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 Contributi: Il Depistaggio di Lauro e la Sirena Sospetta

MaterialiUna lettura della performance del vicequestore Lauro, che detiene il dubbio merito di aver imbastito la prima disinformazione sull'omicidio di Carlo Giuliani, e le domande inquietanti che ispira la sirena del defender, che smette di urlare come a segnalare lo sparo omicida.

Stealth

LA FALSA ACCUSA ED IL MANCATO ARRESTO

"Bastardo!
Lo hai ucciso tu, lo hai ucciso!
Bastardo!
Tu l'hai ucciso, col tuo sasso, pezzo di merda!
Col tuo sasso l'hai ucciso!"

Sono le parole testuali con le quali la piu' alta autorita' di polizia presente in piazza Alimonda, pochi istanti dopo l'assassinio di Carlo Giuliani, addita un personaggio in abiti civili che, isolato, grida "assassini" rivolgendosi alle forze dell'ordine dalla scalinata della Chiesa.

E' il vicequestore Adriano Lauro.

L'accusa e' pesantissima: non solo Lauro e' la piu' alta autorita' di polizia presente sul luogo, egli e' anche un testimone oculare dei fatti appena svoltisi ed addita in modo inequivocabile il supposto responsabile di un omicidio appena consumato. Ossia accusa il soggetto come omicida in flagranza di reato.

Mentre lo fa, urlando a squarciagola quanto sopra, Lauro si avvia a grandi passi verso la persona accusata, che con prontezza, fugge, mentre assieme a Lauro, si fanno incontro a lui di corsa quello che sembra un ufficiale dei carabinieri, un altro poliziotto e, piu' indietro, altri poliziotti e carabinieri.

Ma la corsa si esaurisce dopo pochi metri. Il supposto assassino, incredibilmente, si ferma, si volta, e rincara: "sei un assassino in divisa!" e ancora Lauro, replica: "col tuo sasso lo hai ucciso!". Una voce soggiunge: "prendetelo!"

Gli inseguitori non ne approfittano per serrare la distanza, per quanto breve, pochissimi metri, che li separa dal fuggiasco.
La fuga riprende, il supposto assassino sparisce nella traversa dietro la chiesa (via Odessa) e quasi tutti gli inseguitori desistono e tornano in Piazza. Compreso Lauro. Solo un carabiniere sparisce invece dietro l'angolo di via Odessa, e' ipotizzabile continui l'inseguimento. Ma non risulta che il fuggitivo sia stato neanche fermato.

L'intero corteo del Carlini viene inseguito per chilometri, come mai accaduto nella storia degli scontri di piazza in Europa. Centinaia di manifestanti, anche senza essere accusati di alcunche', vengono inseguiti senza quartiere e, spesso, vengono catturati e/o pestati. Ma un uomo a mani nude, accusato, in flagranza, di avere appena consumato un assassinio, viene --a quanto risulta-- lasciato andare e nessuno dei numerosi poliziotti e carabinieri presenti sembra fare un tentativo appena decente di arrestarlo.

E' spiegabile tutto cio' con il contesto, con il fatto che l'accusa lanciata si rivelera' palesemente falsa ed incredibile?
Se lo fosse, l'inseguimento dovrebbe tentare di eseguirlo almeno Lauro in persona, ma non va cosi'. Altri "tutori" dell'ordine, come e' logico che sia, si muovono subito in base all'accusa --gravissima-- appena pronunciata con grande convinzione dal piu' elevato responsabile di polizia presente.

L'inseguimento di un supposto assassino, che si svolge sotto l'occhio elettronico di una telecamera Mediaset, si esaurisce pero' dopo pochissimi secondi. Polizia e carabinieri si fanno sfuggire un accusato di omicidio apparentemente disarmato e che fugge a piedi.

Qualcosa non torna.

E non e' che la cosa possa spiegarsi con una lettura dell'accusa come genericamente lanciata "ai manifestanti".
Le parole di Lauro sono inequivocabili e chiaramente dirette ad una persona in particolare, che egli addita con precisione e che, seppur per pochi metri, insegue.
Per il reato ipotizzato, l'arresto non e' facoltativo --e' obbligatorio-- e va eseguito senza indugi e senza discussioni. Ma nessuno lo esegue od effettua un tentativo minimamente serio di eseguirlo. Non solo Lauro, ma anche gli altri "inseguitori" debbono spiegare perche', e non certamente in base alle risultanze ex post ed al fatto che Carlo Giuliani risultera' ucciso da ben altro che un sasso.

