Centinaia di persone in corteo a Rho sostengono gli spazi sociali in città

 

Centinaia di persone hanno sfilato ieri, a una settimana dalla rioccupazione della Fornace, per le strade di Rho in difesa degli spazi sociali “dentro e contro la città vetrina” di Fiera ed Expo 2015. Un corteo colorato, rivendicativo, determinato e pacifico ha attraversato Rho irrompendo nella fiacca campagna elettorale cittadina con la richiesta di spazi sociali autogestiti, di una socialità non mercificata, della difesa del territorio inteso come bene comune e non come mero strumento per il profitto dei soliti noti, reclamando più cultura e meno paura. Uno dei temi fortemente criticati dai manifestanti è stato l’assetto complessivo della città, voluto ed attuato dai poteri forti senza alcun filtro, anzi con una piena “convergenza di interessi”, dei poteri pubblici, a cominciare dall’amministrazione comunale che governa Rho, debole coi forti e forte con i deboli.
Nella città grigia del cemento, del manganello e della precarietà, questa manifestazione ha rappresentato una esplosione di colore, vivacità e determinazione in un territorio ridotto a un cimitero di passioni, sicuro antidoto verso una trasformazione del territorio che passi sopra le teste delle persone.
Il corteo ha toccato simbolicamente alcuni nervi scoperti della città, in particolare le aree dismesse a rischio speculazione targata Expo 2015, come ad esempio lo storico stabilimento Citterio in centro città. Arrivati in viale Europa, nei pressi dell’area dismessa ex Diana De Silva, il corteo ha denunciato pubblicamente la speculazione messa in opera, in palese conflitto d’interessi coi suoi ruoli, dalla presidentessa di Assolombarda Diana Bracco, alla guida anche di Expo 2015 S.p.A., la società che gestirà i finanziamenti pubblici all’Esposizione Universale.
Il piano integrato di intervento che riguarda gli oltre settemila metri quadrati di quell’area dismessa è l’ennesimo esempio di affare privato realizzato con la acquiescenza dei poteri pubblici, in primis di un’amministrazione comunale compiacente di cui sono arcinoti i legami con lobby di potere come Comunione e Liberazione o con speculatori come Compagnia delle Opere.
Il corteo, dopo aver attraversato il centro cittadino, si è poi diretto verso il quartiere S. Martino confluendo finalmente all’interno della Fornace rioccupata, liberata dal degrado a cui Zucchetti l’aveva confinata.
Un clima allegro e festoso per la nuova occupazione rovinato solo dall’atteggiamento irresponsabile della Questura che, prona alle assurde richieste di Trenitalia, ha pensato bene, a corteo finito, di militarizzare la stazione per impedire ai compagni provenienti da Milano di raggiungere i treni, creando inutili momenti di tensione anche molto acuta. I ritardi e i disagi causati ai passeggeri da questa farsesca situazione venutasi a creare per volontà esclusiva ed unilaterale di Trenitalia e Questura di Milano si sono andati ad accumulare a quelli ormai usuali che i pendolari sperimentano ogni giorno.

 

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