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 L'orrore in P.zza Alimonda - Parte Seconda

Inchieste Esistenti

La follia nera

Perchè una tale bestialità? Perchè tanta rabbia?
C'è un di più di brutalità che è difficile da spiegare e anche da accettare. Ma soprattutto che è impossibile da gestire pubblicamente, meno che mai venerdì 20 luglio 2001. Che effetto avrebbe avuto la notizia sui manifestanti del sabato?



Quando Carlo Giuliani viene colpito in fronte non è morto, non ancora. Alla prima persona tra i soccorritori che gli sente il polso, una volontaria del GSF, pare di sentire flebili battiti del cuore, appena percettibili. La stessa autopsia ufficiale parla di "morte del soggetto nel lasso di tempo di alcuni minuti,...." e il sasso è stimabile si sposti tra il secondo e terzo minuto dopo lo sparo.
In ogni caso chi produce la ferita non è al corrente delle condizioni reali di Carlo, non può sapere se sia vivo o morto.
Perchè invece di soccorrerlo gli spaccano la testa?
Che motivazioni supplementari dovevano avere per compiere un atto tanto orribile?
Nessuno evidentemente lo ha ordinato. Non si obbedisce ad un ordine del genere in presenza di testimoni.
E non ci poteva essere un *piano* perchè un minuto e qualche secondo (tempo tra lo sparo e la riconquista della piazza) non sono sufficenti per ideare una azione complessa, comunicare con i sottoposti e mandarla in esecuzione con personale misto e un pò sbandato, pensando di farla franca. C'è un limite anche alla fesseria.
No.
Avvengono fatti semplici in P.zza Alimonda, fatti personali e primordiali, che riguardano se stessi, nella reazione ai quali si mette se stessi. Non è un ordine eseguito, è rabbia privata. Una rabbia che tracima e fa perdere la testa, e non vale la logica a spiegarla perchè viene molto prima della logica. Non solo l'onore ferito del reparto militare messo in fuga a sassate da un gruppo di ragazzi, non solo un odio antropologico e un rancore covato da tempo, teso come un arco da mesi di addestramento inutile alla prova dei fatti, e inutile in un modo umiliante. Non basta.
Per spaccare la testa ad un moribondo servono motivazioni in più. Serve un odio personale, privato, che dissolva i limiti del pensabile e porti a compiere una cosa talmente scellerata da non poter essere gestita. Da DOVER essere taciuta.
Talmente abbietta da dover essere coperta con una archiviazione sgangherata che cozza contro tutte le leggi della fisica, della logica e della decenza.
Non per difendere un sottufficiale o un ufficiale, ma per la ragion di stato.
Per non essere travolti, tutti loro, da un uragano di indignazione e di rabbia.

Allarghiamo lo sguardo.

