Tranquillità e sicurezza per genitori e piccini col baby monitor

Diventare genitori è una grande responsabilità, la vita cambia in un battito di ciglia e ci si ritrova di punto in bianco a conciliare la vita ante bebè con la nuova situazione. I neo genitori, soprattutto se si tratta del primo bambino, sono fin troppo apprensivi sulla sicurezza del nuovo arrivo e frequentemente compiono le azioni della vita quotidiana con fretta e timore.

L’invenzione del baby monitor ha rivoluzionato il modo di essere genitori consentendo maggiore tranquillità e sicurezza nello svolgere le azioni della vita quotidiana.

Quante volte vi è capitato di non trovare cinque minuti per rilassarsi sotto la doccia per il timore di lasciare incustodito il neonato? Innumerevoli, soprattutto con l’arrivo del primo bambino.

Evoluzione e funzione del angelcare

Inizialmente è nato come un walkie-talkie, rendendo possibile la trasmissione di suoni e segnali acustici da una stanza all’altra. I baby monitor di questo tipo possono essere analogici, per brevi distanze, o digitali in grado assicurare la copertura in ambienti più vasti.

Successivamente poi si è giunti all’ideazione di apparecchi che consentono non solo di “ascoltare” ma anche di “vedere”, garantendo così una funzione ad ampio spettro.. ma non solo!!

I modelli più evoluti oltre ad essere dotati di un display Lcd, rilevano la temperatura dell’ambiente circostante, consentono la comunicazione bidirezionale e in più sono dotati della funzione “ninna nanna” in modo da poter addormentare il piccino a suon di musica.

Solo walkie-talkie o monitoraggio a video?

Il mercato offre numerosi modelli di questo simpaticissimo ed essenziale apparecchio ma vediamo ora quali sono i più ambiti. Le esigenze dei genitori influiranno maggiormente sulla scelta di questo strumento e si può affermare a voce alta che il progresso tecnologico sforna modelli adatti ad accontentare i gusti dei più esigenti.

Come già anticipato, i angelcare base consentono semplicemente la trasmissione audio, mentre i concorrenti più evoluti spaziano ben oltre, infatti nella versione con tecnologia tech rendono possibile la visione del bambino da più punti della casa su uno schermo grazie ad un raggio di azione più potente captando anche il respiro e i movimenti del bambino durante il sonno.

Altra importante innovazione è la tecnologia ad infrarossi che permette il controllo in massima sicurezza anche nelle ore notturne, rendendo possibile ai genitori un momento di relax davanti alla tv.

Le innovazioni non si fermano qui e il angelcare può essere dotato di un sensore da sistemare sotto il materassino della culla in grado di rilevare tutti i movimenti del neonato avvisando con un segnale acustico ogni spostamento e addirittura segnalare l’assenza di movimenti per un periodo protratto oltre un determinato numero di secondi.

Versione classica o baby monitor indossabile?

Questo miracolo della tecnologia è disponibile anche nella versione indossabile, in modo da aver sempre sotto controllo il bambino come se avesse sempre accanto la presenza di una persona!

Ciò è reso possibile dalla capacità del dispositivo di rilevare non solo suoni e movimenti, ma anche anomalie del battito cardiaco e temperatura corporea, offrendo ai genitori maggiore comfort e tranquillità nei momenti più difficili e nelle situazioni più delicate.

A tutto smartphone! Carissimi genitori, ricordate sempre che questi dispositivi sono dotati nella maggior parte dei casi della tecnologia wireless che oltre a consentire la visione su schermo, rende possibile la connessione a smartphone e laptop di ultima generazione per una “sorveglianza” dal display del vostro telefonino o dal pc. Ora mamme e papà la scelta spetta a voi!

La stampante! Qualche informazione su questa periferica

La stampante è uno strumento tecnologico molto importante nel mondo moderno. Oggi grazie a questa preziosa unità periferica di output del computer è possibile mettere nero su bianco qualsiasi tipo di testo, immagine, o altra tipologia di dati selezionata dall’utente su un foglio di carta.

La stampante nel corso degli anni non sempre è stata così come la conosciamo ma questa è un’altra storia….il nostro scopo oggi è quello di fornire le informazioni essenziali per conoscere al meglio questo strumento.

In base all’utilizzo che si intende fare vi sono differenti unità di stampa che si avvalgono di diverse tecnologie per svolgere al meglio il loro compito, vediamo le più volute.

Cosa considerare?

Prima di passare alle tipologie è essenziale elencare sinteticamente i parametri comuni a qualsiasi tipo di stampante quindi nella scelta della periferica bisogna sempre considerare: l’interfaccia, formato carta, numero di colori primari, risoluzione massima, velocità, tempo per la prima stampa e costo per copia stampata.

Una attenta analisi di questi parametri vi consentirà di scegliere l’apparecchio più adatto alle vostre esigenze evitando di incorrere nell’acquisto sbagliato.

A tutto 3d… Questo tipo di unità periferica trova ampia applicazione nel mondo della modellistica industriale, nel campo medico e nell’oggettistica, grazie alla tecnologia utilizzata.

