-53 giorni: la mafia ai tempi di Expo 2015

 

Opportunità per il territorio?

Continua il conto alla rovescia verso il Grande Evento nocivo e imposto: oggi abbiamo diffuso a Rho un opuscolo sulla mafia e, in generale, sulla gestione mafiosa della cosa pubblica, sunto del lavoro svolto ai tempi dei workshop targati NOirEXPO. Ecco il testo:

A 53 giorni da Expo 2015 SOS Fornace presenta:
LA MAFIA AI TEMPI DI EXPO 2015

Opportunità per il territorio?

“A Milano la mafia non esiste”: parola dell’ex Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, in apertura di una seduta del 2010 della commissione antimafia in vista di Expo 2015. Proprio Expo 2015, però, col suo ricco bottino, fa gola agli appetiti predatori non solo del capitale “pulito” ma anche delle organizzazioni criminali, comunque presenti in Lombardia almeno dagli anni ’50. Oggi la ‘Ndrangheta a Milano è presente con strutture ramificate ad ogni livello della vita cittadina: dai cantieri edili al commercio fino all’infiltrazione nelle istituzioni locali. Rho vanta la più vecchia “locale” affiliata alla ‘Ndrangheta della Lombardia e un radicamento costruito in anni di presenza attiva sul territorio. Nel 2012 l’inchiesta che portò all’arresto dell’assessore regionale alla casa Zambetti, accusato di voto di scambio mafioso, svelò un analogo tentativo di compravendita di voti alle elezioni amministrative di Rho. Evidente l’interesse per gli appalti di Expo, evento di cui le cosche non sono che un attore tra i tanti nel meccanismo di spartizione legale ed illegale. La ‘Ndrangheta aveva comunque un suo uomo anche nelle istituzioni rhodensi: Luigi Addisi, consigliere comunale del Partito Democratico di Rho arrestato nel 2014. Avevamo denunciato pubblicamente i suoi legami con la mafia 2 anni prima nel complice silenzio bipartizan della politica locale.

A discapito della boutade di Lombardi citata in apertura di opuscolo (“A Milano la mafia non esiste”), nel corso di questi ultimi anni la politica, le istituzioni e i media hanno parzialmente corretto il tiro, probabilmente timorosi di una figuraccia di respiro internazionale. Oggi tutti affermano che le organizzazioni criminali partecipano al banchetto di Expo 2015.

Del resto è ormai difficile negarlo viste le cronache quotidianamente infarcite di malaffare e corruzione legata all’Esposizione Universale. In realtà il quadro è però più fosco e complesso rispetto a una mera questione di “legalità” – parola che, va da sé, non ci piace né facciamo nostra – o a un semplice tentativo di “infiltrazione mafiosa” in Expo 2015.

Altro che “mele marce”: esiste in realtà un “Sistema Expo 2015”, un cartello fatto di politici, funzionari, faccendieri, mafiosi e imprenditori il cui scopo è quello di drenare, secondo un ben oliato meccanismo di spartizione, ingenti capitali pubblici verso interessi squisitamente privati.

La questione della presenza delle organizzazione criminali in Expo trova la sua giusta collocazione e comprensione solo in una visione di insieme: solo una mappa del potere all’ombra della città vetrina può dar senso a quel fitto intreccio di relazioni tra gruppi di interesse nel quale politica, capitale sporco e pulito sono indissolubilmente legati.

L’operazione Expo 2015 viene utilizzata come “terapia d’urto” in grado di generare grossi capitali pubblici, architettata da un vasto sistema di potere atto a spartirsi la torta, occasione imperdibile per fare affari milionari scaricando sui territori decisioni calate dall’alto, nocività e una ben precisa idea di città e governance.

Un Expo “pulito” non è possibile perché Expo nasce semplicemente come grande evento per attrarre capitali pubblici da spartire tra gli attori del sistema. Protocolli di legalità, white list, commissioni antimafia, “comitati di saggi” sono chiaramente inefficaci di fronte a una gestione, questa sì mafiosa, della cosa pubblica. Leggiamo così, con queste lenti, le notizie dei tanti indagati o arrestati “eccellenti” legati all’Esposizione del 2015, a cominciare da quei “terminali istituzionali” del “sistema Expo 2015” che sono stati i politici lombardi della giunta formigoniana, che hanno stretto alleanze facendo lobby con affaristi, faccendieri, speculatori, mafiosi per controllare i principali settori pubblici come sanità e istruzione, appalti, discariche e grandi opere. Dal già ricordato Domenico Zambetti ad Antonio Rognoni e ai vertici di Infrastrutture Lombarde – il colosso degli appalti regionali voluto da Formigoni – fino al top manager di Expo Angelo Paris, all’imprenditore Maltauro o, ancora prima, all’assessore provinciale Antonio Oliviero, emerge davvero un quadro ricco e complesso dei poteri in qualche modo interessati a metter le mani sugli appalti di Expo 2015.

La grande Esposizione dell’indebitamento progressivo e della crisi infinita, della cementificazione selvaggia e del saccheggio dei territori, della precarizzazione totale e delle nuove forme di sfruttamento dentro e oltre il lavoro, cela effettivamente ampi profitti per gli affaristi di ogni risma.

 

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