Welcome to :- Pillola Rossa -:!

     Sostieni Pillola
Materiale per linkare Pillola Rossa e le controinchieste al proprio sito. Bottoni, banner, web-flyer.

     Menu
· Home
· Archivio
· Argomenti
· Cerca
· Enciclopedia
· FAQ
· Forums
· I tuoi dati
· Inserisci articolo
· Journal
· Messaggeria
· Scrivici
· Segnalaci
· Statistiche
· Top 10

 Documenti: Relazione del gen. Rolando Mosca Moschin. Novembre 2002.

La Polizia dell'Imperolisa Scrivere "27 novembre 2002. Il capo di stato maggiore della Difesa gen. Rolando Mosca Moschin all’inaugurazione dell’anno accademico del Centro Alti Studi della Difesa. Scenario internazionale, Alleanza Atlantica, Unione Europea. Missioni all’estero.

CENTRO ALTI STUDI DELLA DIFESA
INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO 2002-2003
INTERVENTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, GEN. ROLANDO MOSCA MOSCHINI
Palazzo Salviati - Roma, 27 novembre 2002

Signor Presidente del Consiglio,
sono particolarmente lieto di porgere il deferente saluto delle Forze Armate e mio personale, con il ringraziamento per aver voluto onorare con la sua presenza la cerimonia di apertura dell'anno accademico del Centro Alti Studi della Difesa.
Al Signor Ministro, che ci guida e ci sostiene con grande tensione morale nei consessi internazionali e nazionali, vada la gratitudine degli uomini e delle donne con le stellette.
Ai rappresentanti del Governo e del Parlamento, a tutte le Autorità ed ai gentili ospiti vada il mio più caloroso benvenuto ed il grazie delle Forze Armate per l'attenzione che viene ad esse riservata.
Coerentemente con l'impegno che ho, a suo tempo, assunto nei confronti di questo prestigioso Istituto, mi avvarrò dell'opportunità offertami dal tradizionale evento accademico odierno per aggiornare, in rapporto ai più recenti sviluppi intervenuti nell'ambito del sistema di sicurezza internazionale nel quale operiamo, il quadro di situazione e le prospettive delle Forze Armate.

Dopo una rapida verifica delle linee evolutive dello scenario internazionale, procederò all'esame, dal punto di vista tecnico-militare, dei grandi cambiamenti che si prospettano all'orizzonte per quel che concerne, in particolare, l'Alleanza Atlantica e l'Unione Europea, rivisitando in tale prospettiva il ruolo che le Forze Armate devono prepararsi a svolgere. Farò poi un breve punto di situazione sugli impegni operativi dello Strumento Militare italiano nei diversi teatri, per concludere con una panoramica sulle attività di studio in corso in questo periodo, nel quadro del processo di riorganizzazione.