Questo tipo di stampante consente la riproduzione tridimensionale di oggetti per mezzo della tecnica di funzionamento basata sulla collocazione di tre testine rispettivamente sugli assi x, y, z, in modo tale che il rilascio delle resine contenute all’interno prenda la forma dell’oggetto da riprodurre.

E il caro getto d’inchiostro?

La stampante a getto d’inchiostro è la componente hardware più diffusa, grazie alla sua semplicità di utilizzo, alla sua silenziosità e al basso costo che la rende accessibile a tutti.

Periferica privilegiata di case e uffici, è un’ottima alleata in quanto, grazie alle testine che spruzzano attraverso microugelli minuscole gocce d’inchiostro, consente la realizzazione di stampe con una invidiabile risoluzione e qualità al punto da essere paragonate alla fotografia tradizionale.

Questa unità è adatta alle stampe più comuni però presenta qualche piccolo problema spesso causato dall’essiccamento dell’inchiostro nelle testine, altra piccola pecca può essere la lentezza della stampa.

Laser e led vs salute e compatibilità ambientale

Questo tipo di stampa utilizza la tecnologia della stampante wifi e laser, figlia della tecnologia utilizzata nelle comuni fotocopiatrici ed è prediletta grazie alla sua capacità di produrre stampe in tempi velocissimi, circa 70 pagine per minuto, oltre ad un’alta risoluzione.

Le problematiche legate a questo tipo di stampa sono correlate ai rischi per la salute e all’inquinamento ambientale, infatti diversi studi hanno evidenziato l’elevata emissione di sostanze cancerogene, particolato e irritanti durante il processo di stampa, sostanze che possono causare problemi che spaziano da piccoli disturbi a malattie serie.

Altra tecnologia è quella a led molto simile al laser ma che differisce da essa per l’impiego di una barra di led anziché del laser, ed è considerata migliore rispetto alla concorrente oltre per i bassi costi di produzione, anche in termini di affidabilità ed efficienza.

Divertimento in giardino con il tappeto Elastico

Il Tappeto Elastico è un oggetto costruito con una forte tela di tessuto, montata su una solida struttura di ferro e delle molle che permettono a chi lo usa di saltare molto in alto.

Se disponete di un giardino e volete fare un regalo ai vostri bambini in modo che si divertano all’aria aperta potreste considerare l’acquisto di un Tappeto Elastico per vederli raggiungere il cielo.

Inoltre, chi può dirlo? Potrebbero anche diventare degli atleti specializzati nella disciplina, visto che il Tappeto Elastico è uno sport riconosciuto a livello olimpionico.

Il Tappeto Elastico può essere una buona attrattiva per famiglie se gestite un agriturismo, un bagno marittimo o altri luoghi con spazi aperti dove magari è possibile lasciare che i bambini si divertano in libertà.



Tappeti Elastici per bambini e adulti

Ci sono diverse tipi di Tappeto Elastico, il più raccomandato per i bambini è quello che dispone di una rete da montare intorno alla base, prima delle molle sulle quali poggia il tessuto, in modo che i piccoli siano al sicuro da cadute dannose e dal mettere i piedini sulle molle che potrebbero fargli male.

Se intendete acquistare un Tappeto Elastico solo per i vostri bambini, allora potete tranquillamente puntare su un oggetto di dimensioni ridotte, a meno che non abbiate un giardino molto grande e vogliate utilizzarlo voi stessi con tutta la famiglia. In quel caso dovrete comprare un prodotto di qualità superiore, visto che il peso di un adulto potrebbe rompere il telo o far saltare le molle.

Il Tappeto Elastico come attrezzo per il fitness

Per scopi atletici o di fitness per adulti, dovrete cercare un attrezzo consono a questo tipo di attività, facendo particolarmente attenzione al tipo di molle che vengono montate, dato che la risposta nel salto sarà migliore con molle più lunghe.

Il salto sui tappeti elastici porta benefici a livello muscolare, cardiologico e respiratorio, consente di tonificare il proprio corpo e allo stesso tempo divertirsi.

Può essere utile informarsi sulla manutenzione dell’oggetto, su come fare a tenere salde le molle o a cambiarle quando necessario, in modo da garantire la massima sicurezza per i bambini o gli adulti che lo utilizzeranno.

L’importante è sapere quali sono le proprie esigenze e cercare sempre un oggetto sicuro di una marca affidabile, dopotutto si tratta comunque di un attrezzo dove verrà fatto del movimento, quindi meglio evitare spiacevoli incidenti e puntare sulla sicurezza,magari facendosi consigliare da un addetto alle vendite in un negozio sportivo.

Tablet: cosa dovete sapere su questa novità

Grazie ai tutti i dispositivi oggi in commercio, una serie di attività ed operazioni per le quali era necessario il PC o notebook, ora possono essere svolte mentre guardiamo un film sul divano di casa, o mentre aspettiamo il nostro turno al supermarket….

Oltre agli smartphone, uno strumento divenuto quasi indispensabile è il tablet. La rivoluzione consentita dal sistema operativo Android ha dato un notevole impulso a questo settore di mercato, e gli altri sistemi operativi comunque hanno il loro spazio, ed ora i tablet sono davvero di uso comune, cosa inimmaginabile fino a pochi anni fa.

