Multivercity: multiversità degli studi a Testaccio

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Multivercity nasce lunedi’ 17 maggio 2010 da un percorso di rivendicazione degli spazi all’interno della facolta’ di architettura roma 3. Il padiglione 14 e’ stato rifunzionalizzato dagli studenti per sopperire a carenze di spazio, luoghi ed occasioni di confronto e servizi a danno degli studenti.

“Se abitare vuol dire dar forma agli spazi e alle cose, nella misura in cui noi stessi prendiamo forma dagli spazi e dalle cose, l’ artificio che segna la prassi abitativa identificandola nel costruire, e che si incarna in architetture, in oggetti, in rappresentazioni, si fa luogo di incontro tra la dura pienezza del mondo e la sensibilità di un corpo che l’ organizza in percezioni, desideri, comportamenti elementari”.

Siamo qui come rete sociale, come esperienza d’incontro tra chi tutti i giorni lotta per far vivere i territori della sua città, tra chi lotta per affermare il diritto all’abitare come pratica costitutiva del vivere urbano, tra chi ogni giorno ridà vita, valorizzando e riempiendo di contenuti e socialità gli spazi abbandonati nella nostra città, liberandoli dalle logiche della speculazione e della rendita. Una rete indipendente che mette a valore le esperienze di chi ogni giorno lotta per un’architettura dal basso che attraverso la partecipazione e la consapevolezza, ipotizza trasformazioni sociali e urbane sostenibili. Come chi nell’ università lotta per non essere costretto a diventare un tecnico incompetente e ultra-specializzato, ma un abitante che possa vivere nella e della linfa della città come bene comune, sentire e partecipare delle sue aspirazioni e necessità.

Siamo qui per comunicare con la città e portarla in questo luogo chiuso in se stesso, strutturato in piccole aule dedicate all’esposizione di pochi addetti ai lavori autorizzati a prendere parte ai ragionamenti, alle discussioni ed alle decisioni sulle sorti e sullo svolgimento della vita delle città.

Siamo qui oggi per denunciare le manovre legislative, mediatiche ed economiche che i vari governi, sia locali che nazionali, hanno messo in atto distruggendo, non solo le nostre città, ma l’idea stessa che i territori siano di chi li abita e di chi legge l’insieme delle relazioni materiali ed immateriali che in essi si sviluppano come bene comune e non come proprietà di chi governa attraverso le regole del mercato e del profitto.

Vogliamo denunciare in questa giornata la figura dell’architetto e dell’urbanista servo delle speculazioni economiche, sordo alla complessità dei bi/sogni sociali, sordo alle nostre aspirazioni e alla nostra creatività e muto perché complice dell’incomunicabilità.

Lavoriamo ogni giorno per costruire una pratica dell’abitare basata sulla visione comune del territorio per costruire nella nostra alterità un modello indipendente dell’economia e delle relazioni sociali, perché non è possibile dividere il territorio da chi lo abita, e abitare un territorio non è solo disporre di una casa, ma muoversi, scambiare, produrre saperi ed avere delle garanzie sociali. Crediamo che il disastro dei nostri territori non dipenda solo dall’assenza di una legislazione adeguata, quanto piuttosto dalla progressiva trasformazione culturale che ha relegato in fondo alla scala dei valori la qualità della vita dei cittadini e ha assunto il valore di mercato quale unico metro per l’idea di città che hanno in mente questi signori.

Siamo qui per palesare la dicotomia tra la vitalità spontanea e autonoma dei percorsi individuali e collettivi che attraversano la città, rappresentata dalle ipotesi in parte raccontate dai progetti sociali ed urbani che stiamo presentando e la fredda rigidezza e candida lontananza dei discorsi tecnici-accademici-istituzionali che guidano la “pianificazione” urbana e sociale delle speculazioni e delle rendite.

“Abitare è come venire al mondo e venire al mondo è già abitare”.

COSA E’ MULTIVERCITY. Multivercity nasce lunedi’ 17 maggio 2010 da un percorso di rivendicazione degli spazi all’interno della facolta’ di architettura roma 3. Il padiglione 14 e’ stato rifunzionalizzato dagli studenti per sopperire a carenze di spazio, luoghi ed occasioni di confronto e servizi a danno degli studenti.

All’interno si e’ subito iniziato a configurare lo spazio secondo i propri bisogni e le proprie esigenze. Non a caso al centro delle 3 campate dello stabile e’ nato uno spazio assembleare, ma anche uno spazio studio, un cineforum, un spazio libero di esposizione artistica, fotografica e dei lavori degli studenti.

Le attività’ all’interno si sono divise in due filoni:

  • Laboratorio Autonomo di Progettazione sociale e Autorecupero
  • Teoria e pratica dialogano in dicotomia per una riqualifica dello stabile
  • Laboratorio di Autoformazione

Sapere è potere, creare degli spazi all’interno della facolta’ per affrontare tematiche che arricchiscano realmente il proprio bagaglio personale e vengano riconosciute come valore dal’ Universita’.

Nonostante l’ampia partecipazione di studenti, la solidarietà’ di ricercatori e docenti, dopo una settimana e mezza di occupazione in cui i Laboratori stavano raggiungendo i primi risultati, l’Ateneo di Roma 3 il 27 maggio regala una gratuita saldatura dei cancelli a Multivercity, accompagnata da una preventiva lettera del preside pubblicata tra gli avvisi per gli studenti sul sito della facoltà’. La lettera e’ stata accolta dagli studenti con stupore e meraviglia in quanto la rifunzionalizzazione di un capannone abbandonato, ma agibile, e’ stata definita “una manifestazione di arroganza, di inciviltà e di prepotenza che non può essere accettata da un’istituzione che ha il suo fondamento nei principi di uguaglianza, tolleranza e rispetto reciproco” secondo le parole di F. Cellini preside della facoltà’. La risposta degli studenti a questo atteggiamento di totale chiusura al dialogo è la convocazione di un appuntamento cittadino

a Multivercity/padiglione 14 (via Aldo Manuzio 72) lunedì’ 31 dalle 10 e 30 in poi per presentare i laboratori e il percorso di autoformazione che sta’ nascendo all’interno dello spazio e condividere il percorso con le realtà’ che operano nel quartiere di Testaccio e nella città’.

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Giornata della Rabbia Precaria | 5 giugno 2010

I ministeri non sono off limits!
Libertà di manifestare contro la crisi e la manovra finanziaria.

