E’ il razzismo che sporca la città

 

Una risposta a Fratelli d’Italia di Rho, che cita il graffito di via Meda per ottenere facile visibilità in campagna elettorale

All’assenza di tematiche di reale interesse per la città e alla povertà di argomentazioni a supporto di una campagna elettorale cittadina alquanto noiosa ha dato voce il settimanale locale “Settegiorni”, che venerdì ha pubblicato il “duro attacco” (citiamo dall’articolo) degli esponenti rhodensi di “Fratelli d’Italia” Renato Laviani e Mimmo Bonomo, che accusano la Fornace di imbrattare i muri della città. Lo striminzito articolo – che non aggiunge altri elementi e anzi demanda ogni altra spiegazione a una microscopica foto – si riferisce al graffito, che copre una cinquantina di metri della centralissima via Meda, recante la scritta “Rho ama la libertà” e i ritratti di due partigiani: Giovanni Pesce – il leggendario “Visone” medaglia d’oro della Resistenza, che fu anche comandante della 106esima Brigata Garibaldi SAP “Venanzio Buzzi” operante nel rhodense – e la coraggiosa staffetta Onorina “Nori” Brambilla.
Il graffito è stato realizzato il 24 aprile durante l’iniziativa “Oggi come ieri”, una street jam con musica, teatro e arte dedicata alla Resistenza e alla Liberazione con la quale abbiamo cercato di connettere un presente di lotta con la memoria e le esperienze di un territorio che ha saputo essere ed è – “Oggi come ieri”, appunto – resistente. Una storia, forse non molto conosciuta, ma che ci parla del nostro territorio e dei nostri nonni, all’epoca poco più che ragazzi, che seppero ribellarsi al fascismo e lo combatterono armi in pugno, sognando un futuro senza più sfruttamento. Una storia alla quale evidentemente sono estranei i due esponenti post(?)-fascisti, che nel loro sfogo – dal chiaro sapore elettoralistico – non citano nemmeno il soggetto del graffito.
Informiamo i due politici rhodensi che è dal 2005 che non chiediamo autorizzazioni o permessi di sorta per esercitare il nostro diritto alla città; abbiamo infatti inteso la realizzazione del graffito di via Meda come una riappropriazione, nella Città Vetrina del consumo e della precarizzazione, di uno spazio pubblico finalmente sottratto ai messaggi commerciali e riconsegnato a chi quotidianamente abita il territorio.
Riteniamo che la città sia insozzata non dai muri delle strade senza tempo sulle quali combatterono Visone e Nori – e Agostino Casati, Angelino Sommaruga, Tonino Guerra e decine di altri valorosi partigiani di Rho – ma dai banchetti di Fratelli d’Italia che diffondono razzismo, xenofobia e ignoranza come dimostra la recente vicenda del trasferimento del Centro islamico di via Statuto. Nell’informare questi amici dello sceriffo fascista De Corato che la Fornace non è “carne da campagne elettorale”, ci auguriamo che il graffito di via Meda sia monito a ogni oppressore, anche a coloro la cui camicia nera è nascosta dal doppiopetto.

 

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