Ex Arcobaleno: “Sgombero? Una follia!”

I devoti di Santa Insolvenza chiedono l’apertura d’un tavolo di trattativa, e rilanciano: un intervento delle fdo “non farebbe finire le ragioni di questo percorso, anzi le rafforzerebbe”. Partita petizione online, 150 firme in poche ore.

14 novembre 2011 – 17:24

“Alla Questura diciamo che ci sembra folle che un’esperienza di questo tipo possa concludersi con uno sgombero, che tra l’altro può diventare violento. Faremo di tutto per scongiurarlo. Al Comune invece diciamo che non è con uno sgombero che si risolvono i problemi che vengono posti da mesi dalle piazze di tutto il mondo. Di certo  anche un eventuale sgombero non farà finire le ragioni di questo spazio, anzi le rafforzerà”, spiega Giulia durante la conferenza stampa indetta oggi dagli occupanti dell’ex cinema Arcobaleno di Piazza Re Enzo, da venerdì “Community Center Santa Insolvenza”

“C’e’ una delibera del Consiglio comunale del 2007 che vincola questo immobile e vieta il cambio di destinazione d’uso – continua Giulia, entrando nello specifico della status dello  spazio – può essere riaperto solo se resta un cinema. Sappiamo che c’è un’idea della Cineteca per acquisirlo e riaprirlo come cinema, ma per un progetto del genere   ci vogliono soldi e quindi finché non ci saranno questo stabile rimarrà vuoto”. Al proprietario “abbiamo chiesto di accordarci su una data d’uscita, fra tre settimane o un mese – prosegue – ma ci ha risposto che ha messo tutto in mano alla Questura ed è per questo che ora chiediamo alla Questura di trattare”. Se dal comune arrivasse la proposta di un altro spazio? Gli occupanti sono disposti a ragionarne, “purché non sia un monolocale al Pilastro, la priorità è far proseguire questa esperienza”.

“Merola dice che abbiamo fatto danni alla città. Vorremmo proprio sapere in che modo – si chiedono i devoti di Santa Insolvenza – per noi invece si danneggia la città chiudendo questa esperienza. I Comuni non hanno piu’ soldi per nulla, qui ci sono 200 persone che gratuitamente e a costo zero fanno vivere un servizio e uno spazio, penso che dovrebbero apprezzare”.

Intanto da stamattina è partita una petizione online che in poche ore ha già superato le 150 adesioni

> Firma la petizione online: di seguito il testo

FIRMA PER DIFENDERE IL COMMUNITY CENTER SANTA INSOLVENZA

Siamo studenti e studentesse, precari e precarie, lavoratori sfruttati, artisti, migranti senza diritti, cassaintegrati, uomini, donne e trans, che venerdì sera sono entrati all’ex cinema Arcobaleno, di Piazza Re Enzo, nel pieno centro di Bologna. Questa occupazione è il risultato di un percorso nato da diverse assemblee in Sala Borsa, aperte e partecipate, continuato con azioni comunicative guidate da Santa Insolvenza, e culminato venerdì sera con un corteo di oltre mille persone, durante la giornata di mobilitazione internazionale dell’11-11-11.

L’ex cinema Arcobaleno, chiuso da cinque anni, è stato riaperto alla città e si è trasformato in una piazza coperta in cui sperimentare la costruzione del comune e nuove pratiche dello stare insieme, capaci di dare risposte concrete alle problematiche quotidiane imposte dalla crisi.

In questi primi 3 giorni il Community Center è stato attraversato da migliaia di persone che hanno dato vita ad assemblee e laboratori di discussione e di proposta su università, nuove pratiche comunicative, diritto all’insolvenza contro il debito delle banche e per un reddito di cittadinanza, e libero accesso a saperi, arte e cultura.

A sole quarantotto ore dalla riapertura, nella sala stracolma dell’ex cinema, è già stato proiettato il primo film, “Old Cinema – Bologna Melodrama”, un documentario di Davide Rizzo che racconta dei vecchi cinema dismessi di Bologna. Altre proiezioni gratuite sono previste per i prossimi giorni.

Ci arriva oggi la notizia che è stato predisposto un ordine di sgombero, decisione che evidenzia ancora una volta l’incapacità del comune e delle istituzioni nel riconoscere il valore di esperienze come questa. Consapevoli che non sarà un eventuale sgombero a fermare le potenzialità e la progettualità politica espresse da questo percorso, chiediamo a tutti e tutte voi di firmare l’appello per sostenere il Community Center Santa Insolvenza.