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Sabato 5 giugno ore 14 Porta Pia

scatti di rabbia copiaLa pesante e iniqua manovra economica del governo arriva come un meteorite sulle nostre vite. L’enorme precarietà in cui versano milioni di uomini e di donne aumenterà ancora e getterà nel cratere della crisi fasce  sempre più larghe della società. Non solo i disoccupati, le precarie, i pensionati al minimo, le studentesse, i migranti avranno il respiro corto, ma lavoratori e lavoratrici saranno sempre meno al sicuro di un reddito da lavoro a tempo indeterminato. La difficoltà di arrivare a fine mese, di pagare affitti e mutui, di essere puntuali con bollette e tariffe in genere sono problemi sempre più estesi.
Per questo è giusto manifestare il disagio nei confronti dei responsabili diretti della situazione e contro questa manovra finanziaria che toglierà molte risorse destinate a Regioni ed Enti locali, tagliando l’erogazione dei Servizi sociali essenziali come la sanità, le politiche per la casa, i trasporti e gli asili nido, prosciugando le risorse del welfare locale e dei servizi fondamentali. Dopo aver decurtato gli stipendi dei lavoratori del privato con oltre 1.5 ML di procedure in Cassa Integrazione si arriva ora al blocco degli aumenti (che corrisponde di fatto ad una decurtazione) per i dipendenti del Pubblico Impiego, lavoratori che da anni denunciano i salari i più bassi d’Europa. E’ senz’altro la peggiore finanziaria della storia repubblicana.

machettte2webLe banche, i ministeri e il governo sono le sedi che stanno gestendo la crisi. Una gestione strabica, che anche con l’ultima manovra favorisce la rendita e il consumo di suolo, le imprese e gli evasori fiscali, la speculazione e il profitto. Nessuna attenzione per coloro che sopravvivono con redditi precari e intermittenti, che non hanno una casa o rischiano di perderla, che vedono il diritto alla salute e allo studio diventare sempre più inaccessibili, che subiscono il peggioramento delle condizioni ambientali.
Dentro questo quadro di distruzione complessiva delle misure di welfare necessarie, c’è una generazione a “rischio di estinzione”, una generazione precaria che per avere una percezione di futuro accettabile deve subire il ricatto quotidiano di un mercato del lavoro frammentato e senza diritti. Quei diritti che oggi vengono messi in discussione anche per il lavoro dipendente classicamente inteso.
Facciamo appello alla città precaria, a quella di città di sotto che non ha governi amici e che si autorganizza nei territori in difesa di una qualità della vita con al centro la casa, il reddito garantito e i diritti di cittadinanza. A quelle reti territoriali impegnate contro le nocività ambientali e urbanistiche, ai comitati di difesa dei migranti, agli studenti e alle studentesse che si battono per una scuola e un’università pubblica.
Lanciamo dal 5 giugno una mobilitazione permanente contro la crisi che dia voce e protagonismo alla rabbia dei precari. Per questo lanciamo l’appuntamento a Porta Pia alle ore 14 per dare vita ad un concentramento cittadino indipendente dei precari e delle precarie nel tempo della crisi. A Porta Pia c’è il Ministero delle Infrastrutture, uno dei ministeri che gestirà milioni di euro da utilizzare nelle cosiddette “Grandi Opere” osteggiate da tante comunità territoriali, dalla Val di Susa al Ponte sullo Stretto, dal Mose di Venezia alla variante di valico sull’appennino, dagli inceneritori alle centrali nucleari. Un ministero che dovrebbe elaborare un vero “piano casa” e che invece pensa alle banche e alle imprese.
Partire da qui, per attraversare la città dei ministeri, compreso quello delle Finanze, portare davanti a questi portoni la nostra rabbia e confluire nel corteo dei sindacati di base deve essere possibile. La corruzione e il malgoverno non possono essere lasciati indisturbati a confezionare provvedimenti che aumentano la nostra precarietà, le forme di controllo e di egoismo sociale, devastando l’ambiente e le città.
Invitiamo tutti a  portare delle pentole per animare un caserolaso contro la crisi sotto i ministeri.

Settimana di mobilitazione contro i C.I.E.

Roma, 21-29 maggio 2010

nocie.noblogs.org

banner_cieDal 21 al 29 di maggio ci saranno per le strade di Roma diverse espressioni di protesta contro i CIE: presidi, manifestazioni, proiezioni, concerti, azioni…

La volontà è quella di portare a conoscenza della città le proteste e le lotte dei e delle migranti reclusi nei CIE, che da mesi si stanno succedendo sempre con più intensità.

La loro resistenza ci incoraggia e ci spinge alla mobilitazione.

Le rivolte si sono sempre succedute, fin dalla creazione dei CPT, oggi CIE, ad opera di un governo di centro-sinistra.

Oggi, con l’approvazione del “Pacchetto Sicurezza” e il conseguente aumento della detenzione da 2 a 6 mesi, le rivolte e gli episodi di autolesionismo sono aumentati.

L’esistenza di questi lager della democrazia è perfettamente funzionale al sistema capitalista, che vede le persone come merce e i migranti in particolare coma manodopera da sfruttare o rifiutare econdo le esigenze del mercato di produzione e di lavoro.

L’Europa Unita, ormai divenuta fortezza, si sostenta su queste leggi securitarie che giustificano la detenzione e l’espulsione di tutti coloro a cui non è stato concesso lo status di cittadino.

Questa fortezza può reggere non solo per le leggi razziste, ma anche grazie alla paura e all’atomizzazione che impone questo sistema sociale, un sistema che ci vuole divisi tra buoni e cattivi, lavoratori e studenti, comunitari ed extracomunitari, fomentando l’isolamento.

I mezzi di informazione di massa creano l’allarmismo necessario e il falso consenso per far sì che sia possibile imporci la loro sicurezza: più carceri variegate e per più tempo e più polizia e militari per le strade.

Per contrastare questa società del controllo e queste istituzioni repressive e razziste, lanciamo una settimana di mobilitazione per a chiusura dei CIE dal 21 al 29 maggio, nella quale ognuna e ognuno, individualmente o collettivamente, si possa esprimere nel modo che considera più opportuno.

La settimana verrà attraversata da un presidio sonoro davanti al Ministero dell’interno e si concluderà con un presidio sotto al CIE di Ponte Galeria, per portare la nostra lotta davanti a quelle infami mura e per far sentire ai reclusi e alle recluse che non sono soli/e nella loro resistenza.

Per la chiusura di tutti i CIE
e per dare forza ed essere solidali
con le lotte dei e delle migranti!

giovedì 27 maggio ore 16.00 a piazza dell’Esquilino
ASSEDIO SONO AL MINISTERO DELL’INTERNO


sabato 29 maggio dalle 15.00 alle 19.00
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE DEL CIE DI PONTE GALERIA
(appuntamento alle ore 14.00 alla Stazione Ostiense
per partire tutti e tutte insieme)

NELLA TUA CITTA’ C’E’ UN LAGER…
CHIUDIAMO IL CIE DI PONTE GALERIA!
CHIUDIAMO TUTTI I CIE!!!

Come i media (non) raccontano la crisi

mediaOgni giorno siamo tartassati di notizie, flash, agenzie, immagini che cercano di descrivere una quadro di quello che sta avvenendo.

Narrazioni veloci, condite da indici e fredde statistiche; appelli all’ottimismo stemperati da comunicati che richiamano al pragmatismo.

In questo flusso enorme di immagini e parole ci siamo noi con la nostra vita, i nostri conflitti quotidiani, i nostri sogni e nostri sguardi.

“Raccontare la crisi inizia da uno sguardo” abbiamo chiamato il contest del Festival (http://occhirossifestival.org/contest-antonio/) per interrogarci su come possiamo iniziare a sperimentare una narrazione collettiva che sappia documentare le trasformazioni sociali, politiche e culturali che stiamo vivendo.