Dovrebbero spiegare perche' --in quel momento-- hanno desistito dall'inseguire e dall'arrestare un assassino accusato dal comandante della piazza in persona.

E' un reato questo, ed e' un reato che si perfeziona a prescindere da qualsiasi esito abbia ogni successivo accertamento circa l'effettiva colpevolezza del catturando.

OMESSO SOCCORSO E VILIPENDIO

20 luglio 2001, Genova. Le Forze dell'ordine hanno ormai riconquistato definitivamente piazza Gaetano Alimonda da pochissimi minuti ed il corpo di un giovane manifestante giace a terra in un lago di sangue. E' circondato da un foltissimo cordone di Polizia.
Durante l'ultima carica, lanciata non contro i manifestanti --tutti fuggiti dopo lo sparo fatale-- ma, essenzialmente, contro i fotografi (tra i quali Eligio Paoni che riporta gravi ferite e la distruzione del suo lavoro e della sua strumentazione) ed i primi soccorritori (tra i quali il primo in assoluto, un manifestante inglese che ha prestato servizio in Bosnia con l'esercito di Sua Maesta' e che, per questo, ha nozioni di pronto soccorso adeguate al caso).
Nessuno --e dicasi nessuno-- tra poliziotti e carabinieri, ha tentato o tentera', fino all'arrivo dei primi sanitari, o anche successivamente, di soccorrere il giovane morente. In almeno un filmato (ed in una testimonianza citata da Heidi Giuliani), anzi, sembra che al cittadino Carlo Giuliani morente vengano persino sferrati calci da parte di coloro che i cittadini sono teoricamente chiamati a proteggere. E che hanno il preciso dovere di soccorrere, sancito per legge.

E, invece, sferrano calci ad un giovane che sta morendo dissanguato.

E' GUERRA: SANGUE E MENZOGNE

Si tratta, a tutti gli effetti, della descrizione di uno scenario di guerra, laddove l'unico principio e' l'annientamento del nemico e non c'e' compassione neanche per i morti.
Sembra inconcepibile, ma e' la realta' documentabile e documentata. Ed e' in effetti inconcepibile, in uno Stato che si dice Civile e Democratico che, per di piu' si trova ufficialmente "in tempo di Pace".
Sapremo poi, per bocca dell'uomo che allora gestiva il Ministero degli Interni, Claudio Scajola, che a Genova, a mettere in scena la guerra non c'erano solo i carri armati ed un vergognoso muro, secondo per estensione solo a quello di Berlino, c'era anche l'ordine di sparare.

Ma la guerra non finisce una volta perfezionata la sua definizione attraverso il sangue versato. La guerra e' gia' permanente, anche se in molti non ce ne eravamo accorti, anche se in molti non ci volevamo (ancora) credere.
E la guerra moderna e permanente non e' fatta solo di violenza cieca, lacrime e sangue, e' fatta anche (e a volte soprattutto) di immagini, di manipolazioni e di inganni. Ed appena dopo aver reclamato il suo sacrificio umano, la macchina della guerra non si ferma, continua a girare, senza soluzione di continuita', preparandosi --da subito-- alle prossime battaglie.

Le battaglie manipolative e disinformative che saranno destinate a ingannare l'opinione pubblica ed a depistare --ove necessario-- le indagini della magistratura. Con la preziosa collaborazione delle truppe mercenarie della "grande" Stampa, un esercito che non ha compassione neanche per i propri soldati, i giornalisti, numerosi dei quali hanno rischiato seriamente di fare la stessa fine del manifestante ucciso, un esercito che lavora attivamente per assicurare alla guerra l'altra immancabile sua vittima: la verita'.

Nella battaglia della disinformazione si inquadra alla perfezione la scena del sasso recitata dal vicequestore Adriano Lauro. Una scena recitata con una prontezza che getta piu' che legittimi dubbi sull'affidabilita' professionale e democratica di questo soggetto, il quale e' adesso alla guida della P.S. a Tivoli (RM).

