Bergamo – Lunedì 21 Marzo, a partire dalle ore 14:00, è stato indetto un presidio da parte dei lavoratori di Italcementi della sede centrale e di Calusco in via Madonna della neve a Bergamo. L’azienda si è riufiutata di incontrare l’RSU, ma i lavoratori non mollano e per lunedì sono indette 4 ore di sciopero.
La situazione attuale dei lavoratori di Italcementi si sta delineando in un quadro di incertezze ed è destinata a risolversi con un nulla di fatto: la trattativa di Dicembre ha visto assegnati 20 mesi di cassa integrazione a 430 lavoratori (su un totale di 1080 sul territorio nazionale, di cui 680 nella provincia bergamasca) ed è forte la sensazione di un epilogo altrettanto indegno riservato ai lavoratori della cementeria di Calusco, forzata ad uno stop di cinque settimane rivolto a 30 operai addetti alle linee di cottura (su un totale di 150).
Si è assistito, nell’ordine, ad un flash mob di fronte al comune il 21 Ottobre 2015, ad un’assemblea pubblica il 23 Ottobre ed infine ad uno sciopero di 8 ore il 30 Ottobre. Nella speranza che questa trattativa conduca a buon fine, la realtà è composta da due entità ben distinte: da una parte i dipendenti, dall’altra i vertici.
Le vicissitudini attraversate dai lavoratori Italcementi sono un chiaro esempio di scollatura aziendale, un divario che vede da una parte incassi milionari, dall’altra sacrifici sull’altare del profitto. Ai dipendenti è riservato un licenziamento e un futuro precario, mentre Carlo Pesenti poteva permettersi l’anno scorso di parlare di «un esborso di qualche decina di milione (di euro)» per acquistare cementerie terminali in Nord America, di lasciare il 45% di Italcementi ad Heidelberg, in seguito a trattative, per oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro, di mantenere cementerie in Bulgaria, Egitto, Marocco e altri 18 paesi registrando fatturati all’ordine di miliardi di euro (4,2 miliardi nel 2013).
Questo scenario non è isolato e non è esclusiva dei lavoratori di Italcementi il ritrovarsi in queste condizioni, ma è una prassi comune che vede colossi industriali-finanziari scavalcare la concorrenza utilizzando la strategia della fusione. Nel 2015 la svizzera Holcim e la francese Lafarge, altre aziende leader del mercato del cemento, si sono unite e hanno probabilmente dato il via alle operazioni intraprese tra Italcementi e Heidelberg, volte al mantenimento di una forte competitività.
La fusione tra Holcim e Lafarge comportò l’anno scorso il licenziamento di circa 500 dipendenti e si teme un’impennata nell’ordine di migliaia. Le conseguenze di queste politiche volte alla formazione di monopoli sono molteplici e dannose per i lavoratori: piani di ristrutturazione aziendale (con conseguenti licenziamenti, volti soprattutto a colpire chi gode di contratti più stabili e assunzione di forza-lavoro con poche tutele), concorrenza insostenibile da parte di aziende del medesimo settore che a loro volta annunciano tagli sul personale (e in molti casi costrette a chiudere o ad essere inglobate nella concorrenza), potere economico penetrante e pervasivo nelle istituzioni, e, come purtroppo è già accaduto, disposte a soprassedere su irregolarità di ogni tipo.
Per tutti questi motivi, la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici di Italcementi non si ferma.