Esistono davvero innumerevoli modelli di tablet, per ogni esigenza, per soddisfare ogni particolare necessità. I tablet possono essere piccoli o grandi, economici o molto cari, possono essere quasi de computer o comunque molto limitati.

Come usarlo

Argomento banale, ma pressoché infinito! Gli usi sono tantissimi, puoi usarlo per giocare, per una navigazione su internet veloce e comoda, per rispondere alle e-mail.

Puoi usarlo per gestire i tuoi appuntamenti sincronizzandoli con il tuo PC, o per fare i tuoi acquisti on-line. Puoi usarlo per guardare un film in streaming, o per leggere le ultime notizie, potresti addirittura usarlo come navigatore per la tua auto.

Il tuo tablet può tranquillamente diventare la tua libreria personalissima da portare in spiaggia in estate, o la tua fotocamera per le occasioni.

Insomma, ci puoi fare di tutto

Ti stai chiedendo come orientarsi fra i centinaia di modelli… Vuol dire che ti sei posto la domanda corretta, se gli usi sono cosi svariati, le caratteristiche possono essere veramente molto diverse fra i singoli modelli, con differenze talmente sostanziali da rendere un tablet quasi inutilizzabile, se non è scelto con determinati criteri.

Ricordiamo che a farla da padrone nella scelta sono la potenza di calcolo e memorizzazione, oltre alle dimensioni dello schermo.

Capite bene che chi vuole comprare un tablet 10 pollici per guardare un film comodamente non si potrà orientare su schermi da 6 pollici, allo stesso modo se lo si usa per lavorare, è impossibile non pensare ad un tablet dotato di tutte le moderne connessioni, wi-fi, GSM, GPS….

Se invece il tuo scopo è la lettura, ti consigliamo di prendere un tablet particolare, un e-book reader, che ha una tecnologia e-ink piuttosto che un classico pannello lcd. Non dobbiamo aggiungere nessun commento….se sei un lettore incallito, i tuoi occhi ti saranno per sempre riconoscenti di questo tuo piccolo sforzo economico.

Ovviamente, come abbiamo detto, il sistema operativo Android la fa da padrone, per la sua versatilità e per la sua diffusione, per la confidenza che il pubblico ormai ha con questo sistema, ormai quasi tutti gli utenti al momento dell’acquisto preferiscono l’omino verde, tuttavia, esistono i fedelissimi di altri sistemi, che non li abbandoneranno mai, per motivi di “fede” tecnologica o di convenienza lavorativa.

Ormai i tablet si avvicinano anche al pc, alcuni modelli offrono delle tastiere rimovibili, che unita ad una buona potenza di calcolo e capacità discreta di memorizzazione, per le operazioni più semplici non fanno rimpiangere il buon vecchio PC….

Cose importanti sulla centrifuga e suoi benefici

Vi siete mai chiesti come avviene la separazione tra corpi solidi e liquidi? Nel laboratorio chimico come si svolge questo processo? La risposta è molto semplice!

Tutto avviene grazie ad un apparecchio rivoluzionario che trova largo impiego nel settore dell’industria e nei laboratori chimici, la centrifuga!

La centrifuga da laboratorio principalmente viene utilizzata per la separazione di materiali con rapida sedimentazione e per piccole quantità di volumi. Le concorrenti utilizzate nell’ambito industriale invece hanno diverse caratteristiche e potenzialità.

Che cosa è?

La centrifuga nasce come uno strumento utilizzato per separare corpi con diversa densità, alla base del processo di separazione vi è l’impiego della forza centrifuga.

La forza centrifuga sostanzialmente è un’espressione vettoriale utilizzata per semplificare una serie di calcoli, ma di per sé non costituisce una forza fisica reale. In base al tipo di funzionamento vi sono differenti tipi di centrifuga:

Centrifughe senza separazione: accelerano la decantazione del corpo solido, quando non vi è necessità di ottenere due prodotti distinti. Questo tipo di apparecchio non è molto commercializzato nell’ambito industriale.

Centrifughe con separazione per sfioro: il funzionamento, in questo apparecchio, è continuo, e la decantazione si ha attraverso la separazione delle zone di scarico di solidi e liquidi, di solito queste centrifughe sono di dimensioni ridotte.

Centrifughe con separazione per filtrazione: queste macchine hanno le zone di scarico separate, ma la loro peculiarità sta nel fatto che sono dotate di un cestello, che agisce come filtro, permeabile solo al liquido. In base al sistema di scarico del solido queste macchine sono prodotte in diversi modelli e avremo centrifughe verticali a tre colonne, a sacco invertibile, quelle orizzontali e infine le centrifughe a spinta.

Questa è una classificazione di tipo generale, per ogni classe vi sono svariati tipi e modelli di questo ingegnoso apparecchio. Nella tipologia delle centrifughe da laboratorio, un’altra distinzione avviene in base al rotore utilizzato che può essere ad angolo fisso, variabile o verticale.

Qual è il suo utilizzo?

La centrifuga frutta ha trovato ampio successo in vari settori, innanzitutto il suo utilizzo più conosciuto è quello nell’ambito ambulatoriale ospedaliero, infatti uno tra i primi utilizzi di questa macchina porta il pensiero alle analisi biochimiche.

