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I DETENUTI E LE DETENUTE RIPRENDONO LA PAROLA !!!
Il 9 settembre del 2002 e' iniziata una protesta nelle carceri italiane.
La protesta ha preso il via dalla proposta lanciata a tutte le carceri italiane
dall'Associazione di detenuti ed ex-detenuti Papillon
nata all'interno del carcere romano di Rebibbia N.C.
Da un comunicato del 28 Agosto 2002:
il 9 settembre i cittadini detenuti prendono di nuovo la parola per chiedere
alle Istituzioni e a tutto il mondo politico di proseguire con serieta' e coerenza
il ragionamento sulle necessarie e possi bili soluzioni da dare ai tanti e drammatici
problemi dell'universo penitenziario.
La protesta pacifica che i detenuti inizieranno il 9 settembre e' una piccola
ma importante battaglia di civilta' che interroga la coscienza di tutte le donne
e gli uomini liberi del nostro paese.
Gli obiettivi della pacifica protesta sono i seguenti:
- un indulto generalizzato di 3 anni
- il passaggio della sanita' penitenziaria al Servizio Sanitario nazionale
- la riforma del codice penale, a partire dall'abolizione dell'ergastolo dalla
depenalizzazione dei reati minori
- l'abolizione delle prescrizioni contenute nell'art. 4 bis
- l'abolizione dell'anticostituzionale art. 41 bis
- l'aumento della liberazione anticipata a 4 mesi
- un aumento delle concessioni delle misure alternative al carcere
- espulsione dei detenuti stranieri che ne facciano esplicita richiesta
Ci auguriamo che il 9 settembre e i giorni successivi tutti i Parlamentari
e i Consiglieri regionali, provinciali, comunali e municipali del paese si rechino
nelle carceri delle loro regioni e dei loro collegi elettorali per confrontarsi
con i detenuti, nella ricerca di un punto di equilibrio tra le loro richieste
e i tanti e gravi problemi che le Istituzioni a tutti i livelli devono affrontare
ogni giorno.
Noi auspichiamo che le sensibilita' presenti un po' in tutti i partiti politici
siano oggi cosi' mature da ricercare unitariamente le migliori soluzioni legislative
che riaprano finalmente, dopo tanti anni di continua e sostanziale regressione,
la strada delle riforme in positivo di quell'universo penitenziario che di fatto
rappresenta il primo e piu' grave tra i tanti problemi della Giustizia.
Le proteste partono il 9 settembre.
Inizialmente sono una cinquantina le carceri che aderiscono alla protesta. Poi,
nei primi giorni della settimana, arrivano, sui tavoli delle redazioni locali
dei giornali, piogge di documenti provenienti dalle carceri piu' diverse: da
Nuoro, Cagliari, Milano, Bologna, Firenze, Torino, da Poggioreale a Napoli,
dalle carceri della Sicilia a quelle del Veneto, da quelle del Piemonte a quelle
pugliesi. Alla fine della prima settimana di proteste, i dati del Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria, parlano di 120 carceri nelle quali ha luogo
la protesta.
Tutti i documenti redatti dai detenuti e dalla detenute lamentano l'invivibilita'
della situazione nelle carceri dovuta in gran parte al sovraffollamento, ma
anche all'assenza di un minimo di efficienza medico- sanitaria, alla violazione
continua di quei pochi diritti che la legge ancora tutela dietro le sbarre,
ai locali vecchi e fatiscenti, umidi e assenti di quel minimo di strutture per
la socialita' reclusa. Insomma ovunque si segnala che lo stato italiano e l'amministrazione
penitenziaria nello specifico, viola e non rispetta le leggi, mantiene i reclusi
e le recluse in condizioni disumane.
Ovunque si ripropongono gli stessi obiettivi, che ruotano intorno all'indulto,
per riportare ai livelli tollerabili le presenze; alla sanita' penitenziaria
di cui si chiede nient'altro che l'applicazione di una legge approvata due anni
fa e mai applicata; all'applicazione delle misure alternative alla detenzione,
che sono state fortemente ridotte senza motivo alcuno se non quello di tacitare
l'opinione pubblica insoddisfatta per altri motivi; e infine l'abolizione delle
restrizioni previste dall'articolo 41 bis e 4 bis, veri e propri esercizi della
tortura, piu' volte condannati dagli organismi internazionali alla stregua di
paesi con governi dittatoriali e teocratici.
Fino alla fine di ottobre 2002, la mobilitazione continua con alti e bassi,
nel senso che alcune carceri iniziano una mobilitazione per una quindicina di
giorni, poi si fermano per fare il punto e valutare la situazione e quindi ripropongono
un'altra tornata di proteste.
Un nuovo appuntamento per tutte le carceri viene dato per il 10 novembre 2002.
Le forme della lotta per ora si sono articolate in: scioperi del vitto, sciopero
dei lavoranti, battiture sulle sbarre, scioperi dell'aria, scioperi della televisione,
in qualche caso anche sciopero della fame.
Approfondimenti:
*storia del carcere
*mappa dei carceri italiani
*dossier a cura di odio il carcere
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