Uno dei modi di dire consolidati, quasi un tic della narrazione del G8 genovese, è quello di pensare P.zza Alimonda come il culmine di una giornata nata storta. Quasi un crescendo naturale che non poteva che sfociare in tragedia. Con questa visione però si perdono di vista i fatti e le relazioni che li concatenano, e i fatti indicano che l'andamento della giornata è stato tutto, tranne che naturale.
La prima carica contro il corteo del Carlini, quella che fa degenerare il venerdì, parte alle ore 14,55 da via Invrea con ragioni pretestuose che fanno a cazzotti con i documenti e i filmati. Non è chiaro chi l'abbia decisa, ci sono due dirigenti di PS che se ne assumono la responsabilità con motivazioni diverse, mentendo entrambi. E' l'elemento centrale di tutta la gestione dell'ordine pubblico del G8: una carica a freddo che prima di tutto si accanisce contro il gruppo di contatto formato da giornalisti e parlamentari che antecede il corteo, per subito dopo attaccare la testuggine delle tute bianche. E' la prima carica in cui vi sia contatto fisico. Tutto quello successo finora in altre parti di genova è avvenuto comunque a distanza.
Da quel momento cominciano una serie di cariche e controcariche che alla lunga hanno esisti disatrosi per i carabinieri, che le prendono al punto di farsi incendiare un blindato, e di fatto si ritirano.
Alle ore 16,00 un imponente spiegamento di polizia partito con gli idranti da Brignole e comandato dal Primo Dirigente di P.S. Gaggiano giunge all'incrocio tra via Torino e via Tolemaide e inizia una carica a percussione con l'uso di mezzi speciali blindati lanciati a tutta velocità contro il corteo. Anche questa carica, esaurito lo slancio iniziale e terminata l'acqua degli idranti si ferma e in poco tempo quasi tutto il terreno guadagnato dalle forze dell'ordine viene perso nuovamente.
E' a questo punto che iniziano anche gli interventi da parte di contingenti delle forze dell'ordine sul fianco, in un'accerchiamento che non lascia vie di fuga ad un corteo che non può ritirarsi più velocemente di quanto stia facendo. Il primo di questi interventi sul fianco avverrà in via Caffa e produrrà i fatti di P.zza Alimonda, ma ce ne saranno altri successivamente, coordinati meglio: l'attacco a percussione sulla testa viene appoggiato da reparti sul fianco in una logica militare.
Chi in sala operativa stabilisce questa tattica ha deciso di farla finita, senza considerare come era iniziata: un corteo era stato attaccato in modo proditorio mentre era nel tratto di percorso autorizzato.

I momenti cruciali del 20 luglio sono due: le tra le 14,45 e le 15,00 e le 17.19.
Alle 14,45 avvengono due fatti importanti ma in zone molto distanti dall'incrocio tra via Torino e via Tolemaide dove avverrà la carica contro il Carlini 10 minuti dopo.
Il carcere di Marassi viene attaccato da un gruppo di manifestanti e un'altro gruppo di manifestanti attacca Forte San Giuliano, la sede del comando provinciale dei carabinieri, ovvero il secondo ganglo militare del G8, che in quel momento ospita la famosa delegazione parlamentare di deputati di AN e Lega. Queste due notizie allarmanti arrivano accavallandosi ed è evidente che il loro peso, anche simbolico, è grandissimo. Nei brogliacci radio della Centrale Operativa ci sono tracce degli eventi di Marassi ma nessuna di Forte San Giuliano. La cosa singolare è che si tratta in entrambi i casi di boatos, di esagerazioni e/o deformazioni dei fatti. Quello di Forte San Giuliano poi, è addirittura un assalto annunciato: per tutta la giornata reparti dei cc fanno la spola tra S.Giuliano e il resto della città: i falsi allarmi si sprecano fin dalla mattina.

1) Marassi è un attacco per sottrazione: i 4 blindati presenti abbandonano la piazza antistante il carcere senza aver avuto alcun contatto coi manifestanti, fuggono precipitosamente alla sola vista, come si è potuto apprezzare anche recentemente al processo in corso a Genova contro 25 manifestanti; si ricorderà a lungo la figura barbina del funzionario di PS di fronte al filmato in aula: una ritirata precipitosa senza una ragione apparente, che contrastava in modo stridente con la relazione di servizio stesa. E' uno dei fatti più inspiegabili di tutto il G8: abbandonano il carcere, lasciano fare per poi riconquistarlo una volta che i manifestanti si sono allontanati da soli.

