Sulla salute non si specula: il sindaco Romano spieghi perché non ha bonificato l’ex Fornace

 

Quali sono le vere ragioni dello sgombero della Fornace di via Moscova?

Questa mattina abbiamo segnalato con striscioni l’area dell’ex MTM di via Moscova 5, sede della Fornace fino al febbraio del 2018: oggi, a oltre un anno dallo sgombero, l’amianto presente sul tetto dell’edificio è ancora lì, benchè il provvedimento di sgombero fosse giustificato dal sindaco Romano proprio dalla necessità di una bonifica della struttura. Quindi, o Romano mentiva, oppure è inadempiente rispetto al suo ruolo di funzionario pubblico preposto alla tutela della salute dei cittadini di Rho. In realtà, una lettura dei contributi presentati dai proprietari delle aree (Nilit e Radici Group) alla variante generale al Piano di governo del territorio conferma la volontà, subito recepita dall’amministrazione comunale di Rho, di “valorizzare l’area” inserendola nel processo di “rigenerazione urbana” connessa “all’evoluzione del progetto Post Expo-MIND“. Come scrivevamo a suo tempo, e oggi ne abbiamo ulteriore conferma, lo sgombero della Fornace ha di fatto avviato le speculazioni del post-Expo nella nostra città, altro che tutela della salute dei cittadini!
Ma andiamo con ordine: secondo il sindaco di Rho lo sgombero del centro sociale Sos Fornace dalla sede di via Moscova è stato eseguito “in quanto vi era l’urgenza di bonificare l’immobile dall’amianto che ricopre tutto il tetto”. Infatti, “le ultime analisi avevano evidenziato uno stato di ammaloramento complessivo delle lastre di amianto con conseguente rischio per la salute pubblica”. Inoltre, “la proprietà si era detta disponibile ad eseguire immediatamente la bonifica, ma aveva la necessità di rientrare in possesso dell’immobile abusivamente occupato”.
È passato più di un anno e l’amianto è ancora al suo posto. Non solamente i 100 mq di superficie del tetto della ex Fornace, ma anche la distesa di amianto su quasi tutti gli edifici situati all’interno del compendio immobiliare composto dalle aree dell’ex Nilit e dell’ex Mtm (di proprietà di Radici Group).
A suo tempo, il sindaco Romano dichiarò che la Fornace avrebbe dovuto “lasciare quell’immobile non potendo certo consentire” che si mettesse “a repentaglio la salute dei cittadini”. L’immobile è stato restituito alla proprietà da oltre un anno, ma della bonifica neanche l’ombra. Evidentemente l’obiettivo era consentire a Radici e Nilit di portare avanti la speculazione e Romano – come suo solito quando a chiedere sono i poteri forti – ha diligentemente portato all’attenzione del prefetto il problema inventandosi il pretesto dell’amianto per ottenere lo sgombero in tempi rapidi. Quindi, delle due, l’una: o il sindaco mette gravemente a repentaglio la salute dei cittadini oppure lo sgombero è stato fatto per dar seguito alla speculazione urbanistica in salsa post Expo sull’area dell’ex Mtm e dell’ex Nilit.
Abbiamo sempre sostenuto che lo sgombero dalla sede di via Moscova sia stato fatto per interessi economici speculativi e non per ragioni di salute pubblica legate alla presenza di amianto sul tetto dell’edificio. Quell’area, per dirla con le parole del vice sindaco Andrea Orlandi, è “in una posizione strategica grazie alle infrastrutture presenti e alla vicinanza con l’area del post Expo, che rende molto interessante la sua valorizzazione ai fini dell’attuazione delle previsioni del PGT”. Un’ulteriore conferma delle parole di Orlandi arriva anche dai contributi partecipativi di Nilit plastics e Radici group presentati in sede di avvio del procedimento di variante generale al Piando di governo del territorio (PGT): sia Nilit sia Radici sottolineano il proprio interesse “alla valorizzazione dell’area” chiedendo “di inserire le aree di proprietà nel più ampio disegno di rigenerazione urbana che interessa l’asse del Sempione-C.so Europa, in relazione all’evoluzione del progetto Post Expo-MIND”.
A questo punto, non resta che domandarsi se la salute dei cittadini sia realmente a repentaglio. Una domanda a cui solo il sindaco può rispondere.
Per questo chiediamo, e continueremo a chiedere con forza, che Romano chiarisca immediatamente se vi siano dei concreti rischi per la popolazione dovuti alla mancata bonifica dell’amiano dell’ex Fornace.

***

Una breve cronologia degli eventi per illustrare le circostanze nelle quali è maturato lo sgombero della Fornace:

20 aprile 2017: sindacati e vertici aziendali di Nilit Plastics firmano l’accordo sulla chiusura dello stabilimento.
Luglio-agosto 2017: il sindaco Romano partecipa al Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza nel quale chiede lo sgombero della Fornace.
Settembre 2017: inizia la campagna contro lo sgombero della Fornace.
13-14 Febbraio 2018: la Fornace, sgomberata dalla sede di via Moscova, rioccupa in via Risorgimento 18.
Maggio 2018: chiude definitivamente la Nilit Plastics.
15 maggio 2018: il comune di Rho pubblica l’avviso di avvio del procedimento di variante generale al Piano di governo del territorio (PGT).
16 luglio 2018: termina il periodo per la presentazione di suggerimenti per la redazione della variante generale. Nilit e Radici presentano le proprie proposte per collegarsi alla trasformazione dell’area ex Expo.

 

 

 

 

 

 

 

Articoli Correlati:

  1. Perchè la Fornace di via Moscova non è ancora stata bonificata dall’amianto?
  2. Romano, dicci la verità!
  3. Romano non usi la Fornace per giustificare uno sgombero