 

Le apparizioni e i miracoli di Santa Insolvenza

“Santa Insolvenza, piena di rabbia, frega per noi peccatori la ricchezza che noi produciamo ma altri detengono”

Santa Insolvenza non è un’idolo, non è un’icona religiosa. Santa Insolvenza è una guerriera, è l’incarnazione della nostra indignazione.

Santa Insolvenza all’oggi è l’unica protettrice di migliaia di precari e precarie messi in ginocchio dalla violenza di questa crisi.

Santa Insolvenza lotta contro un debito che banche e istituti finanziari hanno contratto.

In questi giorni è apparsa ben due volte: in Stazione Centrale dove ha urlato insieme a tanti e tante “dacci oggi il nostro reddito quotidiano”. In Università, al Recruiting day, dove ha detto no alla precarietà, agli stage e tirocini gratuiti, e sì allo sciopero precario.

#occupyeverywhere! Che succede negli States?

E’ dagli Stati Uniti che la parola d’ordine “occupy everywhere!” è partita, contagiando il lessico politico di questi ultimi mesi e rinforzando, con l’esperienza di Occupy Wall Street, i legami tra le varie componenti del nuovo movimento globale emerso il 15 ottobre con manifestazioni in tutto il mondo.

All’interno dell’occupazione di Lettere e Filosofia, #OccupyUnibo vuole discutere della situazione attuale negli Usa, tra il sempre più evidente declino del “sogno” obamiano, crisi finanziaria e ripresa di forza dei movimenti dal basso.

L’esperienza di Oakland, con lo sciopero generale cittadino autoconvocato da un’assemblea popolare, è un modello da osservare con attenzione per costruir e anche da noi nuove forme di sciopero metropolitano.

Ne parliamo con:

Felice Mometti (corrispondente Radio Onda d’urto da New York)
Paola Rudan (laboratorio S-connessioni precarie)

Martedì 15 novembre ore 21
Facoltà di Lettere e Filosofia occupata

#occupyunibo

 

La solidarietà è un’arma, liberare tutte e tutti. Presidio sabato 12 novembre a Regina Coeli

Nell’affollatissima assemblea di domenica 6 novembre tenutasi al CSOA Ex SNIA si sono incontrate numerose realtà romane provenienti da percorsi molteplici ed a volte distanti, almeno quattro generazioni di compagni e compagne a confronto. La volontà di andare oltre il 15 ottobre e rilanciare percorsi di lotta e autorganizzazione, capaci di connettersi, con la voglia di protagonismo dei giovanissimi, con le tante vertenze nei territori e nei posti di lavoro, con la difesa dei beni comuni e contro profitti e speculazioni. Un sentimento comune nelle dovute differenze senza rimozioni e non senza fare i conti con quanto è successo in quella giornata.

Tutti i presenti si sono espressi per il rifiuto della logica del capro espiatorio alla base del sistema penale e della dicotomia buoni/cattivi con la quale si è voluto criminalizzare da più parti la piazza del 15 ottobre. Un meccanismo che abbiamo subito all’indomani di Genova 2001 con il quale non si è saputo fare i conti. Dopo dieci anni è ancora il paradigma black bloc – infiltrato ad essere riproposto dall’apparato politico, dai pennivendoli e mezzobusti. Un immaginario talmente digerito socialmente da aver scatenato il fenomeno inedito della delazione di massa. Occorre prendere parola e re-agire fuori dai recinti identitari.

In questa direzione, come primo passo, si è deciso di impegnarsi collettivamente perché nessuno rimanga solo a fare i conti con procure e commissariati. Organizzare per questo una campagna per far fronte alla morsa repressiva che si sta impiantando per controllare il crescente disagio sociale e disinnescare il conflitto contro la riorganizzazione del capitale e le politiche europee di austerity. Costruire una rete di solidarietà che si doti come prima cosa di una cassa per le spese legali, l’attivazione di una mailing list per coordinarsi ( https://www.autistici.org/mailman/listinfo/liberta15ott ) e un blog (http://liberatutto.noblogs.org/) per aggiornare le informazioni sui processi e comunicare le varie iniziative.

