Nel Lazio sono scomparse 130 mila persone nell’ultimo anno!
Nel bilancio 2011 la Giunta Polverini ha azzerati i fondi previsti a copertura della legge regionale n.4/2009 che istituisce il reddito minimo garantito nella Regione Lazio.
La giunta Polverini forse non ha nessuna considerazione delle 130mila domande, fatte da persone in carne ed ossa, pervenute nel mese di settembre 2009 e che esprimono solo una parte di bisogno di soggetti precari, disoccupati e inoccupati, tenendo conto che solo il target 30-44 anni poteva fare domanda. Inoltre coloro che hanno potuto fare domanda vivono al di sotto di 8mila euro annui. Un numero enorme che dovrebbe prevedere una presa in considerazione non solo di un impoverimento generale di una società, dei cittadini di una regione, ma della necessità di studiare forme, misure, interventi in grado innanzitutto di intervenire su un piano di sostegno al reddito. Non sarà un caso che in tutta Europa le misura di reddito minimo sono esistenti da decenni.
Stiamo passando da un intervento destinato a precari e disoccupati che oggi sono annoverati dentro la fascia dei poveri. Parliamo di persone che vivono nella città di Roma fino al piccolo paese di provincia, cittadini scomparsi, resi invisibili, sconosciuti persone a quei centri per l’impiego che dovrebbero offrirgli opportunità di lavoro. L’assessore Zezza e il Presidente Polverini, rilanciano l’idea di sostenerli attraverso il lavoro. Meraviglioso, i miracoli di Berlusconi del milione di posti di lavoro di 20 anni fa, pare che ancora siano possibili. A quei 130mila cittadini che hanno fatto richiesta lo scorso anno di poter avere un sostegno al reddito, gli si vende il fumo del lavoro certo. Possiamo dire che nel Lazio la crisi è finalmente stata superata.
Il problema purtroppo è serio, cosi serio che rimaniamo sbigottiti che nell’anno europeo di lotta alla povertà a fronte di 130mila cittadini (e poi solo del target 30-44 anni) che non arrivano ad 8mila euro l’anno, si risponda prendendoli in giro, non pagando coloro che sono già in graduatoria da mesi, e peggio quando rivendicano un loro diritto, i loro soldi, vengano presi a manganellate. Ma d’altronde le questioni sociali non sono all’ordine del giorno della politica italica. Tanto che la giunta polverini definanzia la legge regionale cancellando il diritto ad un reddito garantito.
Abbiamo tentato di avere degli incontri, siamo andati alla Regione Lazio lo scorso 16 novembre per avere delle risposte politiche ma ci hanno chiuso le porte facendoci incontrare tecnici e funzionari di terz’ordine, il 25 insieme ad altre migliaia di persone di nuovo siamo andati a chiedere di poter interloquire con la Giunta Regionale. Anche in quell’occasione nessuno ci ha ricevuto se non, obbligati per lavoro, qualche tecnico e dirigente regionale. Forse che la Polverini si sia già dimessa lasciando ai tecnici della Regione di risolvere i problemi sociali?
Ma noi vogliamo avere ciò che ci spetta, ciò di cui abbiamo bisogno, non siamo e non vogliamo essere cittadini europei di Serie C, come negli altri paesi europei non vogliamo che esistano persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, perché 500 euro al mese sono già poca roba e se ci viene negata la recliamamo con ancora maggiore forza. Per avere un semplice incontro siamo stati costretti ad azioni eclatanti come l’occupazione della sala Liri per poi esserei sgomberati dalle forze dell’ordine. A quel punto cosi come in tutta Italia, per far sentire le nostri voci, siamo saliti sul punto più alto della Regione, cioè il tetto! E questo insieme ad altri perché alle 130mila persone che vogliono un reddito minimo ve ne sono altrettante che non hanno una casa, che non vogliono che i loro territori siano sommersi da macerie di mondezza e inquinamento, che lottano per i loro diritti sul lavoro, con coloro che non vogliono pagare la crisi.
La Polverini, dopo i tecnici ed i funzionari regionale, ci ha fatto incontrare altri funzionari, quelli delle forze dell’ordine che malgrado la pacifica manifestazione hanno fatto si che 7 persone finissero in ospedale.
Riteniamo gravissimo quello che sta accadendo sia per quanto riguarda il futuro di un diritto minimo come la legge sul reddito, sia per il modo con cui si intendono risolvere le questioni sociali, sia la risposta che si sta dando a 130mila persone che a questo non solo non vedranno il becco di un euro ma che addirittura sono presi in giro con promesse di miracoli e cotillons.
Riteniamo altrersi fondamentale che tutti coloro che presero parte attiva per la definizione e la realizzazione di questa legge prendano parola, siano Rpresenti alla protesta in atto in questi giorni sui tetti della Regione Lazio includendo in questo tutti i consiglieri regionali che l’hanno votata, anche a quei sindacati confederali che durante la scorsa giunta sembravano averla sostenuta e che oggi non sentiamo, ai movimenti sociali, gli studenti in lotta in questi giorni e che ne avrebbero diritto, i cittadini che hanno fatto domanda e sono stati inclusi o esclusi dalle graduatorie.
Riteniamo importantissimo non affossare questa legge, anzi chiediamo che questa diventi piattaforma per una legge nazionale, che vada oltre anche la Regione Lazio, che diventi uno strumento, come altrove in Europa, una base fondamentale, nuova, in grado di rispondere ai bisogni di questa contemporaneità, che sia base di una nuova idea di welfare. Berlusconi sostenne la Polverini dicendo che cosi ci sarebbe stato un filo diretto tra governo nazionale e Regione Lazio, bene, cara Renata vai a chiedere a Tremonti i soldi che ci devi e già che ci sei, chiedine altri perché 130mila persone sono solo una piccola parte. Nel Lazio a non arrivare ad 8mila euro l’anno sono molti di più! Compresi quegli studenti oggi in lotta per il diritto allo studio, che fanno parte, o ben presto ne faranno parte, di questo esercito che reclama reddito!
Vogliamo i nostri soldi! Continueremo la lotta per il riconoscimento di quello che ci spetta: un reddito garantito per tutti e per tutte !
Appuntamento 10 dicembre ore 16 manifestazione sotto la Regione Lazio
Coordinamento di lotta per il reddito garantito