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Audizione del generale Sergio Siracusa (parte 1a)





COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 8 agosto 2001

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,30.

Audizione del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Sergio Siracusa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, generale di corpo d'armata, Sergio Siracusa, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova. Il Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Sergio Siracusa, chiede di essere accompagnato dai generali Leonardo Gallitelli ed Arturo Esposito. Se non vi sono obiezioni così rimane stabilito.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.


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La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto visivo a circuito chiuso.
Signor comandante, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.

SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ringrazio lei, signor presidente, e tutti i membri del Comitato, per l'opportunità che viene offerta al comandante generale dei carabinieri di esporre una propria relazione sul vertice G8. Lascerò poi il testo della relazione per successive e più approfondite consultazioni.
Il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi del G8 - tenutosi a Genova dal 20 al 22 luglio 2001 - è stato preceduto da un'intensa attività di pianificazione, svoltasi nel quadro delle disposizioni della legge n. 149 dell'8 giugno 2000. Il provvedimento normativo ha istituito, com'è noto, una struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricata dell'organizzazione generale dell'evento, ed una commissione speciale per la predisposizione di interventi strutturali sul piano operativo, presieduta dal prefetto di Genova e composta, in via ordinaria, dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dal questore, mentre i responsabili delle altre forze di polizia sono stati chiamati a parteciparvi, di volta in volta, secondo le esigenze.
A livello locale, presso la questura di Genova, è stato inoltre istituito un gruppo operativo interforze che ha fornito un contributo tecnico per la definizione della cosiddetta zona rossa


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e per il censimento degli abitanti colà residenti, al fine di adottare le necessarie predisposizioni per l'accesso. La complessità dell'evento e la sua centralità sulla scena internazionale hanno impegnato il Ministero dell'interno in un articolato sforzo organizzativo, volta a garantire lo svolgimento del vertice, l'esercizio del diritto di manifestare il dissenso, nonché la sicurezza dei cittadini residenti nel capoluogo ligure e degli stessi manifestanti.
Sin dal 16 novembre 2000, la strategia complessiva dell'intervento delle forze dell'ordine è stata oggetto di approfondite valutazioni in seno al comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, che ha fornito il necessario supporto consultivo al ministro dell'interno, con particolare riferimento all'individuazione delle possibili minacce e delle conseguenti misure di contrasto, alla definizione delle aree di sicurezza in cui è stata ripartita la città, alla quantificazione generale delle forze, alle problematiche relative agli alloggiamenti delle delegazioni e del personale.
Proprio al fine di delineare le possibili minacce volte a turbare il regolare svolgimento della manifestazione, il 28 novembre 2000 è stato costituito presso la segreteria generale del CESIS un gruppo di lavoro interforze. A tale gruppo è stato affidato il compito di esaminare, con cadenza mensile (8 riunioni), tutte le acquisizioni informative riguardanti la manifestazione, assicurando la più efficace collaborazione tra i servizi di intelligence e le forze di polizia, con il contributo anche degli omologhi organismi degli altri paesi.
L'analisi delle informazioni acquisite in quella sede ha consentito di ipotizzare che il vertice avrebbe costituito una favorevole occasione per l'attuazione di contromanifestazioni di elevata visibilità da parte dei gruppi che si oppongono alla cosiddetta globalizzazione. In tale quadro, è stato possibile


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suddividere le formazioni anti G8 in un fronte moderato, un fronte radicale ed una componente straniera, all'interno dei quali trovavano spazio varie posizioni tutte in grado di porre in essere articolate forme di dissenso.
In estrema sintesi, è emersa l'accentuata eterogeneità delle strategie di protesta: dalla manifestazione pacifica alla resistenza passiva, alla pianificazione di azioni violente contro obbiettivi sensibili comprendenti installazioni di sistemi di telecomunicazione e televisivi, sedi di partiti, di organi di stampa, amministrazioni pubbliche, banche, associazioni, alla violazione della nota zona rossa con conseguente impedimento delle manifestazioni ufficiali.
I giorni immediatamente precedenti al summit sono stati caratterizzati dal verificarsi di attentati dinamitardi ed incendiari e dalla diffusione di documenti e volantini di presunta matrice eversiva.
In particolare, il 16 luglio, il carabiniere Stefano Storri è stato gravemente ferito per l'esplosione di un ordigno occultato in un portafoglio recapitato tramite il servizio postale presso la stazione di Genova San Fruttuoso. Il militare, che nella circostanza ha riportato la lesione corneale dell'occhio destro, varie fratture alla mano destra con esposizione dei muscoli e ferite al viso ed al torace, è stato sottoposto ad intervento chirurgico e dimesso dall'ospedale San Martino di Genova, nella giornata di ieri, con un lungo periodo di convalescenza.
Analoghi episodi, con conseguenze minori, si sono verificati il successivo 18 luglio presso la sede del TG4 di Segrate (Milano) ed all'interno della società Benetton group di Ponzano Veneto (Treviso). Dette azioni criminali, unitamente al rinvenimento di un ordigno esplosivo avvenuto lo stesso giorno in Bologna, sono indice di una strategia di tipo insurrezionalista