Si è deciso di scendere questa settimana in piazza, di chiamare Roma a dare una risposta. Le stragi e i disastri colposi che si sono verificati in queste settimane in tutta Italia, a partire dalla nostra città, ci danno il vero parametro della distruzione e del saccheggio che subiamo nei nostri territori, giorno per giorno sulla nostra pelle, niente di paragonabile a dieci vetrine infrante.

L’assemblea si è aggiornata per mercoledì 9 alle ore 20:00 al CSOA Ex SNIA per continuare il dibattito e per organizzare un presidio per sabato 12 novembre in solidarietà con Giovanni Caputi, Fabrizio Filippi, Leonardo Vecchiolla e Carlo Seppia gli unici a cui le misure cautelari non sono state derubricate da carcere a obbligo di dimora fra i 14 arrestati durante e dopo i fatti del 15 ottobre. Un occasione per rompere il divieto di manifestare imposto da Alemanno e Maroni, per dare una risposta di massa alla criminalizzazione delle lotte, per la libertà di movimento, per la libertà di tutti gli arrestati e le arrestate.

PRESIDIO DI FRONTE REGINA COELI

SABATO 12 NOVEMBRE DALLE ORE 15:00

LUNGOTEVERE GIANICOLENSE

Per far sentire la nostra solidarietà a chi è ancora in carcere possiamo scrivere agli indirizzi forniti su http://liberatutto.noblogs.org/

Per Sottoscrivere per le spese legali di tutti e tutte gli arrestati e le arrestate: venendo negli studi di ROR in Via dei Volsci 56 a Roma, tutti i giorni dalle 8 alle 21; oppure compilando un bollettino di conto corrente postale CCP n. 61804001 intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001, Via dei Volsci 56 – 00185 Roma. Causale: “15 ottobre”; effettuando un bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001 Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001 Causale: “15 ottobre”.

Libera Tutto: il blog per gli arrestati del 15 ottobre

Questo è il nuovo blog online per azioni di sostegno agli arrestati e le arrestate del 15 ottobre.

http://liberatutto.noblogs.org

Uno strumento per raccogliere informazioni su presidi, benefit e altro, comunicati e approfondimenti su tutto ciò che ruota intorno alla giornata del 15 ottobre scorso. E’ diviso il blog in tre sezioni: azioni – comunicati – approfondimenti. Oltre agli indirizzi per scrivere ai detenuti e una mail di riferimento per raccogliere il materiale.

Invitiamo tutti e tutte a diffonderlo il più possibile.

 

 

Dal Chiapas: appello internazionale per la liberazione dei prigionieri politici

Ottobre 2011, Chiapas, Messico

Dal 29 settembre un gruppo di prigionieri indigeni, reclusi in diverse carceri del Chiapas e appartenenti alle organizzazioni la Voz del Amate, Solidarios de la Voz del Amate e Voces inocentes si sono dichiarati in sciopero della fame e digiuno.

I loro nomi sono: il professor Alberto Patishtán Gómez, Andrés Núñez Hernández, Alfredo López Jiménez, Alejandro Díaz Sántiz, José Díaz López, Pedro López Jiménez, Juan Díaz López, Rosario Díaz Méndez, Enrique Gómez Hernández, Juan Collazo Jiménez e la compagna Rosa López Díaz.

Tutti e tutte sono ingiustamente privati della loro libertà dato che i delitti di cui sono accusati e per i quali sono condannati a pene lunghissime sono stati prefabbricati ad arte. Tutti e tutte sono stati torturati fisicamente e psicologicamente al momento dell’arresto da personale in borghese e in case anonime che sono nei fatti dei centri di detenzione e tortura clandestini.

La loro degna lotta è per denunciare gli orrori e gli abusi che si vivono nelle carceri del Messico e per esigere la libertà immediata.

Intorno a loro si sono levate molte voci solidali, in Messico come nel mondo. Voci che dal basso rivendicano e praticano una giustizia diversa, lontana dai tribunali di stato e vicina ai popoli. Voci che rifiutano lo sfruttamento, il saccheggio dei beni comuni, la repressione, il disprezzo. Voci e persone che quotidianamente costruiscono migliaia di alternative al mondo marcio del capitale e delle sue barriere, materiali e immateriali che siano. Voci e persone che parlano lingue diverse ma allo stesso ritmo, quello del cuore, che batte in basso e a sinistra.

