Expo 2015 “indecoroso”: l’ordinanza anti-prostituzione va ritirata

 

 

Lucciole splendono nella notte

 

Rho, 18 luglio 2013. Questa notte abbiamo preso parola contro la recente “Ordinanza anti-prostituzione” firmata dal sindaco Romano dando visibilità nello spazio urbano del centro cittadino a figure di sex-workers che reclamano libertà e diritti contro criminalizzazione, repressione e sfruttamento.

Oggetto dell’azione comunicativa la già citata ordinanza 106 “…per prevenire e contrastare gravi pericoli per comportamenti connessi all’esercizio della prostituzione…” che rimarrà in vigore nel territorio di Rho fino al 31 ottobre 2013.

 

 

Expo 2015 sta arrivando

La prima ordinanza anti-prostituzione, emanata dall’ex sindaco ciellino di Rho Zucchetti, risale a 5 anni fa (ordinanza n. 267/2008) e fu seguita, coerentemente con l’impianto securitario allora in voga, da un’ordinanza anti-accattonaggio. Sullo sfondo di queste vicende (tra le quali inseriamo a pieno titolo gli sgomberi della comunità rom dal Campo di via Sesia e quello della Fornace da via San Martino) ci furono gli accordi di programma su Expo 2015 e area ex Alfa Romeo, il cui iter sarebbe iniziato di lì a poco, e la discussione sul Piano di Governo del Territorio, poi ritirato per uno scandalo relativo al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli dello stesso sindaco.

Interventi funzionali quindi a ripulire la città per agevolare i processi di trasformazione in chiave Expo 2015. Zucchetti aveva fatto buona parte del lavoro sgomberando tutti gli insediamenti rom e Romano, non diversamente da quell’impostazione, continua a espellere chi non è giudicato consono a vivere nella luccicante città vetrina di Expo 2015, che siano sex worker, rom, precari o squatters.

 

Da Zucchetti a Romano

La scintillante città vetrina di Expo 2015 rimane, anche nella Rho di Romano, lo sfondo ideale di ordinanze dall’impianto securitario e repressivo come la n.106 recentemente adottata sul territorio di Rho.

A fronte della complessità socio-antropologica del fenomeno prostituzione messa in luce anche dalla recente letteratura femminista, l’ordinanza Romano sacrifica ogni ulteriore ragionamento sul tavolo del “decoro urbano” puntando tutto sulla criminalizzazione della pratica e conseguente repressione attraverso un impianto sanzionatorio abbastanza blando.

L’impianto è talmente debole da far pensare a stringenti necessità di far cassa con multe ai clienti tranquillizzando nel contempo la cittadinanza più retriva: come tutti possiamo facilmente prevedere, infatti, non sarà certo questa ordinanza a far sparire le “meretrici” – come le chiama pudicamente il testo dell’ordinanza – dalla strada. Va da sè, inoltre, che la città vetrina di Expo 2015 ne risulterà mondata solo in superficie, non intaccandone l’anima noir del rapporto tra politica, crimine e appalti nè i suoi frutti bacati fatti di debito, cemento e precarietà.

Verrebbe infatti da chiedersi chi mettono in pericolo le ragazze di via dei Fontanili e Pantanedo se non una mentalità benpensante e sessuofoba e una pubblica decenza intrisa di moralismo bigotto. Solo da questo punto di vista esse rappresentano un pericolo per il decoro urbano e minacciano la scintillante immagine di città-vetrina di Expo 2015 su cui sono diretti i riflettori ma che continua a nascondere infinite zone d’ombra.

Ogni altro ragionamento è travolto dall’impianto dell’ordinanza che tira dritto su traiettorie esistenziali e biografie di vita imboccando di gran carriera la strada della repressione: non abbiamo ricette preconfezionate su una materia talmente complessa, ma certamente siamo dalla parte delle lavoratrici del sesso e sosteniamo i loro percorsi di autodeterminazione, tifando rivolta contro ogni sfruttatore, nella certezza che debba esser riconosciuto a tutt* il diritto di usare il proprio corpo come meglio si crede. L’attività delle sex worker e lo sfruttamento della prostituzione meritano due trattamenti differenti che non possono essere semplificati e criminalizzati sotto il comune cappello di prostituzione né esser trattati indistintamente come pura questione di ordine pubblico. Basta colpevoli e vittime, le sex-worker hanno bisogno di diritti. Per questo, per dare anche spazio a una presa di parola dei soggetti direttamente interessati, vogliamo che l’ordinanza anti-prostituzione venga ritirata immediatamente e che l’esercizio della prostituzione non costituisca un ulteriore motivo di persecuzione delle migranti e dei migranti sul nostro territorio.

 

Centro sociale Sos Fornace – No Expo 2015

sosfornace@inventati.org

 

 

 

 

 

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