Oggi 27 febbraio siamo in piazza in solidarietà con gli operai della FIAT, che negli ultimi mesi stanno subendo un sistematico attacco da parte del padronato in crisi.
Solo un anno fa il piano Marchionne realizzava il distaccamento di 316 lavoratori – i più politicizzati e attivi in fabbrica – presso il reparto-confino di Nola. Un capannone nel quale mancano le più elementari norme di sicurezza, già nei primi giorni si sono verificati problemi legati al primo soccorso necessario poiché manca l’infermeria. Ma sono mancati fin da subito anche gli stessi impegni di lavoro: praticamente non c’erano macchinari, per cui la produzione era ferma.
In compenso era garantita a tutti la consulenza di uno psicologo!
Si comprende bene come gli obiettivi del piano fossero isolare i lavoratori che più possono compromettere l’immagine della FIAT auto, costringendoli all’alienazione dello stare su un posto di lavoro che, già di per sé massacrante, lo diventa ancor di più psicologicamente quando non è possibile lavorare.
Del resto se è alienante dover essere produttivi per l’azienda, è frustrante esserci inutilmente.
Negli ultimi mesi l’ennesima beffa: un piano industriale di risanamento dalla crisi, che maschera la la reale volontà di dismettere la zona industriale di Pomigliano.
Da anni assistiamo da un lato al progressivo smantellamento dello stato sociale, dall’altro ad una ristrutturazione del mercato del lavoro, che punta alla frammentazione della classe.
La privatizzazione di sanità, sistema pensionistico e diritto allo studio ci colpisce tutti, nel tentativo di cancellare quanto ottenuto solo grazie agli anni di lotte.
Le politiche europee e nazionali – pacchetto Treu e legge 30 – introducono il concetto di mobilità, ovvero maggiore ricattabilità e sfruttamento, e attraverso il protocollo del Welfare dell’ottobre scorso, una progressiva perdita di efficacia del contratto collettivo nazionale, in favore della contrattazione di secondo livello (nel rapporto diretto lavoratore – azienda).
Se l’obiettivo dei padroni è quello di rendere ogni lavoratore un caso a sé stante, la nostra risposta non può che essere l’unità delle lotte.
È necessario, perciò, un reale collegamento tra le realtà che portano avanti un’analisi ed una lotta di classe. Non è più possibile che l’unità sia solo proclamata quando ci sono importanti manifestazioni.
Contro la reazione del capitale in crisi lottiamo tutti!
Al fianco di chi lotta!
Solo uniti si vince!
Pingback: Licenziamenti, sottane, nucleare, guerre stellari : Giornalismo partecipativo
Very good informɑtion. Lucky mе I гan across your
website by chance (stumbleupon). I’ve bookmarked іt for lateг!