In secondo luogo è utilizzata molto nel settore industriale nei processi che implicano la separazione del latte dalla crema, dell’olio e delle sue componenti e così via. Nel settore minerario e chimico il suo utilizzo è essenziale per l’estrazione e la separazione delle sostanze.

In base all’utilizzo le dimensioni delle centrifughe e la velocità di rotazione per minuto variano, infatti troveremo nell’ambito chimico ospedaliero macchine di piccole dimensioni adatte per separare piccole quantità di materie, nell’ambito minerario per esempio troveremo macchine con una capienza del cestello fino a diverse tonnellate.

Giardini monumentali fai da te con il tagliasiepi

Chi di noi non ha mai sognato un giardino in stile francese-rinascimentale, con forme geometriche, labirinti di siepi, e muri vegetali?

Certo è che per quanto maestose siano state le loro creazioni, i grandi maestri giardinieri della storia quali Andrè Le Nôtre, Claude Mollet non hanno potuto giovare di una grande invenzione tecnologica che ha sicuramente rivoluzionato il modo di fare giardino: il tagliasiepi.

Ebbene si, cari amici dal pollice verde, la rivoluzione tecnologica è venuta in soccorso di tutti quelli che non potendo beneficiare dell’erede in persona di Andrè Le Nôtre, non disdegnano le opere di giardinaggio “fai da te” dando forma a creazioni più o meno fantasiose.

Infatti, è possibile reperire in commercio diversi modelli di elettroutensili in grado di accorciare, livellare, e dare la forme più svariate alle vostre siepi, o agli arbusti decorativi del vostro giardino.

Quale scegliere?

La scelta del tagliasiepi risulta molto personalizzata rispetto agli altri elettroutensili da giardinaggio in quanto è strettamente legata al risultato che si intende raggiungere, all’uso che si intende fare, sia esso professionale o amatoriale, ed al grado di precisione che si intende ottenere.

La scelta non può non passare attraverso un’analisi delle caratteristiche e delle prestazioni dei modelli esistenti in commercio.

Vediamo di conoscere meglio questo elettroutensile. Dal punto di vista strutturale, il tagliasiepi è dotato di una parte metallica definita spada o lama di variabile lunghezza in base al modello, e di una parte propulsiva alloggiata nella porzione impugnabile dell’utensile, che può essere a scoppio, elettrica o a batteria.

In base alle dimensioni del nostro giardino ed alle siepi che andremo a lavorare, la scelta potrà ricadere su un modello dalla spada corta che va dai 30 ai 50 cm o quello dalla spada lunga che va fino ai 75 cm: più alta sarà la nostra siepe, più lunga sarà necessaria la lama;

Tuttavia, bisogna prestare attenzione a scegliere modelli dalla spada lunga se la nostra intenzione è quella di farne un doppio uso anche per siepi corte, in quanto una lama lunga non è particolarmente adatta muri vegetali bassi, risultando al contrario imprecisa nel lavoro, pesante e di difficile maneggevolezza.

Altro elemento da non trascurare nella scelta del modello è il tipo di motore: i tagliasiepi dotati di motore a scoppio risultano indicati per i lavori più gravosi e per i giardini di dimensioni considerevoli.

Viceversa quelli elettrici e quelli a batteria, essendo gravati da barriere fisiche quali il cavo elettrico, o la limitata durata della batteria, risultano indicati per i giardini di piccole dimensioni e non molto impegnativi.

La sicurezza prima di tutto!

Infine, non bisogna trascurare la sicurezza d’utilizzo dei tagliasiepi. Scegliere i modelli dotati di griglia metallica di protezione della lama, rappresenta una garanzia contro eventuali urti accidentali, o nelle errate procedure di pulizia a seguito di incaglio di rametti o altro fogliame.

Addirittura, a tutela dei più incauti giardinieri amatoriali, alcuni modelli richiedono l’utilizzo di entrambe le mani per il funzionamento cosicché l’allontanamento di una di esse dalle posizioni di sicurezza prefissate, comporta l’immediato arresto del motore.

Running che passione! Come scegliere la scarpa giusta

L’estate mette voglia di trascorrere del tempo all’aria aperta e quale occasione migliore per conciliare un momento a stretto contatto con la natura e mantenersi in forma con una bella corsetta!

Che si tratti di preparazione per una maratona, o di una corsa per mantenersi in forma è molto importante farlo nel modo corretto, quindi per ottimizzare l’attività fisica senza provocare danni alle articolazioni è essenziale scegliere la scarpa tecnica più adatta all’anatomia del piede. In commercio esistono svariati modelli con particolari caratteristiche tutte da scoprire!

Caratteristiche fisiche e anatomia del piede

Prima di incanalarci nella scelta tra i vari modelli dobbiamo fare alcune piccole considerazioni. Innanzitutto non esiste la scarpa da running standard e quindi adattabile a chiunque!

La prima considerazione da effettuare mira sul sesso del corridore, eh sì! Ladies and Gentlemen ad ognuno la propria scarpa! La pianta del piede sposterà la vostra attenzione su determinati modelli, stretta o larga che sia non sarà più un problema!

Altro elemento da considerare è il peso del runner, in modo da scegliere la calzatura giusta per non sollecitare troppo le articolazioni durante il movimento e la pianta del piede per correre in tutta comodità.

