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TROPPI MORTI NEL CARCERE DI COMO
by Patrick Indy Stroppa Thursday, Oct. 27, 2005 at 11:55 AM mail: patrickstroppa@yahoo.it

5 suicidi riusciti e una dozzina tentati nel carcere comasco del Bassone, Progetto Green interviene tramite il suo fondatore Indy Stroppa

Un ragazzo comasco di ventitre anni, in carcere al Bassone di Como da oltre otto mesi, per vicende legate alla sua tossicodipendenza, si è tolto la vita ad inizio mese sniffando gas da due bombolette da campeggio.

La notizia è trapelata due giorni fà, la Procura ha aperto un' inchiesta, l' ennesima.
Al Bassone negli ultimi sedici mesi si sono suicidate 5 persone e un' altra dozzina ci ha provato.

Nonostante non sembrino emergere responsabilità dirette, la Procura ammette un disagio generalizzato dovuto al sovraffollamento del carcere.
Il Bassone è stato concepito per ospitare 175 persone e ve ne albergano oltre 500, mentre la difficoltà degli operatori per portare avanti progetti di recupero e di rieducazione è pressoche totale, come pure i controlli all' interno della struttura carceraria.

Ho indirizzato una lettera al vescovo di Como, che intervenga, i detenuti fanno parte della sua Diocesi, del suo gregge. Sinanco il Ministero di Grazia e Giustizia, solitamente attento solo agli interessi di Previti e associati in delinquere, ha dovuto ammettere la gravità della situazione al Bassone.

Peraltro continuo a chiedermi, che senso abbia rinchiudere in carcere questi giovani piu' fragili e sensibili.
E' necessario infatti liberarsi dal poliziotto che si ha in testa,
smetterla di considerare viziosi o miserabili coloro che hanno scelto un cammino diverso, finirla con la ricerca di un capro espiatorio, con quelle reazioni di rigetto che, lo sappiamo, portano diritto ai campi di concentramento o nelle strutture decentrate per giovani e anziani....


In una società che talvolta guarda all'abitudine di ubriacarsi e allo stupro con una certa fierezza nazionale, è forse esigere troppo?

Del resto quale altro crimine hanno commesso questi giovani se non quello di rifiutare la struttura organizzativa nella quale si vogliono far vivere (devono vivere), e di volere; subito e adesso, quel piacere di cui sono state totalmente private le loro prospettive di vita ?
Con che diritto giudicarli, con che diritto inoltre pretendere di vedere in essi soltanto dei criminali ?

E se si cercano dei responsabili perchè non cominciare
a interrogare noi stessi?

Non ho soluzioni politiche da suggerire,
non misure sociali da proporre.

Possiamo pero' dire ciò che vediamo e ciò che sappiamo,
e vorrei che un giorno, nella loro chiesa, nel loro lavoro,
nel loro riposo, le persone si fermassero, non fosse che
per qualche ora, e si domandassero, - e non solo i genitori -
se, fra di loro e attorno a loro, sanno far regnare abbastanza calore, presenza, autenticità, e meditassero sul mondo che preparano
a coloro che vengono dopo di noi.

Perchè, dopo tutto, questi teppisti sono i nostri figli

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