2) L'assalto a Forte San Giuliano è ancora più strano. I filmati presi dalle telecamere fisse degli stessi cc che circondano il forte mostrano una modestissima sassaiola di pochi minuti. Non è un attacco al Forte, ma a un gruppo di cc che fronteggia da una strada laterale un gruppo sfrangiato di manifestanti appena caricati al meeting point, mentre defluiscono da Corso Italia.
A leggere le relazioni di servizio degli ufficiali dei cc, tutto avviene per telefonino: il Comandante della Regione Carabinieri Liguri telefona alle 14,45 sul cellulare al Magg. Frassinetto, ufficiale paracadutista del 1 Rgt. Tuscania che comanda il 3° plotone del CCIR del VI° Btg "Toscana", per chiedere soccorso.
Partono 5 blindati che arrivano alle 15,15 (si vede l'orario nei filmati), quando la sassaiola è terminata da un bel pezzo, e si dividono su due direttrici: 2 blindati si fermano sul lato di corso italia e 3, al comando del Ten. Colonnello Ulandi, braccio destro di Tesser, vanno a mettersi nei pasticci affrontando un gruppo piuttosto numeroso di manifestanti in una zona diversa, parecchio distante. In questa circostanza avviene il ferimento più grave di un carabiniere in tutto il G8: l'appuntato Luca Puliti viene ferito alla testa, mentre guida un blindato, da un sasso lanciato da un manifestante che, dicono i cc, gli ha aperto la portiera. E' questo, Luca Puliti, il carabiniere che viene dato per morente (o morto) nelle ore successive. In realtà il suo decorso clinico sarà decisamente più lieve e dopo qualche settimana nell'ospedale militare di Firenze verrà dimesso. Non senza aver ricevuto, unico tra i feriti, visita da svariate autorità, militari e civili.

Ma in quelle ore quel carabiniere viene narrato da qualcuno come in pericolo di vita, o addirittura morto, e la notizia ovviamente si diffonde a macchia d'olio con un effetto dirompente. In che forma di diffonde?
Riferisce il S. Ten Imperato nella sua relazione di servizio: <<Alcuni facinorosi, avvicinatisi al A55 targato CC560CA, riuscivano ad aprire la porta di guida colpendo con un grosso sasso alla fronte il conducente App. Luca PULITI.>>
Questa, o una simile, è la notizia che vola di bocca in bocca tra i carabinieri, atterra sui taccuini dei giornalisti, e si ingigantisce strada facendo fino a mettere radici proprie e rimanere in vita per ore: un collega è morente per un sasso alla fronte e ciò è avvenuto durante un attacco al comando dei carabinieri.
Quando Marco Poggi, infermiere a Bolzaneto, monta in servizio chiede al maresciallo dei cc notizie sulle condizioni del carabiniere gravissimo ci cui tutti parlano. Il sottufficiale lo raggela con la notizia della morte del collega. Lo stesso infermiere dichiara che, nel momento in cui la notizia si diffonde, le condizioni dentro Bolzaneto cambiano in modo radicale: la violenza diventa bestiale. Ferina.
Una violenza a freddo durata ore con una unica breve ricreazione di minuti: il passaggio del ministro Castelli venuto a solidarizzare con gli aguzzini. Poi di nuovo violenza per ore.

Che effetto avrà prodotto la notizia per le strade nel pomeriggio? Se l'hanno saputo a Bolzaneto ovviamente lo avranno saputo anche i contingenti schierati, visto che anche i giornalisti nel quadrante Foce ne sono a conoscenza. Quale è lo stato d'animo su cui viene proiettata questa distorsione esagerata della realtà? Chi è il vettore che distribuisce la panzana?
Se fosse arrivata alle orecchie del contingente "ECHO", in cui si trova Mario Placanica, che effetto avrebbe potuto produrre?

L'appuntato Luca Puliti infatti non è uno sconosciuto per il contingente "ECHO".
Il 3° plotone del VI° Btg CC "Toscana" in cui è inquadrato Puliti e l'aliquota della compagnia "ECHO" al comando di Lauro hanno operato assieme nelle prime ore del pomeriggio, in appoggio al 1° Rgt. Tuscania nello sgombero della cittadella dei manifestanti. Non è un collega qualsiasi che è grave/morente/morto, ma uno con cui sono stati fianco a fianco per parte della giornata.
Un commilitone preciso, in carne ed ossa, con un nome ed un volto.
Altri cc del VI° Btg CC "Toscana" confluiscono nel quadrante Foce, forse la notizia la portano loro.
Gli ufficiali di certo la sanno essendo collegati col laringofono (apparato radio da casco) alla centrale. I comandanti hanno una comunicazione bidirezionale con la loro centrale che si trova appunto a Forte S.Giuliano. I sottufficiali caposquadra sono invece collegati via radio solo con l'ufficiale e non sentono la centrale. La truppa non ha collegamenti radio. Ha i telefonini, che però non si possono usare col casco addosso.