SORDITA' SURREALI

Ma torniamo a piazza Alimonda: c'e' un ragazzo che sta morendo a terra ed e' stato appena colpito dai Carabinieri.
Averlo ammazzato non basta: adesso occorre iniziare, da subito, a gestire la sua morte. In piazza c'e' anche Adriano Lauro, allora vicequestore aggiunto alla Questura di Roma. Lauro e' anche il responsabile dell'ordine pubblico del settore, quello che ha ordinato la carica abortita che ha dato origine all'episodio che porta alla morte di quel ragazzo.

Lauro ha seguito tutte le fasi della vicenda da vicino. Ne e' un importante testimone oculare. Al momento dello sparo si trovava --e' documentato-- non piu' lontano dal Defender di quanto non vi si trovasse l'operatore RAI autore del filmato esclusivo dell'omicidio ripreso lateralmente e che e' stato accuratamente ignorato dalla RAI stessa. Forse perche' mostra con evidenza come la minaccia portata da Carlo Giuliani con il suo estintore non fosse cosi' immediata e potenzialmente letale, come hanno cercato di far credere per giustificare una tesi tanto immediata da potersi definire prefabbricata: quella della "legittima difesa".
Il microfono della telecamera, malgrado il trambusto degli scontri, ha registrato con estrema chiarezza il rimbombo secco di almeno due colpi di pistola, amplificato dagli edifici che descrivono la piccola piazza. Al rumore degli spari, chiarissimo e indubbiamente piu' elevato di qualsiasi altro, si vedono i manifestanti schizzare via istantaneamente in tutte le direzioni, mentre Carlo Giuliani ancora rotola al suolo.
Tutti hanno sentito chiaramente gli spari. E fuggono. Tutti hanno udito i colpi, tranne i carabinieri, a sentir loro, ad esclusione, forse, di quello che si autoccusera' di aver sparato, Mario Placanica.

E anche Lauro, sembra, non ha sentito sparare, visto che si mostrera' subito convinto che Carlo Giuliani sia stato ucciso da un sasso. Forse Lauro non ci vede e non ci sente bene.

E sembrano essere duri d'orecchie in parecchi tra i tutori dell'ordine in questo Paese.

Ha problemi serissimi d'udito il carabiniere in ferma breve Filippo Cavataio, che pure e' l'autista del mezzo da cui si spara, ma che fa mettere a verbale --davanti ad un magistrato della Repubblica-- di non aver udito alcuno sparo. E' reato, ed e' un reato grave rendere falsa testimonianza davanti ad un magistrato. Aggravato dalla circostanza di essere un carabiniere. Ma il magistrato lascia si verbalizzi, malgrado un maresciallo testimoni di aver sentito Cavataio affermare precedentemente di averli uditi, quegli spari.

E Cavataio non e' il solo ad avere problemi d'udito. Ne soffrono, pare, anche i suoi comandanti, dal Tenente Colonnello Giovanni Truglio, coordinatore dei reparti speciali dell'Arma, i "C.C.I.R.", concepiti apposta per effettuare "interventi risolutivi" contro i dimostranti, al Capitano Claudio Cappello, responsabile della compagnia C.C.I.R "Echo" che ha effettuato l'infausta carica di piazza Alimonda, al Tenente Nicola Mirante, suo diretto sottoposto. Tutti si trovavano a pochi metri dalla fonte degli spari, ma nessuno di loro li ha uditi. E, si badi, non lo raccontano al bar, lo mettono nero su bianco. Per motivi imperscrutabili il magistrato che ha indagato sulla vicenda non sentira', a quel che risulta, la necessita' di interrogare il Vicequestore Lauro, o il Tenente Colonnello Truglio, e neanche il Tenente Mirante.
Il capitano Cappello, anche davanti ai magistrati della Repubblica, ribadisce di non aver udito gli spari.
Sembra che nessuno, tra gli inquirenti, si chieda quale misterioso virus possa avere causato una epidemia di ipoacusia che sembra colpire le Forze dell'Ordine, e che sembra renderle sorde esclusivamente ai propri spari.
Si verbalizza senza fare troppe domande, e cosi' si costruisce la verita' processuale.

UNA SIRENA CHE SI SENTE BENISSIMO. E' UN SEGNALE?

