Area ex Alfa Romeo: costruiamo l’opposizione sociale

 

Avanza la Città Vetrina: cemento, desertificazione sociale, lavoro precario, sottopagato e senza tutele

Pubblichiamo il testo del volantino che abbiamo diffuso all’assemblea di ieri sull’area dell’ex Alfa Romeo dove, oltre agli interventi, abbiamo portato anche questo contributo.

NELL’AREA EX ALFA ROMEO AVANZA LA CITTA’ VETRINA
COSTRUIAMO L’OPPOSIZIONE SOCIALE

Un’inutile pista da “sci indoor”; l’ampliamento de “Il Centro” di Arese; l’insediamento di una nuova Ikea; la realizzazione di un nuovo centro commerciale da 15-20mila mq di superificie; alberghi e strutture per il tempo libero. Questa è la ricetta prevista dall’accordo di programma che dovrebbe “riqualificare e reindustrializzare” l’area dell’ex Alfa Romeo.
Là dove sorgeva una delle più importanti realtà industriali del territorio si disegna una speculazione dagli effetti devastanti sotto il profilo sociale, ambientale ed economico con pesanti ricadute sulla viabilità con un drastico aumento del traffico e dei livelli di inquinamento. Si prevedono posti di lavoro precario, sottopagato e senza diritti. Inoltre, la creazione di strutture commerciali di grandi dimensioni “cannibalizzarà” gli esercizi di vicinato desertificando i centri cittadini di Arese, Rho, Lainate e Garbagnate.
Il Piano Alfa, già bocciato dal Consiglio comunale di Rho nel 2010 grazie alla forte opposizione sociale che si era battuta per bloccarlo, è stato nuovamente riapprovato nel 2012 con l’esclusione di Rho. Nel 2016 è entrato in una nuova fase con la proposta di Regione Lombardia di un’integrazione all‘accordo di programma che ora i Consigli comunali dei territori interessati dovranno approvare.
Negli ultimi 10 anni il territorio nord-ovest di Milano ha subito un pesante attacco da parte dei poteri forti. Non solo Alfa Romeo, ma anche Expo 2015, l’esposizione del debito, del cemento e del lavoro precario e gratuito ormai entrata nella fase del post-Expo, che prevede la costruzione di un nuovo quartiere di Milano su quella che in origine era un’area agricola alla faccia del referendum del 2011 che stabiliva di mantenere prevalentemente a verde l’intero comparto attraverso la realizzazione di un orto planetario.
Traffico, inquinamento, precarietà. Questo è il modello economico proposto. Un modello che calpesta ogni istanza democratica e che ignora sistematicamente gli interessi di chi vive i territori, ad esclusivo vantaggio di gruppi di potere che legano in modo indissolubile politici, funzionari pubblici, imprese conniventi e ‘ndrangheta in un sistema che ha l’unico scopo di perpetrare se stesso arricchendo chi ne fa parte attraverso appalti truccati, tangenti, corruzione.

 

 

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