Bergamo – Ancora in stato d’agitazione il personale dell’università degli studi di Bergamo. Già all’inizio dell’anno accademico, e ormai da diverso tempo, i lavoratori e le lavoratrici del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo chiedevano gli scatti stipendiali che a loro spettavano da ben cinque anni. Nonostante la carenza d’organico (200 dipendenti contro i 350 necessari), e nonostante gli ottimi risultati da loro raggiunti pur nelle evidenti difficoltà, ad oggi il neo-rettore Remo Morzenti non si è dimostrato ancora capace di valorizzare “la spina dorsale dell’ateneo” (così definita da lui stesso), optando invece per la realizzazione di progetti altri, non urgenti e molto costosi, ad esempio la riqualificazione della Caserma Montelungo.
Lo sciopero del personale tecnico-amministrativo dello scorso 9 ottobre pareva aver, di fatto, fruttato un accordo dignitoso: al tavolo delle trattative si era arrivati a concordare lo stanziamento di 160.000 euro, di cui la metà su risorse stabili, e questi soldi sarebbero stati poi utilizzati per coprire gli scatti di stipendio che il personale attende da anni, come prova del riconoscimento del lavoro e dello sforzo dei dipendenti da parte del rettore e del consiglio d’amministrazione. Di conseguenza, lo stato d’agitazione sarebbe cessato, garantendo a Morzenti un primo anno di mandato più tranquillo e privo di impedimenti.
Ma la beffa non ha tardato ad arrivare. Morzenti ha infatti presentato al consiglio di amministrazione, poco prima di Natale, il 22 dicembre, una certificazione ben diversa da quella decretata precedentemente con i lavoratori e le lavoratrici: di quei 160.000 euro ne sono stati concordati solo 105.000, di natura variabile che perciò non permetteno di fare alcuno scatto stipendiale, ma verrà distribuita “una tantum”.. Anche il consiglio stesso ha dichiarato che lo stanziamento di ulteriori fondi stabili sarà possibile solo quando “verranno meno i vincoli normativi”, situazione che ad oggi, a causa della legge di stabilità 2016 sembra più che mai lontana e improbabile. I lavoratori e le lavoratrici si ritrovano dunque, ancora, nella medesima situazione di qualche mese fa, e senza una prospettiva futura ottimistica.
Infine, Morzenti risponde seccato alle accuse che gli vengono mosse, non mostrandosi disposto a trattare ulteriormente sulle cifre necessarie a pagare gli “scatti di dignità”.. Il rettore ha di fatto compiuto una repentina marcia indetro rispetto a un accordo preso con loro in precedenza: ma questa falsa promessa, e le aspettative deluse dei dipendenti, non sembrano costituire un indizio di mancanza di serietà, per lui.
In ogni caso i lavoratori e le lavoratrici non appaiono propensi a tollerare una situazione simile, e continueranno a perseguire la loro lotta, connettendosi anche in un percorso nazionale con altre università in Italia, e in generale con il settore del pubblico impiego, ugualmente colpito dalla legge di stabilità.