Linee evolutive dello scenario internazionale
Gli eventi che si sono succeduti a partire dall'11 settembre 2001 hanno drammaticamente portato all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale minacce nuove, subdole, irrazionali ed attacchi altamente distruttivi e, più in generale, hanno messo in evidenza la grande vulnerabilità, psicologica oltre che fisica, della moderna società occidentale nei confronti di questi attacchi, che paradossalmente sfruttano proprio le condizioni di libertà, di democrazia e di trasparenza che di essa costituiscono il fondamento e la forza vitale.
Recentemente Lord Robertson, Segretario generale della NATO, ha sintetizzato il futuro della sicurezza in termini molti realistici con queste parole: più instabilità, più conflittualità più terrorismo più stati con precaria stabilità internapiù proliferazione.
Si tratta di un'immagine certo efficace, che si limita a riferire circa le componenti del gradiente di trasformazione dello scenario internazionale, ma che lascia intravedere possibili gravi conseguenze sull'ordine globale.
Le discontinuità e le aberrazioni prodotte nel sistema internazionale dalle complesse interazioni tra economia, cultura e sicurezza, che si sono generate lungo lo straordinario processo evolutivo dell'ultimo decennio, oggi contribuiscono a scatenare manifestazioni di crudezza e violenza senza precedenti, segnali premonitori forti di potenziali ancor più gravi sconvolgimenti. Dobbiamo e possiamo governare e correggere queste aberrazioni nell'interesse comune, con una strategia attiva di intervento costruttivo, che tenga conto dei rischi e degli obiettivi e che sia scientificamente pragmatica rispetto ai mezzi ed ai modi. In particolare, è necessario realizzare ogni potenziale sinergia derivabile dall'impiego
combinato, tempestivo e coerente, di componenti e capacità diversificate ovunque se ne manifesti l'esigenza.
Lo Strumento Militare è importante e primaria componente di questa strategia multidisciplinare e multinazionale.
L'analisi del complesso quadro cui ho fatto cenno evidenzia che la conflittualità in generale e, a maggior ragione, le minacce asimmetriche emergenti devono essere contrastate e neutralizzate con un impegno forte, immediato e diretto, ma non potranno essere definitivamente sconfitte se non si incide sul sottosviluppo economico e sociale e sulla disuguaglianza, in specifiche aree di crisi e su scala globale.
La strategia della sicurezza cui ho appena fatto riferimento deve essere dunque articolata su due sforzi complementari e concorrenti: il primo, diretto a neutralizzare la minaccia nell'area ove essa si annida, attraverso vere e proprie attività di combattimento, anche ad alta intensità; il secondo sforzo, altrettanto importante, volto invece a ristabilire ed a mantenere in quella stessa area le condizioni politiche, sociali ed economiche perché il terrorismo non trovi più alimento in un ambiente umano predisposto ad accoglierlo dalle disperate condizioni del vivere quotidiano.
Questo è stato in parte il modello dell'intervento in Kossovo ed è più pienamente il modello dell'intervento in Afghanistan, con la missione di contrasto di Enduring Freedome quella di sostegno dell'International Security Assistance Force, ISAF, delle quali le Forze Armate italiane sono ed ancor più saranno nel prossimo futuro protagoniste.
Lo Strumento Militare assume così un ruolo guida, non solo per il controllo della conflittualità ed il contrasto delle minacce emergenti, ma anche per il sostegno delle popolazioni civili coinvolte nella crisi ed il concorso immediato ed efficace che può fornire alle fondamentali attività di Nation building, per la costruzione o la ricostruzione di una società libera e civile e di istituzioni, per quanto possibile, democratiche.
Si tratta di missioni che richiedono in misura crescente elevata prontezza delle forze, capacità di proiezione a distanza, sostenibilità dello sforzo nel tempo, interoperabilità con le unità cooperanti di altri Paesi e, infine, aspetto questo particolarmente rilevante, una capacità di combattimento che garantisca non solo potere deterrente e reattività commisurati alla possibilità di un improvviso deterioramento della situazione, ma anche l'idoneità a condurre le necessarie attività di contrasto diretto e di neutralizzazione fisica della minaccia.
La complessità del quadro di situazione ed in particolare le caratteristiche sfuggenti ed ambigue della minaccia insieme alle condizioni delle popolazioni, spesso incolpevoli ed inermi, che essa infetta e sfrutta per alimentarsi, riprodursi e diffondersi, fanno ritenere che la chiave per il successo stia nella rivalorizzazione del fattore uomo, del suo bagaglio formativo, culturale, professionale e morale, nonché nella incessante ricerca della modernità di pensiero e materiale, della razionalità, della essenzialità, dell'aggiornamento tecnologico.
Questa è l'essenza ispiratrice del costante processo di riorganizzazione delle Forze Armate.
Un'ultima annotazione si impone per sottolineare che l'impostazione delineata va vista in un quadro multinazionale euro-atlantico allargato, nel quale tuttavia diviene sempre più importante il ruolo svolto da ogni singola Nazione, per il controllo della crisi e nelle successive fasi di ricostruzione, in termini sia di contributo allo sforzo comune sia dell'attuazione autonoma di possibili strategie coerenti e concorrenti. Sul tessuto connettivo istituzionale e sociale ricostruito attraverso l'intervento militare, anche in relazione agli
effetti indotti su aree limitrofe, possono essere infatti utilmente innestate specifiche strategie nazionali di cooperazione e di sostegno dell'iniziativa economica e sociale locale.