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tendente a far crescere la tensione ed a ricavarne la massima visibilità, secondo uno schema ampiamente sperimentato.
Gli anarchici insurrezionalisti, infatti, al di là del dichiarato spontaneismo, agiscono con una precisa progettualità e programmazione organizzativa, che, nei citati episodi, appare riconducibile, per la puntuale individuazione degli obiettivi ed il richiamo ai militanti deceduti, ad una matrice nazionale. In tale quadro sono da considerare anche il rinvenimento di due ordigni incendiari presso la Rinascente di Milano ed il plico esplosivo inviato al prefetto di Genova, dottor Di Giovine.
La definizione del dispositivo delle forze dell'ordine è stata pertanto condizionata dalla duplice esigenza di assicurare, da un lato, il regolare svolgimento dei lavori del consesso internazionale e, dall'altro, l'ordinato e pacifico esercizio del diritto di manifestare il dissenso nonché la sicurezza della popolazione genovese.
Sulla base delle direttive del ministro dell'interno, assunto il parere del comitato provinciale per l'ordine e della sicurezza pubblica, il prefetto di Genova, con provvedimento straordinario, ha modificato le condizioni di agibilità di talune aree della città fissando due zone di rispetto: quella «rossa», riservata alle sole manifestazioni ufficiali, e la «gialla», nella quale discriminare i gruppi violenti da quelli con scopi pacifici e adottare le conseguenti misure di contenimento. Conseguentemente il questore, con proprie ordinanze, ha definito le predisposizioni tecnico-operative per garantire, oltre alla sicurezza delle delegazioni, l'osservanza delle disposizioni prefettizie. Tenuto conto della consistenza del carattere transnazionale della minaccia, su proposta del ministro dell'interno, il Presidente del Consiglio dei ministri ha disposto dal 14 al 21 luglio il ripristino dei controlli alle frontiere, come con


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sentito dall'articolo 2 della convenzione di applicazione degli accordi di Schengen. Ciò ha consentito il respingimento alla frontiera di oltre 2 mila persone indesiderate.
Il dipartimento della pubblica sicurezza, nel quadro delle esigenze definite dall'insieme dei provvedimenti emanati dall'autorità provinciale di pubblica sicurezza, ha quantificato le risorse necessarie per supportare l'attività delle forze di polizia del capoluogo ligure. Ne è scaturito uno sforzo notevole dell'Arma e delle altre forze dell'ordine per l'individuazione delle necessarie risorse umane, per il loro addestramento e per le relative predisposizioni logistiche ed organizzative, prima fra tutte l'acquisizione di specifici equipaggiamenti. Il comando generale dell'Arma ha pertanto inviato a Genova, a disposizione dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza, in rinforzo ai circa 1200 militari del locale comando provinciale, 4673 unità per l'impiego in servizi di ordine pubblico nonché ulteriori 375 carabinieri specializzati: 30 artificieri antisabotaggio, 20 tiratori scelti, 30 unità cinofile di cui 15 per la ricerca di esplosivi, 80 militari per equipaggi di radiomobile, 30 motociclisti, 25 unità per equipaggi di motovedette, 26 addetti al foto segnalamento, 12 guardie del corpo, 30 operatori del gruppo di intervento speciale, 28 unità del nucleo addestrativo e logistico, 17 subacquei, 15 conoscitori di lingua straniera, 23 unità per equipaggi di elicotteri, 6 tecnici, un ufficiale medico e due infermieri specializzati.
Il ripristino dei controlli ai valichi di frontiera ha richiesto, per l'Arma, l'impiego di ulteriori 264 unità, di cui 84 specializzate nel servizio di frontiera, nonché un'altra aliquota di circa 500 militari dislocati lungo tutto l'arco alpino, ed in Ancona e Brindisi, per garantire i servizi di ordine pubblico


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connessi con la riattivazione dei controlli al confine. In totale l'impegno dell'Arma per le attività connesse con il G8 è stato di oltre 7 mila uomini.
Con riferimento ai servizi a mare, l'Arma ha schierato nelle acque del porto di Genova 10 motovedette d'altura e 6 costiere. Tali unità navali sono state poste a disposizione del comandante del porto di Genova, designato con decreto del prefetto quale autorità coordinatrice delle attività marittime.
Per quanto attiene al servizio aereo, sono stati schierati sul capoluogo ligure complessivamente 3 AB 412 e 4 A109, due tipi di elicottero. Inoltre, di iniziativa e al fine di fronteggiare le possibili ulteriori esigenze di ordine pubblico, il comando generale ha disposto la costituzione di una riserva per complessive 550 unità (suddivise tra otto comandi di regione: Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Marche, Umbria e Puglia), poi impiegate, a richiesta ed alle dipendenze dell'autorità di pubblica sicurezza, per esigenze di ordine pubblico connesse con il G8 in ambito nazionale.
Infine, sul piano investigativo, il ROS (raggruppamento operativo speciale), che aveva già avviato indagini volte all'identificazione di personaggi gravitanti nell'area dei gruppi eversivi ed antagonisti in grado di porre in essere azioni violente, ha potenziato la sezione anticrimine di Genova con 45 unità. In nessun caso personale dell'Arma è stato infiltrato tra i gruppi antagonisti o tra i manifestanti nel corso dei cortei.
In relazione alla composizione delle forze, ritengo opportuno precisare preliminarmente che l'Arma destina normalmente all'impiego in ordine pubblico i propri battaglioni mobili, composti da carabinieri ausiliari, personale di leva in servizio volontario nell'Arma, per il 70 per cento della forza.


