Bergamo – Una mattinata di scioperi e picchetti quella di oggi a Bergamo, dove in contemporanea si sono svolti i presidi dei lavoratori della logistica e le proteste del personale di Italcementi; nel primo caso, obiettivo della mobilitazione, in risposta ad una chiamata nazionale, era il miglioramento delle condizioni di lavoro (aumenti salariali del 5%, riduzione dell’orario, riconoscimento di tutti i sindacati) ; nella fabbrica di Pesenti, invece, lo sciopero è stato indetto contro il rischio concreto di licenziamenti.
La protesta dei facchini è iniziata alla DHL di Grassobbio, dove dalle sei e mezza di stamattina i camion in entrata e in uscita sono stati fermati, con il supporto dei lavoratori della SDA di Stezzano ( già teatro di lotte nel 2014 ). In aggiunta alle istanze dello sciopero nazionale, in questo caso la protesta riguardava il riconoscimento del sindacato Si Cobas da parte dell’azienda e l’estensione del Contratto nazionale a tutti i lavoratori. Dopo alcune ore di picchetto, è stato ottenuto un incontro con la dirigenza, che ha portato all’accettazione del sindacato ai tavoli di contrattazione e la possibilità di un nuovo incontro, il 6 Novembre, per l’estensione delle garanzie del contratto nazionale a tutti i lavoratori. A questo punto, il presidio si è spostato alla vicina TNT, dove già da tempo si sono registrati turni di lavoro eccessivi, buste paga sbagliate e straordinari non riconosciuti. Numerose le proteste anche contro il sistema di gestione delle cooperative, che con facilità possono aprire e chiudere da un giorno all’altro, lasciando a casa i dipendenti.
In contemporanea, nel centro città, si svolgeva la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Italcementi, dove a seguito dell’acquisizione da parte della ditta tedesca Heidelberg cement è prevista la cassa integrazione per 1058 persone (di cui 680 solo a Bergamo); la dirigenza latita e non dà risposte, lasciando indefinita la situazione. L’unica certezza è che l’azienda tedesca non vuole due sedi centrali per il proprio gruppo e privilegerà ovviamente quella in Germania. Lo sciopero di oggi ha visto una adesione quasi totale del personale, che dopo un breve presidio si è mosso in corteo nelle vie circostanti la fabbrica.
Tuttavia, le domande e le critiche riguardo la gestione della vertenza rimangono molte; a fronte di un arricchimento della società di Pesenti, che tramite la vendita di Italcementi ha portato a casa circa 1 miliardo e 600 milioni, l’unico obiettivo dei sindacati confederali consiste nella proroga della cassa integrazione per un anno, sperando che con questi soldi i lavoratori campino fino al 1 Febbraio 2016.
Oggi erano presenti anche il deputato del Pd Antonio Misiani e il presidente della provincia Matteo Rossi, che hanno promesso di attuare ogni sforzo possibile per far sì che l’azienda non si sposti dall’Italia: le istituzioni non possono infatti non esporsi in difesa di una delle aziende bergamasche più importanti, per ottenere almeno una copertura parziale per i dipendenti. Ma non tutti i lavoratori accettano di buon occhio la situazione, visto che a lungo andare è il rischio di perdere il posto di lavoro diventa concreto: l’assenza di una tutela effettiva dei loro diritti si fa sentire ogni giorni di più.
Probabilmente i moniti, utilizzati più volte da tutte le parti in gioco, di essere uniti e fare squadra non bastano più. Se le interrogazioni parlamentari e le pressioni dei sindacati non andassero a buon fine? E se andassero a buon fine, quale sarebbe il vero futuro dei lavoratori dopo la cassa integrazione? Domande a cui nessuno vuole rispondere, ma che avranno conseguenze dirette sui lavoratori e le lavoratrici.