Per questo sabato 22 maggio si è svolto, nell’ambito del Festival OcchiRossi,  un incontro tra giornalist*, fotograf*, lavorator*, freelance dell’informazione, precar* della comunicazione, attivist*, liber* pensator*, singole individualità, precarizzat*, cassaintegrat*, senza casa. Sono intervenuti : Anubi D’Avossa Lussurgiu (Liberazione), Stefano Simoncini (Loop,rivista), Core (free press territoriale), Luca Scaffidi (mediattivista), Cristian Raimo (scrittore), Ricercatori e ricercatrici dell’Ispra, Cecilia Fabiano (Agenzia Eidon), Giancarlo Castelli (giornalista), Daniele Nalbone (giornalista), Paolo Siqueira (fotografo free lance), Lavoratori e lavoratrici dei canili comunali, Cassaintegrati Alitalia (redattori free free press City of Gods), Radio Onda Rossa, Benedetta Lelli (Radio Popolare), Generazione P., Emanuele Di Nicola (Rassegna Sindacale Online).

OcchiRossi Festival Indipendente di Fotografia | CSOA Forte Prenestino | Via Federico Delpino

Info: info@occhirossifestival.org | http://occhirossifestival.org | nomortisullavoro@autistici.org | http://nomortilavoro.noblogs.org/

Link:

http://espresso.repubblica.it/style_design/archivio/24631190?ref=rephpsp6

http://roma.repubblica.it/?ref=HRHL-1

http://rassegna.it/articoli/2010/05/19/62589/crisi-concorso-fotografico-nel-festival-occhirossi

http://mmedia.kataweb.it/foto/24631190/5/la-crisi-in-una-foto-a-roma-il-festival-occhirossi

http://specchioincerto.wordpress.com/2010/03/15/occhirossi-e-il-contest-%E2%80%9Cantonio-salerno-piccinino%E2%80%9D/

http://2photo.org/occhirossi-festival-indipendente-di-fotografia/

http://www.artrehab.net/2010/04/ii-edizione-per-occhirossi-festival-indipendente-di-fotografia/

http://www.mostre-eventi.it/crisi-concorso-fotografico-nel-festival-occhirossi-rassegnait.html

http://www.clickblog.it/post/8413/occchirossi-festival-2010-a-roma

http://www.ondarossa.info/eventi/festivaal-occhirossi

http://www.06blog.it/post/8628/occhirossi-2010-al-via-la-seconda-edizione-del-festival-indipendente-di-fotografia-al-forte-prenestino

  • Articolo e video su suicidi in grande azienda cinese

Questo fenomeno dei suicidi di impiegati che sta attraversando il mondo, dalla Francia alla Cina, è davvero preoccupante. Riguardo la vicenda della Foxconn, grande azianda elettronica di Shenzhen, a questo link si può vedere un video della televisione cinese CCTV,  sottotilato in inglese sulla vicenda.

http://news.tecnozoom.it/curiosita/foxconn-suicidi-torture-e-maltrattamenti-da-fabbrica-che-produce-componenti-apple-post-17475.html

Ogni giorno siamo tartassati di notizie, flash, agenzie, immagini che
cercano di descrivere una quadro di quello che sta avvenendo.
Narrazioni veloci, condite da indici e fredde statistiche; appelli
all’ottimismo stemperati da comunicati che richiamano al pragmatismo.

In questo flusso enorme di immagini e parole ci siamo noi con la
nostra vita, i nostri conflitti quotidiani, i nostri sogni e nostri
sguardi.

"Raccontare la crisi inizia da uno sguardo" abbiamo chiamato il
contest del Festival (http://occhirossifestival.org/contest-antonio/)
per interrogarci su come possiamo iniziare a sperimentare una
narrazione collettiva che sappia documentare le trasformazioni
sociali,
politiche e culturali che stiamo vivendo.

Per questo abbiamo invitato nell'ambito del Festival OcchiRossi,
giornalist*, fotograf*, lavorator*, freelance dell’informazione,
precar*
della comunicazione a confrontarsi in una tavola rotonda con
attivist*, liber* pensator*, singole individualità, precarizzat*,
cassaintegrat*, senza casa.
Hanno già dato la disponibilità ad intervenire:

Anubi D'Avossa Lussurgiu (Liberazione), Stefano Simoncini(Loop,rivista),
Core (free press territoriale), Luca Scaffidi (mediattivista),
Cristian Raimo (scrittore)
Ricercatori e ricercatrici dell'Ispra, Cecilia Fabiano (Agenzia
Eidon), Giancarlo Castelli (giornalista)
Daniele Nalbone (giornalista), Paolo Siqueira (fotografo free lance),
Lavoratori e lavoratrici dei canili comunali,
Cassaintegrati Alitalia (redattori free free press City of Gods)
Radio Onda Rossa, Benedetta Lelli (Radio Popolare), Generazione P.,
Emanuele Di Nicola (Rassegna Sindacale Online).

Appuntamento sabato 22 maggio ore 19.00
OcchiRossi Festival Indipendente di Fotografia
CSOA Forte Prenestino
Via Federico Delpino

Info:
info@occhirossifestival.org
nomortisullavoro@autistici.org
http://nomortilavoro.noblogs.org/
http://occhirossifestival.org/

Link:
http://espresso.repubblica.it/style_design/archivio/24631190?ref=rephpsp6
http://roma.repubblica.it/?ref=HRHL-1
http://indipendenti.eu/
http://rassegna.it/articoli/2010/05/19/62589/crisi-concorso-fotografico-nel-festival-occhirossi
http://mmedia.kataweb.it/foto/24631190/5/la-crisi-in-una-foto-a-roma-il-festival-occhirossi
http://specchioincerto.wordpress.com/2010/03/15/occhirossi-e-il-contest-%E2%80%9Cantonio-salerno-piccinino%E2%80%9D/
http://2photo.org/occhirossi-festival-indipendente-di-fotografia/
http://www.artrehab.net/2010/04/ii-edizione-per-occhirossi-festival-indipendente-di-fotografia/
http://www.mostre-eventi.it/crisi-concorso-fotografico-nel-festival-occhirossi-rassegnait.html
http://www.clickblog.it/post/8413/occchirossi-festival-2010-a-roma
http://www.ondarossa.info/eventi/festivaal-occhirossi
http://www.06blog.it/post/8628/occhirossi-2010-al-via-la-seconda-edizione-del-festival-indipendente-di-fotografia-al-forte-prenestino

La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione.

scuola_diazSulla sentenza di appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado per l’irruzione alla Diaz durante il G8 del 2001. I giudici hanno inflitto ai vertici delle forze dell’ordine pene comprese tra 3 anni e 8 mesi e 4 anni unitamente all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione. Sono solo alcuni degli elementi che hanno contraddistinto la vicenda della sentenza sulla scuola Diaz durante le mobilitazioni di Genova 2001.

Con questa sentenza accadrebbe una cosa decisamente lineare con uno stato democratico occidentale, una volta si sarebbe detto borghese. Ovvero l’assunzione di responsabilità per la tutela della salute dello Stato stesso.