Ma davvero anche i cittadini sono chiamati a credere a questa comoda sordita' collettiva? E si', perche' chi ha sparato, come chi era presente o ha visto il filmato RAI citato, deve aver sentito benissimo --anche se sinora non sembra sia stato fatto notare da nessuno-- che la sirena bitonale del defender dal quale sembra parta il colpo fatale ha improvvisamente smesso di suonare proprio un paio di secondi prima degli spari.

E' solo una coincidenza? Forse no.

Perche' quella sirena, che era stata avviata quando la controcarica dei manifestanti travolge lo schieramento dei carabinieri e che aveva suonato ininterrottamente, smette di urlare proprio poco prima degli spari?
Vi erano ragioni ovvie per spegnerla e per spegnerla proprio in quel momento?
Apparentemente no, perche' la sirena viene spenta in un contesto che e' del tutto identico a quello degli istanti immediatamente precedenti.
Non viene spenta quando il mezzo si "blocca". Non viene spenta quando il mezzo viene attaccato. Non viene spenta quando il mezzo riparte, straziando il corpo di Carlo Giuliani e che il carabiniere Filippo Cavataio afferma significativamente di scambiare per un "sacchetto di immondizia".

Viene spenta proprio subito prima degli spari.

Si e' forse rotta? Non risulta da nessuna parte e dovrebbe risultare, perche' quel mezzo e' stato sequestrato dall'autorita' giudiziaria e suppostamente esaminato palmo a palmo. Per certo i lampeggianti continuano a funzionare.

Non abbiamo nessuna certezza e nessuna prova, ma sappiamo alcune cose ed e' lecito farsi domande, anche perche' la sirena e' indubbiamente, assieme agli spari, uno dei rumori piu' intensi che fanno da colonna sonora a quei tragici momenti.

Lauro spiega alla Commissione Parlamentare che gli Ufficiali ed i sottufficiali dei Carabinieri impiegati in ordine pubblico sono tutti dotati di laringofono, uno strumento --riferisce il vicequestore-- che consente ai militari di comunicare fra loro e direttamente con la propria Centrale Operativa. Ma non con lui o la centrale della Polizia, si affretta a precisare.

Deve essere un po' difettoso il laringofono, perche' al suo impiego alcuni dei citati imputano la sordita' agli spari. Altri se la prendono con i caschi che, per essere omologati, debbono garantire una conservazione significativa delle capacita' auditive di chi li indossa. Altri ancora ricorrono, per giustificare la propria sordita', alla maschera antigas suppostamente indossata, che nulla a che vedere con le orecchie e che consente comunque a Cavataio, che dice di indossarla, di sentire quel che gli dice Placanica, ma non gli spari di cui quest'ultimo si accusa. Una sordita' selettiva.

Forse anche le radio in uso ai Carabinieri presentano qualche problema. Smentendo clamorosamente il Comandante Generale dei Carabinieri, Generale Sergio Siracusa, che lo aveva escluso, il comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri, colonnello Giorgio Tesser, conferma che anche quel Defender era regolarmente dotato di radio rice-trasmittente. Anche questa era in funzione, altrimenti dovrebbe risultare il contrario, come sopra, essendo stato il mezzo esaminato accuratamente.

A pochi metri dal mezzo c'e' per certo il Tenente Colonnello Giovanni Truglio, comandante in capo dei C.C.I.R. e dotato di laringofono, responsabile anche di quel Defender "bloccato".
Possibile che non cerchi neanche di usare il laringofono per dare ordini agli occupanti del Defender, per dargli istruzioni su come sganciarsi?

Forse certi carabinieri non sono davvero tanto sordi come pretenderebbero di far credere. E, forse, c'era qualcuno, a bordo del Defender, che non era proprio sordo, ma aveva certo comprensibili problemi ad udire distintamente via laringofono, o ad ascoltare la radio, con tutto quel trambusto.

Forse a bordo del Defender si svolgono concitate conversazioni.

"Spegni quella cxxxx di sirena, imbecille, che non capisco che dice il colonnello! Ecco...
Signorsi'! ...Dai, togli dai coglixxx 'sto mezzo, che a questi bastardi ci penso io!"

Subito dopo, gli spari.



 
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