perchè oggi il progetto br-pcc non è positivamente vincente per il proletariato.
Viva il PC Maoista !

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ancora con la lotta armata?
by giampiero Thursday, Aug. 10, 2006 at 2:23 AM mail:

mi riferisco all'imbecille qui sopra che si firma Riccardo Dura, ovvero il brigatista che uccise Guido Rossa.
Ma quando imparerete? Ma quando capirete?
Tu probabilmente sei solo un cretino che non fa danni se non con la tastiera (cioè pochi) ma perché buttare il cervello all'ammasso su una storia finita, che tutti hanno dichiarato finita?
ciao bello

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Grazie Giampiero
by compagno che non ha sbagliato Thursday, Aug. 10, 2006 at 11:27 AM mail:

Questi 4 idioti, col cazzo piccolo, che si divertono ad ammazzare gente per la lotta armata, sono non solo dei criminali (e dunque da lasciare in galera) ma soprattutto degli stupidi, perché non hanno capito nulla. Al 99.9% della gente non importa nulla della rivoluzione armata, compresi gli elettori di sinistra che sono anzi i più incazzati con sti' guerriglieri del cazzo

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al di là di tutto..
by unknow Thursday, Aug. 10, 2006 at 11:52 AM mail:

Uno dei principi delle democrazie moderne e che devono essere giudicati i FATTI non le idee.
Il fatto che Persichetti debba abiurare il suo passato è una delle tante cose che dovrebbero far rabbrividire in primis i "sinceri liberali" e coloro che si dichiarano autenticamente progressisti.
Purtroppo nessuno di costoro dice nulla, sono troppo impegnati a seguire i vari Travaglio e Di pietro nell'invocare nuove carceri..

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FATE PRESTO A sPARLARE!
by volontaria carceraria Monday, Aug. 14, 2006 at 2:11 PM mail:

Ciò che risulta più semplice in questi casi è parlare senza riflettere troppo, senza conoscere bene i fatti e mi sembra che ognuno di voi abbia lasciato sciolta la lingua, o meglio la tastiera.
Ciò di cui si parla nell'articolo del Manifesto è la negazione arbitraria di un permesso ad un detenuto che avrebbe tutto il diritto di usufruirne secondo le normative di legge vigenti...entrate in un carcere e saprete di che cosa stiamo parlando veramente! Entrate in un carcere e saprete cosa significa.
Il carcere in Italia significa annientare, distruggere ed uccidere l'uomo che sta nel detenuto; entrare in carcere significa conoscere persone che sono tanto delinquenti quanto quelli che apparentemente vivono una vita ripsettabile (e a quel punto ti chiedi se è meglio quello che sta fuori o quello che sta dentro); entrare in carcere significa conoscere le storie da vicino e non solo per sentito dire o per opinione del giornalista di turno.
Voi state seduti alla scrivania e vi riempite la bocca con parolacce ed insulti...entrate in carcere! Vi aspettiamo!

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