Bergamo – Non si fermano le iniziative di lotta dei dipendenti che lavorano per il corriere espresso GLS. Mercoledì 4 maggio sono scattate a Bergamo le proteste per ottenere un tavolo per discutere sulle condizioni di lavoro dei facchini e ottenerne di dignitose. La mobilitazione ha raggiunto il proprio obiettivo ma giovedì 5 maggio è arriva la doccia fredda: l’azienda ha comunicato a voce il licenziamento di 23 lavoratori.
La reazione dei lavoratori è stata immediata: un picchetto all’alba davanti alla sede GLS di Albino. Decine di furgoni sono rimasti fermi e non hanno potuto scaricare o caricare la merce da smistare. Le consegne che transitavano per la sede centrale di Bergamo, nella zona di Grumello al Piano, non sono partite e questo ha comportato un forte danno economico all’azienda.
Però poco dopo l’inizio della protesta in val Seriana sono arrivati i reparti mobili, che hanno portano via di peso i lavoratori che bloccavano l’uscita dei furgoni per contestare i licenziamenti. La polizia ha prima rimosso e poi circondato e identificato uno a uno i protagonisti dell’iniziativa.
L’intervento delle forze dell’ordine a sostegno della proprietà ha lasciato sconcertati i facchini, che tutti i giorni vedono violati i propri diritti senza che nessuna autorità intervenga per far rispettare le norme all’azienda. La protesta si è conclusa intorno alle 15: i lavoratori hanno sciolto il presidio e sono ripartite le trattative, proprio da quel tavolo che le mobilitazioni sono riuscite a conquistare nei giorni scorsi.
Due giorni dopo, venerdì 6 maggio, lo sciopero è ripreso allo stesso modo nella sede di via Grumello a Bergamo, per poi interrompersi nel pomeriggio per una trattativa finale che però non ha saputo dare le risposte che i lavoratori attendevano, ovvero il ritiro dei licenziamenti.