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Per l'occasione, solo il 27 per cento del personale dei contingenti di rinforzo presenti a Genova era rappresentato da carabinieri in servizio di leva. Peraltro, la gran parte di essi contava nove, dieci mesi di servizio e vantava significative esperienze nello specifico settore, essendo stati già impiegati in occasione di rilevanti manifestazioni sportive, nonché per eventi di particolare risonanza nazionale ed internazionale, quali il Global forum di Napoli ed il vertice dei ministri dell'ambiente dei paesi del G8 di Trieste, entrambi svoltisi nel marzo 2001. Soggiungo che i carabinieri ausiliari in servizio nell'Arma sin dal 1963 sono sempre stati destinati prevalentemente ai battaglioni mobili per l'impiego in ordine pubblico. Essi sono impiegati a massa in unità organiche, ove sono sotto la costante azione di addestramento, guida ed indirizzo dei comandanti di squadra, plotone e compagnia e possono perfezionare la preparazione individuale beneficiando dell'esperienza dei colleghi più anziani (brigadieri, appuntati e carabinieri effettivi). Solo una percentuale più contenuta viene destinata ad altre organizzazioni dell'Arma, sulla base di specifiche attitudini, particolari titoli di studio ed eventuali pregresse esperienze professionali. Ad ulteriore chiarimento sull'impiego del personale dell'Arma, desidero sottolineare che i carabinieri effettivi vengono invece normalmente destinati alle stazioni carabinieri, ove hanno modo di acquisire e perfezionare le abilità necessarie per svolgere i più complessi e difficoltosi servizi di controllo del territorio e di investigazioni giudiziarie.
L'addestramento di tutti carabinieri per la specifica occasione ha costituito una assoluta priorità. Esso è stato finalizzato a perfezionare la capacità di fronteggiare le particolari tecniche di contrapposizione che i gruppi antagonisti avevano utilizzato in analoghe manifestazioni. Sono state inoltre curate


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l'amalgama dei singoli contingenti e la realizzazione della massima osmosi operativa con i reparti mobili della Polizia di Stato. Diverse sono state le riunioni congiunte con la Polizia di Stato e con la Guardia di finanza per raggiungere tale osmosi.
Dal mese di aprile, istruttori esperti hanno svolto a favore di tutto il personale da impiegare su Genova, presso i rispettivi reparti e successivamente presso il primo reggimento allievi marescialli di Velletri, specifici periodi formativi sull'impiego in ordine pubblico e sull'uso degli equipaggiamenti in dotazione. D'intesa con il dipartimento della pubblica sicurezza, sono state organizzate esercitazioni interforze per condividere le tecniche di intervento. Sempre con il dipartimento di pubblica sicurezza sono stati svolti appositi seminari

informativi, finalizzati, tra l'altro, all'esame della minaccia ed all'inquadramento topografico della città di Genova, con sopralluoghi sui posti di particolare interesse operativo. Un ulteriore seminario è stato realizzato con la partecipazione dei rappresentanti delle forze di polizia dei paesi a vario titolo interessati al G8.
Ipotizzate le azioni violente che potevano essere messe in atto, sono stati individuati gli equipaggiamenti volti a proteggere il personale e a respingere le offese. Il personale dei contingenti di ordine pubblico è stato dotato di casco protettivo, di scudi, di maschere antigas, di tute ignifughe con le relative protezioni paracolpi per le parti più esposte del corpo. Sono state distribuite, altresì, pellicole protettive a strappo per le visiere dei caschi e degli scudi, per ripristinare la visibilità in caso di accecamenti con vernici o altri liquidi coloranti, nonché salviette detergenti per la protezione degli occhi da aggressioni chimiche. In relazione alla possibilità di utilizzo da parte dei dimostranti di bottiglie incendiarie, poi puntualmente


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verificatasi, i plotoni dei carabinieri sono stati equipaggiati con estintori a polvere da 1 chilo, con coperte ignifughe e con guanti in fibra aramidica. Al riguardo, è doveroso precisare che gli estintori in dotazione sono differenti per tipologia e dimensioni, rispetto a quelli impiegati dai manifestanti durante gli scontri: sono ben più grossi.
In ordine all'armamento individuale e di reparto, i carabinieri sono stati dotati esclusivamente della pistola d'ordinanza, le cui ordinarie condizioni di porto, vale a dire di custodia, previste dalla normativa interna (cioè, arma scarica - senza colpo in canna - caricatore innestato, cane disarmato e senza sicura) sono state opportunamente modificate, prevedendo l'inserimento permanente della sicurezza quale ulteriore misura cautelativa. Sono stati, inoltre, distribuiti, a livello di plotone, mille spruzzatori contenenti sostanze chimiche lacrimogene, 500 lacrimogeni autopropulsi, nonché per il lancio degli artifizi lacrimogeni lanciagranate da 40 millimetri e i FAL, BM. 5P che hanno la stessa funzione di lancio della carica lacrimogena.
Per quanto concerne i mezzi, sono stati impiegati per servizi di ordine pubblico 100 blindati, 226 veicoli dotati di griglie di protezione, 10 veicoli trasporto truppe, cioè quelli cingolati, di cui quattro con lame anti-barricate, nonché 5 veicoli protetti con barriere mobili per rinforzare le barriere fisse poste a protezione della zona rossa. Inoltre, il comando provinciale di Genova è stato potenziato per le attività di controllo del territorio con 40 autovetture dotate di sistemi di radiolocalizzazione satellitare e con 30 motociclette. Sono state, altresì, installate presso il comando provinciale 5 stazioni per il fotosegnalamento e 2 sistemi portatili per il controllo elettronico delle impronte digitali, per realizzare una postazione temporanea connessa con la banca dati dattiloscopica


