Napoli, via Porta di Massa n.1. – Spazio di Massa Occupato
Qual’è il luogo di una radio in streaming? Ci piace dire che il nostro luogo è la rete, che l’open source che adoperiamo è l’unica condizione possibile per l’informazione indipendente. Mai vedrete pubblicità sul nostro sito, mai ci vedrete dare conto ad aziende o forze politiche per quello che vi facciamo ascoltare. Completamente autosostenuti/e, viviamo di doni fatti dai compagni e dalle compagne, perchè siamo la radio di chi lotta. E siamo una radio che lotta: “slegata dai partiti, dalle istituzioni, dalle corporazioni, dagli assurdi criteri di notiziabilità utilizzati attualmente dai professionisti dell’informazione; ogni giorno in contrasto con l’operazione di appiattimento della cultura, del gusto, del pensiero, messa in atto da anni da parte di aziende, partiti politici e mafie; contro ogni forma di fascismo, sessismo, razzismo, camorra; irrispettosa verso l’attuale sistema di gestione dei diritti d’autore e sostienitrice di licenze aperte anche in ambito software e musicale; attenta al diritto alla privacy degli utenti della rete, troppo spesso ignorato dalle aziende e dalle istituzioni”. Così, più o meno, si legge nella nostra policy. Siamo una zona temporaneamente autonoma e il luogo in cui interveniamo è la rete. E’ nel preservare quello spazio che spesso investiamo il meglio delle nostre energie ma a volte sbagliamo prospettiva: a guardare la rete dall’interno, ci si dimentica che essa non è pubblica e ci si stupisce, per esempio, quando vengono chiesti dati personali per poterne usufruire.
E’ così che la nostra Radio torna a tacere. Momenti eccezionali a parte, lo streaming quotidiano non funziona più come dovrebbe e se qualcuno dei nostri ascoltatori o delle nostre ascoltatrici ha pensato fosse colpa dell’estate, occorre dire che invece dietro a questa regia, oggi, c’è un collettivo di mediattivisti/e che sta per scoppiare da quando non fa radio, manco gli stessero tappando la bocca con un nastro soffocante da giorni. Ebbene si, il luogo della nostra azione è la rete, ma il nostro “hardware” è una regia fisicamente identificabile. Certo pubblica, aperta: neanche una catenina a delimitarne i confini, al centro dello Spazio di Massa Occupato. Dentro a una pubblica Università, la nostra. Però non utilizzabile: ad oggi, abbiamo macchine rigorosamente linux che tentano di streammare senza riuscirci da più di una settimana. Un router, che prima forniva wi-fi libero a tutti, dalla lucina rossa lampeggiante. I pc dell’ internet point che passano di continuo da “connecting” a “disconnected” e viceversa.
E’ il quadro desolante di una catastrofe annunciata, risultato di misure repressive a cui non ci si è opposti a sufficienza. Parliamo del pacchetto Pisanu, e della ricaduta che questa misura anti-terrorismo ha sulla nostra Radio.
Esiste un organo del nostro Ateneo che si chiama C.S.I. e che si occupa di erogare servizi e fornire infrastrutture informatiche e telematiche a tutto l’Ateneo. E’ un organo interno autonomo, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista decisionale. In esso sono coinvolti alcuni docenti nei ruoli di chi decide e moltissimi precari nei ruoli di tecnici informatici. Non è possibile raggiungerlo dal nostro lontano status di studentesse/i, l’unico possibile punto di contatto tra noi e loro sono quei docenti che, stando sia nel Consiglio di Ateneo e sia nel Comitato Direttivo del CSI, potrebbero essere avvicinati dai nostri Rappresentanti di Ateneo. Che tanto “nostri” non sono, come ben sappiamo: loro aprono bocca in Consiglio solo quando può esserci tornaconto personale e noi di tornaconti da dare non ne abbiamo proprio per niente. Quindi il Centro per i Servizi Informativi del nostro Ateneo ci viene, d’un tratto, a tagliare i fili del telefono, senza preavviso nè spiegazione. Del resto, a chi dovrebbero darla una spiegazione? Tra noi e loro c’è di mezzo il mare: Preside di Facoltà, Polo, Rettore Trombetti e chi più ne ha più ne metta, perchè l’università sarà pure pubblica ma di certo non è degli studenti. Allora questo centro, che probabilmente parla solo col Rettore, viene e ci taglia internet, soprattutto se ci permettiamo di fornire il wi-fi in maniera anonima contro la miriade di dati personali che richiede invece il wi-fi unina.
Pisanu dice che non si può dare internet agli sconosciuti, che ogni cosa che viene aggiunta alla rete si deve sapere da dove viene e perchè, che se sei un erogatore di servizi informatici devi avere in mano la carta di identità dei tuoi utenti, perchè, se devono mettere dentro qualcuno che trasgredisce i criteri di accettabilità sociale e politica delle informazioni, si deve potere andarlo a prendere fino a casa. Bene, la nostra casa è questa: Spazio di Massa Occupato, via Porta di Massa n.1. I nosrti nomi: admin.
Il decreto Pisanu si inscrive perfettamente nelle politiche del controllo sociale che passano per la paura: paura di parlare, di scrivere, dire le cose per come si vivono. Paura nella testa è quanto vorrebbero gli bastasse, ma noi questa paura la esorcizziamo chiamandola Babau. Riprenderemo presto a fare Radio Indipendente, con o senza il consenso della legge. Riprenderemo perchè ne sappiamo una più del diavolo, perchè il Babau, ormai, l’abbiamo sgamato… ed è questo il passo più importante!
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