Alleanza Atlantica
Con il Vertice di Praga, che ha avuto luogo nei giorni scorsi, la NATO ha rivolto definitivamente la sua attenzione alle minacce emergenti globali ed asimmetriche, che rappresentano una vera e propria aggressione e quindi configurano una ipotesi di difesa nuova nelle forme e nei mezzi, ma del tutto coerente con quella originaria del Patto Atlantico. In concreto, è stato approvato un concetto comune per la difesa contro il terrorismo, affermando la determinazione della NATO ad agire con fermezza ed a garantire il proprio supporto alle iniziative dell'Unione Europea, delle Nazioni Unite e di eventuali coalizioni internazionali.
La spontanea dichiarazione dell'art.5 da parte del Consiglio Atlantico dopo gli eventi dell'11 settembre è, in fondo, la dimostrazione della validità "sperimentale" di questo assioma ed il fatto che l'Alleanza abbia poi solo in parte ed indirettamente potuto contribuire al contrasto del terrorismo è la prova che le capacità militari di cui dispone non sono adeguate alle esigenze.
Innanzitutto si tratta di difendere o contribuire a difendere le popolazioni, i territori e le forze dei Paesi membri dagli effetti di possibili aggressioni asimmetriche (terrorismo, attacchi suicidi, armi di distruzione di massa, missili balistici, ecc.). In secondo luogo, è necessario contrastare e neutralizzare direttamente le minacce emergenti, laddove esse si annidano.
Vi è infine l'esigenza, altrettanto importante, di rendere più pronti e creativi i meccanismi interni preposti all'evoluzione dell'organizzazione e delle capacità operative, per mantenerle costantemente in grado di far fronte alle trasformazioni della minaccia.
A Praga è stata assunta la decisione di costituire, riorganizzando e migliorando capacità esistenti, una nuova Forza di Risposta la NATO Response Force di 21.000 uomini. La formazione, che sarà pienamente operativa entro il 2006, utilizzerà tecnologie di avanguardia ed avrà caratteristiche fortemente innovative, sul piano della flessibilità e della prontezza di impiego, nonché della sostenibilità in operazioni prolungate.
Sarà naturalmente a composizione multinazionale ed interforze e potrà essere proiettata e dispiegata in tempi ristretti su scala globale. Con riferimento alle esigenze evolutive dell'organizzazione, la NATO Response Force agirà da elemento pilota, catalizzatore dello sviluppo di nuove capacità.
Sempre per quel che concerne le strutture, il Summit ha disposto un'ulteriore revisione dell'organizzazione permanente di comando e controllo, improntata ad un radicale sfoltimento di comandi ed enti a livello intermedio. Resteranno due Comandi del livello strategico, ma soltanto uno l'attuale SHAPE in Belgio assolverà funzioni di direzione delle operazioni. L'altro l'attuale SACLANT, negli Stati Uniti avrà compiti di natura funzionale ed opererà quale comando strategico per la trasformazione, responsabile dell'evoluzione delle capacità militari e della promozione dell'interoperabilità in ambito Alleanza.
Con il NATO's Prague Capabilities Commitment, che intende dare forte ed innovativo impulso alla Defence Capabilities Initiative (DCI), lanciata con il Summit di Washington (1999), si punta ad un sensibile miglioramento dei mezzi e dei sistemi, in particolare nei settori: difesa nucleare, biologica, chimica e radiologica, intelligence, sorveglianza, acquisizione obiettivi, comando, controllo e comunicazioni, sistemi d'arma per il combattimento, rifornimento in volo, trasporto strategico aereo e navale, sostegno logistico
proiettabile.
Le capacità enunciate dovranno essere basate su chiari e fermi impegni specifici da parte delle Nazioni, oltre che su un sostanziale incremento della cooperazione diretta a livello multinazionale, per realizzare ogni possibile sinergia e innalzare il rendimento degli investimenti nel settore della Difesa.
A questo riguardo, il Signor Presidente del Consiglio ha dichiarato l'impegno dell'Italia a fare la sua parte, assicurando, oltre agli assetti già esistenti o programmati, l'acquisizione delle capacità aggiuntive ritenute prioritarie dalla NATO.
Mi riferisco, in particolare, alla costituzione di un secondo battaglione per la difesa radiologica, biologica e chimica, alla protezione collettiva NBC dei nostri Comandi, al potenziamento dei supporti tattici e logistici, al fine di poter proiettare un Comando di Divisione e 3 Brigate con standard operativi ottimali, all'acquisto di 4 B767 tanker, per il rifornimento in volo ed il trasporto, al contributo per la realizzazione del sistema AGS (Air Ground Surveillance) insieme ad altri Paesi europei, all'acquisizione di 20 sistemi pod jammingper velivoli tattici.
A tal proposito, Signor Presidente, desidero manifestarle la soddisfazione e la gratitudine delle Forze Armate, per l'attenzione, la sensibilità e l'impegno con cui sta affrontando i nostri problemi. Praga costituisce un passaggio importante non soltanto per la NATO, ma anche per lo Strumento Militare italiano. Tutto ciò ci dà fiducia e ci conferma la volontà del Governo di dedicare alla funzione Difesa nel rispetto delle più generali esigenze e possibilità del Paese le risorse necessarie.
Un altro passo importante nel processo di evoluzione della NATO è naturalmente l'ingresso nell'Alleanza, fra circa due anni, di ben sette nuovi Paesi (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia).
Al di là del contributo di forze che queste Nazioni potranno fornire, il vero plus militare dell'allargamento e delle sue tappe preparatorie della Partnership for Peace e del Mediterranean Dialogue, sta nel progressivo coinvolgimento, diretto od indiretto, di un crescente numero di Paesi nella stessa strategia di sicurezza. I risultati di una cooperazione militare, estesa in questi anni ben al di là dei confini ed apparentemente oltre gli scopi contingenti dell'Alleanza, sono già ben evidenti, se si riflette, ad esempio, sull'ampia partecipazione di Nazioni esterne alle operazioni NATO nei Balcani e sul supporto garantito alle operazioni in Afghanistan dai Paesi limitrofi.
Il contributo italiano all'Alleanza consiste da sempre nella quasi totalità delle unità e dei comandi delle Forze Armate.
Nel quadro della più recente Force Structure Review, particolarmente significativa ed innovativa è la costituzione da parte italiana dei Comandi ad alta prontezza, ormai molto prossimi al conseguimento della piena operatività: HRF land di Solbiate Olona e HRF maritime di nave Garibaldi.
Anche il DeployableCAOC aeronautico di Poggiorenatico costituisce un assetto formidabile della nuova Alleanza. Queste capacità potranno costituire assetti pregiati di comando e controllo della NATO Response Force nata a Praga.