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del dipartimento di pubblica sicurezza, in parallelo con analoga struttura costituita dalla Polizia di Stato nella caserma del reparto mobile di Genova.
La gestione del complesso dispositivo di ordine pubblico dispiegato nell'area cittadina e la relativa attività di comando e controllo dei contingenti di ordine pubblico sono state ricondotte, coerentemente con la titolarità della direzione dei servizi, alla sala operativa interforze della questura di Genova, ove hanno trovato collocazione le postazioni radio delle altre forze di polizia, nonché gli ufficiali di collegamento anche dell'Arma. L'esercizio di tale attività di direzione da parte dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza è stato, infatti, assicurato attraverso la diramazione diretta degli ordini ai funzionari della Polizia di Stato preposti all'impiego di ciascun contingente delle forze dell'ordine ed in collegamento radio permanente con la citata sala operativa.
Parallelamente, per quanto concerne gli altri servizi, non di ordine pubblico, legati alle esigenze del vertice, quali scorte a personalità, controllo del territorio e vigilanza degli obiettivi sensibili assegnati all'Arma, i carabinieri si sono avvalsi della centrale operativa del comando provinciale, comunque interconnessa con la sala operativa della questura. Entrambe sono state dotate di sistemi di radiolocalizzazione delle autovetture normalmente impiegate nella città per il servizio di controllo del territorio e, per quanto attiene all'Arma, anche di ulteriori 60 mezzi dei reparti di rinforzo. È stata inoltre realizzata una maglia radio dedicata per collegare la centrale operativa del comando provinciale con tutti i contingenti di rinforzo, al fine di garantire l'immediato supporto logistico ai reparti, per esigenze di soccorso e recupero dei feriti, nonché per l'accompagnamento di arrestati e fermati.


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Con riferimento agli avvenimenti accaduti nei giorni 19, 20 e 21 luglio, analizzerò gli episodi che hanno più direttamente riguardato il personale dell'Arma e ripercorrerò, seppur sommariamente, lo sviluppo delle manifestazioni. Il 19 luglio si è svolto, senza incidenti, il corteo internazionale dei «migranti», organizzato dal Genoa social forum e regolarmente autorizzato, al quale hanno partecipato circa 20 mila persone. Il successivo 20 luglio, la città di Genova è stata teatro di cortei non autorizzati, degenerati a partire dalle ore 10,45, in numerose violente manifestazioni di protesta da parte di migliaia di dimostranti, appartenenti a varie organizzazioni e gruppi, tra i quali si sono segnalati, per le tecniche particolarmente aggressive, gli aderenti al black bloc. I facinorosi hanno dato luogo a gravi episodi di violenza e di guerriglia urbana, tentando inizialmente di forzare in più punti il blocco precostituito in difesa della zona rossa e, successivamente, estendendo le azioni violente nell'ambito della sola zona gialla.
I quartieri di Brignole, Foce, Marassi e San Martino sono stati quelli maggiormente interessati dalle distruzioni di cose mobili ed immobili, da incendi, da saccheggi di esercizi commerciali, banche e uffici. In tale fase, i contingenti dei battaglioni carabinieri «Lombardia», «Sicilia» e «Toscana», schierati sin dal mattino a presidio della zona gialla, sono stati oggetto di reiterati attacchi da parte di gruppi organizzati di manifestanti, sferrati con estrema violenza. Emblematico, prima di ogni assalto, è stato il lancio sistematico da parte dei facinorosi di bottiglie incendiarie, biglie d'acciaio, razzi, bombe carta, cubetti di porfido, liquidi imbrattanti, urticanti e lacrimogeni. I gruppi di esagitati hanno, inoltre, utilizzato, nelle fasi del successivo attacco, tecniche accuratamente preordinate, colpendo di sorpresa e dileguandosi repentinamente per riproporsi subito dopo su altri fronti, sottoponendo ad una


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continua ed ininterrotta pressione i contingenti dell'Arma. In queste circostanze, hanno utilizzato, in modo combinato, autovetture date alle fiamme o capovolte al centro, della carreggiata, incendi, cassonetti dell'immondizia per ostacolare il movimento dei veicoli militari, nonché estintori impiegati come corpi contundenti contro il personale ed i mezzi, come agenti aggressivi e per creare vere e proprie cortine fumogene.
L'equipaggiamento dei soggetti più violenti comprendeva passamontagna per coprire il volto, caschi, scudi, protezioni per il corpo, maschere antigas, mazze, spranghe, pistole lanciarazzi, bottiglie incendiarie, biglie e dadi d'acciaio scagliati con fionde, bombe carta, liquidi imbrattanti, urticanti e lacrimogeni. Ciò a chiara dimostrazione dell'intento preordinato di attaccare con violenza le forze dell'ordine.
Tra gli accadimenti certamente gravi verificatisi nella giornata del 20, tra i quali ricordo l'attacco alle caserme del comando provinciale e della compagnia carabinieri di Genova San Martino, l'assalto ad un blindato del battaglione «Toscana» con il ferimento in modo grave dell'appuntato alla guida dello stesso e l'incendio di un altro automezzo protetto, mi soffermerò in particolare, nel prosieguo, sull'episodio del decesso di Carlo Giuliani.
Al termine della giornata, nel corso della quale i carabinieri hanno dovuto effettuare numerose cariche, sono rimasti feriti 43 militari e danneggiati 77 mezzi dell'Arma, di cui 18 con gravi danni che ne hanno impedito il rientro nella sede stanziale. Nel corso degli scontri del giorno 20, sono state arrestate 29 persone. Di queste, 7 per lancio di oggetti contundenti e danneggiamento di auto in sosta, in occasione del citato attacco alla caserma della compagnia di Genova San Martino, e le rimanenti 22 (tra cui 2 tedeschi, 2 francesi ed