Non sappiamo se il contingente "ECHO" sia stato raggiunto dalla notizia del collega morente per un sasso in fronte, ma se lo fosse ci sarebbe stata una sola occasione: in concomitanza con il discorsetto di Truglio che precede di poco la carica su via Caffa.
Lasciamo ancora una volta la parola a Lauro in Commissione Parlamentare:

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Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando erano circa le 16,30 (in realtà 50 minuti dopo, ndr) stavamo facendo ritorno ai mezzi lasciati in prossimità della Fiera; avevamo riunito il gruppo dei carabinieri: era giunto sul posto un tenente colonnello (Truglio, ndr) che, preposto al loro comando, coordinava le varie squadre. Aveva fatto un appello, perché il personale era abbastanza esausto....
Successivamente, visto che il gruppo era abbastanza esausto (era dalla mattina che attraversavamo tutta la città), abbiamo deciso di tornare ai mezzi - che erano abbastanza distanti - al fine di ricomporci e attendere nuove disposizioni. Mentre stavamo così procedendo, ho appreso dalla radio dell'esistenza di problemi nei pressi della stazione; ho saputo dopo che detti problemi erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A quel punto, ho deciso di dare man forte....
Ho pensato, dicevo prima, di dirigere in quella direzione per dare man forte ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà (almeno così sembrava da quanto sentivo via radio). Proprio mentre, in quel momento, stavo attraversando piazza Alimonda, ho visto nella parallela alla mia destra - Fiorillo si trovava sulla sinistra, in un'altra parallela, ma io non avevo ancora notato il suo gruppo - centinaia di persone che correvano. Si trattava, praticamente, dello stesso corteo delle tute bianche che tornava indietro....
Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa. Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti. ...
Sì, sì, spingevano i cassonetti in avanti e procedevano nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente. Dunque, siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via Caffa sono iniziati gli scontri. ....


Di tutti questi eventi oggi esiste una documentazione fotografica precisa, in parte presa al suolo e in parte dai balconi di P.zza Alimonda. Incrociamo allora la deposizione di Lauro con queste foto e con i brogliacci delle comunicazioni radio della Centrale Operativa.
Questa foto mostra il contingente "ECHO" in via Ilice durante la pausa col Ten.Col. Truglio. Placanica è nel defender.

 


Se prendiamo le comunicazioni radio della centrale operativa nella fascia oraria cruciale ed estrapoliamo quelle dirette al quadrante di foce-brignole-tolemaide otteniamo questo:

17.15 COT (Centrale operartiva): G 3 (Gaggiano), attaccali, scendi con i mezzi e attaccali
17.17 G 3: Chiede urgentemente rinforzi in via Tolemaide
17.19 COT: Portate ausilio a G3 in via Tolemaide
17.28 G 103 (Lauro): Inviare immiediatamente un’ambulanza in Via Caffa, nella Piazza antistante Via Caffa

Va tenuto presente che i brogliacci sono una sintesi scritta di una comunicazione orale (in genere più lunga) fatta dalla polizia stessa.
In questo lasso breve di tempo avvengono due fatti rilevanti: alle 17.15 per la prima volta in tutta la giornata la centrale operativa ordina in modo perentorio di attaccare. Non era mai successo prima: in generale è infatti il responsabile di P.S. di piazza che decide in base ad una valutazione sul posto. In questo caso il responsabile di via Tolemaide (Gaggiano) non è in grado di eseguire l'ordine. La decisione della centrale a questo punto è un ordine incongruo, senza soggetto <<Portate (chi?) ausilio a G3 in via Tolemaide>>. Gli ordini della centrale dovrebbero avere sempre indicato il soggetto, trattandosi di comunicazioni radio che non possono essere equivocate. Sono imprecisi gli ordini o è imprecisa la trascrizione? Lauro in ogni caso interpreta l'ordine come diretto a se. E inizia a muoversi.