Niente di rivoluzionario né che segni una svolta nei rapporti di forza della società. Solo una coerenza con quella normalità che si ostinano a idolatrare come unica possibile.

Eppure nella società della crisi che si ripete all’infinito, in cui l’eccezione è divenuta la regola, lo Stato italiano e il suo governo ci regala l’ennesima perla, l’ennesima autoassoluzione. I vertici della polizia vengono condannati e con loro i mandanti di quella esperienza sudamericana che è andata in scena a Genova. Infatti è evidente che quelle stesse persone che comandavano, ricevevano contemporaneamente le visite dell’allora ministro Fini e Scajola e con loro, deliberatamente, orchestravano una repressione con pochi precedenti in Italia.

Questa sentenza dovrebbe far fare un passo indietro, restituendo al tessuto sociale italiano la parte mancante della ricostruzione che è stata fatta di quelle manifestazioni.

Ma così non è.

Lo Stato, che a distanza di anni ha gli stessi attori, si dice soddisfatta dei suoi cani da guardia, non dubita della loro correttezza e lungimiranza professionale. Difendendoli, difendono loro stessi, le scelte della violenza e della tortura e la loro coscienza sporca.

Ma di più.

Costruiscono la violazione del diritto che loro sostengono come necessario; violazione sistematica e simbolica, al di sopra di quel meccanismo di delitto-pena per cui continuano a costruire carceri, centri di detenzione e campagne di paura.

Segnano un sopra e sotto la linea sotto la quale hanno deciso di affogarci.

http://www.youtube.com/watch?v=2pmT6L_wNco

Mai un passo indietro

marioantiaNei giorni della crisi e della devastazione sociale, della rivolta greca e delle importanti responsabilità che da quelle strade li vengono, dalle veloci allerte lanciate dai nostrani pompieri coscienti del baratro che ci si prospetta, abbiamo dovuto perdere molto tempo ed attenzione per i fascisti.

Non diremo nulla della propensione a fare da sgherri, volontari o meno che siano, né delle loro fantasie di ribellione che si spengono velocemente nelle stanze dei ministeri; vorremo parlare invece di quello che questi giorni hanno significato per noi.

Innanzitutto preoccupazione di fronte ad un processo che da destra a sinistra crea legittimità politica non a un piccolo movimento (300/400 persone in tutta Italia venute a Roma è veramente poca cosa) ma ad una serie di parole e concetti che questi rappresentano.

Del resto non hanno iniziato loro questa manovra partita da Fiuggi anni fa e che negli anni ha costruito molte facciate e doppi petti, ma ben pochi cambiamenti. Si è scelto di far parlare le istituzioni in difesa di un pugno di nostalgici umiliando la memoria storica non solo di Roma ma della Repubblica nata dalla Resistenza; in questo senso le parole del gerarchetto Polacchi sono esaurienti “infami come i partigiani”. Storia messa alla berlina, rivisitazione in chiave sloganistica di un processo politico che ha portato una nazione a rifiutare non solo una dittatura ma quello che c’era dietro.

Ma tutto questo non conta, e dunque il 25 Aprile diventa festa dell’unità nazionale, la resistenza è stata fatta dai soldati in difesa della patria (e poi da qualche gruppo di civili), il fascismo diviene una parte tollerabile non tanto della storia di questo paese ma del presente della sua cultura politica.

Ma più di questo, il revisionismo non diventa storico bensì politico ed ideologico perché brandisce la memoria come una clava, appianando in un grigio sfondo ogni fatto o atto, riducendo il passato ad un quadro misero ed irresponsabile in cui il presente viene annegato. Ma soprattutto cancellando gli anticorpi che provengono da quello che già è accaduto, cancellando quelle barriere dietro le quali sono stati costruiti e conquistati diritti che vengono descritti come parassitari e superati.

In questo si è inserita anche un’interessante querelle a sinistra con personaggi secondari (diremmo i minori del ‘900) di cui faremo a meno di parlare se non che le loro dichiarazioni pubbliche tirano in ballo una parola assai cara a tutti/e noi: libertà.

Ora ci sembra assai strano ma passi che Sansonetti, e tutte le centinaia di amici che lo circondano, non si ricordino gli eventi violenti e nefasti (tipo aggressioni, pestaggi con aggravanti razziste e tentato omicidio per ricordarne qualcuno) che hanno contraddistinto l’ascesa di Casapound e di cui il giornale che ha diretto hanno abbondantemente parlato; passi che non si ricordi quei grandi vecchi, della generazione di Sansonetti, Sofri e soci che si nascondo alle spalle della gioventù del potere, che teorizzavano una terza posizione e da cui ci tenevano a distanziarsi e con cui si scontravano; passi per questa socialconfusione che hanno nel cervello e che spacciano per valori liquidi che più si adattano a questa società senza comprendere che non fanno altro che generare confusione e aprono praterie alle tentazioni neoautoritarie di questa Italia sempre più impaurita.

Però proprio non ci va giù che si riempiano la bocca di verità sulla “libertà” perchè sanno bene che se non viene definita la “libertà” è una parola vuota e strumentale. Perchè, non a caso, il partito della maggioranza si chiama “delle Libertà”. Come quella di violentare i territori, umiliare il futuro di migliaia di giovani precari e precarie in balia della crisi, di fomentare guerre etniche e ronde xenofobe, di distruggere la formazione italiana. E su questo il Blocco studentesco ha delle responsabilità che partono dalla stanza (l’ennesima) del Ministro Gelmini alla grande provocazione/aggressione di Piazza Navona.

Dunque si afferma in questa vicenda la libertà di avallare una cultura di morte e di odio per le diversità (questi erano i cavalli di battaglia delle squadracce nere a cui i giovani fascisti si rifanno con orgoglio); ma se poi qualche ragazzino ci crede e va per strada e distribuisce coltellate a qualche “negro”, “frocio” o “zecca” perchè stupirsi se si guarda a loro, o la libertà è quella di aprire bocca e non assumersi le responsabilità di quello che si dice?

E su questo, proprio sulla questione della morte, vorremo soffermarci. Infatti da un po’ ci assillano con la preoccupazione del morto tra le file dei poveri camerati.

E questo risulterebbe ridicolo e surreale se non lo dovessimo mettere a confronto con la realtà. Infatti, senza andare troppo indietro con al memoria, le nostre comunità, quelle che potremmo individuare con le fila delle lotte sociali, degli spazi occupati, delle culture alternative e multiculturali, hanno dovuto piangere già tre morti. Quella di Dax, quella di Renato e quella di Nicola.

Quelle morti sono figlie di quella cultura che dovrebbe essere libera e tollerata.

Questi giorni hanno assunto ai nostri occhi cartteristiche tristi e cupe, dove si gioca sulla nostra pelle un’irresponsabilità della sinistra. Si gioca sulla nostra pelle un’accettazione delle più becere prospettive politiche della destra. Significa che nel gioco dei significati si tenta di sfondare una cultura e legittimare interventi che giorno dopo giorno assumono caratteristiche autoritarie e repressive. Ma tutto questo passa ben al di sopra dei fascisti del terzo millennio.