Elencate le accortezze più comuni, ora passiamo ad alcune meno conosciute ai “profani” ma sicuramente indispensabili per una buona corsa.

Chi ha mai sentito parlare di pronazione fisiologica?

Con questo termine si intende la reazione del piede al peso del corpo in fase di appoggio sul terreno con la tendenza dell’arco plantare a cedere verso l’interno.

Quando la reazione sarà moderata si può parlare di pronatore, nel caso dell’iperpronatore vi sarà un effetto notevolmente maggiore rispetto al primo, ipotesi diversa è la supinazione in cui la rotazione del piede avviene verso l’esterno.

In entrambe le situazioni ovviamente la scelta della scarpa ricadrà su quella più adatta alla correzione della reazione al fine di evitare sgradevoli traumi.

Distanza da percorrere?

La scelta della scarpa running, come tutte le scelte della nostra vita, è influenzata dalle nostre aspettative! La calzatura tecnica dovrà essere adatta all’utilizzo che intendiamo fare di essa, per cui se la nostra passione è limitata a qualche breve corsetta occasionale, una scarpa per principianti sarà perfetta.

Diversamente se intendiamo percorrere lunghe distanze o percorsi più impegnativi seguendo un vero e proprio allenamento, il modello più adatto a noi sarà sicuramente una scarpa decisamente più professionale.

Importante è il percorso che si intende percorrere, per cui troveremo calzature adatte per la corsa su strada, terreno sterrato, a piste, zone campestri o a percorsi misti.

Occhio al calzino!

Una delle caratteristiche principali della scarpa da running, oltre alla sua leggerezza, è la sua capacità traspirante, in modo da garantire al piede, durante la corsa, il massimo comfort e il minor stress possibile, ragion per cui bisogna sposare la calza ideale.

Il calzino gioca un ruolo fondamentale, oltre a proteggere il piede da eventuali vesciche e micosi, ne garantisce la stabilità all’interno della scarpa, quindi una calza adeguata sarà quella in tessuto tecnico, preferibilmente sintetico, con punta e tallone rinforzati, che assicuri la massima traspirazione per piedi sempre freschi e asciutti.

A cosa serve un buon monitor per il pc

Non è possibile considerarlo un oggetto superato a favore dei più comodi notebook, tablet o dei recenti “transformer book”.

Magari per esigenze di lavoro, potenza di calcolo, comodità del monitor, o per semplice abitudine, nostalgia o altro, il PC cosiddetto Desktop o fisso, è lungi dall’abbandonare le nostre case, ed ancora più difficile sarà sostituirlo nei nostri uffici, dove le sue caratteristiche sono apprezzate ancora di più.

Uno dei principali vantaggi rispetto alle soluzioni portatili, oltre alla possibilità di personalizzarlo, e alla convenienza di avere potenze di calcolo e di archiviazione maggiori a costi accessibili, è costituito dalla possibilità di avere un monitor professionale, o comunque secondo le nostre esigenze….

Il monitor infatti è una componente fondamentale di un PC desktop, e lo scegliamo sempre in base alle nostre esigenze.

Eccoci arrivati a questa fase difficile, ricordiamo che ormai i monitor si sono evoluti tantissimo, non esistono più i monitor a tubo catodico, che occupavano tantissimo spazio e pesavano tantissimo, oltre a costare abbastanza, i monitor ormai sono leggeri e poco ingombranti.

La nostra scelta si baserà su diversi aspetti, il fattore principale è sempre l’uso che andremo a fare del monitor!

Dimensioni e la risoluzione

La tecnologia attuale ci consente di avere dei monitor molto grandi in spazi ridotti, se il nostro è un lavoro professionale potremo facilmente scegliere un monitor più che adeguato allo scopo che ci prefiggiamo.

Le dimensioni del nostro monitor sono misurate lungo la sua diagonale secondo il sistema di misura anglosassone, ovvero in pollici; La dimensione della diagonale espressa in pollici, e il rapporto fra le dimensioni – il cosiddetto ratio, ad esempio 4:3 o molto più frequentemente 16:9 – ci indicano chiaramente la dimensione dell’area visibile del monitor.

La risoluzione dello stesso, espressa in punti, ci indica esattamente quanti pixel ha il monitor che stiamo per acquistare, aggiungo che ormai i monitor più diffusi sono quanto meno in full HD (1920X1080 punti o pixel), e si affacciano prepotentemente sul mercato i monitor pc 27 pollici super HD, e risoluzioni ben più definite arriveranno nei prossimi anni.

Frequenza, la tecnologia e tanto altro sul nostro monitor

La frequenza di un monitor, è il numero di immagini al secondo che è in grado di produrre, per dare al nostro cervello l’impressione del movimento, anche in questo settore sembra che la tecnologia corra più delle esigenze, infatti, dopo decenni in cui le immagini dei nostri televisori si aggiornavano 25 volte al secondo, ora passiamo a 60 volte o anche a 100 immagini al secondo.

Esistono due grandi categorie di monitor, i monitor TN e gli IPS, con i primi che sicuramente garantiscono frequenze e tempi di risposta migliori, e i secondi che sono imbattibili in termini di angolo di visuale e di colori che riescono a produrre.