Questa foto è importante perchè smentisce la versione di Lauro. Tutto il contingente è uscito da via Ilice e si sta mettendo le maschere antigas, mentre il corteo in via Tolemaide non li degna di uno sguardo. Se si mettono le maschere significa che stanno per entrare in azione. Non sono i manifestanti che attaccano i carabinieri spingendo i cassonetti, ma i cc comandati da Lauro che attaccano il corteo sul fianco perchè così gli è stato ordinato via radio, o così loro hanno interpretato il portare ausilio. Sono ancora una volta cariche a freddo che prescindono dal comportamento dei manifestanti, e ancora una volta si rivelano disatrose.

Un meccanismo militare tanto inetto quanto brutale è stato messo in moto, ha prodotto i suoi effetti in P.zza Alimonda e continuerà a produrli fino a sera, continuando nel giorno e nella notte successivi.

Gli ordini dalla centrale giungono ora sempre più secchi:
17,41 COT: G 9 portatevi fino all’ altezza della Casa dello studente cosi li prendiamo da dietro.
17,42 COT: G 9 esci da C.so Gastaldi che li prendiamo da sopra.
17.47 COT: G 9 esca , scenda perché da giù li stanno spingendo con gli idranti.
17,47 COT: G 9 caricate
E' la centrale che dirige con ordini precisi, l'ordine è chiuderla, farla finita.

Tra le 17.15, quando parte l'ordine a Gaggiano di attaccare definitivamente, e le 17.27 quando un plotone di carabinieri in rotta uccide Carlo Giuliani ci sono solo 12 minuti. Non è un crescendo naturale di scontri che culmina con la morte di un manifestante. Non si tratta di dissennate iniziative personali, ma ordini precisi, anche se dati malamente via radio e/o eseguiti peggio.
E' la massima autorità di ordine pubblico a Genova, permanentemente collegata col ministero dell'interno, che decide di farla finita.

Nessun tribunale ha mai chiesto conto di questi ordini. Nessuno ha ancora chiesto al questore Colucci come fu che in un giorno di Luglio del 2001 il più grande spiegamento di forze dell'ordine che si fosse mai visto in Italia attaccò ripetutamente un corteo autorizzato come se si trattasse di un esercito invasore. Ma questo accadde.
Chi ha materialmente premuto il grilletto della beretta 92 dentro il defender non è che il terminale di una scelta precisa di gestione dell'ordine pubblico. Una scelta militare che a partire dal pomeriggio del 20 Luglio si dispiegherà producendo lutto, sangue e gli orrori della guerra tutti: dalle umiliazioni psichiche e fisiche sul corpo dei prigionieri nemici rastrellati a casaccio, allo sfregio sul corpo dei nemici uccisi.
Non più operazione di ordine pubblico, ma una volta rotti gli argini, ordalia senza freni in cui ogni residuo principio di legalità viene spazzato via.

I fatti genovesi del G8 possono essere letti in molti modi, questo che avete avuto la pazienza di leggere è uno.
Non ci sono a nostro avviso responsabilità personali dei singoli funzionari e agenti che possano essere separate da quelle dei massimi responsabili di polizia: incapacità personali e visioni criminali di gestione della piazza si mescolano in una miscela esplosiva.

Da parte nostra continueremo a lavorare per riappropriarci di questa storia.. Non ci potrà fermare l'archiviazione indecente del procedimento Placanica. Altri reati sono stati commessi e per questi non è mai stato aperto alcun procedimento.

Anche se non vi fossero più giudici la ricerca della verità continuerà a mordere al garretto la *generazione criminale* di funzionari e politici che hanno prodotto la vergogna del G8. E che su questo crimine stanno fondando carriere gravide di altri lutti.
Non solo per rendere giustizia a Carlo Giuliani ma per evitare che capiti ancora.
Non per il secolo che morì a Genova ma per quello che si è aperto.

Non avrete pace senza giustizia. Continueremo a dire con la saggezza delle madri: ni olvido, ni perdon.
Batteremo a lungo le pentole sotto le vostre finestre.

Pillola Rossa Crew



 
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