Unione Europea
La PESD, Politica di Sicurezza e Difesa dell'Unione Europea, si incentra dal punto di vista militare sull'Headline Goal, che prevede la costituzione di una struttura politico-militare permanente a sostegno del Consiglio Europeo e la disponibilità di capacità operative per la condotta degli interventi.
La prima si articola, replicando in parte l'omologa organizzazione NATO, sul Comitato Politico e di Sicurezza, sul Comitato Militare e sullo Stato Maggiore Militare. Dette strutture sono già pienamente funzionanti.
Per quanto riguarda le capacità operative, l'Headline Goalprevede che gli Stati membri siano in grado, per il 2003, di dispiegare entro 60 giorni e sostenere per almeno un anno forze militari capaci di svolgere l'intera gamma delle missioni di Petersberg (Petersberg tasks sono: humanitarian and rescue tasks; peace keeping tasks; tasks of combat forces in crisis management, including peace making (peace-enforcement), incluse quelle più impegnative, in operazioni fino a livello Corpo d'Armata (per 50.000-60.000 uomini), con l'aggiunta di commisurate componenti navali ed aeree.
Il contributo italiano comprende: per l'area interforze, il Comando Operativo di vertice Interforze (COI); per l'Esercito, un Comando di componente del livello Corpo d'Armata o Divisione e 3-4 Brigate, con i relativi supporti tattici e logistici; per la Marina, un Comando di componente navale ed una task-force su 20 unità navali; per l'Aeronautica, un Comando di componente aeronautica, 26 velivoli da combattimento, 9 aerei da trasporto, capacità Combat-SAR e di rifornimento in volo; per l'Arma dei Carabinieri, reparti Multinational Specialised Unit e unità di Polizia Militare.
L'Headline Goal costituisce per la UE un obiettivo ambizioso, il cui conseguimento, tuttavia, appare ora a portata di mano, se, come sembra ormai certo, il cosiddetto Berlin plus, l'accordo per il rilascio delle capacità NATO alla UE, sarà prossimamente perfezionato.
In questa prospettiva di più stretta cooperazione tra Unione ed Alleanza, si impone però una rilettura pragmatica, ossia finalizzata al funzionamento del Berlin plus, dei concetti chiave posti a base dell'iniziativa europea, che, lo ricordo, sono quelli di "complementarità UE-NATO", "autonomia decisionale", "duplicazione non necessaria" e "separabile ma non separato".
La "complementarità UE-NATO" è condizione di flessibilità e sinergia da parte delle due Organizzazioni rispetto ai grandi problemi della sicurezza e non deve comportare una rigida ripartizione dei compiti, in quanto la dimensione globale delle minacce cui è necessario far fronte impone un approccio unitario ed una risposta, anche in termini di preparazione e di intervento militari, altrettanto globale ed unitaria. Di qui l'opportunità di un riesame dei compiti di Petersberg.
L'"autonomia decisionale" della UE, da non intendere nei termini restrittivi ed assoluti di indipendenza, si esprime nei limiti di un processo che prevede: la decisione della NATO di non intervenire, la disponibilità della stessa a rilasciare le proprie capacità alla PESD, la decisione dell'Unione di intervenire.
L'autonomia decisionale della UE, per quanto potenzialmente ampia e significativa, si realizza dunque solo a partire da quest'ultimo momento del processo.
Il criterio di "evitare ogni duplicazione non necessaria" trova applicazione efficace soltanto se è costantemente riferito agli obiettivi da conseguire ed alla loro collocazione temporale. In altri termini, fissate le "capacità obiettivo" e l'orizzonte temporale entro cui conseguirle, devono essere costituiti od acquisiti ex-novo solo quegli assetti che risultano indispensabili e che non è altrimenti possibile rendere disponibili, per esempio attraverso l'Alleanza.
Infine, il principio del "separabile ma non separato", che si riferisce ovviamente alle capacità rilasciate dalla NATO, deve essere inteso, nello stesso tempo, come possibilità e come vincolo: come possibilità della UE di impiegare gli assetti interessati per proprie missioni; come vincolo a non estrarli dal contesto sistemico dell'Alleanza, ove si realizzano propriamente le loro necessarie sinergie funzionali, in modo da non penalizzarne il rendimento. In sintesi, le capacità sono separabili per i compiti UE, ma, nell'assolverli, devono operare non separate dal sistema integrato della NATO.
Sempre in tale prospettiva, è evidente che le forze impiegate dall'Unione dovranno utilizzare la dottrina NATO e rispondere ai requisiti tecnici ed agli standard dell'Alleanza e dunque dovranno essere costituite ed aggiornate sulla base di un processo di pianificazione comune e possibilmente unitario.
In definitiva, la dimensione europea va costruita e resa operante, in termini concreti e non burocratico-formali, all'interno e dall'interno dell'Alleanza, per ragioni di natura strategica, in modo da conferire reale unitarietà al fronte euro-atlantico, e di natura tecnico-militare, se si vuole ottenere il massimo rendimento dalle scarse e costose capacità disponibili.
A questo riguardo, il contributo delle Nazioni UE, le cui capacità accusano un Gap crescente rispetto a quelle degli Stati Uniti, indipendentemente dal contesto di impiego, oltre a richiedere considerevoli investimenti, potrebbe essere rafforzato anche attraverso:

- la gravitazione delle risorse in alcuni settori chiave: il comando e controllo, i moltiplicatori di forza, l'interoperabilità delle forze e dei comandi;
- lo sviluppo di idee e concetti di impiego innovativi, anche in relazione all'utilizzo intelligente della tecnologia intelligente;
- il coordinamento in ambito europeo dei programmi nazionali di investimento e di acquisizione di sistemi e materiali, alla ricerca di possibili sinergie ed economie di scala;
- uno sforzo congiunto volto ad ottenere il rilascio preferenziale di tecnologie avanzate da parte degli USA, in nome del contributo militare e politico che così la UE sarebbe in grado di fornire;
- il pooling delle risorse nazionali per la realizzazione di capacità strategiche a livello multinazionale.

Praga ha ripreso molti di questi punti, così come ha confermato, sul piano concettuale e su quello organizzativo, l'esigenza di ripensare il ruolo della NATO e della UE. Nei nuovi scenari globali, esse non possono essere che considerate quali sistemi catalizzatori, facilitatori di capacità operative integrate, in primo luogo sul piano della pianificazione congiunta, del comando e controllo e dell'interoperabilità delle forze. Devono divenire sistemi inclusivi, costantemente aperti all'ingresso di nuovi membri ed alla collaborazione con partners esterni, fermi restando gli essenziali requisiti, rispettivamente, di accesso e di validazione delle forze.
Il ruolo delle Forze Armate Italiane nel contesto della NATO e della dimensione di sicurezza e difesa dell'Unione Europea, come in qualunque altro contesto operativo, dipende dalla qualità e dalla quantità delle capacità nonché dal contributo concettuale ed organizzativo che il Paese è in grado di fornire. In sostanza, tale ruolo è funzione dello strumento militare disponibile, che ovviamente è il medesimo ed affronta tecnicamente nella stessa maniera missioni dello stesso tipo, qualunque sia il contesto di impiego.
L'impegno italiano per la sicurezza Le Forze Armate italiane sono attualmente impegnate in numerose missioni sia di controllo della conflittualità sia di contrasto diretto delle minacce asimmetriche.

Oggi abbiamo 8.337 uomini impiegati in operazioni al di fuori del territorio nazionale.
Il nostro impegno si realizza:

- nei Balcani, con le missioni in Bosnia-Erzegovina (1513 uomini), in Kossovo (4033 u.), in FYROM (370 u.), ed infine in Albania (1231 u.),  per un totale di 7147 u.;
- nel Teatro afghano, nel quadro di coalizioni ad hoc sotto l'egida delle Nazioni Unite, con le missioni Enduring Freedom (342 u.) e International Security Assistance Force (ISAF)(477 u.),
per un totale di 819 u.;
- in altre missioni delle Nazioni Unite (Corno d'Africa: United Nations Mission Etiopia-Eritrea (UNMEE, 152 u.); Medio Oriente: United Nations Truce Supervision Organisation (UNTSO, 8 u.); India-Pakistan: United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP, 8 u.); Libano: United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL, 51 u.); Congo: United Nations Mission in Democratic Republic of Congo (MONUC, 3 u.); IRAQ-KUWAIT: United Nations IRAQ-KUWAIT Observer Mission (UNIKOM, 4 u.); Marocco: United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO, 5 u.),  per un totale di 231 u.
- in altre missioni internazionali (Medio Oriente: Temporary International Presence in HEBRON (TIPH2, 11u.); Egitto: Multinational Force and Observer

Aggiornamento al 20 novembre 2002.

NATO
Joint Forge : 1472 + United Nation Mission in Bosnia and Herzegovina-International Police Task Force : 23 + European Union Monitoring Mission : 18 = 1513

NATO
Joint Guardian : 4032 + United Nation Interim Administration in Kosovo : 1 = 4033

NATO
Joint Guardian e Amber Fox : 370

681 NATO HQ Tirana + 418 Gruppo Navale + 104 Albania-Italia + 28 Delegazione Italiana Esperti = 1231 (presenza militare italiana complessiva in Albania).