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1 greco) nel corso dei vari tafferugli, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, per danneggiamento aggravato e per porto e detenzione di oggetti atti ad offendere.
Al riguardo, considero utile fornire alcuni elementi in ordine alla organizzazione della gestione degli arrestati e dei fermati. Questi ultimi sono stati condotti negli uffici del nucleo operativo del comando provinciale, presso la caserma Forte San Giuliano, ove era stata costituita una apposita cellula, che provvedeva alle operazioni di fotosegnalamento e forniva ausilio ai militari operanti per la redazione degli atti di polizia giudiziaria. Di seguito, gli stessi venivano consegnati al personale della polizia penitenziaria, presente nella medesima caserma in locali appositamente posti a loro disposizione. Il personale della polizia penitenziaria, avvalendosi anche di un nucleo sanitario della stessa amministrazione, procedeva alla visita medica degli arrestati ed alla registrazione a matricola, traducendoli successivamente presso le case circondariali di Pavia e Voghera. I familiari degli arrestati sono stati avvisati, ove richiesto dagli interessati, come previsto da norme di legge. Le attività descritte, svolte sotto la responsabilità di un ufficiale superiore, hanno consentito di limitare al massimo la permanenza degli arrestati presso la struttura dell'Arma.
Veniamo ora al caso di Carlo Giuliani.Gli episodi di violenza in precedenza indicati si sono protratti per tutto l'arco della giornata. In tale quadro di inusitata violenza si inserisce il tragico evento in cui ha perso la vita il giovane manifestante Carlo Giuliani, per il quale esprimo, anche in questa sede, i sentimenti di profonda pietà umana a nome di tutta l'Arma dei carabinieri.
Ferma restando la competenza dell'autorità giudiziaria alla analitica ricostruzione dell'episodio, sento di affermare che le immagini della sequenza dell'evento, riprese dalle televisioni


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nazionali da diverse angolazioni, mi inducono a riscontrare nell'evento la sussistenza della legittima difesa. Alle ore 17 circa, in via Caffa, numerosi manifestanti, gran parte dei quali con il volto coperto, aggredivano un contingente del XII battaglione «Sicilia». Durante questa fase concitata, due Land Rover Defender di supporto logistico, inviate sul posto per il prelevamento di militari rimasti intossicati, durante una manovra di rapido ripiegamento del reparto, che cercava di riorganizzarsi per fronteggiare una moltitudine di assalitori, rimanevano isolate. Mentre una di queste riusciva con grande difficoltà a sganciarsi e a raggiungere il resto del contingente, l'altra condotta dal carabiniere Filippo Cavataio rimaneva bloccata da un cassonetto dell'immondizia lanciato proditoriamente dai dimostranti. Contro il fuoristrada iniziava un attacco con corpi contundenti (estintori, spranghe, tavole di legno) e con il lancio di blocchi di granito divelti dai marciapiedi, che infrangevano i vetri dell'automezzo, ferendo i carabinieri Mario Placanica e Dario Raffone, entrambi sul sedile posteriore del veicolo, perché - come detto - in precedenza colti da malore per prolungata esposizione al fumo dei lacrimogeni.
Il carabiniere Placanica, colpito ripetutamente alla testa e sanguinante, accortosi che il mezzo era stato circondato da una quarantina di esagitati, impugnava la pistola d'ordinanza, intimando agli assalitori di allontanarsi. Nonostante ciò, l'aggressione diventava sempre più violenta ed uno dei manifestanti si avvicinava al veicolo dalla parte posteriore con la chiara intenzione di lanciare un estintore all'interno dell'autovettura, che già presentava il lunotto infranto. In questo frangente di particolare tensione, il carabiniere, per difendersi da quello che risultava ormai un vero e proprio linciaggio, esplodeva due colpi di pistola, uno dei quali raggiungeva,


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uccidendolo, il giovane, successivamente identificato per Carlo Giuliani. Il carabiniere Cavataio, alla guida del mezzo militare, riusciva a ripartire e, nelle manovre di disimpegno, investiva non avvedendosene il cadavere del manifestante.
I due carabinieri presenti nella parte posteriore del fuoristrada hanno riportato: il carabiniere Raffone alcune contusioni escoriate al naso ed allo zigomo destro, nonché contusioni alla spalla sinistra ed al piede destro; il carabiniere Placanica (quello che ha sparato), un trauma cranico e contusioni multiple all'arto inferiore destro. Quest'ultimo per consentire all'autorità giudiziaria di procedere al suo immediato interrogatorio, si dimetteva volontariamente e contro il parere dei sanitari dal luogo di cura ove gli erano stati prestati i primi soccorsi, e successivamente veniva posto in convalescenza per trenta giorni. All'interno della Land Rover danneggiata dai dimostranti sono stati repertati pietre e corpi contundenti lanciati dai facinorosi e sono state altresì riscontrate evidenti tracce di sangue dei militari feriti
Il 21 luglio è stata notificata ai carabinieri Cavataio e Placanica l'informazione di garanzia per omicidio volontario, volta a consentire l'esecuzione dell'autopsia. Gli esiti di quest'ultima hanno di fatto già scagionato il carabiniere Cavataio, come pubblicamente dichiarato dal procuratore di Genova. Segnalo, per completezza, che il carabiniere Placanica e la sua famiglia sono stati oggetto di minacce telefoniche pervenute alla compagnia dei carabinieri di Roma Cassia e che telefonate di analogo tenore minatorio sono pervenute a soggetti omonimi residenti nella provincia di Catanzaro, sebbene senza alcun vincolo di parentela con il militare.
Riferirò ora sugli eventi verificatisi il 21 luglio. Nel disimpegno di servizi di ordine pubblico particolarmente complessi e protratti nel tempo, è prassi consolidata che il coinvolgimento