Il contrasto definisce il rapporto fra il punto più luminoso e quello meno luminoso che lo schermo è in grado di produrre, ovviamente, contrasti elevati, e oggi in mercato sono elevatissimi, garantiscono qualità delle immagini migliori.

In passato per avere un buon monitor bisognava spendere davvero tanto , ma al giorno d’oggi si riescono ad acquistare monitor di grande qualità con pochi soldi, e pensare di investire un po’ di quei soldi risparmiati nell’acquisto del monitor con le giuste connessioni non è sbagliato.

Anche se raramente pensiamo a quest”aspetto, la presenza del giusto ingresso potrebbe permettere al monitor che acquistiamo oggi di non essere desueto fra pochi anni, perciò, valutiamo il nostro acquisto anche in funzione della tempo che vorremo utilizzarlo.

La lavatrice… tra progresso ed emancipazione femminile

Essere donna per lunghissimi anni è stato sinonimo di annullamento e dedizione totale alla famiglia, garanzia al nucleo familiare di quel quantum di lavoro giornaliero non retribuito e spesso poco apprezzato, indispensabile per l’armonia della vita quotidiana e della convivenza.

Tra i vari compiti spettanti alla donna, oggi vogliamo esaminare il triste momento di “fare il bucato” e la sua evoluzione con l’introduzione della lavatrice. Eh sì! I panni sporchi si lavano in famiglia!!

Oggi fare il bucato è diventato un gioco da ragazzi, ma non è sempre stato così e la lavatrice, con il suo prezioso contributo alla semplificazione di questa mansione quotidiana, al contempo costituisce un elettrodomestico molto importante non solo dal punto di vista pratico, bensì dal punto di vista culturale essendo considerata strumento fondamentale per l’emancipazione femminile.

Come è nata

Sull’invenzione della macchina per il bucato ci sono diverse versioni e pare che la paternità di questo favoloso marchingegno sia contesa tra diversi personaggi.

Il primo prototipo di lavatrice sembra risalire al 1677 ad opera del baronetto John Hoskins che realizzò un sistema per risciacquare i panni costituito da un cestello di cordame da ruotare a mano sotto un getto d’acqua.

Secondo altri invece il padre della macchina per il bucato è un teologo tedesco, Jacob Christian Schäffern,  la cui idea di lavabiancheria era costituita da una rozza centrifuga azionata a mano.

L’apparecchio più vicino alla nostra concezione di lavatrice è attribuito a Thomas Bradford che nel 1860 inventò un apparecchio con i principi di funzionamento di quelli odierni.

L’invenzione di Bradford era costituita da una piccola gabbia ottagonale in legno in cui venivano adagiati i panni sporchi ed era dotata di una manovella per farla ruotare, per essere poi racchiusa in una scatola più grande dello stesso materiale contenente acqua e sapone.

Nel 1874, a detta di alcuni, William Blackstone conquista il titolo di inventore della macchina per il bucato, costruendo un congegno in un barile di legno da riempire con acqua calda e sapone dotato di un asse con lunghi pioli per scuotere la biancheria, destinato a diminuire le fatiche della tanto amata moglie.

Successivamente nel corso del ‘900 ha subito notevoli modifiche, sia per quanto riguarda l’utilizzo dei materiali di costruzione, sia per quanto riguarda la tecnica di funzionamento, non più a manovella, ma a corrente elettrica, nel 1907 grazie a e soprattutto per la sua funzionalità.

La rivoluzione tra le mura di casa

Solo negli anni ’60 la lavatrice inizia ad entrare nelle case della gente, grazie al boom economico, per la gioia e delizia delle donne in particolare.

Come già detto la lavatrice è vista come quel miracolo della tecnologia che ha risparmiato ore di duro lavoro a tantissime persone ma è anche considerata uno dei passi più importanti verso l’emancipazione femminile liberando definitivamente la donna dalla schiavitù del bucato.

Oggi nessuno bada alla biancheria che gira nel cestello, perché considerata un’operazione meccanica naturale e così quotidiana da non suscitare stupore, ma così non è stato per le donne che hanno utilizzato il miracolo tecnologico per la prima volta tra le mura della propria casa.

Non solo lavatrice

Scegliere una macchina lavabiancheria potrebbe non essere così semplice… tutto dipende dalle vostre pretese! Quindi se la lavatrice verrà collocata in uno spazio tutto suo si opterà per un marchingegno freestanding, altrimenti se la sua postazione è già destinata la scelta cadrà su una lavatrice da incasso.

Altro elemento importante da valutare è la comodità! Oggi esistono in commercio lavatrici in offerta con carica dall’alto o carica anteriore in base ai gusti e alle esigenze dell’utente…

Da non sottovalutare è la possibilità di acquistare un apparecchio multifunzione che consente non solo il lavaggio della biancheria, ma anche la sua asciugatura…. quindi che dire!! Valutate le vostre disponibilità monetarie e via con gli acquisti!

Come avere una birra alla spina…

In estate, con le temperature torride, o anche in inverno al caldo, e se vogliamo in autunno, ogni uomo sogna di avere in casa uno spillatore personalissimo della birra…

L’uomo ama la birra da tempi antichissimi, sin dai tempi delle piramidi, e da sempre ama trovare nuovi metodi per gustare una delle bevande più care…

Ovviamente ci si nasconde dietro alla scusa della bella stagione, ma la verità che ogni uomo ha pensato, diverse volte, di acquistare, costruire, possedere uno spillatore. Da esibire agli amici, da usare quando si vuole….