238 Nave Aliseo + 89 Manas + 4 U. clgt. (2 Baghran + 1 Bahrain + 1 Stoccarda) + 11 Tampa (US) = 342

436 Kabul + 39 EAU + 2 TU = 477

(80 u.); Malta: Missione Italiana di Assistenza Tecnico-Militare (MIATM, 49 u.), per un totale di 140 u
..
La situazione nei Balcani, per quanto in costante miglioramento, richiederà presumibilmente ancora per lungo tempo una presenza militare internazionale. In tale quadro, la NATO ha messo a punto un progetto di razionalizzazione delle strutture di comando e di graduale riduzione delle forze impegnate. Il contributo italiano ha assunto in questi mesi una particolare valenza, in quanto all'Italia sono stati affidati il comando per un anno di tutte le forze NATO in Kosovo (circa 35.000 uomini) ed altri importanti incarichi di responsabilità a tutti i livelli, nei diversi settori.
Per quanto riguarda il teatro afghano con Enduring Freedom, oggi siamo presenti nel mare Arabico con nave "Aliseo" (238 uomini) e sulle basi di Manas in Kirgyzstan (2 C 130J e 89 u.) e Baghran in Afghanistan (2 U. di collegamento). A questi si affiancherà il Contingente di circa 1000 uomini che, a partire dal mese di marzo 2003, sarà impiegato, nel quadro della Coalition Task Force statunitense, in azioni di interdizione d'area in regioni del Paese, al confine con il Pakistan, dove ancora operano nuclei od elementi terroristi.
Il contributo italiano alla International Security Assistance Force (ISAF) in Kabul
è attualmente di 436 uomini. Dallo scorso mese di giugno la Turchia è subentrata al Regno Unito nella leadership dell'operazione e sarà a sua volta rilevata a fine anno dal Comando del Corpo d'Armata tedesco-olandese.
L'ISAF comprende contingenti di 22 Paesi (Turchia, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna, Olanda, Repubblica Ceca, Grecia, Austria, Finlandia, Romania, Svezia, Bulgaria, Albania, Danimarca, Stati Uniti, Norvegia, Irlanda,  Liechtenstein, Nuova Zelanda, FYROM, in ordine di consistenza dei contingenti).

Il processo di riorganizzazione delle Forze Armate
L'Italia sta quindi svolgendo un ruolo di primo piano nel sistema di stabilità e di sicurezza internazionale. I nostri reparti hanno guadagnato prestigio e credibilità. Siamo fortemente richiesti e coinvolti nelle operazioni e nei processi decisionali, sia nella NATO sia nell'Unione Europea, in una misura impensabile fino a pochi anni fa. D'altra parte, una strategia di affermazione nazionale nel contesto euro-atlantico ed internazionale deve in primo luogo puntare, soprattutto in questo periodo storico di grande incertezza e fluidità,  sul rafforzamento del ruolo e della credibilità dell'Italia, con il concreto contributo di forze e capacità operative all'altezza degli standard NATO.
Questo obiettivo è conseguibile soltanto a condizione che siano disponibili risorse sempre commisurate ai compiti e che sia completato il processo di riorganizzazione delle Forze Armate italiane da tempo in corso.
A tale processo è stato conferito in questi mesi, anche per la ferma volontà del Signor Ministro, nuovo e più potente impulso, con lo scopo di realizzare ogni possibile sinergia, economia di scala e recupero di efficienza, sia nell'ambito di ciascuna Forza Armata sia, con maggiori margini di miglioramento, a livello interforze. L'obiettivo primario è quello di incrementare la quota di capacità destinate alla componente operativa sul totale di quelle disponibili, gravitando su tale componente con le risorse recuperate attraverso l'ottimizzazione e la razionalizzazione delle strutture.