In questo grido di libertà si riflette, come in uno specchio, la rabbia di migliaia di prigionieri politici palestinesi in Israele; di migliaia di migranti che rifiutano il cibo e si ribellano contro i Centri di Identificazione ed Espulsione europei dove sono ingiustamente detenuti; dei mapuche che con il loro lunghissimo sciopero della fame rifiutano la Legge Anti-terrorismo; nella stessa rabbia si riconoscono i Curdi nelle prigioni turche, i baschi e le basche torturati nei FIES, i nigeriani e gli africani che si ribellano alle multinazionali del petrolio e sono arrestati e assassinati… tutti quelli e quelle dissidenti incarcerate in queste umide pareti in ogni angolo del mondo, dove cercano di schiacciare le idee.

Per questo lanciamo un appello alle organizzazioni indipendenti, ai gruppi di affinità, ai centri sociali, ai sindacati autonomi, ai media indipendenti, a tutti quelli e a tutte quelle che agiscono in forma autogestita e che sono complici e colpevoli, come tutti e tutte noi, di sognare un mondo senza barriere, frontiere o prigioni a unirsi e solidarizzare con questa degna lotta dei prigionieri e delle prigioniere politiche in sciopero della fame in Chiapas.

Abbattiamo i muri delle prigioni!

Liber@ tutt@!

Se toccano uno di noi toccano tutti noi!

Per aderire all’appello mandare una mail a: noestamostodxs@riseup.net

noestamostodxs.noblogs.org

Roma 03.11 *Occupy tiburtina_comunicato sulla giornata contro tagli e divieti

Quella di oggi è stata una grande giornata: la sfida lanciata si è trasformata in una grande vittoria grazie alla determinazione degli studenti che ancora una volta sono tornati ad invadere le strade di questa città!
Avevamo annunciato che avremmo attraversato in corteo il I Municipio, che ci saremmo ripresi le strade senza preavviso ne autorizzazione!
Avevamo annunciato che avremmo disobbedito al divieto, che avremmo praticato occupazioni simboliche.
Lo abbiamo fatto!
Oggi siamo tornati in piazza per ribadire la nostra opposizione al governo e le misure di austerity imposte dalla BCE.
Già da questa mattina ci siamo trovati davanti una classe politica che ha mostrato il suo volto più autoritario e repressivo nel tentativo di zittire la voce degli studenti.
Davanti a molte scuole la polizia ha messo in pratica quelli che hanno chiamato ‘presidi per tutelare la democrazia’, che si sono concretizzati in veri e propri blocchi nei quali venivano identificati tutti gli studenti che decidevano di non andare a lezione, come accaduto al mamiani ed al virgilio dove erano presenti persino blindati. In altre invece, la polizia ha chiesto ai dirigenti scolastici di poter visionare i registri per segnalare e identificare gli assenti, come al talete al lucrezio caro al morgagni al tasso ed al righi.
Nonostante tutto dalle nostre scuole sono riusciti a partire diversi cortei, in particolare dal liceo virgilio dal quale quasi quattrocento studenti hanno attraversato le strade del Municipio I, liberando di fatto il centro dal divieto.
Questi cortei sono poi confluiti nel concentramento di Tiburtina, dove  un imponente schieramento delle forze dell’ordine continuava l’opera iniziata qualche ora prima davanti le scuole: ancora identificazioni ed intimidazioni agli studenti che arrivavano nella piazza.
Abbiamo più volte provato a far partire il corteo, come il 7Ottobre, con i boockbloc  che ne caratterizzavano la testa. La risposta è stata un susseguirsi di violente cariche che hanno portato a decine tra feriti e  fermati tra gli studenti anche durante la breve e simbolica occupazione del cantiere alta velocità della stazione Tiburtina, oltre che nei diversi tentativi di muoversi, o solo allontanarsi.
Dalla polizia c’è stato più volte ribadito che la gestione della piazza era una scelta politica e non una questione di ordine pubblico.