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di una delle forze di polizia in eventi particolarmente gravi e con forte impatto emotivo ne determini il successivo impiego in servizi non a diretto contatto con i manifestanti, in modo da abbassare il livello di tensione ed evitare pretestuose strumentalizzazioni che possano inasprire gli animi e spiralizzare gli atti violenti.
In ragione di ciò, nella giornata del 21 luglio l'autorità provinciale di pubblica sicurezza, d'intesa con il comandante provinciale dei carabinieri e su concorde valutazione del capo della polizia e mia personale, ha disposto di impiegare i carabinieri prevalentemente a presidio della «zona rossa» e, nell'ambito della «zona gialla», a supporto dei reparti delle altre forze di polizia, a loro volta direttamente impegnati nel controllo delle manifestazioni.
Per quanto riguarda singoli comportamenti illegittimi attribuiti a personale dell'Arma, compresi quelli diffusi dai mass media e da articoli di stampa, desidero precisare che essi sono oggetto di mirati accertamenti da parte dei competenti superiori gerarchici e, di volta in volta, riferiti all'autorità giudiziaria, cui compete in ogni caso ed in modo esclusivo, l'individuazione di responsabilità soggettive penalmente rilevanti anche con il riferimento alla possibile sussistenza di fatti calunniosi e diffamatori.
Passo ora a parlare dell'attività di indagine. Nel quadro delle attività rivolte alla chiarificazione della minaccia - come ho avuto modo di rappresentare - il ROS ha svolto mirate investigazioni a carico di bene individuati gruppi antagonisti, al fine di cogliere ogni possibile indicazione sulla volontà di compiere azioni violente ed eversive contro il G8.
In tale contesto, il 20 luglio, nel corso di una perquisizione domiciliare autorizzata dall'autorità giudiziaria, personale del ROS, unitamente a quello del comando provinciale di Genova,


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ha tratto in arresto Marco Cozzi, militante del locale «centro sociale Inmensa», trovato in possesso di un ordigno esplosivo di manifattura artigianale e di sostanze chimiche che, combinate tra loro, avrebbero avuto un elevato potere dirompente. L'arrestato è tuttora ristretto presso la casa circondariale.
Utilizzando sempre le acquisizioni investigative derivanti anche da mirati servizi di osservazione specie a carico dei più violenti facinorosi appartenenti ai gruppi di ispirazione anarchica denominati black bloc, il 22 luglio è stata intercettata a Recco, in provincia di Genova, una colonna di 5 automezzi, tra cui un pullman, con a bordo 25 soggetti riconducibili alla citata area estremista, dei quali 17 austriaci, 3 statunitensi, 2 sloveni, un tedesco, un australiano e uno svedese. Nel corso della conseguente perquisizione, sono stati rinvenuti coltelli, mazze, caschi protettivi, imbottiture di gomma piuma e capi di abbigliamento di colore nero, oltre a telefoni cellulari e due ricetrasmittenti. Gli anarchici sono stati, pertanto, tutti sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e, dopo avere svolto le procedure di fotosegnalamento presso il comando provinciale di Genova, trasferiti in istituti penitenziari ove sono tuttora detenuti, poiché colpiti da ordinanza di custodia cautelare. Nella circostanza del fermo, i giovani sono stati sottoposti ad esame medico esterno, dal quale è emerso che 8 di essi presentavano lesioni pregresse, verosimilmente riconducibili alla partecipazione ai disordini dei giorni precedenti. Quattro dei 17 austriaci sono risultati, altresì, già segnalati per il respingimento o la vigilanza sul territorio nazionale, poiché indicati dagli organi di polizia quali soggetti già evidenziatisi in precedenti analoghe manifestazioni.
La vicenda è stata peraltro ripresa dagli organi di stampa, anche in relazione alle dichiarazioni di un deputato europeo di nazionalità austriaca. L'europarlamentare ha voluto pubblicizzare


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le accuse di presunti maltrattamenti subiti in occasione del fermo, riferitegli da uno dei connazionali detenuto, a cui aveva fatto visita in carcere. La vicenda è stata comunque riferita all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.
Nella stessa giornata del 22, nel corso di un servizio di controllo nei pressi del casello autostradale di Genova-ovest, militari di un contingente di rinforzo hanno proceduto al fermo di polizia giudiziaria di tre cittadini tedeschi trovati in possesso di due coltelli di genere proibito, passamontagna e capi di vestiario di colore nero. Anche questi ultimi sono stati sottoposti a visita medica e riscontrati affetti da pregresse tumefazioni e ferite. I fermi sono stati convalidati dall'autorità giudiziaria che, successivamente, ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in devastazione e saccheggio.
Il 23 luglio, infine, personale della compagnia carabinieri di Santa Maria Ligure ha proceduto al controllo ed al successivo fermo di polizia giudiziaria nei confronti di dieci cittadini tedeschi, trovati a bordo di due camper occultati nei pressi di una cava del comune di Uscio (Genova). La perquisizione del mezzo ha consentito, infatti, di rinvenire coltelli, martelli, chiavi inglesi, catene, pietre, protezioni individuali, capi di abbigliamento di colore nero, materiale cartaceo del Genoa social forum, documenti vari riconducibili a formazioni anarchiche e materiale fotografico, comprovante la presenza degli stessi sui luoghi dei disordini. L'autorità giudiziaria ha convalidato i fermi e ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in devastazione e saccheggio.
Nell'intero periodo di svolgimento del vertice, l'Arma ha fermato o arrestato complessivamente 60 persone, per 52 delle