In tale prospettiva, negli ultimi mesi è stata avviata un'intensa attività di analisi e di valutazione, con il coinvolgimento diretto di tutte le componenti del Sistema Difesa. I risultati sin qui conseguiti sono senza dubbio incoraggianti. Senza poter né voler fare rivoluzioni, abbiamo posto tuttavia le premesse, in ottemperanza alla Direttiva Ministeriale e nello spirito del recente Libro Bianco, per un significativo balzo in avanti dello Strumento Militare italiano lungo il sentiero della modernizzazione. Per il successo del progetto è ovviamente necessario che siano sciolti i nodi cruciali, non solo finanziari, relativi al reclutamento del personale volontario mi permettano di dire, vera "spada di Damocle" incombente sulle Forze Armate della condizione militare e degli investimenti per il rinnovo del parco dei mezzi e dei materiali.
Nel quadro degli studi svolti, i settori che lasciano intravedere i più ampi margini di miglioramento sono:
- il comando e controllo principale fattore moltiplicatore dell'operatività ove le strutture potranno essere rese più omogenee in ambito Forze Armate ed interforze e pienamente interoperabili in campo multinazionale, le procedure chiarite e snellite e le responsabilità più appropriatamente riarticolate, nel quadro unificante della "direzione strategica integrata" dello Strumento Militare;
- le forze operative, la cui organizzazione potrà essere meglio standardizzata e resa pienamente interoperabile in ambito interforze e multinazionale, e, entro certi limiti, persino potenziata, recuperando risorse da altri settori;
- la logistica, per la quale sono state individuate nuove forme organizzative, del tipo lead service, ossia Forza Armata che fornisce un servizio o svolge un'attività a supporto dell'intero Sistema Difesa, in modo da realizzare sinergie ed eliminare ridondanze, senza creare nuove strutture accentrate a livello interforze;
- la funzione territoriale, per la quale è stata messa a punto una ipotesi di riduzione e di integrazione interforze dei Comandi territoriali, che dovrebbero operare anche nel settore delle infrastrutture e fungere da tramite diretto tra Vertice Militare della Difesa ed amministrazioni e comunità locali;
- la formazione del personale militare e civile, che, in un mondo in fortissima trasformazione come quello della sicurezza, deve divenire la funzione guida, evolutiva ed unificante, del Sistema Difesa, disporre di una più significativa componente organizzativa a livello interforze ed attrarre le migliori risorse, sfruttando altresì tutte le potenzialità derivanti dall'impiego delle nuove tecnologie dell'informazione e dell'apprendimento a distanza;
- la funzione tecnico-amministrativa, per la quale il Segretario Generale e Direttore Nazionale degli Armamenti dovrebbe essere posto in grado di assicurare, in maggior misura, la direzione unitaria, rigorosamente finalizzata alle priorità operative, per un più efficace ed economico impiego delle limitate risorse disponibili;
- la funzione comunicazione e pubblica informazione, che, opportunamente riorganizzata e valorizzata, nel quadro della nuova normativa di legge e con il supporto dei programmi lanciati dal Governo per la cosiddetta "società dell'informazione", dovrà consentire, nel rispetto delle direttive dell'Autorità Politica, di dare il via ad una nuova fase per quel che concerne i rapporti tra Sistema Difesa e pubblica opinione, anche attraverso i media, le relazioni interistituzionali, il reclutamento e la stessa comunicazione interna all'Amministrazione.