Ma lo spillatore, serve a….

Semplice… serve a conservare il prodotto più a lungo, evitando il contatto altrimenti inevitabile con l’aria, che tende a degradare velocemente la nostra bevanda, bionda rossa o scura che sia.

Lo spillatore a caduta, usato in epoca vittoriana, era poco più di una botte con un tappo, molto lontano dai concetti di oggi. Ben presto tuttavia arrivò lo spillatore a pompa che già consentiva una maggiore conservazione, essendo a tenuta stagna.

Lo spillatore ad anidride carbonica permetteva di conservare maggiormente la birra, infatti, la birra veniva stoccata con una certa quantità di anidride carbonica, che fungeva da “tappo” non consentendo il contatto con l’ossigeno, e allo stesso tempo “spingeva” la birra fino al bicchiere.

I vantaggi? una buona birra non ossidata, ma gli svantaggi erano un’eccessiva quantità di anidride carbonica, soprattutto nelle prime birre della botte.

Arthur Guinness, chi è quest’uomo

Non è solo l’uomo che ha dato il nome ad una birra scura fra le più celebri, ha anche intuito che la percentuale di anidride carbonica era eccessiva… e pensò bene di introdurre un gas composto da anidride carbonica e azoto.

Ottenne quindi un risultato migliore del precedente, garantendo la conservazione senza incidere in modo troppo pesante sul sapore della birra. Aveva inventato la spillatura al “carboazoto”.
Oggi, in aggiunta a questo, esistono spillatori birra dotati di spirali refrigeranti. Quindi birra ben conservata, con la giusta gasatura e pure alla temperatura giusta.

Eccoci alla tecnica giusta

Non basta spendere una cifra che può andare da poche centinaia di euro a qualche migliaio di euro, perché se non conosciamo le tecniche di spillatura, allora sarà meglio comprare le birre in lattina o bottiglia.

Dovremo conoscere le tecniche di spillatura, a partire dalla tecnica tedesca, che in 7 lunghi minuti consente di avere la birra con la giusta degasatura.

Secondo il popolo teutonico, per ottenere la birra perfetta occorrono tre colpi, con abbondanti pause fra l’uno e l’altro per ottenere la degasatura e passare infine al cappello di schiuma, da tagliare con il coltello.

E se lo dicono i tedeschi…

Gli inglesi, nella loro sostanziale differenza rispetto ai cugini della Germania, preferiscono il metodo opposto, ovvero una spillatura veloce, con un unico colpo, iniziando la spillatura senza bicchiere, inserendolo dopo che la birra ossidata e andata via e inclinando il bicchiere per ottenere meno schiuma.

Nel loro stile, i cugini d’oltremanica fanno scorrere la birra sulla parete del bicchiere provvedendo a raddrizzarlo piano piano. Modestamente, se noi italiani li abbiamo copiati, vuol dire che sanno quello che fanno. Questa è la tecnica che usiamo anche noi.

I belgi invece, si sono adeguati al modo inglese, con l’unica differenza che tagliano il cappello di schiuma con un colpo di coltello, come i tedeschi.

Piccolo accorgimento necessario perché le birre che vengono consumate nel continente hanno una percentuale di anidride carbonica superiore rispetto a quelle dei pub inglesi, e producono naturalmente più schiuma. E voi quale è la vostra birra…

Stendibiancheria per il vostro bucato a casa

Se in casa avete la possibilità di fare il bucato a mano o con una lavatrice e non avete un balcone per poter stendere gli abiti o se vivete in una casa con giardino e volete stenderli al sole, allora dovete pensare all’acquisto di uno stendibiancheria.

Forme e dimensioni per tutte le necessità

La scelta di un buono stendibiancheria ricade sulle vostre necessità, esistono stendibiancheria facilmente applicabili al muro (per esempio alla parete del vostro bagno) che possono essere retrattili in modo da non occupare troppo spazio, oppure ci sono Stendibiancheria che poggiano direttamente sul pavimento o sul terreno.

Se la vostra abitazione non dispone di grandi spazi, conviene acquistare uno stendibiancheria pieghevole, in modo che quando non dovrete usufrirne potrete facilmente riporlo in un angolo della casa.

Per una famiglia numerosa e quindi con molti panni da stendere una volta fatto il bucato, dovrebbe utilizzare un stendibiancheria resistente, con una buona base e in grado di sostenere un certo tipo di peso, senza rischiare di far ribaltare l’oggetto o addirittura di romperlo.

Ricordate che i panni appena lavati pesano di più, specialmente se si tratta di capi di abbigliamento pesante o di accappatoi. Ci sono stendibiancheria di varie forme, gli stendibiancheria a torre occupano sicuramente meno spazio, ma risultano un po’ scomodi quando si tratta di stendere capi ampi o lunghi.

Quelli da giardino spesso si sviluppano a raggiera, come se fossero un ombrello, ma occupano molto spazio quindi si possono utilizzare solo se si ha un cortile o un vero e proprio giardino fuori dalla propria abitazione.

