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Balbo t’è pas’è l’Atlantic mo miga la Perma

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Parma 12 settembre, commemorazione della battaglia d’Oltretorrente: RASH Roma e Magazzini Popolari Casalbertone presenti!

In seguito all’inasprirsi delle violenze fasciste contro le organizzazioni e le sedi del movimento operaio e democratico, l’Alleanza del Lavoro (organo di un ampio fronte sindacale) proclamò per il 1º agosto 1922 uno sciopero generale nazionale in “difesa delle libertà politiche e sindacali”. Contro la mobilitazione dei lavoratori si scatenò la violenza delle squadre fasciste lungo tutta la penisola.

L’Alleanza del Lavoro sospese lo sciopero il 3 agosto, ma le aggressioni aumentarono e solo in poche città fu organizzata la resistenza alle azioni delle camicie nere. Le spedizioni punitive ebbero così un totale successo con la distruzioni di circoli, cooperative, sindacati, giornali ed amministrazioni popolari.

A Parma, sola eccezione, gli sviluppi dello sciopero furono ben diversi: la città divenne teatro di una resistenza armata alle squadre fasciste che, dopo cinque giorni di combattimenti, risultò vittoriosa. I lavoratori avevano risposto compatti allo sciopero e, forti delle tradizioni locali del sindacalismo rivoluzionario, mostrarono ancora una volta grande capacità di mobilitazione e di combattività. Nei giorni di agosto furono mobilitati dal Partito Fascista per la spedizione su Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarle venne inviato Italo Balbo, già protagonista di analoghe spedizioni militari a Ravenna e a Forlì. La popolazione dei borghi dell’Oltretorrente e dei rioni Naviglio e Saffi rispose all’aggressione innalzando barricate, scavando trincee ed organizzandosi in una difesa estrema delle proprie case e sedi politiche. Mentre a livello nazionale lo sciopero si esauriva e il fronte democratico veniva sconfitto, a Parma la resistenza si faceva sempre più tenace. Gli scontri coinvolsero attivamente tutta la popolazione e venne superata ogni polemica politica tra le diverse tendenze: arditi del popolo, sindacalisti corridoniani, confederali, anarchici, comunisti, popolari, repubblicani e socialisti combatterono le camicie nere, coordinati dagli Arditi del Popolo, squadre paramilitari fondate dal socialista Guido Picelli. Gli scioperanti dell’Oltretorrente, armati di vecchi e scalcinati fucili modello 91 o altre armi rudimentali, combattendo da dietro mobili , carri e improvvisate trincee scavate in strada seppero opporre un’incredibile resistenza ai fascisti. Essi, dopo numerosi tentativi di superare le barricate, fecero azioni di rappresaglia compiendo numerose devastazioni nelle zone centrali della città, specie al circolo dei ferrovieri, negli uffici di numerosi professionisti democratici e nelle sedi del giornale “Il Piccolo”, dell’Unione del Lavoro e del Partito Popolare. Mentre infuriavano i combattimenti si iniziarono le trattative per la fine dei combattimenti tra il comando di Balbo, le autorità militari e la Prefettura. La notte tra il 5 e il 6 agosto le squadre fasciste smobilitarono e lasciarono velocemente la città senza essere riuscite a penetrare nelle zone controllate dagli antifascisti. Il 6 agosto il generale Lodomez, comandante militare della piazza, assunse i pieni poteri e proclamò lo stato di assedio. Nella mattinata i soldati, festosamente accolti dalla popolazione, entrarono nei rioni dell’Oltretorrente e del Naviglio e, in poco tempo, la situazione tornò alla normalità. Complessivamente durante gli episodi delle Barricate le perdite degli squadristi fascisti ammontarono a 39 morti e 150 feriti , mentre gli scioperanti d’Oltretorrente ebbero 5 morti e un numero ignoto (ma sicuramente basso) di feriti.


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  1. W
    20 settembre 2010 a 23:37 | #1

    Io so, noi sappiamo, che cento uomini – degni di questo nome – potrebbero fare quello che cinquecentomila “organizzati” incoscienti non sono e non saranno mai capaci di fare. -R.Novatore-

    Un saluto a tutti.