Signor Presidente, Signor Ministro, concludo ritornando sul punto che più ci preme e ci preoccupa mettendo in risalto ancora una volta che lo Strumento Militare italiano del XXI secolo dovrà essere in grado di:

- graduare lo sforzo in relazione all'intensità delle operazioni, dal peace keeping alle combat operations;
- intervenire su scala sostanzialmente globale e con tempestività, quando e dove si manifesti la minaccia, nell'ambito del sistema di sicurezza internazionale ed a partire dal contesto euro-atlantico;
- sostenere nel tempo la salvaguardia della sicurezza, alimentando senza soluzione di continuità lo sforzo per il controllo della conflittualità e delle crisi e pilotando in maniera innovativa la continua evoluzione delle proprie capacità operative.

In sostanza, lo Strumento Militare dovrà essere in grado di fornire un contributo creativo ed efficace allo sforzo comune, in ogni circostanza, al fine di garantire all'Italia di poter svolgere il ruolo che ad essa compete nell'ambito del sistema di sicurezza internazionale. Nel settore della sicurezza, che oggi è sinonimo e premessa concreta di libertà, di democrazia e di sviluppo, anche economico, su scala globale, le capacità militari danno infatti credibilità alla politica della Nazione e consentono ad essa di far valere, in primo luogo nei confronti dei Paesi alleati ed amici, il proprio modo di affrontare i problemi e le proprie strategie per risolverli.

Ho concluso, ringrazio per l'attenzione e, con il consenso del Signor Presidente del Consiglio dei Ministri e del Signor Ministro della Difesa, dichiaro aperto l'Anno Accademico della 54^ Sessione dell'Istituto Alti Studi per la Difesa e del 5° Corso dell'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze.

"



 
     Links Correlati
· Inoltre La Polizia dell'Impero
· News by bianconiglio


Articolo più letto relativo a La Polizia dell'Impero:
P.zza Alimonda: l'organigramma dei CCIR (i carabinieri d'assalto)


     Opzioni

 Pagina Stampabile Pagina Stampabile