SEGNALIAMO QUESTO ARTICOLO, DAL BLOG DI FEMMINISMO-A-SUD, DA LEGGERE CON ATTENZIONE PER L’ACCENTO POSTO SULLA NECESSITA’ DI UNA LIBERA INFORMAZIONE INTORNO ALLA TRAGEDIA E PER I PREZIOSISSIMI LINK CUI ESSO RIMANDA:
Non si erano mai visti tanti militari in città, ci dice una persona che conosciamo. L’aquila è militarizzata. La solidarietà è militarizzata. Sembrano prove tecniche di occupazione militare.
Il timore dello sciacallaggio a noi non era proprio venuto in mente. Quando dormi in macchina, al freddo e poi tra le tende si pensa a tutto meno che alle cose che non ti servono, coperte, scarpe comode, acqua, cibo, articoli sanitari, mutande. Le cose che chiamano “di valore” (valore perchè e per chi?) interessano a chi si sta facendo propaganda sulla nostra pelle. Abbiamo perso parenti, persone care e case. Qualcuno ci deve dire di chi è la responsabilità.
Invece di mandare militari e di fare a scarica barile devono spiegarci perchè in questa società dove il mangia mangia è generale a morire sono sempre e soprattutto i deboli, precari, anziani, immigrati, quelli che fanno fatica ad arrivare a fine mese o che non hanno neppure i soldi per pagarsi un appartamento mentre vanno all’università. Il terremoto mette in evidenza la realtà per quella che è: divisa tra ricchi e poveri. Perciò non vogliono dirci quanti immigrati sono sepolti sotto le macerie. Non lo sanno e non lo vogliono sapere. Da che eravamo accerchiati da stranieri a che secondo i dati “ufficiali” abbiamo scoperto che l’aquila sarebbe l’unica città interamente colonizzata da italiani che rischia di essere aggredita da sciacalli che “vengono da fuori” (dovrebbero dire allora che gli sciacalli del luogo – quelli identificati per cognizione lombrosiana – sono morti tutti). E’ ridicolo e assurdo.
Per quello che riguarda noi sopravvissuti ci hanno ridotto a bambini della 5^ elementare. Da mettere in fila per due, possibilmente con la divisa e il numeretto al braccio per essere identificabili (per il nostro bene, è ovvio). Come fossimo persone non raziocinanti. Ci inseguono, ci vietano, ci ordinano, ci sgridano se vogliamo vedere le nostre case. Ci trattano da “sciacalli” se non abbiamo con noi un documento e vogliamo prendere le nostre cose o dare un’occhiata al nostro quartiere. Loro sarebbero quelli responsabili e noi i cretini e le cretine.
Dopo che ci hanno lasciati morire. Dopo che hanno sminuito e ci hanno detto di non preoccuparci. Ora vogliono comandarci a bacchetta e trasformarci in un popolo piagnone, vittimista, dipendente da loro, sospettoso e delatore.
Gli aquilani, gli abruzzesi, non sono così. Siamo gente tranquilla. Non ci verrebbe in mente di chiamare “sciacallo” qualcuno perchè è romeno.
Qui invece c’e’ piombata addosso tutta l’italia, non solo le nostre case. L’italia con le sue contraddizioni, le sue speculazioni politiche e tutte quelle cose orribili che si giocano sulla vita delle persone.
Da giorni insistiamo per dire che tanti immigrati invisibili sono sepolti nel centro storico e a onna. Che ci sono più morti e dispersi di quelli che dichiarano. Che l’idea delle cifre ritoccate serve a fare un lifting all’intera operazione per dire che è tutto un gran successo. Che non c’e’ organizzazione e coordinamento e che tutto funziona male. Nessuno ci sta a sentire. Loro ci hanno usati, continuano a passeggiare con le telecamere delle televisioni al seguito. Le più insopportabili sono le giornaliste che prima di ogni diretta si mettono in un angolo e si rifanno il trucco. Città demolita, tutto distrutto, morti, sangue e ferite e loro devono apparire in forma smagliante mentre intervistano la terremotata con i punti in testa e i capelli senza ritocchi dal parrucchiere. Dovremmo farli pagare per ogni ripresa, per ogni foto ricordo, per ogni operazione pubblicitaria dei politici. Sciacalli, tutti.
Certi giornalisti ci vogliono al naturale e disperati, con le cicatrici in vista. Ci spiano e ci vogliono mansueti. Dobbiamo parlare del dolore in maniera sommessa e ci ricattano perchè sanno che in questo momento non possiamo dire niente. Siamo riconoscenti per ogni bottiglia d’acqua, ogni piatto di pasta, ogni paio di scarpe. E loro sono lì a farti pesare la generosità degli altri perchè la controllano e vogliono essere gli unici a fartela arrivare (se c’e’ il monopolio della solidarietà è più facile dire che va tutto bene). Non c’e’ di peggio che aver bisogno di aiuto e riceverlo da chi ne approfitta per trasformare un diritto in un favore.
I non abruzzesi si sono messi a fare le ronde. Hanno reclutato qualcuno anche tra i disperati. I fanatici trovano sempre il modo di farsi inseguire nei loro deliri soprattutto da persone fragili e impaurite come siamo noi adesso.
Questa è diventata una caserma militare. Una zona di esercitazioni. Qui stanno sperimentando frettolosamente la tecnica della paura per imprimere il controllo in un momento in cui tutto è permesso. Questo è quello che avverrà all’italia se il comando sarà dato ad un solo uomo o a più uomini che vogliono amministrare lo stato assieme ai generali e non con i cittadini.
Fino ad ora hanno preso qualcuno con dei soldi che poi si è dimostrato gli appartenevano. Una badante romena e suoi parenti o amici che andavano a recuperare le sue cose dalla casa in cui abitava e assisteva una signora che aveva autorizzato il recupero. Sbattuti in prima pagina, processati per direttissima, rilasciati con tante scuse e la notizia è sparita nel nulla. L’idea degli sciacalli deve comunque continuare a circolare. Soprattutto lo “sciacallo” deve essere identificato in una figura precisa, diversa da politici, pseudo spioni di cronaca vera e commercianti e imprenditori che speculano sui prezzi, altrimenti non potrebbero applicare il reato che stanno inventando apposta per avere un motivo in più per perseguitare immigrati, poveri e non allineati.
Per l’appunto: ieri sera hanno preso dei compagni di napoli di Epicentro Solidale che venivano qui a portare aiuti. Sono stati fermati perchè secondo i carabinieri gli aiuti autogestiti sarebbero una copertura per una ampia operazione di sciacallaggio. Si aspettano aggiornamenti.
Ci serve una linea diretta con il mondo. Abbiamo bisogno di poter dire quello che ci succede. In questo momento siamo isolati e ci sono persone indegne che parlano per noi. In molti posti non c’e’ radio e televisione. E non siamo tranquilli pensando che sono arrivati anche quelli che le ronde le fanno di mestiere…
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