Spesso, la differenza e le distanze con i fascisti vengono definite come scontri tra opposti estremismi; ma se la posta in palio è l’accettazione di tutto questo, semplicemente diciamo che è vero. Siamo estremamente opposti nella nostra concezione della società.

Rifiutiamo i loro richiami passati e le loro prospettive future. Lo facciamo responsabilmente, senza giochi, equilibrisimi politici o visibilità personali.

Noi rimaniamo a costruire percorsi pubblici e lotte sociali all’interno delle quali rifiutiamo e rifiuteremo sempre il fascismo non come parola, spauracchio o tabù, ma per quello che rappresenta.

Si dice fascismo ma si legge sopraffazione, sopruso, ingiustizia, morte. Questo per noi ha sempre significato e significa tutt’oggi.

Da questo ci continueremo a difendere, ieri come oggi.

Ostia Calling. Dopo lo sgombero del Vittorio Occupato

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18 Maggio 2010. Roma si sveglia con uno spazio in meno per i cittadini. all’alba un esercito di forze dell’ordine in assetto antisommossa assicurava alla Comunità di Sant’Egidio lo sgombero dei locali de “l’Officina – Vittorio Occupato”, spazio recuperato e gestito da studenti e giovani del territorio.

E con questo la stagione degli sgomberi sembra essere iniziata. La giunta Alemanno, in pieno calo di consensi, ha dato il via alla repressione coatta di tutti gli spazi di politica, cultura e aggregazione, non in linea con la sua logica del profitto e della speculazione, da anni mascherata con il falso mito della legalità.

Legalità? Dov’è la legalità negli abusi edilizi perpetrati per i mondiali di nuoto? Dov’è nella cementificazione dilagante delle spiagge del litorale? E dov’è nella violenza impunita e sempre più costante delle forze dell’ordine? Ad oggi la “legalità” di Alemanno, a quelle migliaia di famiglie ancora senza casa, non ha dato nessuna risposta. Come nessuna risposta viene data ad una generazione in balia di una precarietà senza futuro.

Noi non ci stiamo. Davanti alla miriade di soprusi che giornalmente subisce non può e non deve pensare di poter farsi mettere i piedi in testa!

Domenica continueremo a riprendere quello che ci spetta. Il 23 Maggio, tutta la città affollerà le strade del litorale, dimostrando che i percorsi di autogestione e riappropriazione in questa metropoli sono vivi e che nessun tentativo di divisione o repressione potrà fermarci mai.

Domenica 23 Maggio 2010 – OSTIA CALLING.

Piazza AncoMarzio (nei pressi della stazione lidocentro)

15,30 musica, teatro, comunicazione, bici, artedistrada

17,00 manifestazione per le strade di ostia

19,30 dance hall reggae & happening

PROMUOVONO E PARTECIPANO:

realtà sociali del litorale: Collettivo L’Officina, Comitato “Riapriamo il Teatro del Lido”, Gruppo Culturale Ricominciamo dal Basso, Studenti e studentesse del liceo Enriques, Studenti e studentesse del liceo Anco Marzio,

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realtà sociali della metropoli L.O.A. Acrobax, Volturno Occupato, Horus Project, Astra 19, CSOA Macchia Rossa, CSOA La Strada, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Blocchi Precari Metropolitani, Action

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OSTIA, 18 MARZO. Questa mattina alle ore 6.00, le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno sgomberato la chiesetta dell’ex colonia Vittorio Emanuele. si parla di darla alla comunità di Sant’Egidio

Una dozzina di camionette attualmente presidiano il lungomare impedendo l’accesso alla via che costeggia lo spazio. La zona è letteralmente blindata.

Il tutto avviene a poche ore da un tavolo in municipio sulla vertenza del Teatro del Lido.

Comunicato sgombero l’officina – vittorio occupato

http://roma.indymedia.org/node/20472

fotogallery repubblica.it

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La squadra che non vince: flop di Blocco Studentesco


tanticontropochi

Debacle di Blocco Studentesco e Casa Pound che in Piazza della Repubblica non superano i 400 partecipanti (foto di destra) per la manifestazione che pompavano da settimane e per la quale annunciavano 5.000 persone. Eppure non hanno rinunciato allo slogan “fascismo e libertà”, presente su uno striscione, né ad insultare i partigiani. Nettamente superiore, invece,  la partecipazione ad un presidio di protesta contro la manifestazione fascista (foto di sinistra), organizzata nell’ultima settimana da associazioni, centri sociali e cittadini in Piazza Santi Apostoli.

Ecco le 5.000 persone che Blocco studentesco e Casa Pound hanno immaginato in Piazza:

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CASAPOUND-BLOCCO IN PIAZZA: DAL PALCO, PARTIGIANI INFAMI LEADER SPIEGA, LIBERAZIONE IN REALTÀ È SCONFITTA MILITARE (ANSA) – ROMA, 7 MAG – «Quelli che ci attaccano sono infami come i loro nonni partigiani, il nostro cammino sarà la loro distruzione, perchè siamo noi il futuro». Lo ha detto sul palco uno dei leader di Blocco Studentesco Francesco Polacchi, durante la manifestazione del movimento, che si è svolta oggi a Roma. «In Italia c’è una ‘damnatio memoriaè che ha colpito il fascismo, invece i partigiani non hanno mai dovuto rispondere di tutto quello che hanno compiuto», ha detto successivamente Polacchi spiegando il senso della sua dichiarazione e citando episodi come «la bomba di via Rasella, l’omicidio a sangue freddo di Aldo Resega e le Foibe». «Loro – ha proseguito Polacchi riferendosi ai partigiani – la chiamano Liberazione, in realtà è una sconfitta militare» Nel suo discorso di oggi Polacchi aveva anche ringraziato la deputata del Pd Paola Concia, Piero Sansonetti e Adriano Sofri, che, pur specificando la loro lontananza politica, «si sono espressi per la nostra libertà di manifestare».(ANSA). Y4J-RO 07-MAG-10 16:34 NNN

CASAPOUND-BLOCCO IN PIAZZA: SMERIGLIO,APOLOGIA FASCISMO REATO (ANSA) – ROMA, 7 MAG – «È davvero triste ed amaro essere costretti a ricordare che in questo Paese l’apologia del fascismo Š tutt’oggi un reato. Eppure appare necessario farlo, vista la manifestazione messa in scena oggi da Blocco Studentesco e da Casapound, e le deliranti dichiarazioni che arrivano a definire ‘infamì i partigiani». È il commento di Massimigliano Smeriglio (Sel) «Mi chiedo – aggiunge – che reazione avranno e quali commenti faranno, di fronte a simili affermazioni ed all’atteggiamento evidentemente violento di una frangia che esibisce magliette con scritte come ‘violenti, insensati e macabrì, i tanti ‘intellettualì del Pdl ed alcuni sprovveduti esponenti del centrosinistra che sembrano aver perso il senso della storia e della realtà».(ANSA). COM-DE 07-MAG-10 17:20 NNN

