Tornare in strada, per noi, significa riprenderne gli spazi abbandonati al disagio, significa spingere chi ci governa a uscire dal palazzo e a confrontarsi con esso.
È stato vandalismo qualunquista a oltraggiare i volti della Liberazione? È stata rabbia sociale mal declinata? Allora dobbiamo farcene carico e pretendere che chi ci governa si decida ad assumersi la responsabilità di questa crisi che ci travolge tutti e sgretola ogni cultura critica.
È stato un gesto politico? Allora dobbiamo insegnare ai più giovani – e non solo – cos’è il fascismo, cos’è stato e cos’è ancora e pretendere che chi ci governa lo faccia con noi, senza false retoriche e vuote celebrazioni. Dobbiamo insegnare il motivo per cui al fascismo, vecchio o nuovo, non si può concedere cittadinanza, spazio politico, parola. Non gli si possono concedere sedi, piazze e strade.
Per noi non c’è differenza tra vandalismo qualunquista e gesto politico cosciente, l’uno genera l’altro, l’uno nutre l’altro, entrambi sono i sintomi di una società priva di quell’idealità alta che ci consente di convivere nella differenza. Entrambi sono sintomi di quel razzismo e di quel disprezzo per la diversità che 70 anni fa contraddistingueva il fascismo mussoliniano e che oggi contraddistingue il neofascismo, più o meno camuffato.
I VOLTI DELLA LIBERAZIONE SONO STATI OLTRAGGIATI NEL MODO PIÙ BRUTALE, STACCANDOLI DAL LORO CORPO.
SABATO VI CHIEDIAMO DI ESSERE IN PIAZZA CON NOI, PER ASCOLTARE IL RACCONTO DELLA LORO VITA E RIDARE CORPO ALLA LORO SCELTA.
Centro studi movimenti Parma
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