La risposta che abbiamo dato è stata dunque politica: il corteo è partito attraversando le vie di questa città senza nessuna autorizzazione, abbiamo raggiunto l’Università de La Sapienza dove si è svolta un’ assemblea pubblica. Evidenziamo anche il paradosso espresso dal sindaco e dalla questura nel dichiarare che tutelare il traffico sarebbe stata la loro prerogativa principale, troviamo un po’ strano che per fare questo si scelga sequestrare un corteo per ore  chiudendo di fatto una stazione e uno snodo come Tiburtina.
Non abbiamo mai creduto che un divieto ci avrebbe impedito di manifestare, da oggi ne siamo ancora più convinti, la voce di una generazione che vuole continuare a esprimersi non si ferma così.
Questa crisi non siamo disposti a pagarla, questo debito non ci appartiene, per sanarlo non si può passare attraverso indiscriminati tagli alla cultura, non si può passare per le nostre vite. Lo abbiamo urlato nelle piazze di questo paese più volte, oggi abbiamo dimostrato che non abbiamo paura, che torneremo per le strade sempre più determinati.
Annunciamo fin da ora che il movimento ripartirà già da domani, nelle scuole e nelle facoltà, in questi mesi torneremo più volte in piazza, a cominciare dalla data transnazionale dell’11 novembre e dalla giornata mondiale dello studente del 17.

Studenti medi e universitari sulla manifestazione del #3nov

Focus group: diritto all’insolvenza pane quotidiano

 Focus group: diritto all’insolvenza – il pane quotidiano

Martedì 8 novembre

ore 18.30

Acrobax [ex-cinodromo]

Il punto san precario di roma invita ad un focus group di approfondimento e rilancio verso lo sciopero precario.

 In un momento di crisi, in cui l’unica soluzione dei poteri finanziari, delle banche e dei precarizzatori, rimane l’austerity c’è una nostra risposta rispetto al debito che ci vogliono far pagare: il diritto all’insolvenza.

La domanda sulla quale vorremmo ragionare è: come si traduce l’insolvenza nella quotidianità? Come si riesce a costruire una cindivisione delle e nelle lotte dei precari su questo tema? Come si fa di questa suggestione un’arma contro la precarietà?

 Ci hanno detto per anni che le privatizzazioni e le liberalizzazioni erano l’unico modo per ridurre il debito pubblico (ehmbè) mentre oggi, dopo quasi 20 anni di sistematico smantellamento del welfare state e di deregolamentazione del “mercato” del lavoro, il debito pubblico è cresciuto a dismisura.

Un debito non più costituito dai risparmi delle famiglie italiane ma piuttosto in possesso di operatori finanziari (banche, agenzie di rating… chi controlla il controllore?) che speculano sulla presunta debolezza degli stati per alzare i tassi di rendimento dei titoli in un circolo vizioso che non fa altro che far lievitare il volume stesso del debito.

Le ricette? le stesse che hanno portato, o almeno certamente non impedito, l’attuale fase di crisi. La scelta ora sembra essere tra un governo indebolito, corrotto e screditato contro un governo forte, magari di unità nazionale, con una grande voglia di fare il primo della classe tanto in Europa quanto nei consessi di G8 o G20 dove ancora abbiamo l’onore di essere invitati.

 Quale sarebbe l’alternativa? la tobin tax sulle transazioni finanziarie recentemente ripresa dalla coppia d’oro Merkel-Sarkozy? La separazione tra banche commerciali e di investimento come propone Obama? sarebbero davvero questi strumenti di neoregolazionismo in grado di risolvere le ingiustizie e le diseguaglianze sociali, di scompaginare l’attuale assetto dei poteri che porta il mondo verso la catastrofe climatica e la guerra globale permanente?

 Ormai sono evidenti la disapprovazione, l’indignazione e la saturazione del 99% dell’umanità globale. Ma è un’occasione di grande trasformazione che non può finire nel grande abbraccio ecumenico delle riforme di facciata. Non possiamo permetterlo per quel fronte trasnazionale che vede i suoi momenti più alti nelle primavere arabe, nelle prese di distanza del continente sudamericano, nelle tante lotte e resistenze del vecchio e del nuovo continente.

 Le indicazioni vengono e devono venire dal basso. La soluzione sta in quelle pratiche che sempre più si diffondono, anche grazie alle nuove tecnologie della comunicazione sociale su scala globale. La sottrazione dallo sfruttamento del capitale sulle nostre vite e la riappropriazione dei nostri (bi)sogni avviene nell’autorganizzazione sui territori della produzione, della vita messa in produzione nella sua complessità.

