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 Rassegna Stampa: i corpi e gli anticorpi

Materialilello Scrivere "Bella roba davvero, i verbali degli interrogatori dei super-poliziotti protagonisti del massacro della scuola Diaz, a Genova. Tanto per quello che dicono (prove false, falsi accoltellamenti, arresti illegali, ammissioni di violenze degne di «macellai») che per quello che non dicono affatto e che anzi si affannano a negare, o a nascondere (le responsabilità inerenti alla catena di comando, per esempio).

Dopo le deposizioni degli ufficiali dei Carabinieri presenti in Piazza Alimonda, essi sono l’ultima tessera di un mosaico inquietante, fatto di corpi speciali (CCIR e Tuscania da una parte – tra Piazza Alimonda e Via Tolemaide - e i poliziotti di Canterini in divisa atlantica dall’altra – alla Diaz e nei pattuglioni misti che battono le vie di Genova a caccia di ‘anarchici’ nella notte cilena del 21 luglio) e di loro comandanti (Truglio, il “somalo”, e Donnini, il “generale”, per esempio) scatenati in una repressione in cui ogni ombra di legalità viene accantonata, gestita da uomini abituati a missioni militari, ad azioni anti-crimine di alto profilo, o, tutt’al più, al controllo di hooligans ubriachi, lanciati contro migliaia di manifestanti pacifici, inseguiti e perseguitati sin nel sonno, quando ormai ogni motivo di ordine pubblico è svanito.
Il fatto singolare è poi che, una volta messi di fronte alle proprie responsabilità, nessuno di questi uomini, professionisti con curricoli da far invidia, sia disponibile ad assumersene alcuna. Nessuno ha comandato l’irruzione alla Diaz, mentre in Piazza Alimonda, nonostante sia presente il comandante di tutti i nuclei CCIR e le azioni siano coordinate dalla sala di controllo della Questura, a prendere un’iniziativa così delicata come il tentativo di spezzare il corteo delle tute bianche, travolgendo la barricata di via Caffa, sono il capitano Cappello e il Vice Questore Lauro ( ma l’uno, beninteso, lascia all’altro l’onore della responsabilità), mentre Truglio – a quanto dichiara – non solo non mette becco nella faccenda, ma rimane lì, isolato, a sbracciarsi per richiamare i propri uomini, che lo ignorano alla grande. Il Capitano Cappello, per parte sua, dichiara al magistrato che delle due jeep lui non sa nulla «anche perché non c’era alcun motivo operativo per la loro presenza»… Magari sarà stata un’iniziativa personale degli autisti, Cavataio e il maresciallo Primavera: tanto per non stare fermi lì, a non far niente…
In entrambi i casi non si sa se sia più giusto indignarsi per la mancanza di coraggio e dignità, o per certa sottintesa dimestichezza con la menzogna, l’illegalità e la disordinata e colpevole superficialità organizzativa di corpi speciali che, probabilmente, avrebbero bisogno di tanti, democraticissimi, anti-corpi.

Nota: Lello Voce su L'unità del 13 gennaio"



 
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