Romano non usi la Fornace per giustificare uno sgombero

 

In occasione dell’occupazione, avvenuta la scorsa settimana, di uno stabile dismesso a Mazzo da parte di Proprietà Pirata, il sindaco di Rho Pietro Romano ha dichiarato alla stampa che “Una situazione del genere non è tollerabile, abbiamo già un centro sociale sul nostro territorio. Ho chiesto alla Digos di Milano che si sta già occupando della situazione di effettuare lo sgombero”.
Di fronte a simili parole, che comunque non ci stupiscono, invitiamo Romano a prendersi finalmente le proprie responsabilità politiche di fronte alla città e a non usare quindi la Fornace come pretesto per giustificare provvedimenti repressivi come gli sgomberi di spazi sociali. Quello invocato a mezzo stampa non è del resto l’unico sgombero effettuato dalla giunta Romano: è il caso ad esempio dell’ex sede di Telereporter in via Tavecchia, attualmente di proprietà di UniCredit, occupata oltre un anno fa a fini abitativi e sgomberata dopo un mese. Anche in quel caso Romano giustificò il provvedimento con la presenza di un altro stabile occupato in città; nel mese in cui durò l’esperienza abitativa di via Tavecchia, Romano arrivò persino a negare la piazza a Forza Nuova adducendo – ancora una volta – la nostra presenza sul territorio e i soliti timori di disordini, evitando quindi di esporsi dichiarando pubblicamente il carattere schiettamente antifascista della città di Rho.
Per questo crediamo che il pavido Romano appaia anche in questa occasione il paladino di una legalità a senso unico: la solerzia con cui invoca il manganello per stroncare le esperienze di autogestione è inversamente proporzionale ai tentennamenti dimostrati durante il “caso Addisi” – il consigliere comunale del Pd organico alla ‘ndrangheta – nell’assenza di trasparenza visibile nella vicenda Viridea, e in generale in un’azione di governo assolutamente prona ai diktat dei poteri forti e dei “padroni della città” di Expo 2015.
Da parte nostra, in 10 anni di percorsi politici autorganizzati sul territorio di Rho, abbiamo sempre praticato e rilanciato la riappropriazione come strumento per strappare, centimetro dopo centimetro, pezzi di territorio alla mercificazione delle nostre esistenze precarie. Sosteniamo quindi l’allargamento delle crepe nella città vetrina di Expo 2015 e la diffusione a macchia d’olio di spazi di libertà, e siamo ovviamente estranei alle logiche degli sgomberi.

 

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