Gli stendibiancheria da giardino inoltre devono essere costruiti con dei materiali resistenti alla pioggia e alla ruggine, visto che essendo di dimensioni più grandi, li si lascerà all’aperto e quindi saranno soggetti alle intemperie del tempo.

Può essere utile avere più di uno stendibiancheria in casa, ne si potrà utilizzare uno a parete per stendere la biancheria intima, magari sistemato nel bagno, mentre uno pieghevole e più resistente per i capi di abbigliamento.

Attenti allo spazio in casa

Per qualsiasi vostra esigenza, assicuratevi di scegliere uno stendibiancheria elettrico adatto allo spazio che avete in casa e al numero di persone che la abitano. Tenete sempre conto di dove lo utilizzerete, se in salotto, in cucina o in camera, in modo da scegliere uno Stendibiancheria che non dia fastidio o ostruisca il passaggio.

Se vivete soli in casa e non avete un guardaroba vasto potrete cavarvela con un semplice stendibiancheria a muro, altrimenti se avete una famiglia numerosa, o vivete con amici e non volete stendere le vostre robe sui termosifoni come sono soliti fare gli studenti universitari, considerate l’acquisto di un comodo, ma resistente stendibiancheria pieghevole.

Crisi petrolifera e nuove tecniche di estrazione

Le nuove tecniche di estrazione del petrolio hanno sicuramente stravolto il mercato del greggio mondiale.
A metà anni 2000 le riserve stimate dagli esperti garantivano la possibilità di sfruttare gli idrocarburi fossili per pochi decenni, tuttavia ora le stesse riserve si aggirano circa ad un secolo, al netto della valutazione del continuo aumento della domanda.

Ovviamente, le risorse non sono aumentate, semplicemente, grazie alle nuove tecniche di estrazione, è aumentata la valutazione delle risorse disponibili, quelle che fisicamente possono essere sfruttate dall’uomo con le tecnologie attuali.

Fatta questa premessa dobbiamo dire che le nuove tecnologie hanno rappresentato una rivoluzione, hanno allargato l’orizzonte delle risorse in modo istantaneo, non solo in termini di durata, che è più che raddoppiata, ma anche in termini di petrolio disponibile sul mercato sin da subito.

Dove prima non si poteva estrarre, ora si può.

La Basilicata è un esempio, infatti il petrolio lucano è noto agli esperti da molti decenni, tuttavia era sempre stato impossibile accedervi, prima d’ora. E si tratta di un giacimento importantissimo per estensione.

Questo semplice esempio ci fa capire come in un mercato fatto di domanda ed offerta, l’offerta è aumentata a dismisura in un lasso di tempo che può essere considerato brevissimo. Tutto ciò ha portato ad un abbattimento del costo del singolo barile su tutto il mercato mondiale, passando dai massimi storici di quasi 200 dollari al barile al minimo inferiore a 30.

L’abbattimento del costo è realmente positivo?

In merito all’abbattimento del costo del petrolio pensare ad una singola causa è sicuramente riduttivo: il mercato del petrolio è complesso e non è semplice comprenderne appieno le cause che governano le sue oscillazioni, e senza entrare in argomenti davvero troppo complessi, possiamo affermare anche che anche la situazione geopolitica dei paesi produttori di petrolio, oltre all’aumento a dismisura dell’offerta, ha inciso sulla caduta dei prezzi.

E’ comunque interessante comprendere che anche sul piano degli effetti di un abbassamento del costo, le riflessioni più immediate si possono rivelare inesatte. Difatti la gente comune è portata a pensare che la riduzione del costo di una materia prima, o dell’energia in questo caso, per il consumatore finale, o più genericamente, per uno stato come l’Italia che è importatore di petrolio, sia sicuramente una buona notizia.

Tuttavia, un decremento eccessivo, e per un periodo di tempo troppo lungo, come quello che stiamo vivendo in questi anni, potrebbe avere effetti negativi anche per attori non direttamente interessati. In primis, ed è facile comprenderlo, i paesi esportatori di petrolio sono anche paesi importatori di beni di lusso, o in generale di prodotti lavorati, e sono nostri partner commerciali.

Pertanto una riduzione del loro potere di acquisto comporta una diminuzione di vendita di beni e prodotti finiti su cui l’Europa realizza un ottimo surplus.

Un altro motivo di preoccupazione sono le conseguenze geopolitiche di Paesi in Africa e Sud America che basavano la loro economia sull’export e ora vivono delle crisi politiche, tutto ciò oltre a preoccupare il mondo occidentale per l’instabilità di queste regioni, è terreno fertile per movimenti che di pacifico hanno ben poco.

Inoltre ci sono giganti dell’esportazione di altre fonti fossili, come la Russia, che hanno difficoltà ad essere competitivi con un prezzo del petrolio così basso.

Per concludere

Non dimentichiamo infine che anche nei paesi occidentali, che ad un’analisi superficiale dovrebbero guadagnarci da questa situazione, in realtà la preoccupazione è alta, perché sono numerose le società quotate in borsa che vivono di petrolio, e sono centinaia di migliaia i posti di lavoro (occidentali) nel settore di estrazione e raffinazione petrolifera.