 Affermando il diritto a non pagare l’affitto in città con decine di migliaia di case vuote e stabili in disuso regalati alla speculazione, il diritto a non pagare il biglietto del treno il cui prezzo è stabilito a prescindere dal servizio offerto a pendolari e viaggiatori e dai tanti soldi già pubblici delle infrastrutture di viabilità, il diritto a non pagare i contributi all’INPS per pensioni che non vedremo mai, le assicurazioni obbligatorie su macchine e motorini che ci spennano in virtù del conclamato cartello oligopolistico che hanno formato e persino il canone rai, ultima beffa in ordine di importanza, ma non meno lesivo della nostra dignità.

E ancora altri piani di articolazione si stanno delineando.

Vogliamo parlarne insieme e farne il nostro pane quotiniano.

Vogliamo non pagare questa crisi, vogliamo sottrarci al ricatto con cui si pretende di far passare per nostro il fallimento altrui.

 Ci vediamo Martedì 8 novembre, alle 18.30, ad Acrobax (ex-cinodromo) per un momento di discussione, approfondimento ed autoformazione.

 

 

 

 

 

Ripartiamo dall’acqua bene comune!

Movimenti per l’Acqua.

PER IL RISPETTO DELL’ESITO REFERENDARIO, PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.

Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.

Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.

Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.

IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO

E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE

Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.

Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.

Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.

Un altro modello di società è necessario per l’intero pianeta. Insieme proveremo a costruirlo anche nei prossimi appuntamenti internazionali, come la conferenza sui cambiamenti climatici di Durban di fine novembre e a Marsiglia nel Forum Alternativo Mondiale dell’acqua a Marzo 2012.

Siamo vicini ai popoli che subiscono violenze, ingiustizie e vengono privati del diritto all’acqua come in Palestina, di cui ricorre il 26 novembre la Giornata internazionale di solidarietà proclamata dall’Assemblea della Nazioni Unite.

Per tutti questi motivi il popolo dell’acqua tornerà in piazza il prossimo 26 novembre e invita tutte e tutti a costruire una grande e partecipata manifestazione nazionale.

Vogliamo che sia il luogo di tutte e di tutti, da qui l’invito a costruirlo insieme, come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua. Un movimento che ha sempre praticato la radicalità nei contenuti e la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione, considerando le une inseparabili dalle altre.
Per questo, nel prepararci a costruire l’appuntamento con la massima inclusione possibile, altrettanto francamente dichiariamo indesiderabile la presenza di chi non intenda rispettare il modo di esprimersi di questa ricchissima esperienza.

Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.

E un futuro diverso per tutte e tutti.
Per info e adesioni scrivere a segreteria@acquabenecomune.org

 

2 Novembre: sciopero cittadino ad Oakland

L’assemblea di Occupy Oakland, con oltre 1600 partecipanti, decide di convocare uno sciopero cittadino il 2 novembre per bloccare la città: “Tutto il mondo ci guarda, facciamogli vedere cosa è possibile”

In basso la proposta approvata dall’assemblea generale di Occupy Oakland mercoledì 26, subito dopo le cariche della polizia e il relativo sgombero. La proposta è stata votata da 1607 persone ricevendo 1484 voti favorevoli, 77 astensioni e 46 voti contrari. Il 96,9 per cento, quindi, ha detto sì all’ipotesi dello sciopero generale cittadino. Da notare il metodo seguito dall’assemblea, quello del consenso. Vengono approvate le proposte che ottengono il 90 per cento dei voti, dopo aver eliminato dal conteggio gli astenuti.

Proposta approvata

“In quanto occupanti di Oscar Grant Plaza proponiamo che mercoledì 2 novembre liberiamo Oakland e farla finita con l’1 per cento. Proponiamo uno sciopero generale della città e invitiamo gli studenti a disertare le scuole. Invece di andare al lavoro o a scuola, lavoratori e studenti dovrebbero convergere nel centro di Oakland per bloccare la città.

Tutte le banche e le aziende dovrebbero chiudere per l’intero giorno altrimenti manifesteremo contro di esse.

Mentre facciamo appello per uno sciopero generale proponiamo molto di più.

Le persone che si organizzano nei loro quartieri, scuole, comunità, gruppi di affinità, luoghi di lavoro e famiglie devono sentirsi incoraggiate ad autorganizzarsi in modo da partecipare al blocco della città in tutti i modi possibili.

Il mondo intero sta osservando Oakland. Facciamogli vedere cosa è possibile.

Il coordinamento per lo sciopero si incontrerà ogni giorno alle 5 del pomeriggio a Oscar Grant Plaza prima della Assemblea generale delle 7. Tutti i partecipanti allo sciopero sono invitati. Restate sintonizzati per altre informazioni.