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quali il provvedimento è stato convalidato dall'autorità giudiziaria; 29 degli arrestati risultano tuttora ristretti in istituti carcerari.
Dall'insieme delle attività investigative svolte e dalle risultanze suindicate ha trovato conferma l'esistenza di rapporti di contiguità tra l'area antagonista italiana e gruppi organizzati stranieri, che hanno avuto parte attiva nei disordini. Pertanto, sono in corso altri accertamenti volti a verificare ulteriori contatti e l'esistenza di vincoli organizzativi fra le varie formazioni.
In conclusione, mi si voglia consentire, quale comandante, di sottolineare lo straordinario impegno di tutti gli uomini impiegati a Genova, in situazioni operative che sono state obiettivamente difficili e di eccezionale gravosità. È apparsa agli occhi di tutti la volontà di alcune migliaia di facinorosi di condurre una protesta assurdamente violenta, rivolta gratuitamente e con tecniche di vera e propria guerriglia contro autovetture private, arredi urbani, esercizi commerciali, banche ed altre strutture cittadine.
Con altrettanta evidenza si è potuto cogliere quale cieca violenza sia stata rivolta contro le forze dell'ordine sino a raggiungere follemente forme di vero e proprio linciaggio individuale. Questo inusitato livello di violenza fa quindi emergere con maggiore forza la dedizione, lo spirito di sacrificio e la salda fermezza che hanno caratterizzato i carabinieri impegnati a Genova. Pur senza indulgere in alcun modo a comprensione o giustificazione di eventuali eccessi, da perseguire anzi con rigore, ove se ne accerti la veridicità, voglio esprimere a tutti i carabinieri il mio apprezzamento e la mia gratitudine.

PRESIDENTE. La ringrazio, generale Siracusa. Le chiedo se intenda depositare la relazione che ha letto.


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SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Signor presidente, la deposito insieme ad un allegato di fotografie e ad una cassetta video. L'allegato contiene fotografie tratte da filmati televisivi, la cassetta è tratta da reperti di televisione nazionale.

PRESIDENTE. Da questo momento tale materiale è a disposizione di tutti. Do la parola ai membri del Comitato che intendono porre domande.

MARCO BOATO. Signor presidente, vorrei ringraziare vivamente il generale Siracusa per la sua relazione ed anche per aver descritto in dettaglio le varie fasi operative, gli strumenti utilizzati, il personale impiegato e così via. Mi limiterò a porre domande su alcuni punti specifici. Ovviamente ciò è stato già detto in occasione di altre audizioni, ma credo sia opportuno ripeterlo anche a lei.
Premetto che anche lei è partito dall'indicazione delle finalità dell'utilizzo dei reparti dell'Arma dei carabinieri a Genova nel quadro della strategia generale; le finalità che lei ha indicato sono: garantire l'ordinato svolgimento del vertice G8, assicurare la sicurezza dei cittadini della città di Genova, tutelare le manifestazioni pacifiche di dissenso e, contestualmente, contrastare tutti gli atti di violenza o di guerriglia urbana, come lei l'ha definita.
Premesso che tali finalità sono pienamente condivise, vi sono da parte mia alcune richieste di chiarimento; come lei sa, è stata deliberata una indagine conoscitiva in relazione ad alcuni episodi che si sono verificati in particolare nelle giornate del 20 e del 21 luglio, cui anche lei ha fatto - sia pure sinteticamente - ripetuto riferimento. Per quanto riguarda le richieste di chiarimento, ho sentito per la prima volta - ma la cosa non mi stupisce, nel senso che mi pare logico che si


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sia realizzata un'operazione di questo genere - ricordare da lei che il 28 novembre 2000 (se non ho preso male gli appunti mentre lei parlava) presso il CESIS è stato istituito un gruppo di lavoro interforze per la collaborazione tra l'intelligence e le forze di polizia italiane, anche con il contributo di analoghe strutture di altri paesi.
Posto che tutto ciò mi sembra istituzionalmente non solo del tutto corretto ma anche ovvio e siccome credo sia la prima volta che tale particolare forma di coordinamento presso il CESIS viene citata nelle nostre audizioni (non mi pare ne abbia parlato né il capo della polizia né il comandante della Guardia di finanza), la pregherei, se possibile, di chiarire meglio questo punto. Vorrei cioè sapere quali fossero i compiti di questo gruppo di lavoro e - se è in grado di dircelo oggi - anche quali risultati abbia prodotto, proprio perché mi sembra che un aspetto rilevante sia quello del coordinamento fra le forze di polizia e l'intelligence e cioè l'attività di informazione e di conoscenza sul piano interno e sul piano internazionale svolta preventivamente rispetto a ciò che si presumeva potesse avvenire in occasione del vertice G8.
Le chiederei, se possibile, allo stesso modo, di fornirci indicazioni, nei limiti in cui è in grado di farlo oggi (qualora, relativamente ad alcuni aspetti, non potesse farlo, si può riservare di fornire al presidente del Comitato eventuali appunti successivi), sull'attività dei ROS a questo riguardo, ossia dal punto di vista dell'attività preventiva che lei ha citato nella fase iniziale della sua relazione.
Ho preso molti appunti (sebbene lei parlasse anche molto velocemente) e mi sembra che, quando ha fatto il lungo elenco dei circa 7 mila uomini e dei 500 uomini di riserva impiegati, abbia parlato, se non ho sentito male, di un rafforzamento di 45 unità: vorrei chiederle di spiegarci meglio questo tipo di


