Comincia tutto il 2 luglio, quando dalle testate principali del nostro Paese veniamo a sapere che anche l’ultima tappa del tanto discusso “pacchetto sicurezza” è superata. “Il Ddl sicurezza diventa legge“, intitola il corriere della sera. Da lì, un mare di proteste dentro e fuori dai cie italiani scoppiate nel silenzio dei media ufficiali. Gorizia, Milano, Torino, Lamezia Terme, Bari, Roma, Modena: scioperi della fame, tentate evasioni, vere e proprie sommosse, coperte incendiate per farsi vedere, sentire. Anche a costo di essere arrestati o malmenati. E noi non vediamo e non sentiamo, affidiamo questa battaglia a loro, siamo soldiali magari, ma in fondo non sappiamo neanche bene cosa stia accadendo lì dentro. E anche questo, chiaro, fa parte dello schema.
Allo scopo di dare voce alle donne e agli uomini che in questi caldi giorni di agosto stanno protestando contro il pacchetto sicurezza, invitiamo tutti voi ad ascoltare le testimonianze di volta in volta raccolte da Macerie, che nel proprio blog offre un’ottimo reportage di questa lunga cronaca di rivolta.
Cominciamo a vedere e a far vedere la radicalità di una protesta che mette in crisi la nostra fragile identità di italiani bianchi, ricchi, occidentali e maschi. Cominciamo ad assumerci la responsabilità della nostra indifferenza. Se le affermazioni razziste e le leggi razziali che il governo continua a proporre (il pacchetto sicurezza non era che l’inizio) non vengono considerate assurdità infami dai più è perchè lo scoppio delle contraddizioni non fa eco, in quanto chiuso in mura insonorizzate fuori dalla città. Fondamentale diviene dunque fornire un microfono a queste esplosioni. Rinnovando l’invito, dunque:
Ascolta la diretta con un recluso di via Corelli
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Ascolta la diretta che annuncia lo sciopero della fame in corso Brunelleschi e un appello in lingua araba
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