7 MAGGIO, A PIAZZA SS APOSTOLI STRISCIONI CONTRO GELMINI (OMNIROMA) Roma, 07 mag – «Smascheriamo la giovinezza al potere» e «servono il potere per distruggere il sapere». Sono altri due striscioni esposti nel presidio antifascista di piazza Santi Apostoli e che fanno direttamente riferimento al legame – presunto dai manifestanti – tra le organizzazioni di destra e i dirigenti della scuola senza escludere il ministro Maria Stella Gelmini della quale è stata esposta una foto con a fianco i ragazzi del Blocco Studentesco, ritratti poco prima degli scontri di piazza Navona, e la scritta «Gli unici consulenti che troverai al ministero». Intanto la piazza è andata riempiendosi e il numero dei manifestanti è salito di alcune centinaia. In piazza anche l’ex assessore regionale di Sel, Luigi Nieri e il consigliere provinciale Gianluca Peciola e alcuni esponenti dell’Anpi e il coordinatore romano del Pd, Marco Miccoli: «Sono qui a titolo personale, ci siamo opposti all’altra manifestazione perché per noi l’apologia del fascismo è ancora reato». flo 071138 mag 10

CASAPOUND-BLOCCO IN PIAZZA A ROMA, DISAGI TRAFFICO IN CENTRO (ANSA) – ROMA, 7 MAG – Il sit-in organizzato dai movimenti di destra Casapound e Blocco Studentesco, in piazza della Repubblica, a Roma, ha causato qualche ingorgo e rallentamenti al traffico nelle strade limitrofe alla piazza. Strade intasate per il traffico anche nel vicino quartiere Esquilino, dove in mattinata è stato chiuso il tratto di via Napoleone III, antistante la sede di Casapound. Lievi disagi per gli automobilisti anche nei pressi di piazza Venezia a causa della protesta degli ‘antifascistì alla quale stanno partecipando studenti, rappresentanti dei centri sociali e di partito, a piazza SS. Apostoli a Roma, a due passi da piazza Venezia, contro il contemporaneo sit-in organizzato da Casapound e Blocco studentesco.(ANSA). DTM 07-MAG-10 13:13 NNN

CASAPOUND-BLOCCO IN PIAZZA A ROMA, NOI ‘SACERDOTI FASCISMÒ QUESTA LA SCRITTA SU ALCUNE MAGLIETTE. SIT-IN TERMINATO (ANSA) – ROMA, 7 MAG – È durata quasi quattro ore la manifestazione a Roma dei movimenti di destra Blocco Studentesco e Casapound, che si è svolta regolarmente senza incidenti, in piazza della Repubblica. Oltre a tanta musica, su un palco si sono alternati alcuni esponenti delle due associazioni e i candidati al Consiglio nazionale degli studenti universitari. Tra gli stand sono state illustrate alcune iniziative dei movimenti, come quelle sportive rivolte a ragazzi e cittadini. In piazza c’è stato anche qualche diverbio con alcuni cronisti che avevano tentato di intervistare alcuni manifestanti, hanno spiegato i promotori, «non autorizzati a rilasciare dichiarazioni», tra cui dei minorenni. Alcuni giovani indossavano magliette con scritte come «Sacerdoti del fascismo» o «Nel dubbio mena», rifacendosi, per quest’ultimo, al titolo di una canzone della band ‘Zetazeroalfà. (ANSA). Y4J-RO 07-MAG-10 15:17 NNN

7 MAGGIO, CASSONE (PDL): GRANDE PARTECIPAZIONE A PIAZZA REPUBBLICA (OMNIROMA) Roma, 07 mag – «Dopo tante polemiche, oggi si dimostra con i fatti che la manifestazione organizzata da Blocco Studentesco si sta svolgendo in un clima di grande partecipazione e grande entusiasmo da parte delle migliaia di ragazzi che hanno aderito all’iniziativa. Al centro del dibattito sono stati posti i temi della scuola e dell’università, ma anche la questione della gerontocrazia che attanaglia ancora oggi il nostro paese, dove le lobby delle banche, dei partiti e delle università dominano incontrastate, lavorando solo per il loro tornaconto personale, e sempre più aliene dalle condizioni di vita reali della società civile. La battaglia per superare questo status quo nella gestione del potere, marcia di pari passo con la speranza che finalmente spariscano le vecchie ideologie, in particolare quella comunista». Lo dichiara in una nota Ugo Cassone, consigliere comunale Pdl, a margine della manifestazione di Piazza della Repubblica. red 071136 mag 10

CASAPOUND-BLOCCO IN PIAZZA A ROMA, BANDIERE NERE E TRICOLORI (ANSA) – ROMA, 7 MAG – Bandiere nere e tricolori sventolano in piazza della Repubblica a Roma, dove si sta svolgendo la manifestazione «Giovinezza al potere», organizzata dai movimenti di destra Casapound e Blocco Studentesco. Tra gli striscioni, alcuni recitano «assalto al futuro», «più sport in scuole e atenei» e «il coraggio, l’audacia, la ribellione». I manifestanti, soprattutto giovani tra i 17 e i 30 anni, hanno anche acceso fumogeni bianchi, rossi e verdi formando un tricolore. La piazza ha cominciato a riempirsi con un migliaio di persone, alcune arrivate da Palermo, dall’Emilia Romagna, dalle Marche, dal Trentino e da Verona. Nella piazza, che è totalmente blindata con una massiccia presenza di forze dell’ordine è stato anche allestito un palco dove si alternano gli interventi dei vari esponenti dei movimenti, me c’è anche tanta musica con le canzoni di Rino Gaetano e Vasco Rossi. «C’è un clima mafioso da parte di una certa sinistra – ha spiegato il leader di Casapound, Gianluca Iannone – quella di oggi è una risposta politica ad un clima di intimidazione. La nostra non è una manifestazione nostalgica, abbiamo proposte come la difesa dell’istruzione pubblica. Il termine fascisti del terzo millennio ce lo ha dato la stampa e noi ce lo siamo presi perchè ci diverte». Tra i gazebo allestiti in piazza per alcuni minuti si è fermato per un saluto anche il consigliere comunale di Roma Ugo Cassone (Pdl).(ANSA). Y4J-RO/MRS 07-MAG-10 11:18 NNN

7 MAGGIO, PIAZZA REPUBBBLICA BLINDATA PER «GIOVINEZZA AL POTERE» (OMNIROMA) Roma, 07 mag – «Giovinezza al potere», la manifestazione organizzata da Blocco Studentesco e Casapound a preso il via a piazza della Repubblica. In piazza sventolano bandiere tricolore, tra cui molte quelle con il simbolo del movimento di destra. I militanti sono venuti da tutta Italia: dalla Toscana al Veneto, dal Trentino alla Puglia. Altri gruppi devono raggiungere il presidio. La musica fa da sottofondo: Rino Gaetano, Vasco Rossi, Iggy Pop la colonna sonora scelta. «Il coraggio, l’audacia, la ribellione, giovinezza al potere», è uno degli striscioni che campeggiano in piazza. Diversi gli stand allestiti tra cui quelli delle attività sportive organizzate da Casapound. La piazza è blindata e ingente è lo spiegamento delle forze dell’ordine. «Il termine ‘fascisti del terzo millenniò – afferma il leader di Casapound Gianluca Iannone – ci è stato dato dalla stampa e noi ce lo siamo preso perché è divertente. Non rinneghiamo nulla del fascismo, ma non siamo quel disciolto partito. Questa non è una manifestazione nostalgica. Noi abbiamo delle proposte, noi abbiamo qualcosa da dire: dalla scuola all’università». Sono stati accesi all’inizio della manifestazione dei fumogeni colorati a formare un tricolore. npp 071047 mag 10

Le false virtù della Cassa Integrazione

link:  http://www.precaria.org/le-false-virtu-della-cassa-integrazione.html

Le false virtù della Cassa Integrazione

MicroMega – 19 aprile 2010

Abbiamo sentito spesso ripetere che la Cassa Integrazione italiana ha mostrato tutte le sue mirabolanti virtù nel far fronte alla crisi economica attuale.