#15Oct: Ce n’est qu’ un debut (KLF)

Lasciatici da poco alle spalle la grande giornata di mobilitazione globale del #15Oct, una nuova giornata di lotta è già in costruzione.

Come student*, precar* e attivist* del Knowledge Liberation Front negli ultimi mesi abbiamo contribuito alle prime fasi di strutturazione di quel nuovo movimento transnazionale che il 15 Ottobre ha avuto la prima emersione comune.

Abbiamo partecipato all’Hub Meeting di Barcellona che ha segnato un importante convergenza nelle prospettive politiche di tanti movimenti su scala europea. Le acampadas che avevano lanciato la data di mobilitazione di metà ottobre sono state una prima fondamentale sperimentazione di reale alternativa dentro la crisi. Istituti autonomi permanenti che hanno praticato la democrazia diretta, l’autogestione e la riappropriazione di spazi e tempi fuori e contro i dispositivi di una rappresentanza politica in fase terminale. Abbiamo prodotto un documento collettivo:

http://takethesquare.net/it/2011/09/25/documento-finale-hub-meeting-di-barcellona-verso-il-15o/

e da lì siamo partiti alla volta di Tunisia.

Il meeting Reseau des luttes svoltosi a cavallo fra Settembre ed Ottobre ha segnato una connessione fra le due sponde del Mediterraneo, mostrando come sia possibile dal basso rompere i confini. Abbiamo appreso il divenire rivoluzionario del movimento tunisino, diffusosi poi in larghe parti del Maghreb.

Anche da quell’importante momento è uscito un appello ed un segno di continuità:

http://www.edu-factory.org/wp/transnational-meeting-in-tunisia-reseau-de-luttes-common-declaration/

Una composizione comune, unita dalla materialità delle condizioni di vita, è definitivamente insorta in tutto il mondo il 15 Ottobre. Formata in prima fila da student* e precar* altamente formati, giovani delle periferie e ceto medio in via di impoverimento, un grido comune contro l’austerità ed il debito ha indicato la direzione per i prossimi mesi.

Ci uniamo al comunicato uscito dall’Hub Meeting:

http://bcnhubmeeting.wordpress.com/2011/10/25/comunicado-en-solidaridad-con-el-movimiento-italiano/

nel rifiutare qualsiasi forma di criminalizzazione dei movimenti e nell’esprimere solidarietà e richiesta di immediata scarcerazione per gli arrestati del 15 Ottobre a Roma.

Crediamo che alcune delle ipotesi sulle tendenza formulate nei mesi passati siano state pienamente confermate:

  • l’irreversibilità delle politiche di austerity decise dalle cricche al potere che guidano la finanza globale e le istituzioni internazionali e l’impossibilità di qualsivoglia risposta su un piano nazionale;
  • la conseguente impossibilità di una opzione politica alternativa nel quadro della rappresentanza istituzionale o la ricerca di risposte situate nella dicotomia pubblico/privato, che rappresentano solo due facce della stessa medaglia;
  • la necessità di praticare l’insolvenza e della riappropriazione di reddito e nuovo welfare come uniche forme adeguate e contro ogni retorica del lavoro come bene comune;
  • l’urgenza di rendere le università luoghi di costruzione di autonomia del sapere vivo;
  • il 99% non ha nulla da difendere ma un nuovo mondo da costruire.

Se il #15O è stato sicuramente momento centrale, subito dopo di esso i conflitti non si sono certo arrestati. Solo per citare alcuni esempi centinaia di migliaia di persone hanno invaso Budapest, il Senato è stato occupato in Cile, due giornate di sciopero generalizzato hanno attraversato la Grecia, la piazza di fronte alla Borsa a Lubiana è stata occupata.

Per questi e molti altri motivi riteniamo fondamentale accogliere, dopo quello delle acampadas, l’invito alla mobilitazione che proviene dal movimento statunitense #OccupyWallStreet che lancia per l’11.11.11 una nuova giornata di lotta transnazionale chiamata #Occupyallstreet #Occupyeverywhere.

Costruiremo quella giornata nei nostri territori, consapevoli che le accelerazioni temporali e la contemporanea contrazione/avvicinamento dello spazio e l’estensione dello spazio politico che parla di #GlobalRevolution siano dinamiche appena agli albori di questa crisi.

Knowledge Liberation Front