Orti e giardini sono pratiche resistenti

È passato poco più di un mese dalle dichiarazioni di Giuseppe Sala, direttore generale di Expo 2015, che confermano la decisione di abbandonare il progetto di orto planetario che prevedeva la realizzazione, all’interno degli spazi espositivi di Expo 2015, di un’area centrale coltivata. La “passeggiata verde” lascerà spazio invece a un boulevard lungo il quale gli espositori, lasciati liberi di interpretare a piacere il tema del cibo, allestiranno bar, ristoranti e attrazioni varie. Un’Expo eccessivamente agricola rischia di essere un grave errore, ha affermato Sala di recente, oggi Milano ha bisogno piuttosto di una strategia per intercettare gli interessi degli investitori ed è necessario pertanto puntare su tecnologia e progresso trasformando così Expo2015 in una finestra sul futuro dell’alimentazione.

Affermazioni dense di significati quelle della dirigenza Expo 2015 che esprimono i riferimenti analitici, culturali e soprattutto, la visione politica attraverso cui si intende dare forma al progetto. Accantonate senza fatica le retoriche che hanno accompagnato la candidatura della città, Expo2015 viene presentata finalmente per quello che sarà: un grande prodotto da vendere. Perchè gli investitori non si annoino è cosigliabile quindi smettere di parlare di campi e di agricoltura, in tema di alimentazione che sia lasciato spazio piuttosto a tecnologia e ricerca applicata. Si tratta di un racconto ben collaudato, come non sentire l’eco della “rivoluzione verde” e dei suoi filantropici finanziatori? L’insieme delle prese di posizione di questi ultimi mesi non fanno che confermare una diffusa tendenza alla mercificazione che a partire dal cibo si estende all’intero sistema cittadino.

È da una critica a questo modello di città che muove il NoExpo Climate Camp. Il gruppo degli ins-orti, animato da persone che si occupano di agricoltura e verde dal basso, in questi mesi ha organizzato una serie di appuntamenti dedicati alle pratiche di agricoltura urbana ma sopratutto, alla sperimentazione in prima persona della possibilità di far germogliare e prendersi cura di spazi verdi aperti, liberi e condivisi. Fanno parte di questo percorso: la realizzazione dell’orto in Cascina Torchiera, la creazione e cura del libero giardino intitolato a Primo Moroni, workshop, assemblee e appuntamenti per la messa in rete di saperi e di competenze e infine la progettazione di un intervento di piantumazione, da realizzarsi durante le giornate del Camp.

A partire da una serie di riflessioni sui significati sociali e politici che si legano alle esperienze di giardinaggio urbano e di agricoltura di prossimità,  gli ins-orti sottolineano come queste possano essere lette come pratiche resistenti perché sono in grado di esprimere, nel quotidiano, un potenziale di critica ai modelli egemoni di organizzazione, produzione e consumo. In questa visione, orti e giardini comunitari diventano un’occasione per sperimentare coinvolgimento, azione diretta, condivisione di saperi, risorse e attività. Occuparsi  di verde dal basso è uno modo per riappropriarsi della città e per ricostruire la trama delle relazioni che definiscono il territorio nel quale ciascuno vive, ricordando che orti e giardini, come le relazioni, ci piacciono di più se orizzontali.

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  1. Ins-orti
Posted: May 30th, 2011 | Author: insorti | Filed under: Ins-Orti | No Comments »

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