In realtà, quello della Cassa Integrazione è uno strumento arcaico, nato vecchio, e del tutto lontano dalla logica europea, ma estremamente prezioso per mantenere lo status quo del potere italiano.

Qual è la differenza essenziale tra la Cassa Integrazione e il reddito minimo garantito in vigore in tutta Europa?

La differenza è racchiusa nella locuzione “diritto soggettivo esigibile”. Il salario di disoccupazione (chiamiamolo così, con formula generale) si ottiene nei Paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Austria, Lussemburgo, Spagna, oltre che Danimarca, Svezia, Norvegia…) senza alcuna mediazione: è appunto un diritto soggettivo esigibile. Se si è maggiorenni e disoccupati, si entra in un ufficio, si riempie un modulo e si ottiene, oltre a una somma in denaro (determinata da parametri oggettivi), mensile o settimanale, anche un aiuto (sempre in base a parametri definiti e oggettivi) per l’alloggio. Tutto libero, senza mediazioni, con la possibilità potenziale di beneficiarne in modo illimitato.

Non così in Italia. La Cassa Integrazione italiana presuppone infatti una mediazione, sindacale e governativa. È uno strumento discrezionale. Qualcuno decide se erogarla, a chi concederla e per quanto tempo. E non ne beneficiano tutti i lavoratori.

La differenza, come si capisce, è enorme.

La discrezionalità fa sì che chi ottiene la Cassa Integrazione è di fatto condannato a dipendere dal sindacato e dalla politica.

Non solo. Rispetto al salario di disoccupazione europeo, la Cassa integrazione produce lavoro e nero e disoccupazione. Il cassintegrato che trova un lavoro, infatti, perde il diritto al sussidio senza la sicurezza di riaverlo se viene licenziato di nuovo; quindi non accetterà mai dei lavori temporanei o insicuri. Mentre accetterà di lavorare in nero.

Al contrario, il salario di disoccupazione europeo, proprio perché è un diritto e non presuppone alcuna “concessione”, mette chi ne beneficia nella condizione di accettare un lavoro temporaneo o insicuro. Se va male, si fa sempre in tempo a tornare nell’ufficio, compilare di nuovo il modulo etc.

Non solo, dunque, la Cassa Integrazione sperpera denaro, ma lo sperpera producendo una serie di danni aggiuntivi: incoraggia il lavoro nero e scoraggia la ricerca di un lavoro.

Ma allora perché se ne cantano le lodi?

Perché il bisogno crea consenso. La discrezionalità della Cassa Integrazione può essere piegata a varie esigenze di clientela e di potere. Al contrario, il diritto soggettivo esigibile rende il cittadino libero e indipendente da partiti e apparati.

In un recente articolo, Tito Boeri ha rilevato che la discrezionalità della Cassa Integrazione è stata ulteriormente piegata ad usi politici e clientelari: “La Cassa Integrazione in deroga, pagata da tutti i contribuenti e non dalle imprese ed erogata con discrezionalità quasi totale della politica, è, dopotutto, un’invenzione della Lega. Ha dato più risorse al tessile della bergamasca che a molte altre aziende che avevano altrettanto bisogno di aiuto (e un futuro meno improbabile) in altre parti del paese. Nelle province dove la Lega governava, vi è stato un ricorso massiccio a questo strumento: Brescia, ad esempio, ha raccolto il 20 per cento dei fondi stanziati in Lombardia quando il suo peso sull’occupazione della Regione supera di poco il 10 per cento. Ma ci sono tanti altri trasferimenti occulti, di cui non si ha traccia”.

La logica è la stessa che al Sud è stata utilizzata per le pensioni di invalidità, che in Italia vanno a comporre l’altra voce (clientelare) che sostituisce il salario di disoccupazione. La “rivoluzione” della Lega non si è proposta di cancellare gli sprechi in nome dell’equità; no, ha preteso che il Nord, o meglio, il bacino del proprio elettorato, ottenesse le stesse forme di elemosina statale del Sud. Non diritti, ma concessioni di appartenenza.

Pensioni di invalidità e Cassa integrazione sono due colonne importanti del “consenso” in Italia. E, manco a dirlo, costano molto di più del salario di disoccupazione europeo, producendo in più degli effetti disastrosi non solo sul piano civile, ma anche su quello economico. Mentre il salario di disoccupazione europeo crea maggiore disponibilità al rischio d’impresa, la cassa integrazione e le pensioni di invalidità producono parassitismo, furbizia e corruzione.

È facile capire che se si parla poco della differenza tra Italia ed Europa nel gestire la disoccupazione è perché i partiti, i sindacati, e anche parte dell’economia, ne traggono vantaggi.

Non è assolutamente vero che in Italia la crisi è stata più dolce che in altri paesi. È vero invece che la crisi è stata più dolce con il ceto politico. Per le ragioni dette.

In Italia la crisi crea “consenso”, perché l’unica salvezza alla miseria è il clientelismo. Del resto, il modello del consenso basato sul bisogno è quello secolare della Chiesa cattolica, grande ispiratrice, culturale e non solo, della politica italiana.

di Giovanni Perazzoli

Atene, incendio nella banca: parla un impiegato

ateneLa lettera di un collega delle tre persone morte nel rogo della banca di Atene accusa la mancanza di dispositivi antincendio e di qualsiasi addestramento antincendio a norma di legge per i dipendenti della banca. Le uniche forme di addestramento riguardavano la tutela dei dirigenti della banca in caso di attacco terroristico. I dipendenti inoltre erano stati obbligati a presentarsi a lavoro e a rimanervi, sotto minaccia di licenziamento, costretti a chiudersi dentro e privati dei collegamenti internet con l’esterno per timore di contatti con la protesta.

Un impiegato della banca incendiata parla delle tragiche morti di oggi ad Atene.

Sento l’obbligo, riguardo i miei colleghi che sono morti ingiustamente oggi, di parlare chiaro e di dire delle verità oggettive. Sto inviando questo messaggio a tutti i media. Qualcuno che mostri ancora un po di coscienza potrebbe pubblicarlo. I restanti possono continuare a tenere gioco al governo.