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attività, perché ci consentirebbe di capire come ci si è preparati rispetto a ciò che sarebbe potuto succedere a Genova e che poi, in effetti, è successo; infatti, a fianco del G8, a fianco delle manifestazioni pacifiche preannunciate e ad una manifestazione pacifica di massa al riguardo, vi sono stati anche gruppi che hanno messo in atto azioni violente. Ciò è avvenuto sia da parte dei black bloc sia - come lei ha ricordato - da parte di settori sia italiani sia internazionali.
Il riferimento che ho fatto al gruppo di lavoro presso il CESIS rimanda ad una questione più generale. Lei ha parlato della sala operativa interforze presso la questura di Genova (lo ripeto, se faccio qualche errore nel riferire quello che lei ha detto, mi scusi, ho preso in fretta gli appunti); ebbene, le chiederei di approfondire - e di riferire al Comitato - l'aspetto riguardante il coordinamento tra l'Arma dei carabinieri, che lei comanda, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza, essendo a tutti chiaro che l'autorità di pubblica sicurezza è rappresentata dal prefetto e dal questore. Sia a livello nazionale sia a livello genovese - a livello nazionale ci sono stati molti incontri di cui anche lei ha parlato, tra i tanti ricordo quello del comitato nazionale - vorrei sapere come si sia svolta e che caratteristiche ha presentato - e se lei a posteriori ritenga sufficiente il modo in cui si è sviluppata - l'attività di coordinamento tra le diverse forze di polizia.
Per quanto riguarda l'uccisione di Carlo Giuliani - episodio tragico da lei descritto in modo dettagliato - non ho nulla da obiettare relativamente al contesto che lei ha ricostruito. Si è trattato di un episodio di aggressione violenta messa in atto, non dai black bloc, ma da gruppi di manifestanti di altro tipo: tutto ciò risulta chiarissimo. Non c'è dubbio che si è verificata una pesante e violenta aggressione, un tentativo di linciaggio, una situazione di emergenza. L'aspetto della legittima difesa


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che lei, comprensibilmente, ha richiamato rappresenta una esimente che verrà analizzata dall'autorità giudiziaria competente. Anch'io sono convinto che se nessuno restituirà più la vita a Carlo Giuliani, sicuramente anche la vita del carabiniere che ha sparato non sarà più la stessa. Se in una situazione di quel genere non si fosse trovato un carabiniere molto giovane - se non sbaglio di 21 anni -, il quale ha comprensibilmente utilizzato un'arma per difendersi, ma si fosse trovato un carabiniere con un grado più avanzato di professionalità e di esperienza ...

FABRIZIO CICCHITTO. Un suicida!

MARCO BOATO. Cerca di evitare polemiche e battute banali nei confronti di quanto sto dicendo con senso di responsabilità.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cicchitto...

MARCO BOATO. Battute banali e polemiche che non sto facendo io...

PRESIDENTE. Colleghi, non interrompiamoci a vicenda.

GABRIELE BOSCETTO. Presidente, non comprendiamo come l'onorevole Boato debba essere sempre il primo ad intervenire.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato può dire quello che vuole.

GABRIELE BOSCETTO. L'onorevole Boato è sempre il primo a parlare, a fare un comizio. È sempre il primo che si iscrive a parlare, ci precede tutti, parla mezz'ora e non fa una domanda ripetendo argomenti vieti.


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PRESIDENTE. Senatore Boscetto...

MARCO BOATO. Ho fatto una serie di domande dettagliate che il presidente ed il generale hanno raccolto. Mi sono iscritto a parlare.

GABRIELE BOSCETTO. Chiedo scusa, presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Boato, se parliamo in tre non riusciamo neppure a capirci.

MARCO BOATO. Ma stavo parlando io!

PRESIDENTE. Appunto! Lei è stato interrotto, me ne scuso. Vi sarei grato se le interruzioni non si verificassero più. Il motivo per il quale l'onorevole Boato parla per primo è questo: egli questa mattina, non appena l'ospite si è seduto, ha alzato la mano. Di conseguenza ho iscritto come primo oratore l'onorevole Boato. Se fate altrettanto cercherò di accontentare tutti, segnando nell'ordine...

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori!

MARCO BOATO. Ma se sta parlando un collega! Sull'ordine dei lavori parlerà quando avrò finito il mio intervento.

PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci, ma ritengo che può aspettare!

MARCO BOATO. Gli interventi sull'ordine dei lavori si fanno al termine della seduta, almeno così mi risulta.

PRESIDENTE. Senatrice Ioannucci, parlerà sull'ordine dei lavori non appena l'onorevole Boato avrà terminato il suo intervento.


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MARCO BOATO. Presidente, ho fatto solo domande, evidentemente i colleghi erano distratti. Siccome ho mantenuto un'assoluta serenità sia adesso sia in altre circostanze, non riesco a capire; evidentemente c'è qualcuno che non è altrettanto sereno.
Condividendo tutta la ricostruzione che il generale ha fatto relativamente all'episodio più tragico, mi chiedo se l'utilizzo di carabinieri in possesso di un maggior grado di esperienza e professionalità avrebbe potuto portare ad un diverso uso delle armi. Si può sparare in aria, alle gambe, cercando di evitare - se non come extrema ratio - l'uccisione della persona che ti sta aggredendo. Non c'è dubbio che era in atto una grave aggressione.
Ancora due domande. In riferimento agli episodi da lei citati, nel cui contesto si sono verificati dei supposti comportamenti legittimi sui quali sono in corso accertamenti, vorrei chiederle se, riguardo a ciò, sia in grado di fornirci ulteriori informazioni, limitatamente a quella che risulta essere la sua conoscenza dei fatti. Vorrei sapere quali siano gli episodi in cui si sono verificate ipotesi di comportamento illegittimo e sui quali sono in corso - uso la sua espressione - mirati accertamenti. Tali accertamenti riguardano anche episodi - da lei citati - avvenuti presso la caserma del Forte San Giuliano? Sui giornali di oggi ho letto che c'è stato un episodio di incriminazione per calunnia: l'ho letto, io sono attentissimo a tutte queste notizie. Le chiedo semplicemente, quali siano gli accertamenti che l'Arma dei carabinieri sta svolgendo? Questi accertamenti di carattere disciplinare ed amministrativo dipendono funzionalmente dal comando dell'Arma dei carabinieri? Hanno un qualche rapporto con il Ministero della difesa e con il Ministero dell'interno? Dal punto di vista istituzionale, quali sono le strutture chiamate in causa?


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Pubblicato su: 2005-07-05 (2788 letture)

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