Quello che è avvenuto il 3 Luglio nella Val Susa è un fatto importante che come altri frammenti che si sono susseguiti e sedimentati temporalmente nel lungo corso dei conflitti sociali di questo paese, francamente scrive la storia. Una giornata per i movimenti correttamente definita epica. Certo giù nella Valle, per chi l’ha frequentata negli anni lo sa bene, una certa eroicità diffusa e soggettivizzata, la troviamo quotidianamente in quella umanità aperta della comunità NoTav. Una forza che si respira, si mastica, che c’è ed esiste nella vita quotidiana della Valle, nelle tante e diverse forme di vita di quei paesi i cui nomi si susseguono tra l’italiano e il francese in quello spaccato di profondo nord.
Tre generazioni in lotta, unite e cooperanti, ognuno con le sue possibilità soggettive. Tre generazioni nella lotta partigiana del popolo NoTav che in una domenica estiva hanno praticato con forme diverse un unico, solido, obiettivo: assediare il presidio poliziesco a difesa degli interessi sporchi delle lobby trasversali del potere politico ed economico. E hai voglia te a ricercare come facevano spesso provocatoriamente i giornalisti presenti lì a caldo intorno agli scontri, dissociazioni e distinguo tra buoni e cattivi e non trovandone reagire nervosamente, così come successo il giorno seguente alla conferenza stampa indetta dai Comitati. Ma si sa, a servire e proteggere strumentalmente i potenti ci si guadagna sempre nella conquista delle piccole posizioni.
E così mentre da Giaglione e dal bosco di Ramatz, migliaia di attivisti praticavano l’assedio cercando di forzare in ogni modo il dispositivo militare a difesa del cantiere Tav, tutto ciò avveniva e risultava possibile proprio perché il corteo pacifico e determinato che a sua volta era partito ore prima da Exilles, aveva consapevolmente scelto di costruire un vero e proprio tappo nei confronti della polizia, coprendo letteralmente le spalle ai rivoltosi che dalla montagna assediavano il presidio militare. Un corteo che pur di garantire il deflusso ai cosidetti cattivi black blok dai quali si sarebbe dovuto dissociare, ha invece resistito per ore alla gasazione che i guardiani del Tav somministravano dalle loro mitragliette.
E allora, se un intero paese si mobilita in difesa dei Valligiani e del movimento NoTav qualcosa vorrà pur dire. La si può definire una minoranza di pochi facinorosi? E come fanno “poche centinaia di violenti infiltrati” a tenere sotto scacco 2000 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, armati di tutto punto, con blindati, idranti, elicotteri e centinaia di lacrimogeni al gas CS vietati peraltro dalla convenzione di Ginevra? E come avrebbero fatto in un numero così ristretto, senza la cooperazione e complicità con tutto il resto della manifestazione, ad assediare un esercito professionista della repressione come l’antisommossa italiana? E chi sono questi black blok? superdotati marziani della guerriglia? La verità al contrario sta emergendo con sempre più forza da quel canale web che così come nella primavera araba funge ormai come vero e proprio spazio di garanzia della cittadinanza rispetto ai poteri forti e la loro dis-informazione di regime. E cioè che si è trattato di una vera sollevazione popolare, di prove tecniche di insubordinazione sociale, di rabbia degna esplosa contro l’arroganza e la violenza della cricca al governo e delle sue lobby.
Sta di fatto che migliaia di persone sono andate li e altre migliaia, anche di più, hanno seguito tutta la giornata e fatto decine di telefonate oltre che attivato un tam tam informativo sulla rete. E’ sempre più evidente come dallo scorso autunno una moltitudine precaria stia dicendo delle cose molto chiare. Lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, lo ha fatto con il referendum vinto in difesa dei beni comuni praticando l’indipendenza dai partiti e dai sindacati. E l’ha detto una volta di più con la Val Susa e la sua ventennale battaglia.
Allora vogliamo riflettere su un nodo cruciale, problematico, ma denso di potenza: una composizione di popolo molto larga, possiamo dire maggioritaria, afferma ormai in questo paese la propria indisponibilità a proseguire su determinate strade e traiettorie del “cosiddetto” sviluppo, assume la critica al neoliberismo e alle poliche di austerity, sceglie la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. La stessa composizione sociale larga ed eterogenea che sta pagando la crisi, comincia a pretendere che si smetta di investire nei profitti di pochi e che si cominci a pensare al bene della collettività puntando alla redistribuzione della ricchezza e mobilitandosi contro la devastazione sociale ed ambientale. A questa parte del paese il partito trasversale dell’ordine risponde con arroganza e durezza mobilitando non solo il governo, ma anche e soprattutto, il Pd e la cosi detta opposizione politica, che con un suo pesante portavoce prestato al Quirinale dichiara a poche ore dalla battaglia che si tratta non di resistenza popolare ma invero di azioni eversive. Essendo anche il presedente del CSM, onestamente l’inquietudine aumenta, ma di certo non ci spaventa.
Se questo è il messaggio che viene ignorato e si fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, compreso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, vuol dire che si sta imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio e la conflittualità sociale che vi può esplodere.
A questo punto crediamo con ancora più forza che sia stato non solo un nostro diritto praticare la resistenza nei boschi ma che sia stato soprattutto un dovere nei confronti della futura umanità.
E allora la vediamo anche noi così: Sarà dura, sempre più dura, sicuramente per voi!
Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa
Rimandiamo a notav.info per tutte le altre informazioni.