I pompieri non hanno mai rilasciato alcuna licenza operativa per l’edificio in questione. L’accordo per operare era sottobanco, come praticamente succede per ogni azienda e compagnia in Grecia.
L’edificio in questione non ha nessun meccanismo di sicurezza anti-incendio, nè pianificati nè istallati, non ha spruzzatori a soffitto, uscite d’emergenza o idranti. Ci sono solo degli estintori che, naturalmente, non possono essere d’aiuto quando hai a che fare con incendi estesi in un edificio che è stato costruito con standard di sicurezza ormai obsoleti.
Nessuna filiale della banca Marfin ha membri dello staff addestrati per casi di incendio, e nemmeno all’uso dei pochi estintori presenti. La dirigenza usa addirittura come un pretesto l’alto costo di un simile addestramento e non prende le misure basilari per proteggere il suo staff.
Non c’è mai stata una singola esercitazione di evacuazione in nessun edificio da parte dei lavoratori, nè c’è stata alcuna sessione di addestramento da parte dei pompieri per dare istruzioni su come comportarsi in situazioni come queste. Le uniche sessioni di addestramento che hanno avuto luogo alla Marfin Bank riguardano scenari di azioni terroristiche e specificatamente la pianificazione della fuga dei dirigenti della banca dai loro uffici in situazioni del genere.

L’edificio in questione non ha speciali stanze per ripararsi nei casi di incendio, nonostante la sua struttura sia veramente vulnerabile in simili circostanze e nonostante fosse riempita di materiali dal pavimento al soffitto. Materiali che sono molto infiammabili, come carta, plastica, cavi, mobili. L’edifcio è oggettivamente non idoneo ad ospitare una banca proprio a causa della sua costruzione.

Nessun membro della sicurezza ha alcuna conoscenza di primo soccorso o di spegnimento di incendi, nonostante siano praticamente sempre incaricati della sicurezza dell’edifcio. Gli impiegati della banca devono trasformarsi in pompieri o security in base ai capricci del signor Vgenopoulos [padrone della banca].
La dirigenza della banca ha diffidato gli impiegati dall’andarsene oggi, nonostante lo abbiano persistentemente chiesto autonomamente fin da questa mattina presto – mentre hanno anche costretto i dipendenti a bloccare le porte e hanno più volte confermato al telefono che l’edificio sarebbe rimasto chiuso tutto il giorno. Hanno anche bloccato l’accesso a internet per evitare che gli impiegati comunicassero con il mondo esterno.
Da diversi giorni c’è stato un completo terrorizzare gli impiegati riguardo alle mobilitazioni di questi giorni con la “proposta” a voce: o lavori o sei licenziato!
I due poliziotti in borghese che sono in servizio nella filiale in questione per prevenire eventuali rapine non si sono fatti vedere oggi, nonostante la dirigenza della banca abbia verbalmente assicurato agli impiegati che sarebbero stati presenti.

E per concludere, signori, fate dell’autocritica e smettetela di delirare fingendo di essere scioccati. Voi siete responsabili di quello che è successo oggi e in ogni stato legittimo (come quelli che vi piace citare di tanto in tanto come esempio da seguire nei vostri show televisivi) sareste stati già arrestati per le questioni di cui sopra. I miei colleghi oggi hanno perso le loro vite per cattiveria: la cattiveria della Marfin Bank a del signor Vgenopoulos che ha affermato esplicitamente che chiunque non sarebbe venuto al lavoro oggi [giorno di sciopero generale] avrebbe fatto meglio a non presentarsi al lavoro domani.

Un dipendente della Marfin Bank


An employee of the burnt bank speaks out on tonight’s tragic deaths in Athen – please spread

Tonight’s tragic deaths in Athens leave little space for comments – we are all very shocked and deeply saddened by the events. To those (on the “Occupied London” blog even) who speculate that the deaths might have been caused purposefully by anarchists, we can only reply the following: we do not take to the streets, we do not risk our freedom and our lives confronting the greek police in order to kill other people. Anarchists are not murderers, and no brainwashing attempted by Greek PM Papandreou, the national or the international media should convince anyone otherwise.

That being said, and with developments still running frantically, we want to publish a rough translation of a statement by an employee of Marfin Bank – the bank whose branch was set alight in Athens today, where the three employees found a tragic death.

Read the letter, translate it, spread it around to your networks; grassroots counter-information has a crucial role to play at a moment when the greek state and corporate media are leashing out on the anarchist (and not only) movement over here in Greece.

I feel an obligation toward my co-workers who have so unjustly died today to speak out and to say some objective truths. I am sending this message to all media outlets. Anyone who still bares some consciousness should publish it. The rest can continue to play the government’s game.

The fire brigade had never issued an operating license to the building in question. The agreement for it to operate was under the table, as it practically happens with all businesses and companies in Greece.

The building in question has no fire safety mechanisms in place, neither planned nor installed ones – that is, it has no ceiling sprinklers, fire exits or fire hoses. There are only some portable fire extinguishers which, of course, cannot help in dealing with extensive fire in a building that is built with long-outdated security standards.

No branch of Marfin bank has had any member of staff trained in dealing with fire, not even in the use of the few fire extinguishers. The management also uses the high costs of such training as a pretext and will not take even the most basic measures to protect its staff.

There has never been a single evacuation exercise in any building by staff members, nor have there been any training sessions by the fire-brigade, to give instructions for situations like this. The only

training sessions that have taken place at Marfin Bank concern terrorist action scenarios and specifically planning the escape of the banks’ “big heads” from their offices in such a situation.

The building in question had no special accommodation for the case of fire, even though its construction is very sensitive under such circumstances and even though it was filled with materials from floor to ceiling. Materials which are very inflammable, such as paper, plastics, wires, furniture. The building is objectively unsuitable for use as a bank due to its construction.

No member of security has any knowledge of first aid or fire extinguishing, even though they are every time practically charged with securing the building. The bank employees have to turn into firemen or security staff according to the appetite of Mr Vgenopoulos [owner of Marfin Bank].

The management of the bank strictly bared the employees from leaving today, even though they had persistently asked so themselves from very early this morning – while they also forced the employees to lock up the doors and repeatedly confirmed that the building remained locked up throughout the day, over the phone. They even blocked off their internet access so as to prevent the employees from communicating with the outside world.

For many days now there has been some complete terrorisation of the bank’s employees in regard to the mobilisations of these days, with the verbal “offer”: you either work, or you get fired.

The two undercover police who are dispatched at the branch in question for robbery prevention did not show up today, even though the bank’s management had verbally promised to the employees that they would be there.

At last, gentlemen, make your self-criticism and stop wandering around pretending to be shocked. You are responsible for what happened today and in any rightful state (like the ones you like to use from time to time as

leading examples on your TV shows) you would have already been arrested for the above actions. My co-workers lost their lives today by malice: the malice of Marfin Bank and Mr. Vgenopoulos personally who explicitly stated that whoever didin’t come to work today [May 5th, a day of a general strike!] should not bother showing up for work tomorrow [as they would get fired].

– An employee of Marfin Bank [greek original]